Esiti epifisiolisi e parto naturale
Gentile dottore, avrei bisogno di un suo parere. Sono una ragazza di 26 anni ed all'età di 11 anni ho subito un intervento x epifisiolisi all'anca SX, e successivamente un anno dopo mi hanno rimosso le viti che avevano messo. 4 anni fa feci una visita da uno specialista e il suo referto dice: "Esiti di epifisiolisi con segni di disformismo epifisario senza coxalgia" e mi disse anche chiaramente che in caso di gravidanze avrei dovuto fare tagli cesari, anche perchè nn ho la rotazione completa di quell'anca, dalle lastre le 2 anche nn sono allineate e facilmente la gamba si addormenta. Dato che ora sono in attesa vorrei sapere se in realtà è così, xchè ho paura che mi facciano affrontare il parto naturale e poi ci siano complicazioni. La ringrazio anticipatamente, spero in una vostra risposta.
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Gentile signora
negli esiti di epifisiolisi con deformazione della testa e/o del collo del femore la riduzione del grado di escursione articolare puo' essere molto varia in relazione all'acquisita morfologia finale, anche se in molti casi ben trattati di fatto la lieve rigidita' residua non risulta significativa e pertanto non condizionante ai fini del parto. In poche parole il movimento dell'anca e' sostanzialmente in grado di assecondare l'espulsione del nascituro per via vaginale.
Solo nelle forme piu' gravi, in genere quelle non trattate o che sono giunte a diagnosi tardivamente, la guarigione avviene con deformita' importanti con conseguente accorciamento, extrarotazione e adduzione dell'arto. A volte con associazione della retrazione dei muscoli adduttori. In questi casi si possono creare dei problemi che possono richiedere anche interventi chirurgici con indicazioni ortopediche (ripristinare una corretta biomeccanica articolare) prima ancora che "ostetriche".
Nel suo caso e' stato eseguito in epoca pediatrica il classico intervento di osteosintesi percutanea con viti per impedire l'ulteriore scivolamento dell'epifisi. Ma determinare il danno residuo in termini di limitazione dell'abduzione ed dell'extrarotazione dell'anca e' impossibile a distanza.
E' indispensabile infatti una valutazione clinica diretta.
A titolo informativo posso solo dirle che questo tipo di valutazione non va mai fatta dall'ortopedico da solo o dal ginecologo da solo, ma entrambi gli specialisti devono valutare insieme questa condizione dell'anca per stabilire prima del parto se esista davvero un impedimento articolare e in quale misura interferisca con la posizione che la donna ha scelto per il parto o quella che il ginecologo ritiene indispensabile per ragioni ostetriche.
Le sottolineo questo ultimo aspetto perche' se e' vero che in Italia si partorisce soprattutto sul lettino ostetrico (posizione comoda per chi assiste, spesso, invece, non gradita da molte donne...) durante il parto la posizione che si assume puo' essere diversa: seduta su seggiolino ostetrico, accovacciata, sul fianco, "sospesa"/sorretta dal partner oppure in acqua (veda l'indagine "Il percorso della maternità: gravidanza, parto e allattamento al seno". Indagine ISTAT condotta negli anni 1999-2000./ http://www.ilmiobaby.com/imbol/pages/canaliMioBaby/nascita/parto/travParto/posParto.jsp)
Le segnalo che cambiando la posizione in qualche misura si modifica di conseguenza anche il grado di apertura richiesto all'anca che, in alcune di queste posizioni citate, a seconda del caso, potrebbe essere molto meno sollecitata. Dunque il parto naturale per via vaginale puo' essere possibile una volta valutate in modo appropriato tutte le condizioni di quella determinata donna.
Se il parto naturale non e' possibile lo si dovra' decidere solo ed esclusivamente sulla base di una valutazione seria ed approfondita di tutte le opzioni possibili. Non sarebbe ammissibile che si ricorra subito al cesareo solo per irrazionali "paure" della donna o scelte poco professionali del ginecologo quando in realta' sarebbe praticabile la via (sempre auspicabile e sempre ricercabile) del parto naturale.
Come vede questa e' una valutazione che richiede il parere congiunto dell'ortopedico e del ginecologo, meglio se professionisti della stessa struttura e abituati a dialogare su questo tipo di problematiche.
Con i migliori auguri per un parto sereno e felice e per il suo bellissimo bambino/a che verra'.
Cordialita'
Dr.A.Valassina
negli esiti di epifisiolisi con deformazione della testa e/o del collo del femore la riduzione del grado di escursione articolare puo' essere molto varia in relazione all'acquisita morfologia finale, anche se in molti casi ben trattati di fatto la lieve rigidita' residua non risulta significativa e pertanto non condizionante ai fini del parto. In poche parole il movimento dell'anca e' sostanzialmente in grado di assecondare l'espulsione del nascituro per via vaginale.
Solo nelle forme piu' gravi, in genere quelle non trattate o che sono giunte a diagnosi tardivamente, la guarigione avviene con deformita' importanti con conseguente accorciamento, extrarotazione e adduzione dell'arto. A volte con associazione della retrazione dei muscoli adduttori. In questi casi si possono creare dei problemi che possono richiedere anche interventi chirurgici con indicazioni ortopediche (ripristinare una corretta biomeccanica articolare) prima ancora che "ostetriche".
Nel suo caso e' stato eseguito in epoca pediatrica il classico intervento di osteosintesi percutanea con viti per impedire l'ulteriore scivolamento dell'epifisi. Ma determinare il danno residuo in termini di limitazione dell'abduzione ed dell'extrarotazione dell'anca e' impossibile a distanza.
E' indispensabile infatti una valutazione clinica diretta.
A titolo informativo posso solo dirle che questo tipo di valutazione non va mai fatta dall'ortopedico da solo o dal ginecologo da solo, ma entrambi gli specialisti devono valutare insieme questa condizione dell'anca per stabilire prima del parto se esista davvero un impedimento articolare e in quale misura interferisca con la posizione che la donna ha scelto per il parto o quella che il ginecologo ritiene indispensabile per ragioni ostetriche.
Le sottolineo questo ultimo aspetto perche' se e' vero che in Italia si partorisce soprattutto sul lettino ostetrico (posizione comoda per chi assiste, spesso, invece, non gradita da molte donne...) durante il parto la posizione che si assume puo' essere diversa: seduta su seggiolino ostetrico, accovacciata, sul fianco, "sospesa"/sorretta dal partner oppure in acqua (veda l'indagine "Il percorso della maternità: gravidanza, parto e allattamento al seno". Indagine ISTAT condotta negli anni 1999-2000./ http://www.ilmiobaby.com/imbol/pages/canaliMioBaby/nascita/parto/travParto/posParto.jsp)
Le segnalo che cambiando la posizione in qualche misura si modifica di conseguenza anche il grado di apertura richiesto all'anca che, in alcune di queste posizioni citate, a seconda del caso, potrebbe essere molto meno sollecitata. Dunque il parto naturale per via vaginale puo' essere possibile una volta valutate in modo appropriato tutte le condizioni di quella determinata donna.
Se il parto naturale non e' possibile lo si dovra' decidere solo ed esclusivamente sulla base di una valutazione seria ed approfondita di tutte le opzioni possibili. Non sarebbe ammissibile che si ricorra subito al cesareo solo per irrazionali "paure" della donna o scelte poco professionali del ginecologo quando in realta' sarebbe praticabile la via (sempre auspicabile e sempre ricercabile) del parto naturale.
Come vede questa e' una valutazione che richiede il parere congiunto dell'ortopedico e del ginecologo, meglio se professionisti della stessa struttura e abituati a dialogare su questo tipo di problematiche.
Con i migliori auguri per un parto sereno e felice e per il suo bellissimo bambino/a che verra'.
Cordialita'
Dr.A.Valassina
Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 6.7k visite dal 24/10/2010.
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