Lesione legamento PAA e intervento chirurgico
Salve, ho 26 anni, e nel 2004 ho subito una distorsione alla caviglia dx giocando a calcetto, con lesione del legamento PAA. Dopo una serie di cure sbagliate dal pronto soccorso e dall’ortopedico che mi seguiva, grazie a un bravo medico sportivo e a un centro di riabilitazione sportiva sono tornato a giocare, fino al 2009, quando ho avuto una ricaduta. A causa di un’ormai cronica instabilità della caviglia e al susseguirsi di distorsioni anche solo mentre camminavo per strada, ho così deciso di sottopormi a intervento chirurgico. Sono stato operato a giugno 2010 con la tecnica di rinforzo del legamento “plastica secondo Duquennoy”, purtroppo conosciuta da quasi nessuno in Italia. Il chirurgo che mi avrebbe operato mi assicurò che avrei dovuto tenere il gesso per 30 giorni, che dopo 15-20 avrei già potuto cominciare a poggiare il piede ingessato, che dopo 2 mesi dall’intervento avrei già camminato normalmente e che con 2 mesi di riabilitazione sarei tornato all’attività sportiva. In realtà durante l’intervento ero parecchio sedato, ma sentivo il medico lamentarsi per qualcosa che evidentemente non andava benissimo. Subito dopo l’intervento, poi, il dottore mi disse di tenere il gesso per 40 giorni. I primi 10 giorni di convalescenza i dolori al piede e alla caviglia erano lancinanti, tanto che dovetti prendere dei calmanti, anche perché a causa di un dolore senza pause non riuscivo neppure a dormire. Al termine dei 40 giorni, quando tolsi il gesso, mi fu detto che non avrei potuto poggiare il piede a terra per altri 20 giorni, arrivando quindi a un totale di 60! Dopo questo lunghissimo iter, ho fatto riabilitazione per 6 mesi, poi per motivi di studio e economici ho dovuto interrompere quando avrei dovuto passare alla fase sportiva, che ho ripreso solo lo scorso giugno, e che terminerò a metà novembre. Ho molti però molti dubbi. Ancora oggi avverto una certa instabilità e a volte accuso delle piccole storte su terreni non scoscesi. Inoltre, a distanza di un anno e mezzo dall’intervento, ancora ho scarsa sensibilità a tutta la parte superiore del piede, e la zona del collo del piede è ancora un po’ gonfia. Ad agosto sono andato a correre diverse volte, ma ho dovuto interrompere per un dolore intorno al tendine di Achille e sotto il malleolo esterno. Vorrei chiedervi un parere sulla situazione, e che tipo di controlli potrei fare per capire cosa mi è stato fatto e come sono messe tutte le parti interessate dall’intervento. E infine: in ospedale, il giorno prima dell’operazione, l’assistente del medico, al momento dell’informativa che avrei dovuto firmare, mi ammonì di stare attento dopo l’operazione perché se mi fossi rifatto male non si sarebbe più potuti intervenire. Ecco, vorrei capire anche bene a quali rischi andrei incontro tornando a fare sport, che è qualcosa che desidero in modo indescrivibile, e eventualmente incorrendo in un nuovo infortunio. Vi ringrazio anticipatamente, un grande saluto a tutti.
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Chiaramente il suo è un caso di caviglia instabile e dolorosa recidivante che la espone a distorsioni continue.
Diverse sono le tecniche utilizzate per la ricostruzione legamentosa, la tecnica da lei descritta prevede l'utilizzo di una bendelletta periostia prelevata dal perone e dal retinacolo degli estensori con l'obiettivo di rinforzo dei legamenti del comparto esterno della caviglia;le tecniche sono innumerevoli,la più utilizzata è la Brostrom-Gould che prevede una stabilità anatomica in quanto utilizza i legamenti lesionati. I Francesi hanno utilizzato per molti anni la tecnica di Castaing che si avvale di un rinforzo del tendine peroneale corto.
Prima di pensare ad un ritorno all'attività sportiva le consiglio di effettuare una visita specialistica ed una Risonanza magnetica per aggiornare la situazione clinica ;i rischi a cui potrebbe andare incontro sono sostazialmente riconducibili a distorsioni recidivanti con probabili lesioni legamentose. In questi casi si sconsigliano sport da contatto potenzialmente traumatici.
Cordialmente
Diverse sono le tecniche utilizzate per la ricostruzione legamentosa, la tecnica da lei descritta prevede l'utilizzo di una bendelletta periostia prelevata dal perone e dal retinacolo degli estensori con l'obiettivo di rinforzo dei legamenti del comparto esterno della caviglia;le tecniche sono innumerevoli,la più utilizzata è la Brostrom-Gould che prevede una stabilità anatomica in quanto utilizza i legamenti lesionati. I Francesi hanno utilizzato per molti anni la tecnica di Castaing che si avvale di un rinforzo del tendine peroneale corto.
Prima di pensare ad un ritorno all'attività sportiva le consiglio di effettuare una visita specialistica ed una Risonanza magnetica per aggiornare la situazione clinica ;i rischi a cui potrebbe andare incontro sono sostazialmente riconducibili a distorsioni recidivanti con probabili lesioni legamentose. In questi casi si sconsigliano sport da contatto potenzialmente traumatici.
Cordialmente
Dott. Andrea D'Arrigo
Specialista in chirurgia del Piede e Caviglia
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 11.4k visite dal 13/10/2011.
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