Frattura femore dx in paziente affetto da alzheimer
Salve a tutti,
vorrei descrivere la situazione in cui si trova, attualmente, mia nonna affetta da morbo di alzheimer da circa 7 anni.
Premetto che prima della caduta, avvenuta il 13 dicembre, mia nonna non aveva nessun problema di deambulazione, anzi a 86 anni ancora riusciva a salire tre piani di scale, a camminare a passo abbastanza svelto e possedeva una discreta autonomia.
E' stata operata il 16 dicembre, all'ortopedico della mia città, per l'inserimento di un chiodo e l'intervento è riuscito benissimo.
I problemi sono nati con la riabilitazione.
Il 23 dicembre è riuscita con l'aiuto del girello a fare qualche passo ma dopo questo episodio la sua terapia si è ridotta a stare seduta nel letto (posizione per lei scomodissima e che la costringe a stare sempre sdraiata con la schiena) più la ginnastica passiva.
A 16 giorni dall'operazione il fisiatra ci ha proibito di farla alzare, anche per metterla seduta su una sedia, per evitare di sforzare troppo la gamba in quanto ancora non si è formato il callo osseo.
Da qui nascono i miei dubbi perchè prima hanno tentato di farla alzare e adesso invece non è più possibile.
Nel frattempo è subentrata la non collaborazione da parte di mia nonna.
E' sempre assopita, non parla più come prima e abbiamo parecchie difficoltà anche a farla mangiare.
Naturalmente non collabora col fisioterapista ma si sveglia solo se stimolata dalle persone che conosce, in questo caso manifesta anche volontà ad alzarsi e compie movimenti spontanei per spostarsi, sollevare le gambe, ecc..
I medici ci hanno detto chiaramente che a causa della sua patologia non tornerà più a camminare e che comunque per loro è guarita, in quanto l'intervento è riuscito, e per questo lunedì sarà dimessa.
Noi ci siamo informati per il ricovero in un'altra struttura ma nel frattempo qual è la miglior terapia da seguire?
E' il caso di lasciarla a letto o di trovare un fisioterapista privato?
E perchè prima l'hanno fatta alzare e poi è venuta fuori la storia del callo osseo?
In tutti questi giorni non sono stati fatti altri raggi e la terapia che segue è antibiotico (per un infezione alle vie urinarie) iniziato oggi, un gastroprotettore, soluzione fisiologica e seleparina.
Siamo molto preoccupati, in quanto ha anche formato una pieghetta nel tallone.
Vi ringrazio per la cortese risposta.
vorrei descrivere la situazione in cui si trova, attualmente, mia nonna affetta da morbo di alzheimer da circa 7 anni.
Premetto che prima della caduta, avvenuta il 13 dicembre, mia nonna non aveva nessun problema di deambulazione, anzi a 86 anni ancora riusciva a salire tre piani di scale, a camminare a passo abbastanza svelto e possedeva una discreta autonomia.
E' stata operata il 16 dicembre, all'ortopedico della mia città, per l'inserimento di un chiodo e l'intervento è riuscito benissimo.
I problemi sono nati con la riabilitazione.
Il 23 dicembre è riuscita con l'aiuto del girello a fare qualche passo ma dopo questo episodio la sua terapia si è ridotta a stare seduta nel letto (posizione per lei scomodissima e che la costringe a stare sempre sdraiata con la schiena) più la ginnastica passiva.
A 16 giorni dall'operazione il fisiatra ci ha proibito di farla alzare, anche per metterla seduta su una sedia, per evitare di sforzare troppo la gamba in quanto ancora non si è formato il callo osseo.
Da qui nascono i miei dubbi perchè prima hanno tentato di farla alzare e adesso invece non è più possibile.
Nel frattempo è subentrata la non collaborazione da parte di mia nonna.
E' sempre assopita, non parla più come prima e abbiamo parecchie difficoltà anche a farla mangiare.
Naturalmente non collabora col fisioterapista ma si sveglia solo se stimolata dalle persone che conosce, in questo caso manifesta anche volontà ad alzarsi e compie movimenti spontanei per spostarsi, sollevare le gambe, ecc..
I medici ci hanno detto chiaramente che a causa della sua patologia non tornerà più a camminare e che comunque per loro è guarita, in quanto l'intervento è riuscito, e per questo lunedì sarà dimessa.
Noi ci siamo informati per il ricovero in un'altra struttura ma nel frattempo qual è la miglior terapia da seguire?
E' il caso di lasciarla a letto o di trovare un fisioterapista privato?
E perchè prima l'hanno fatta alzare e poi è venuta fuori la storia del callo osseo?
In tutti questi giorni non sono stati fatti altri raggi e la terapia che segue è antibiotico (per un infezione alle vie urinarie) iniziato oggi, un gastroprotettore, soluzione fisiologica e seleparina.
Siamo molto preoccupati, in quanto ha anche formato una pieghetta nel tallone.
Vi ringrazio per la cortese risposta.
[#1]
Lei sa che a distanza è proibito fare diagnosi e suggerire terapie.
Posso solo dirle che il carico, dopo una frattura del collo del femore trattato con un' osteosintesi, può essere concesso con tempi e modalità diverse a seconda delle condizioni generali, di quelle locali del paziente e della tipologia dell'intervento. Il primo controllo in genere viene fatto tra il 40° e i 45° giorno dall'intervento e il secondo controllo in genere a tre mesi di distanza.
Il deterioramento neurologico, molto frequente in anziani anche senza Alzheimer, influenza in senso negativo il recupero di questi pazienti e dunque non le deve sembrare strana la cautela dei colleghi ortopedici che la stanno seguendo.
A parità di frattura, infatti, il recupero è ben diverso in una persona sana di 50 anni e in una di 86 anni e il rischio di una caduta con nuove fratture è molto elevato in questa fase riabilitativa.
Per poterle dare una risposta sul caso specifico della sua nonna è indispensabile una visita e la valutazione diretta degli esami da lei descritti.
Cordiali saluti e auguri per l'Anno Nuovo
Dr. A. Valassina
Posso solo dirle che il carico, dopo una frattura del collo del femore trattato con un' osteosintesi, può essere concesso con tempi e modalità diverse a seconda delle condizioni generali, di quelle locali del paziente e della tipologia dell'intervento. Il primo controllo in genere viene fatto tra il 40° e i 45° giorno dall'intervento e il secondo controllo in genere a tre mesi di distanza.
Il deterioramento neurologico, molto frequente in anziani anche senza Alzheimer, influenza in senso negativo il recupero di questi pazienti e dunque non le deve sembrare strana la cautela dei colleghi ortopedici che la stanno seguendo.
A parità di frattura, infatti, il recupero è ben diverso in una persona sana di 50 anni e in una di 86 anni e il rischio di una caduta con nuove fratture è molto elevato in questa fase riabilitativa.
Per poterle dare una risposta sul caso specifico della sua nonna è indispensabile una visita e la valutazione diretta degli esami da lei descritti.
Cordiali saluti e auguri per l'Anno Nuovo
Dr. A. Valassina
Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante
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