Malattia pellegrini-stieda
Mio padre, 56 anni, fisico abbastanza atletico. Da giovane ha fatto atletica per molti anni, e ha continuato a camminare molto negli anni a seguire. Ha subito un intervento al ginocchio, il 2 maggio 2005, a causa di una frattura composta del piatto tibiale esterno destro. Dopo 20 giorni circa dall'intervento gli è stato tolta la doccia di gesso e ha iniziato a fare fisioterapia. Premetto che si impegna per molte ore al giorno per recuperare il suo ginocchio. Sono passati ora due mesi dall'intervento e ha fatto 40 giorni di riabilitazione, cammina con le stampelle con carico sfiorante della gamba operata. Il ginocchio risulta essere ancora abbastanza gonfio, sopratutto la parte interna. Non riesce a distendere totalmente la gamba e a piegarla per più di 90°. Circa 4 giorni fa il medico gli ha diagnosticato la malattia di Pellegrini-Stieda. Da quello che ho capito è una calcificazione del legamento collaterale. Gli ha quindi prescritto due cicli di ultrasuoni, per recuperare l'elasticità dei legamenti. Inoltre ha detto che se non ci dovessero essere miglioramenti, per il recupero della flessione dovrà ricorerre alla mobilizzazione in narcosi. Potrei avere informazioni a riguardo? Cosa mi consigliate?
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Gentile utente ,mi sembra che l'indicazione fisioterapica per la Malattia di Pellegrini-Stieda,cioe' la calcificazione del legamento collaterale interno alla sua inserzione femorale, possa essere indicata se supportata anche da un'adeguato recupero muscolare. Tuttavia non credo che la malattia suddetta sia la responsabile della riduzione dell' articolarita' del ginocchio, in quanto dopo un intervento per frattura del piatto tibiale, se non seguito da una fisiokinesiterapia precoce (per quanto permesso dal tipo di sintesi effettuata), la ripresa funzionale e' spesso difficile e faticosa . Ritengo pertanto che la malttia sopracitata sia solo un problema accessorio ma non importante anche se si puo' curare , se dolente, con la fisioterapia e l'eventuale rimozione chirurgica della calcificazione . Distinti saluti.
[#2]
Ex utente
Gentile Dr.Marco Strani volevo comunicarle l'esito della tac che mio padre ha effettuato due giorni fa.
Esiti di lesione traumatica del versante postero esterno del piatto tibiale trattato chirurgicamente.
-Coesiste diffuso ispessimento delle fibre capsulari del comparto laterale e lesione del corno posteriore del menisco esterno.
-Intergo il menisco mediale.
-Nel comparto mediale sono apprezzabili alcune calcificazioni in sede pericapsulare, quale verosimile evoluzione di versamento emorragico.
-Regolari per calibro decorso e densità i ligamenti crociati e i ligamenti collaterali.
-Assenze di versamento intrarticolare.
Le chiedo chiarimenti a riguardo e la ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità.
Esiti di lesione traumatica del versante postero esterno del piatto tibiale trattato chirurgicamente.
-Coesiste diffuso ispessimento delle fibre capsulari del comparto laterale e lesione del corno posteriore del menisco esterno.
-Intergo il menisco mediale.
-Nel comparto mediale sono apprezzabili alcune calcificazioni in sede pericapsulare, quale verosimile evoluzione di versamento emorragico.
-Regolari per calibro decorso e densità i ligamenti crociati e i ligamenti collaterali.
-Assenze di versamento intrarticolare.
Le chiedo chiarimenti a riguardo e la ringrazio anticipatamente per la sua disponibilità.
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Gentile utente , dal referto TC si evince come problema principale la lesione del corno posteriore del menisco esterno.Questa potrebbe essere una delle cause della non completa articolarita' del ginocchio , oltre naturalmente agli esiti fibrocalcifici delle lesioni legamentose per i quali pero' non si puo' fare molto se non un intensa fisiokinesiterapia. Per la lesione meniscale,data comunque la giovane eta' di suo padre,e'indicata l'artroscopia con la quale si puo'anche meglio valutare la situazione cartilaginea che non e'affatto da sottovalutare,specie dopo fratture del piatto tibiale.Distinti saluti.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 24.3k visite dal 04/07/2005.
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