Piedi piatti in adulto
Gentilissimi Dottori, torno sull'argomento in oggetto dopo qualche anno da una mia precedente richiesta perché, con mia grande sorpresa e un certo sconcerto, da qualche settimana ho notato un evidentissimo aggravamento del mio piattismo, che in precedenza era di I grado (temo che adesso sia almeno di II, sempre con una maggior accentuazione in uno dei due piedi).
Confesso che in passato ho fatto ben poco per correggere il problema (tra i 10 e i 16 anni ho fatto fisioterapia e portato i plantari, poi più nulla), ma a 35 anni, dopo che il piattismo era rimasto sostanzialmente invariato dall'età di 16, non pensavo potesse esserci un peggioramento! Preciso che non ho riscontrato alcuna motivazione logica che giustificasse ciò: il mio peso è costante e nella norma (anzi sono forse sottopeso), i tempi di deambulazione e permanenza in piedi sono ridotti e comunque invariati da anni, non ho subito alcuna lesione osteomuscolare, non ho iniziato nuove attività fisiche, porto gli stessi tipi di scarpe... insomma, non riesco a capacitarmi di quanto sta succedendo. Ho anche con maggior frequenza dolori alle piante dei piedi, ma fortunatamente la cosa è ancora sopportabilissima. Ho però timore che la situazione possa peggiorare ulteriormente, quindi chiedo a Voi qualche indicazione su quello che potrei fare. Certamente sono prevenuto e male informato, ma resto convinto che i plantari non servano a nulla, quindi, caso mai esistesse la possibilità, sarei per un intervento correttivo risolutivo. Preciso che ho anche le ginocchia lievemente valghe e i piedi molto valghi, entrambi i problemi non mi sembrano però aggravati, a differenza di quanto sta accadendo per il piattismo.
Da ultimo, perdonate la divagazione forse un po' troppo "filosofica" e quindi fuori tema, mi piacerebbe avere un Vostro parere sulla mia impressione che esista una certa sottovalutazione del problema dei piedi piatti negli adulti. E' vero che forse oggigiorno sono molto pochi i giovani adulti con questo problema, visto che è relativamente facile correggerlo bene nell'infanzia, tuttavia ho l'impressione che anche la ricerca medica consideri il piattismo esclusivamente un problema dei bambini, sbaglio? Grazie e buon lavoro. Distinti saluti. Luigi
Confesso che in passato ho fatto ben poco per correggere il problema (tra i 10 e i 16 anni ho fatto fisioterapia e portato i plantari, poi più nulla), ma a 35 anni, dopo che il piattismo era rimasto sostanzialmente invariato dall'età di 16, non pensavo potesse esserci un peggioramento! Preciso che non ho riscontrato alcuna motivazione logica che giustificasse ciò: il mio peso è costante e nella norma (anzi sono forse sottopeso), i tempi di deambulazione e permanenza in piedi sono ridotti e comunque invariati da anni, non ho subito alcuna lesione osteomuscolare, non ho iniziato nuove attività fisiche, porto gli stessi tipi di scarpe... insomma, non riesco a capacitarmi di quanto sta succedendo. Ho anche con maggior frequenza dolori alle piante dei piedi, ma fortunatamente la cosa è ancora sopportabilissima. Ho però timore che la situazione possa peggiorare ulteriormente, quindi chiedo a Voi qualche indicazione su quello che potrei fare. Certamente sono prevenuto e male informato, ma resto convinto che i plantari non servano a nulla, quindi, caso mai esistesse la possibilità, sarei per un intervento correttivo risolutivo. Preciso che ho anche le ginocchia lievemente valghe e i piedi molto valghi, entrambi i problemi non mi sembrano però aggravati, a differenza di quanto sta accadendo per il piattismo.
Da ultimo, perdonate la divagazione forse un po' troppo "filosofica" e quindi fuori tema, mi piacerebbe avere un Vostro parere sulla mia impressione che esista una certa sottovalutazione del problema dei piedi piatti negli adulti. E' vero che forse oggigiorno sono molto pochi i giovani adulti con questo problema, visto che è relativamente facile correggerlo bene nell'infanzia, tuttavia ho l'impressione che anche la ricerca medica consideri il piattismo esclusivamente un problema dei bambini, sbaglio? Grazie e buon lavoro. Distinti saluti. Luigi
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Caro signor Luigi,
il piede piatto non è una patologia, ma una delle varie conformazioni del piede.
Diventa una patologia qualora compaia il dolore.
Il buon Abebe Bikila, il maratoneta etiope che vinse la maratona di Roma nelle olimpiadi del '65 correndo a piedi nudi, aveva i piedi piatti.
Personalmente sono dell'idea che non si trascuri troppo il piede piatto nell'adulto ma che si esageri nella correzione in età pediatrica. E questo lo giustifico con l'atteggiamento ansioso da parte di noi (mi ci metto anche io) genitori.
Fatte queste premesse, concordo con la sua affermazione: il plantare serve come antalgico ma non come correttivo.
Il prof. Pisani (un punto di riferimento nel settore) è solito ripetere che il plantare funziona se è del colore giusto.
Nel suo caso, visto che insorge il dolore, credo che sia fondamentale eseguire una visita specialistica correlata da esami radiografici.
La risoluzione potrebbe essere la correzione chiururgica.
Sarà comunque il suo ortopedico a dover decidere.
Tanti auguri
il piede piatto non è una patologia, ma una delle varie conformazioni del piede.
Diventa una patologia qualora compaia il dolore.
Il buon Abebe Bikila, il maratoneta etiope che vinse la maratona di Roma nelle olimpiadi del '65 correndo a piedi nudi, aveva i piedi piatti.
Personalmente sono dell'idea che non si trascuri troppo il piede piatto nell'adulto ma che si esageri nella correzione in età pediatrica. E questo lo giustifico con l'atteggiamento ansioso da parte di noi (mi ci metto anche io) genitori.
Fatte queste premesse, concordo con la sua affermazione: il plantare serve come antalgico ma non come correttivo.
Il prof. Pisani (un punto di riferimento nel settore) è solito ripetere che il plantare funziona se è del colore giusto.
Nel suo caso, visto che insorge il dolore, credo che sia fondamentale eseguire una visita specialistica correlata da esami radiografici.
La risoluzione potrebbe essere la correzione chiururgica.
Sarà comunque il suo ortopedico a dover decidere.
Tanti auguri
Dr. M. Milano
drmilano@libero.it - www.lamanoedintorni.altervista.org
NB: il consulto online non può nè deve sostituire la visita reale
[#2]
Utente
Egregio Dr. Milano, La ringrazio molto per l'esauriente risposta e per gli auguri (ne ho senza dubbio bisogno!). Le chiederei soltanto, fermo restando che dovrò consultare direttamente un ortopedico ed eseguire gli esami radiografici che mi consiglia, se può descrivere nei dettagli le modalità della correzione chirurgica. Io conosco vagamente come viene fatta nei ragazzi, con la cosiddetta "calcaneo-stop", nei soggetti adulti l'intervento è simile o ci sono altre tecniche? Grazie ancora, distinti saluti. Luigi
[#3]
Esistono essenzialmente 2 tipi di interventi
1) secondo la scuola Pisani: si introduce una vite sul calcagno che faccia da stop alla discesa dell'astragalo (da cui il termine calcaneo stop)
2) secondo la scuola Giannini: si introduce una vite a forma di cuneo in corrispondenza del seno del tarso (tra il calcagno e l'astragalo).
La scelta dipende dal chirurgo (a seconda di quale tecnica è a lui congeniale) e dal paziente.
Ricambio i saluti
1) secondo la scuola Pisani: si introduce una vite sul calcagno che faccia da stop alla discesa dell'astragalo (da cui il termine calcaneo stop)
2) secondo la scuola Giannini: si introduce una vite a forma di cuneo in corrispondenza del seno del tarso (tra il calcagno e l'astragalo).
La scelta dipende dal chirurgo (a seconda di quale tecnica è a lui congeniale) e dal paziente.
Ricambio i saluti
[#5]
Utente
Ringrazio il Dr. Milano e il Dr. Bianchi per le ulteriori precisazioni. Non voglio abusare della disponibilità e della pazienza del Dr. Milano, quindi non mi aspetto un'ulteriore risposta, che comunque sarà graditissima, ma avendo molti timori circa l'intervento mi chiedo quali siano i rischi e quanto lunga e complessa la fase di recupero.
Grazie, distinti saluti.
Luigi
Grazie, distinti saluti.
Luigi
[#6]
Non abusa affatto, anzi è un piacere.
I rischi sono quelli relativi a qualsiasi intervento.
L'intervento viene fatto in anestesia epidurale (dalla cintola in giù) oppure in blocco popliteo (dal ginocchio in giù). L'incisione è decisamente piccola (circa 2-3 cm).
I rischi possono essere l'infezione (molto rara) o la mobilizzazione o il rigetto dei mezzi di sintesi (anche questa evenienza è molto rara).
I tempi di recupero sono circa di 1 mese; si inizia a camminare dopo pochi giorni, ma il recupero totale ha i tempi che le ho detto.
Tanti saluti
I rischi sono quelli relativi a qualsiasi intervento.
L'intervento viene fatto in anestesia epidurale (dalla cintola in giù) oppure in blocco popliteo (dal ginocchio in giù). L'incisione è decisamente piccola (circa 2-3 cm).
I rischi possono essere l'infezione (molto rara) o la mobilizzazione o il rigetto dei mezzi di sintesi (anche questa evenienza è molto rara).
I tempi di recupero sono circa di 1 mese; si inizia a camminare dopo pochi giorni, ma il recupero totale ha i tempi che le ho detto.
Tanti saluti
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 39.5k visite dal 17/02/2008.
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