Nuova rottura tendine d'achille
Sono un ragazzo di 37 anni e il 20 febbraio 2007 ho subito la rottura del tendine d’achille (nel caso specifico stavo eseguendo uno scatto su un campo di calcetto ho sentito come una “pietra che mi veniva scagliata sul tendine” poi a terra e rigonfiamento della caviglia).
In data 21.02.07 ecografia con evidente rottura T.A. sx e ricoverato in ospedale in data 23.02.07 veniva stilata tale “Obbiettività al momento del ricovero: Deambulazione autonoma possibile con doppio appoggio. Dolore la pressione del tendine d’achille sx. Thomson positivo a sinistra. Alla palpazione si apprezza scalino lungo il decorso del tendine d’achille. Non evidenti deficit pascolo – nervosi periferici in atto al momento del ricovero”
In data 27.02.07 effettuato trattamento chirurgico “Tenoraffia con Cascade”
Mi hanno posto un gesso che andava dal linguine all’estremità del piede e che ho dovuto tenere in alto per giorni 30. Poi mi è stato rimosso tale gesso, medicata la ferita e confezionato gesso apparecchio gessato da carico che ho portato per circa 45 giorni.
A seguito della rimozione del gesso mi è stata prescritta normale FKT e riabilitazione motoria.
A circa due mesi dalla rimozione del gesso da carico (27.05.07) ho eseguito un RMN e ecografia per vedere se era tutto a posto dato che comunque avevo ancora molto dolore su tutta la caviglia e non riuscivo a camminare e anche a seguito delle rassicurazioni del medico che mi ha operato.
Il referto è il seguente: “L’esame RM completato con scansioni ecografiche in fase statica e dinamica del tendine d’achille ha evidenziato al terzo prossimale una nuova lesione a livello della sutura con presenza di materiale fluido dal solo peritononio. Deteso il moncone distale del tendine stesso. Il quadro ecografico in fase dinamica non modifica l’aspetto della lesione”.
In un primo momento lo specialista che mi ha operato mi ha rassicurato che non era possibile e che in realtà se ci fosse stata una nuova rottura questa si sarebbe riassorbita bisognava aspettare che i liquidi si fossero riassorbiti.
Mi ha prescritto del riposo e abbiamo concordato una nuova visita verso ottobre 2007
In data 18.09.07 eseguivo nuova RMN e varie ecografie l’esito è il seguente: “Esame eseguito mediante sequenze T1 e T2 pesate e completato con sequenza STIR. In rapporto al quesito clinico si documenta la presenza di raccolta liquida, delle dimensioni massime di 33x11 mm circa, nell’ambito del terzo prossimale del tendine achilleo sostanzialmente sovrapponibile alla precedente indagine del 21.05.07”.
Andato a nuova visita presso lo specialista che ha eseguito l’intervento lo stesso mi diceva che in effetti erano saltati alcuni punti nell’intervento ma che la caviglia la vedeva bene e che dovevo forzare il tendine con la riabilitazione motoria presso un centro sportivo. Che di solito tali rotture si rimettevano a posto da sole.
Preciso che in ottobre non riuscivo a sollevarmi con la punta del piede.
Oggi ci riesco con molta fatica ma non del tutto a questo si aggiunga che sia camminando che correndo ho sempre dolore non al tendine ma sulla parte interna del piede (all’altezza del malleolo però nella parte interna della gamba) e questa nel momento in cui corro in palestra dopo, per giorni, aumenta il dolore e riesco a fatica a comminare.
A questo punto non so cosa fare…tra un dieci giorni dovrei ritornare per la visita con lo specialista che mi ha operato ma secondo voi è normale avere ancora tutti questi problemi ad un’anno dall’intervento? Secondo voi è necessario effettuare un nuovo intervento anche perché io sono uno sportivo e ho necessità di fare attività sia dal punto di vista fisico (sono ingrassato di circa 8 Kg dall’intervento) che psicologica.
Grazie anticipatamente per le risposte che vorrete inviarmi…
In data 21.02.07 ecografia con evidente rottura T.A. sx e ricoverato in ospedale in data 23.02.07 veniva stilata tale “Obbiettività al momento del ricovero: Deambulazione autonoma possibile con doppio appoggio. Dolore la pressione del tendine d’achille sx. Thomson positivo a sinistra. Alla palpazione si apprezza scalino lungo il decorso del tendine d’achille. Non evidenti deficit pascolo – nervosi periferici in atto al momento del ricovero”
In data 27.02.07 effettuato trattamento chirurgico “Tenoraffia con Cascade”
Mi hanno posto un gesso che andava dal linguine all’estremità del piede e che ho dovuto tenere in alto per giorni 30. Poi mi è stato rimosso tale gesso, medicata la ferita e confezionato gesso apparecchio gessato da carico che ho portato per circa 45 giorni.
A seguito della rimozione del gesso mi è stata prescritta normale FKT e riabilitazione motoria.
A circa due mesi dalla rimozione del gesso da carico (27.05.07) ho eseguito un RMN e ecografia per vedere se era tutto a posto dato che comunque avevo ancora molto dolore su tutta la caviglia e non riuscivo a camminare e anche a seguito delle rassicurazioni del medico che mi ha operato.
Il referto è il seguente: “L’esame RM completato con scansioni ecografiche in fase statica e dinamica del tendine d’achille ha evidenziato al terzo prossimale una nuova lesione a livello della sutura con presenza di materiale fluido dal solo peritononio. Deteso il moncone distale del tendine stesso. Il quadro ecografico in fase dinamica non modifica l’aspetto della lesione”.
In un primo momento lo specialista che mi ha operato mi ha rassicurato che non era possibile e che in realtà se ci fosse stata una nuova rottura questa si sarebbe riassorbita bisognava aspettare che i liquidi si fossero riassorbiti.
Mi ha prescritto del riposo e abbiamo concordato una nuova visita verso ottobre 2007
In data 18.09.07 eseguivo nuova RMN e varie ecografie l’esito è il seguente: “Esame eseguito mediante sequenze T1 e T2 pesate e completato con sequenza STIR. In rapporto al quesito clinico si documenta la presenza di raccolta liquida, delle dimensioni massime di 33x11 mm circa, nell’ambito del terzo prossimale del tendine achilleo sostanzialmente sovrapponibile alla precedente indagine del 21.05.07”.
Andato a nuova visita presso lo specialista che ha eseguito l’intervento lo stesso mi diceva che in effetti erano saltati alcuni punti nell’intervento ma che la caviglia la vedeva bene e che dovevo forzare il tendine con la riabilitazione motoria presso un centro sportivo. Che di solito tali rotture si rimettevano a posto da sole.
Preciso che in ottobre non riuscivo a sollevarmi con la punta del piede.
Oggi ci riesco con molta fatica ma non del tutto a questo si aggiunga che sia camminando che correndo ho sempre dolore non al tendine ma sulla parte interna del piede (all’altezza del malleolo però nella parte interna della gamba) e questa nel momento in cui corro in palestra dopo, per giorni, aumenta il dolore e riesco a fatica a comminare.
A questo punto non so cosa fare…tra un dieci giorni dovrei ritornare per la visita con lo specialista che mi ha operato ma secondo voi è normale avere ancora tutti questi problemi ad un’anno dall’intervento? Secondo voi è necessario effettuare un nuovo intervento anche perché io sono uno sportivo e ho necessità di fare attività sia dal punto di vista fisico (sono ingrassato di circa 8 Kg dall’intervento) che psicologica.
Grazie anticipatamente per le risposte che vorrete inviarmi…
[#1]
Le problematiche descritte sono molto spesso presenti nelle lesioni dell'achilleo nei pazienti giovani anche quando la terapia è stata eseguita correttamente. purtroppo il tendine è poco vascolarizzato e dunque non guarisce bene nei tempi in cui è protetto dalla sutura.
Affidati in pieno a chi ti ha operato, ci potrebbero essere possibilità di un reintervento.
Saluti
Affidati in pieno a chi ti ha operato, ci potrebbero essere possibilità di un reintervento.
Saluti
Mirco Pietri
Clinica al Fellow arthroplasty sports Medicine
Chirurgia arto inferiore
[#2]
Utente
La ringrazio Dott. Pietri per la celerità nella risposta. Voglio innanzitutto escludere eventuali polemiche circa l'intervento e la bravura e professionalità dello specialista che ha effettuato l'intervento ma ho omesso di aver effettuato altri due consulti con ortopedici meno titolati del professore che mi ha operato i quali ritengono che sia necessario un'altro intervento..(l'avevo omesso proprio per evitare polemiche). Entrambi mi hanno dichiarato che essendo il tendine, come Lei ha su accennato, poco vascolarizzato, è possibile che avvengano questo genere di cose.
Ma i quesiti di fondo sono i seguenti: 1) essendo il T.A. formato da una serie infinita di filamenti, gli altri due specialisti mi hanno riferito che una volta disgiunti gli stessi non possono materialmente riagganciarsi. Al massimo nella zona della rottura il materiale liquido può densificarsi, il chè comporta la possibilità di utilizzare il tendine ma non di forzarlo con attività sportive. Il professore che ha effettuato l'intervento, di contro, non è di questo parere e ritiene che invece queste rotture possano ricollegarsi e che possa ritornare all'attività sportiva di prima dell'incidente.
Secondo Lei quale dei due pareri è più verosimile?
2) Perchè in realtà non ho dolore al T.A. ma il dolore si individua all'altezza del malleolo (parte interna della gamba non esterna) dove non sono riuscito ad identificare alcun muscolo o parte tendinea?
La ringrazio per le eventuali successive risposte e scusatemi tanto per l'eccessiva prolissità...cordiali saluti
Ma i quesiti di fondo sono i seguenti: 1) essendo il T.A. formato da una serie infinita di filamenti, gli altri due specialisti mi hanno riferito che una volta disgiunti gli stessi non possono materialmente riagganciarsi. Al massimo nella zona della rottura il materiale liquido può densificarsi, il chè comporta la possibilità di utilizzare il tendine ma non di forzarlo con attività sportive. Il professore che ha effettuato l'intervento, di contro, non è di questo parere e ritiene che invece queste rotture possano ricollegarsi e che possa ritornare all'attività sportiva di prima dell'incidente.
Secondo Lei quale dei due pareri è più verosimile?
2) Perchè in realtà non ho dolore al T.A. ma il dolore si individua all'altezza del malleolo (parte interna della gamba non esterna) dove non sono riuscito ad identificare alcun muscolo o parte tendinea?
La ringrazio per le eventuali successive risposte e scusatemi tanto per l'eccessiva prolissità...cordiali saluti
[#3]
Utente
La ringrazio Dott. Pietri per la celerità nella risposta. Voglio innanzitutto escludere eventuali polemiche circa l'intervento e la bravura e professionalità dello specialista che ha effettuato l'intervento ma ho omesso di aver effettuato altri due consulti con ortopedici meno titolati del professore che mi ha operato i quali ritengono che sia necessario un'altro intervento..(l'avevo omesso proprio per evitare polemiche). Entrambi mi hanno dichiarato che essendo il tendine, come Lei ha su accennato, poco vascolarizzato, è possibile che avvengano questo genere di cose.
Ma i quesiti di fondo sono i seguenti: 1) essendo il T.A. formato da una serie infinita di filamenti, gli altri due specialisti mi hanno riferito che una volta disgiunti gli stessi non possono materialmente riagganciarsi. Al massimo nella zona della rottura il materiale liquido può densificarsi, il chè comporta la possibilità di utilizzare il tendine ma non di forzarlo con attività sportive. Il professore che ha effettuato l'intervento, di contro, non è di questo parere e ritiene che invece queste rotture possano ricollegarsi e che possa ritornare all'attività sportiva di prima dell'incidente.
Secondo Lei quale dei due pareri è più verosimile?
2) Perchè in realtà non ho dolore al T.A. ma il dolore si individua all'altezza del malleolo (parte interna della gamba non esterna) dove non sono riuscito ad identificare alcun muscolo o parte tendinea?
La ringrazio per le eventuali successive risposte e scusatemi tanto per l'eccessiva prolissità...cordiali saluti
Ma i quesiti di fondo sono i seguenti: 1) essendo il T.A. formato da una serie infinita di filamenti, gli altri due specialisti mi hanno riferito che una volta disgiunti gli stessi non possono materialmente riagganciarsi. Al massimo nella zona della rottura il materiale liquido può densificarsi, il chè comporta la possibilità di utilizzare il tendine ma non di forzarlo con attività sportive. Il professore che ha effettuato l'intervento, di contro, non è di questo parere e ritiene che invece queste rotture possano ricollegarsi e che possa ritornare all'attività sportiva di prima dell'incidente.
Secondo Lei quale dei due pareri è più verosimile?
2) Perchè in realtà non ho dolore al T.A. ma il dolore si individua all'altezza del malleolo (parte interna della gamba non esterna) dove non sono riuscito ad identificare alcun muscolo o parte tendinea?
La ringrazio per le eventuali successive risposte e scusatemi tanto per l'eccessiva prolissità...cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 16.4k visite dal 29/01/2008.
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