Lesione sindesmosi tibio-peroneale distale (iii grado)
Buon giorno a tutti!
Nel maggio 2013 fa ho subito una severa distorsione in extrarotazione forzata alla caviglia sinistra, risultante in una lesione di 3° grado della sindesmosi tibio-peroneale distale. L'esame radiografico comparativo bilaterale (giugno 2013) evidenziava infatti una diastasi tibio-peroneale franca (tibio-fibular clear space di 8 mm a sx contro 5 mm a dx; medial clear space dx e sx uguali e di 4mm), che non variava in maniera significativa con il carico. La risonanza magnetica (luglio 2013) evidenziava inoltre una rottura completa del legamento tibio-peroneale distale anteriore (con microdistacchi ossei nel tessuto fibrocicatriziale di riparazione), oltrechè una compartecipazione traumatica di minore entità anche a carico del legamento interosseo e tibio-peroneale posteriore.
A distanza di quasi 5 mesi riesco camminare solo per brevi tratti (massimo mezza'ora alla volta). Il cammino è limitato da una sensazione di dolore urente che partendo dalla zona del legamento tibio-peroneale distale anteriore si estende gradualmente all'interno dell'articolazione (in particolare nella zona di contatto fra perone ed astragalo), accompagnandosi nel corso della giornata a nuova produzione sinoviale e calore. Con il riposo i sintomi si attenuano. Se un giorno cammino troppo però verso la mattina del giorno dopo mi sveglio a causa di fitte di dolore più acute, oltre che nelle zone già descritte, sul lato mediale della volta dell'astragalo. Durante la giornata le fitte acute scompaiono per poi lasciare spazio al dolore urente verso sera, e così il ciclo si ripete.
Fra i test provocatori, l'extrarotazione forzata del piede, che nelle prime settimane dal trauma era fastidiosa, ora non lo è più, ma è maggiore a sx che a dx.
Nel corso del tempo ho effettuato 5 visite specialistiche ortopediche. I primi pareri (luglio e agosto 2013) erano di non intervenire chirurgicamente per ridurre la diastasi, in quanto era ormai tardi (si sarebbe dovuto farlo in acuto) e la sintomatologia sarebbe comunque migliorata da sola piano piano. Il parere più recente (settembre 2013) sarebbe invece di effettuare un debridement della sindesmosi ed una riparazione del legamento tibio-peroneale distale anteriore associata a sintesi con viti, al fine di eliminare i microdistacchi ossei, promuovere la formazione di tessuto cicatriziale funzionale e stabilizzare le diastasi per prevenire il dolore cronico legato ad una possibile artrosi precoce (la natura del dolore che provo è infatti già un po' sospetta).
Devo ammettere che mi trovo in una situazione di grande difficoltà nel decidere se fare l'intervento, perchè non so quali siano le probabilità di successo e se siano superiori alle possibili complicanze ad esso associate.
Sarei molto felice di ricevere un consiglio basato sulle vostre esperienze.
Nel maggio 2013 fa ho subito una severa distorsione in extrarotazione forzata alla caviglia sinistra, risultante in una lesione di 3° grado della sindesmosi tibio-peroneale distale. L'esame radiografico comparativo bilaterale (giugno 2013) evidenziava infatti una diastasi tibio-peroneale franca (tibio-fibular clear space di 8 mm a sx contro 5 mm a dx; medial clear space dx e sx uguali e di 4mm), che non variava in maniera significativa con il carico. La risonanza magnetica (luglio 2013) evidenziava inoltre una rottura completa del legamento tibio-peroneale distale anteriore (con microdistacchi ossei nel tessuto fibrocicatriziale di riparazione), oltrechè una compartecipazione traumatica di minore entità anche a carico del legamento interosseo e tibio-peroneale posteriore.
A distanza di quasi 5 mesi riesco camminare solo per brevi tratti (massimo mezza'ora alla volta). Il cammino è limitato da una sensazione di dolore urente che partendo dalla zona del legamento tibio-peroneale distale anteriore si estende gradualmente all'interno dell'articolazione (in particolare nella zona di contatto fra perone ed astragalo), accompagnandosi nel corso della giornata a nuova produzione sinoviale e calore. Con il riposo i sintomi si attenuano. Se un giorno cammino troppo però verso la mattina del giorno dopo mi sveglio a causa di fitte di dolore più acute, oltre che nelle zone già descritte, sul lato mediale della volta dell'astragalo. Durante la giornata le fitte acute scompaiono per poi lasciare spazio al dolore urente verso sera, e così il ciclo si ripete.
Fra i test provocatori, l'extrarotazione forzata del piede, che nelle prime settimane dal trauma era fastidiosa, ora non lo è più, ma è maggiore a sx che a dx.
Nel corso del tempo ho effettuato 5 visite specialistiche ortopediche. I primi pareri (luglio e agosto 2013) erano di non intervenire chirurgicamente per ridurre la diastasi, in quanto era ormai tardi (si sarebbe dovuto farlo in acuto) e la sintomatologia sarebbe comunque migliorata da sola piano piano. Il parere più recente (settembre 2013) sarebbe invece di effettuare un debridement della sindesmosi ed una riparazione del legamento tibio-peroneale distale anteriore associata a sintesi con viti, al fine di eliminare i microdistacchi ossei, promuovere la formazione di tessuto cicatriziale funzionale e stabilizzare le diastasi per prevenire il dolore cronico legato ad una possibile artrosi precoce (la natura del dolore che provo è infatti già un po' sospetta).
Devo ammettere che mi trovo in una situazione di grande difficoltà nel decidere se fare l'intervento, perchè non so quali siano le probabilità di successo e se siano superiori alle possibili complicanze ad esso associate.
Sarei molto felice di ricevere un consiglio basato sulle vostre esperienze.
[#1]
Gentile utente,
si renderà conto che senza visitare e vedere gli esami non è possibile darle un consiglio fondato.
L'ultimo parere sembra però ragionevole e non campato in aria.
Una domanda: non è stata diagnosticata subito la lesione, e non è stata trattata chirurgicamente?
Saluti cordiali.
si renderà conto che senza visitare e vedere gli esami non è possibile darle un consiglio fondato.
L'ultimo parere sembra però ragionevole e non campato in aria.
Una domanda: non è stata diagnosticata subito la lesione, e non è stata trattata chirurgicamente?
Saluti cordiali.
Gianni Nucci, Chirurgo Ortopedico
Responsabile U.F. Ortopedia Santa Rita Hospital - Montecatini T.
Riceve a Lucca, Montecatini, Pistoia, Follonica
[#2]
Utente
Salve dottore,
grazie per l'intervento. La lesione della sindesmosi non è stata purtroppo riconosciuta subito al Pronto Soccorso, è stata invece scambiata per una semplice distorsione del compartimento esterno. Non sono stati eseguiti test clinici specifici. All'RX non si vedevano fratture, e non è stata notata la diastasi.
Soltanto in seguito, in considerazione del recupero troppo lento, ho consultato privatamente un primo ortopedico ed è emerso il sospetto che si potesse trattare di una lesione della sindesmosi. L'RX comparativa (TFCS sx = 8mm > 5mm = TFCS dx) e la RMN hanno confermato la diagnosi.
Forse ciò che vorrei capire è se la sintesi con viti per ridurre con precisione la diastasi è una procedura ortopedica tutto sommato semplice, oppure se i rischi e le complicazioni che può comportare sono abbastanza alti in relazione al razionale. Nella pratica clinica vi sono capitati interventi di questo tipo?
Grazie mille in anticipo per i vostri spunti di riflessione.
grazie per l'intervento. La lesione della sindesmosi non è stata purtroppo riconosciuta subito al Pronto Soccorso, è stata invece scambiata per una semplice distorsione del compartimento esterno. Non sono stati eseguiti test clinici specifici. All'RX non si vedevano fratture, e non è stata notata la diastasi.
Soltanto in seguito, in considerazione del recupero troppo lento, ho consultato privatamente un primo ortopedico ed è emerso il sospetto che si potesse trattare di una lesione della sindesmosi. L'RX comparativa (TFCS sx = 8mm > 5mm = TFCS dx) e la RMN hanno confermato la diagnosi.
Forse ciò che vorrei capire è se la sintesi con viti per ridurre con precisione la diastasi è una procedura ortopedica tutto sommato semplice, oppure se i rischi e le complicazioni che può comportare sono abbastanza alti in relazione al razionale. Nella pratica clinica vi sono capitati interventi di questo tipo?
Grazie mille in anticipo per i vostri spunti di riflessione.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 14.5k visite dal 26/09/2013.
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