Alluce muto bilateralmente

Buongiorno Egregio Dottore,
in seguito ad una visita neurologica mi è stato diagnosticato "alluce muto bilateralmente". L' impossibilità a muovere le dita dei piedi, e a piegarle, specialmente il dito alluce, è presente sin dalla nascita. Non mi ha arrecato alcun problema o disturbo nella vita quotidiana, tuttavia, solo di recente avverto un fastidio crescente durante l'attività motoria (ho sempre praticato sport), che mi costringe a fermarmi. Inoltre, se indosso scarpe con tacco (non necessariamente vertiginoso), dopo poco tempo, provo un forte dolore alle dita. Ho intenzione di effettuare una radiografia al piede, (già svolta 11 anni fa a seguito di un infortunio sportivo al quarto dito, dove non avevano riscontrato nulla). Vorrei chiederLe quali possono essere le cause di questo mio disturbo e se vi sono interventi da poter effettuare per correggerlo o eliminarlo. Infine, il prossimo anno ho intenzione di sottopormi ad un' operazione ortopedica di allungamento degli arti inferiori a scopo estetico (solo per aumentare la mia altezza) con il metodo Ilizarov. Può questo mio problema essere un ostacolo alla procedura? Il fissatore esterno che viene utilizzato potrebbe peggiorare la mia situazione creandomi danni permanenti al piede?
Anticipatamente La ringrazio per la risposta e Le invio cordiali saluti.
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Per alluce muto si intende la mancata "risposta" del 1° dito del piede se adeguatamente "interrogato".
"L'interrogazione" avviene da parte dell'esaminatore stimolando la cute plantare dal tallone strisciandola verso le dita, descrivendo un arco a sfiorare il margine esterno del piede, in modo da evocare un riflesso in flessione del 1° dito, detto appunto riflesso cutaneo-plantare. La mancata risposta in flessione viene definita per brevità nell'uso clinico: "alluce muto".
Il significato della risposta in flessione è di tipo finalistico: fuga dai contatti nocivi. In poche parole la flessione potente del primo dito per un contatto/stimolo anche se solo lievemente fastidioso, è il primo atto per "fuggire" dallo stimolo stesso: la pianta del piede e dunque il soggetto cercano di allontanarsi dallo stimolo. Governo di salvaguardia del corpo assicurato dalla centrale neurologica delle cellule site nel cervello e i cui filamenti si prolungano nel midollo.

Qualora invece l'alluce risponda allo stesso stimolo con una estensione lenta e maestosa, associata alla divaricaizone delle altre dita del piede, questo tipo di risposta verrà chiamato: segno di Babinsky. Ciò avviene quando c'è una lesione del 1°motoneurone e le cellule cerebrali, per interruzione del loro filamento, non possono più "governare" quelle periferiche site nel midollo spinale.

Le due condizioni sono dunque molto differenti.
- La prima, l'alluce muto,non ha una correlazione, in assenza di segni o sintomi di altro tipo, con alcuna malattia. Traduzione: è un segno diagnostico che può essere in qualcuno molto sensibile, ma poco specifico.
Può essere paragonata all'iporeflessia o assenza dei riflessi osteotendinei in alcuni pazienti assolutamente normali. Tanto è vero che in questi pazienti si riescono ad evocare tali riflessi, come il famoso riflesso patellare (o rotuleo), solo con particolari manovre dette"di facilitazione" che i medici mettono in opera in questi casi. Classica è la manovra di trazione delle mani per "facilitare" la risposta dei riflessi degli arti inferiori alla percussione del martelletto dell'esaminatore. Ma non sempre queste manovre possono "evocare "i riflessi che continuano a restare "muti" in persone assolutamente normali.

- La seconda, il segno di Babinsky, è invece il segno caratteristico di una sofferenza del 1° motoneurone, quasi sempre presente in questi casi. Traduzione: abbastanza sensibile, molto specifico. nelle forme dubbie si cerca di esaltarlo con l'esecuzione contestuale del riflesso/segno di Oppenheim che cerca di ottenere la stessa estensione dell'alluce tramite lo sfregamento della cresta tibiale sul versante esterno.

In poche parole, avere un "alluce muto" di per sè, se da solo, non significa nulla. E' una variante neuro funzionale presente in Natura che non ha significato di malattia. Il Babinsky, invece, è sempre segno di una malattia.

Dopo di che, se si deve entrare, invece, nel campo degli allungamenti scheletrici, allora il discorso può cambiare.
Negli allungamenti di qualsiasi ordine e tipo è fondamentale che non vi siano contestuali sottostanti sindromi neurologiche e/o vascolari centrali e/o periferiche di nessun tipo.
Il rischio che eventuali condizioni patologiche border line si slatentizzino (diventino evidenti se "mute" fino a quel momento) è elevato.
Ma qualsiasi ortopedico che esegue questo tipo di interventi conosce benissimo i rischi di un allungamento di un segmento osseo in un paziente con una potenziale malattia neurologica/vascolare in itinere, ma non ancora compiutamente manifesta. Dunque se lei ha un alluce muto" dovrà discuterne con chi la dovrà prendere in carico.
Esistono, infatti, tutta una serie di criteri (protocolli) per ridurre al massimo i rischi in questi casi e, prima di porre un'indicazione all'allungamento degli arti, lei verrà senz'altro accuratamente valutata dai colleghi in questo senso.

Resta una + una domanda da farsi.
1) Una ragazza alta 1,60 ha davvero necessità di sottoporsi ad un percorso chirurgico così complesso e non scevro da rischi per sole ambizioni di tipo estetico? Lascio a lei la risposta.
2) Prima di ogni decisione sull'allungamento vanno comunque indagati "i fastidi" al piede che potrebbero dipendere da ragioni squisitamente biomeccaniche e quindi non neurologiche. In ogni caso da indagare PRIMA di qualsiasi intervento sullo scheletro prossimale al piede.
Lascio la risposta al suo ortopedico di fiducia.

Cordialità
Dr. A. Valassina

Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante

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Utente
Utente
Grazie Dottore per la Sua celere risposta,
se non vi è possibilità di intervenire chirurgicamente per correggere questo difetto cercherò di ridurre le situazioni che ne accentuano il fastidio, anche se purtroppo si presenta a volte anche dopo diverse ore passate in piedi in corsia (sono un' infermiera) e a tutte le dieci dita. Come posso capire se si tratta di una potenziale sindrome neurologica e/o vascolare centrale o periferica in grado di slatentizzare? Ci sono esami diagnostici da poter effettuare?
Per quanto riguarda la domanda da Lei posta la risposta è puramente per ragioni estetiche (sono 157 cm). La ringrazio per la Sua spiegazione chiara ed esauriente (al contrario di altri esperti che hanno solo tentato di dissuadermi dalla mia decisione illustrandomene solo i potenziali rischi).
Distinti saluti.
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Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66 47
Il percorso diagnostico va deciso solo ed esclusivamente dal collega ortopedico al quale lei si affiderà per l'intervento.
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Utente
Utente
La ringrazio per le risposte, è stato gentilissimo. Le auguro un sereno Ferragosto.
Cordialità