Dubbi frattura esposta tibia, perone integro
Gentilissimi,
in data 19 agosto 2013 sono stato coinvolto in un incidente stradale mentre guidavo la mia moto. Nell'urto, ho riportato la frattura esposta-scomposta frammentaria diafisaria del primo terzo inferiore della tibia destra. La frattura, vista frontalmente, appare come trasversale; vista lateralmente presenta un cuneo con altezza oserei dire di un centimetro circa. Il focolaio di frattura è uno solo.
Sono stato operato d’urgenza qualche ora dopo l’incidente, vista l’esposizione, e l’osteosintesi è consistita nell’applicazione di un fissatore esterno assiale. In seguito all’intervento, la radiografia mostrava un quasi perfetto allineamento frontale dei due monconi, separati credo da un paio di millimetri, e un allineamento di circa 4/5 lateralmente, con una distanza tra i due monconi leggermente maggiore in corrispondenza di una parte del cuneo (per cuneo intendo una specie di frattura a triangolo, la cui altezza e quindi la parte più profonda della frattura vista lateralmente è collocabile al centro dell’osso).
Il trattamento post-operatorio è consistito in magnetoterapia pulsata, siringhe intramuscolo al calcio a giorni alterni e 25 gocce di vitamina D3 una volta a settimana, oltre che iniezioni di eparina giornaliere.
A 40 giorni esatti dall’intervento è stata fatta una radiografia di controllo che non evidenziava alcun segno di callo osseo. Preoccupato da ciò, ho chiesto un consulto all’ortopedico che mi ha operato, il quale mi ha tranquillizzato sostenendo che per tali fratture la formazione del callo non è immediata e che servirebbero tra i due e tre mesi per visualizzarrne la presenza. Inoltre, visto che non ho manifestato alcun segno di infenzione nei giorni successivi all’intervento, consigliava di rimuovere il fissatore ed applicare un chiodo endomidollare per conferire maggiore stabilità o comunque tenere il fissatore e iniziarne gradualmente la sua dinamizzazione. In ogni caso, da quasi un paio di settimane, ho iniziato a fare carico progressivo sull’arto incidentato (mantenendo il fissatore ancora in modalità statica), arrivando quasi ad un carico di 30-40 chili con un po’ di dolore, che sparisce non appena sono a riposo.
Insieme ai miei genitori (che peraltro sono sfavorevoli per un altro intervento e propenderebbero più per la guarigione con fissatore), ho deciso di ascoltare il parere di un altro ortopedico/traumatologo. Quest’ultimo mi ha letteralmente spiazzato, asserendo che per come è stata operata, la frattura “non guarirà mai”: secondo lui, l’integrità del perone non consente la compressione giusta e quindi l’avvicinamento dei due monconi, presentando tibia e perone due lunghezze diverse in seguito alla frattura. Motivo per cui il callo osseo non si è formato fino ad oggi e non si formerà a breve. Egli, pertanto, suggerisce di effettuare una piccola osteotomia del perone che agevolerebbe di gran lunga la guarigione. Cosa ne pensate di questi pareri? Vi ringrazio in anticipo.
in data 19 agosto 2013 sono stato coinvolto in un incidente stradale mentre guidavo la mia moto. Nell'urto, ho riportato la frattura esposta-scomposta frammentaria diafisaria del primo terzo inferiore della tibia destra. La frattura, vista frontalmente, appare come trasversale; vista lateralmente presenta un cuneo con altezza oserei dire di un centimetro circa. Il focolaio di frattura è uno solo.
Sono stato operato d’urgenza qualche ora dopo l’incidente, vista l’esposizione, e l’osteosintesi è consistita nell’applicazione di un fissatore esterno assiale. In seguito all’intervento, la radiografia mostrava un quasi perfetto allineamento frontale dei due monconi, separati credo da un paio di millimetri, e un allineamento di circa 4/5 lateralmente, con una distanza tra i due monconi leggermente maggiore in corrispondenza di una parte del cuneo (per cuneo intendo una specie di frattura a triangolo, la cui altezza e quindi la parte più profonda della frattura vista lateralmente è collocabile al centro dell’osso).
Il trattamento post-operatorio è consistito in magnetoterapia pulsata, siringhe intramuscolo al calcio a giorni alterni e 25 gocce di vitamina D3 una volta a settimana, oltre che iniezioni di eparina giornaliere.
A 40 giorni esatti dall’intervento è stata fatta una radiografia di controllo che non evidenziava alcun segno di callo osseo. Preoccupato da ciò, ho chiesto un consulto all’ortopedico che mi ha operato, il quale mi ha tranquillizzato sostenendo che per tali fratture la formazione del callo non è immediata e che servirebbero tra i due e tre mesi per visualizzarrne la presenza. Inoltre, visto che non ho manifestato alcun segno di infenzione nei giorni successivi all’intervento, consigliava di rimuovere il fissatore ed applicare un chiodo endomidollare per conferire maggiore stabilità o comunque tenere il fissatore e iniziarne gradualmente la sua dinamizzazione. In ogni caso, da quasi un paio di settimane, ho iniziato a fare carico progressivo sull’arto incidentato (mantenendo il fissatore ancora in modalità statica), arrivando quasi ad un carico di 30-40 chili con un po’ di dolore, che sparisce non appena sono a riposo.
Insieme ai miei genitori (che peraltro sono sfavorevoli per un altro intervento e propenderebbero più per la guarigione con fissatore), ho deciso di ascoltare il parere di un altro ortopedico/traumatologo. Quest’ultimo mi ha letteralmente spiazzato, asserendo che per come è stata operata, la frattura “non guarirà mai”: secondo lui, l’integrità del perone non consente la compressione giusta e quindi l’avvicinamento dei due monconi, presentando tibia e perone due lunghezze diverse in seguito alla frattura. Motivo per cui il callo osseo non si è formato fino ad oggi e non si formerà a breve. Egli, pertanto, suggerisce di effettuare una piccola osteotomia del perone che agevolerebbe di gran lunga la guarigione. Cosa ne pensate di questi pareri? Vi ringrazio in anticipo.
[#1]
Indipendentemente dal Suo caso specifico, le confermo che l'integrità del perone può costituire un ostacolo alla guarigione della tibia per cui in caso di ritardo di consolidazione si può ricorrere alla sua osteotomia, e questo può valere sia per il fissatore sia per il chiodo endomidollare. La scelta sui provvedimenti da prendere è determinata dal tipo di frattura, dal tempo trascorso dal trauma, dalla evoluzione del callo osseo ecc. e non sempre due o più tipi di intervento sono equivalenti fra loro. A 40 giorni da una frattura esposta di tibia è presto per disperarsi e tra un altro mese forse la situazione sarà molto più soddisfacente. Nel caso particolare però non capisco perché se l'ortopedico ha proposto la dinamizzazione Lei continua a camminare con un carico quasi del 70% con un fissatore bloccato e quindi con scarsa sollecitazione del callo, che invece stimolerebbe la consolidazione della frattura anche con carico inferiore. In ogni caso non penso che i Suoi genitori siano in grado di scegliere loro per quale soluzione propendere: bisogna invece che Lei si affidi a un ortopedico con esperienza in traumatologia che La informi sulle condizioni attuali e su cosa è necessario fare. Valuti con lui anche se possa servire una magnetoterapia a campi pulsati (CEMP) da fare per 8 ore al giorno per accelerare l'osteogenesi. Qualsiasi decisione comunque va concordata con lo specialista e in particolare non manometta in nessun modo il fissatore.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Umberto Donati, MD
www.ortopedicoabologna.it
[#2]
Utente
Gentile Dr. Donati,
La ringrazio per la Sua risposta. Oggi, a 60gg dall'intervento, ho fatto un'altra radiografia che ha evidenziato formazione di callo in corrispondenza di quella parte del focolaio ove i monconi sono più vicini. Inoltre, il fissatore è stato dinamizzato, con prescrizione di carico graduale, camminando sempre con due stampelle per 30gg.
In merito a questa situazione, vorrei porLe gentilmente le seguenti domande:
- è normale che, una volta dinamizzato, io senta come uno "scricchiolìo" di ossa in corrispondenza della zona di frattura? Ciò è dovuto all'avvicinamento dei monconi?
- visto che comunque la formazione del callo osseo è iniziata, a questo punto sarebbe sconsigliabile operare per eventualmente fissare con chiodo endomidollare?
- secondo la Sua esperienza e i casi simili da Lei trattati (fratture esposte), quale sarebbe un'approssimativa stima del periodo di totale guarigione e, in particolar modo, della rimozione del fissatore? Non nascondo che avrei esigenze lavorative e desidererei rimuoverlo in Gennaio al massimo (dunque a 5 mesi dall'intervento);
- dovrei continuare secondo Lei con magnetoterapia, siringhe al calcio una volta ogni due dì e vitamine D3 per continuare ad incentivare la formazione del callo osseo?
La ringrazio di cuore per la Sua gentilezza e professionalità offertami.
Cordiali Saluti.
La ringrazio per la Sua risposta. Oggi, a 60gg dall'intervento, ho fatto un'altra radiografia che ha evidenziato formazione di callo in corrispondenza di quella parte del focolaio ove i monconi sono più vicini. Inoltre, il fissatore è stato dinamizzato, con prescrizione di carico graduale, camminando sempre con due stampelle per 30gg.
In merito a questa situazione, vorrei porLe gentilmente le seguenti domande:
- è normale che, una volta dinamizzato, io senta come uno "scricchiolìo" di ossa in corrispondenza della zona di frattura? Ciò è dovuto all'avvicinamento dei monconi?
- visto che comunque la formazione del callo osseo è iniziata, a questo punto sarebbe sconsigliabile operare per eventualmente fissare con chiodo endomidollare?
- secondo la Sua esperienza e i casi simili da Lei trattati (fratture esposte), quale sarebbe un'approssimativa stima del periodo di totale guarigione e, in particolar modo, della rimozione del fissatore? Non nascondo che avrei esigenze lavorative e desidererei rimuoverlo in Gennaio al massimo (dunque a 5 mesi dall'intervento);
- dovrei continuare secondo Lei con magnetoterapia, siringhe al calcio una volta ogni due dì e vitamine D3 per continuare ad incentivare la formazione del callo osseo?
La ringrazio di cuore per la Sua gentilezza e professionalità offertami.
Cordiali Saluti.
[#3]
Per rispondere a tutte le Sue domande è indispensabile averLa visitata, aver visto le rx vecchie e nuove e aver percepito direttamente quello che chiama "scricchiolio". Con la sola descrizione posso solo rallegrarmi per aver aver previsto che " tra un altro mese forse la situazione sarà molto più soddisfacente. " L'ortopedico che La segue e che conosce tutto della Sua frattura e che ha prescritto un preciso iter (quantità di carico, terapie fisiche e mediche, ecc) è il solo a poterLe rispondere, senza affidarsi a ipotesi statistiche di nessuna utilità (a cosa mai potrebbe servire "un'approssimativa stima" che nascerebbe dalla sola lettura di due post? nessun professionista serio Le risponderebbe).
A distanza non è possibile dire altro. Se non è convinto del tipo di trattamento che sta ricevendo può chiedere un secondo parere a un ortopedico esperto in traumatologia che La visiterà e prenderà visione di tutta la documentazione clinica e radiografica.
Cordiali saluti
A distanza non è possibile dire altro. Se non è convinto del tipo di trattamento che sta ricevendo può chiedere un secondo parere a un ortopedico esperto in traumatologia che La visiterà e prenderà visione di tutta la documentazione clinica e radiografica.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.7k visite dal 11/10/2013.
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