Sindrome da rachiadattamento cervicale
Salve,
da un paio di settimane soffro di senso di sbandamento e vertigini associate a forte rigidità cervicale cefalee e a volte indolensimenti che si estendono lungo le spalle e le braccia. L'otorino dopo esame vestibolare ha escluso patologie. Il neurochirurgo non ha nemmeno preso in considerazione l'ipotesi di patologie neurologiche. Ho eseguito RMN che ha evidenziato una riduzione di segnale in T2 per fenomeni disidratativi dei dischi intersomatici nel tratto cervicale ed una lordosi cervicale fisiologica completamente spianata. Da RX cervicale si evidenzia una megapofisi bilaterale trasversa della settima cervicale.
L'ortopedico mi ha diagnosticato questa mattina una sindrome da rachiadattamento cervicale e mi ha prescritto EXPOSE 100 mg per 3 volte al giorno durante i pasti, SERACTIL 400 mg dopo i pasti e PANTORC 20 mg come copertura.
In più mi ha prescritto sedute di fisioterapia di questo tipo:
rieducazione motoria
diatermia
inoforesi
massoterapia
La mia domanda è questa: pensate che questa sindrome possa essere compatibile con la mia sintomatologia e se si entro quanto tempo potrò avere i primi benefici derivanti da questa terapia?
Grazie mille
da un paio di settimane soffro di senso di sbandamento e vertigini associate a forte rigidità cervicale cefalee e a volte indolensimenti che si estendono lungo le spalle e le braccia. L'otorino dopo esame vestibolare ha escluso patologie. Il neurochirurgo non ha nemmeno preso in considerazione l'ipotesi di patologie neurologiche. Ho eseguito RMN che ha evidenziato una riduzione di segnale in T2 per fenomeni disidratativi dei dischi intersomatici nel tratto cervicale ed una lordosi cervicale fisiologica completamente spianata. Da RX cervicale si evidenzia una megapofisi bilaterale trasversa della settima cervicale.
L'ortopedico mi ha diagnosticato questa mattina una sindrome da rachiadattamento cervicale e mi ha prescritto EXPOSE 100 mg per 3 volte al giorno durante i pasti, SERACTIL 400 mg dopo i pasti e PANTORC 20 mg come copertura.
In più mi ha prescritto sedute di fisioterapia di questo tipo:
rieducazione motoria
diatermia
inoforesi
massoterapia
La mia domanda è questa: pensate che questa sindrome possa essere compatibile con la mia sintomatologia e se si entro quanto tempo potrò avere i primi benefici derivanti da questa terapia?
Grazie mille
[#1]
Non conosco una sindrome "da rachiadattamento". In ortopedia non esiste e non fa parte di alcuna delle classificazioni delle deformità vertebrali note.
Probabilmente il collega voleva indicare altri problemi in una persona come lei che, per quanto in sovrappeso, all'età di 25 anni non dovrebbe soffrire di vertigini e cefalee (di che tipo è tutto da capire...).
Sono pertanto costretto a ripetere per l'ennesima volta che la presenza di una cervicalgia e la contrattura dei muscoli del collo di per sè non può essere messa in correlazione con vertigini, cefalea ecc. ecc.
Spesso questi segni e sintomi dipendono da altre cause che vanno indagate e ricercate accuratamente paziente per paziente senza tralasciare nulla. Dopo di che è possibile che la concomitanza della cervicalgia possa in qualche modo accentuare la sensazione di vertigini e la cefalea. ciò è assolutamente normale.
Tanto più va studiato di nuovo se è presente una costa cervicale.
In poche parole. Via Internet non è possibile formulare diagnosi o suggerire trattamenti per cui ogni valutazione spetta solo ed esclusivamente al suo medico curante.
Persistendo i sintomi di vertigine e cefalea senta eventualmente anche il parere di un neurologo oltre che un endocrinologo per l'inquadramento dell'obesità.
Cordialmente
Dr. A. Valassina
Probabilmente il collega voleva indicare altri problemi in una persona come lei che, per quanto in sovrappeso, all'età di 25 anni non dovrebbe soffrire di vertigini e cefalee (di che tipo è tutto da capire...).
Sono pertanto costretto a ripetere per l'ennesima volta che la presenza di una cervicalgia e la contrattura dei muscoli del collo di per sè non può essere messa in correlazione con vertigini, cefalea ecc. ecc.
Spesso questi segni e sintomi dipendono da altre cause che vanno indagate e ricercate accuratamente paziente per paziente senza tralasciare nulla. Dopo di che è possibile che la concomitanza della cervicalgia possa in qualche modo accentuare la sensazione di vertigini e la cefalea. ciò è assolutamente normale.
Tanto più va studiato di nuovo se è presente una costa cervicale.
In poche parole. Via Internet non è possibile formulare diagnosi o suggerire trattamenti per cui ogni valutazione spetta solo ed esclusivamente al suo medico curante.
Persistendo i sintomi di vertigine e cefalea senta eventualmente anche il parere di un neurologo oltre che un endocrinologo per l'inquadramento dell'obesità.
Cordialmente
Dr. A. Valassina
Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante
[#2]
Utente
Grazie della risposta dottore.
Diciamo che nel mentre i sintomi si sono ridotti, ho iniziato la fisioterapia e non ho più senso di vertigini ma soltanto dei lievissimi sbandamenti in alcuni momenti della giornata (quasi esclusivamente al mattino).
Intanto ho sentito due neurologi che hanno escluso problemi di natura neurologica. Ho eseguito TAC cerebrale e RMN encefalo con mezzo di contrasto entrambe con esito negativo. Ho provato a sentire l'oculista che ha escluso problematiche neuroftalmiche ma ha trovato un astigmatismo sia all'occhio dx che a quello sx.
Non avverto più lo stesso senso di rigidità cervicale e nemmeno più quel leggerissimo mal di testa che credo fosse associato all'astigmatismo non corretto. Certamente l'inesistenza di una sindrome da rachiadattamento mi lascia un attimino perplesso perchè mi fa pensare che sto curando un qualcosa che non c'è.
Diciamo che nel mentre i sintomi si sono ridotti, ho iniziato la fisioterapia e non ho più senso di vertigini ma soltanto dei lievissimi sbandamenti in alcuni momenti della giornata (quasi esclusivamente al mattino).
Intanto ho sentito due neurologi che hanno escluso problemi di natura neurologica. Ho eseguito TAC cerebrale e RMN encefalo con mezzo di contrasto entrambe con esito negativo. Ho provato a sentire l'oculista che ha escluso problematiche neuroftalmiche ma ha trovato un astigmatismo sia all'occhio dx che a quello sx.
Non avverto più lo stesso senso di rigidità cervicale e nemmeno più quel leggerissimo mal di testa che credo fosse associato all'astigmatismo non corretto. Certamente l'inesistenza di una sindrome da rachiadattamento mi lascia un attimino perplesso perchè mi fa pensare che sto curando un qualcosa che non c'è.
[#3]
Non si deve stupire.
Vede, a volte in Medicina capita che si descriva con un termine un sintomo o un insieme di sintomi come se fosse una diagnosi.
Dire ad esempio cervicalgia, cervicobrachialgia o lombalgia, lombosciatalgia non e' una diagnosi, ma solo la descrizione di una sintomatologia dolorosa in sede cervicale/lombare che interessa il nervo sciatico o l'arto superiore. Niente di piu'. Si tratta dell'effetto di una causa irritante meccanica o biologica in sede cervicale o lombare che al momento non si conosce. A volte si tratta di focolai irritativi che risiedono in altri organi o apparati, ma proiettano il dolore a distanza sul rachide (ad esempio un ascesso retrofaringeo puo' causare una cervicalgia violenta, un infarto del miocardio una dorsalgia come un aneurisma dell'aorta addominale puo' provocare una lombalgia)
Se la causa del dolore e' nel rachide, questa condizione irritativa del plesso nervoso peridiscale del Luscka e della radice nervosa interessata puo' essere dovuto a varie cause che possono andare per esempio da una compressione causata da una ernia del disco, una frattura oppure una infezione fino a situazioni di stress da stiramento come nelle instabilita'vertebrali.
Quindi scrivere lombosciatalgia non e' una diagnosi, dire lombosciatalgia da ernia del disco L5/S1 invece si'.
La diagnosi dunque deve descrivere la causa della sintomatologia. Sempre. E se cio' non e' possibile va spiegato al paziente.
In poche parole a volte avviene che venga descritto l'effetto di una causa come se fosse la diagnosi.
Dire sindrome di "rachiadattamento" non vuol dire nulla se non cercare di rappresentare la variazione del normale allineamento del rachide che nel tratto cervicale normle e' in lordosi (= concavita' posteriore). Perdita della lordosi dunque effetto di qualcosa.
Ma la causa qual'e'?
In teoria la presenza di discopatie multiple nel suo rachide cervicale (come dimostrato dalla RMN) potrebbe far pensare che la vera causa sia questa e che la contrattura dei muscoli del rachide cervicale, stimolata dall'irritazione del plesso nervoso peridiscale ( una finissima rete nervosa locale creata dal nervo del seno del Luscka che da una parte avvolge il disco e dall'altra si collega ai muscoli e alle articolari posteriori), con la rettilineizzare di un tratto di rachide che dovrebbe essere curvo ne sarebbe l'effetto. Ma a distanza non e' possibile fare diagnosi.
In linea generale posso pero' fornirle alcune informazioni.
Sul piano dell'anatomia funzionale, della fisiopatologia e della biomeccanica del rachide posso infatti dirle che la sequenza tra causa ed effetto e' ben nota.
Si sa infatti che poiche' la contrattura della muscolatura cervicale si manifesta con una riduzione della lordosi cervicale, in alcuni casi fino alla sua scomparsa, e' evidente che ci deve essere stata una condizione patologica in grado di modificare la geometria tridimensionale del rachide che la natura, nel contesto dell'evoluzione della specie, ha previsto curva sul piano sagittale (pur con alcune varianti anatomiche del raggio di questa curva).
Ne deriva che una rettilineizzazione del rachide cervicale e' una condizione totalmente anomala e per di piu' disarmonica con il resto del rachide sottostante che, non irritato, mantiene le sue curve (in cifosi il tratto dorsale, in lordosi quello lombare). Tanto e' vero che situazioni prolungate di questo tipo a carico del rachide cervicale possono creare problemi di varia natura alle spalle e ai settori vertebrali contigui.
In questo senso parlare, come un solo un Autore fa in tutta la letteratura, di "rachiadattamento" rappresenta un modo improprio di rappresentare una situazione in cui il rachide in realta' davvero non si "adattera'" mai, in quanto perde abilita' sul piano funzionale (range di movimento articolare = rigidita'/ autonomia = capacita' di mantenere a lungo la testa in determinate posizioni fisse/ dolore = episodi ricorrenti condizionati da minime richieste di aumentato lavoro o variabili di tipo reumatico = incremento dell'umidita' dell'ambiente) e perde dignita'sul piano anatomico (progressiva degenerazione dei legamenti intervertebrali, delle cartilagini delle articolari posteriori e dei dischi).
Basterebbe un ultima riflessione a chiarire i termini della questione.
Perche' la natura ha previsto in alcuni animali e nell'Uomo una sequenza armoniosa di curve sul piano sagittale e, ad esempio, nei Pesci invece no (la lisca del pesce e' diritta...)?.
Anche nei mammiferi acquatici come il delfino e le balene e' presente, come tutti i vertebrati, la colonna vertebrale (con le vertebre cervicali fuse, quindi collo assente) e lo scheletro con le coste (ma non fissate ad uno sterno anteriore), il cranio (schiacciato per alloggiare il melone), le scapole e le ossa degli arti anteriori...risultano molto ridotti o assenti invece bacino e ossa delle zampe posteriori. Ma la loro colonna vertebrale e' solo lievemente curva (concavita' inferiore).
Ne risulta che, nel corso dell'evoluzione della specie, le funzioni complesse richieste ai vertebrati per sopravvivere a terra hanno determinato un adattamento del rachide nel corso di milioni di anni a seconda dell'ambiente. In questo caso il termine adattamento e' corretto perche' correla una nuova anatomia ad una nuova funzione che non solo e' normale, ma sempre ha incrementato le potenzialita' funzionali in relazione alle mutate esigenze dell'ambiente in cui quell'animale doveva sopravvivere. Funzione che, dunque, assolutamente NON e' diminuita, ma AUMENTATA.
Ne discende anche il postulato che ogni adattamento degli Uomini prevede tempi lunghissimi, dunque ben oltre la comparsa dell'Uomo sulla Terra.
Per queste ragioni e'evidente, mi consenta il gioco delle parole, che una situazione di irritazione del rachide cervicale, nel brevissimo periodo di pochi mesi o pochi anni, che provochi la perdita della lordosi non e' affatto un "rachiadattamento", bensi' una "rachicostrizione".
Mi perdoni la lunga dissertazione, ma tanto le dovevo per chiarire un poco le ragioni della mia perplessita'.
Per tornare a lei sono lieto che stia meglio. La fisioterapia evidentemente ha ridotto di molto la sintomatologia di cui lei soffriva.
Ha curato qualcosa che c'era, di cui non e' stato descritta la causa, ma solo il sintomo.
Si potrebbe dire "tutto bene"...
Diciamo che in Medicina e' sempre meglio conoscere esattamente la diagnosi e ricercarla con pazienza e determinazione anche se le cure al momento possono aver fatto migliorare lo stato del paziente.
Infatti senza diagnosi non si puo' cercare di rimuovere le cause, dunque non ci sara' mai vera guarigione e, tra l'altro, non sara' altrettanto mai possibile formulare una qualche prognosi.
Cordialita'.
Dr.A.Valassina
Vede, a volte in Medicina capita che si descriva con un termine un sintomo o un insieme di sintomi come se fosse una diagnosi.
Dire ad esempio cervicalgia, cervicobrachialgia o lombalgia, lombosciatalgia non e' una diagnosi, ma solo la descrizione di una sintomatologia dolorosa in sede cervicale/lombare che interessa il nervo sciatico o l'arto superiore. Niente di piu'. Si tratta dell'effetto di una causa irritante meccanica o biologica in sede cervicale o lombare che al momento non si conosce. A volte si tratta di focolai irritativi che risiedono in altri organi o apparati, ma proiettano il dolore a distanza sul rachide (ad esempio un ascesso retrofaringeo puo' causare una cervicalgia violenta, un infarto del miocardio una dorsalgia come un aneurisma dell'aorta addominale puo' provocare una lombalgia)
Se la causa del dolore e' nel rachide, questa condizione irritativa del plesso nervoso peridiscale del Luscka e della radice nervosa interessata puo' essere dovuto a varie cause che possono andare per esempio da una compressione causata da una ernia del disco, una frattura oppure una infezione fino a situazioni di stress da stiramento come nelle instabilita'vertebrali.
Quindi scrivere lombosciatalgia non e' una diagnosi, dire lombosciatalgia da ernia del disco L5/S1 invece si'.
La diagnosi dunque deve descrivere la causa della sintomatologia. Sempre. E se cio' non e' possibile va spiegato al paziente.
In poche parole a volte avviene che venga descritto l'effetto di una causa come se fosse la diagnosi.
Dire sindrome di "rachiadattamento" non vuol dire nulla se non cercare di rappresentare la variazione del normale allineamento del rachide che nel tratto cervicale normle e' in lordosi (= concavita' posteriore). Perdita della lordosi dunque effetto di qualcosa.
Ma la causa qual'e'?
In teoria la presenza di discopatie multiple nel suo rachide cervicale (come dimostrato dalla RMN) potrebbe far pensare che la vera causa sia questa e che la contrattura dei muscoli del rachide cervicale, stimolata dall'irritazione del plesso nervoso peridiscale ( una finissima rete nervosa locale creata dal nervo del seno del Luscka che da una parte avvolge il disco e dall'altra si collega ai muscoli e alle articolari posteriori), con la rettilineizzare di un tratto di rachide che dovrebbe essere curvo ne sarebbe l'effetto. Ma a distanza non e' possibile fare diagnosi.
In linea generale posso pero' fornirle alcune informazioni.
Sul piano dell'anatomia funzionale, della fisiopatologia e della biomeccanica del rachide posso infatti dirle che la sequenza tra causa ed effetto e' ben nota.
Si sa infatti che poiche' la contrattura della muscolatura cervicale si manifesta con una riduzione della lordosi cervicale, in alcuni casi fino alla sua scomparsa, e' evidente che ci deve essere stata una condizione patologica in grado di modificare la geometria tridimensionale del rachide che la natura, nel contesto dell'evoluzione della specie, ha previsto curva sul piano sagittale (pur con alcune varianti anatomiche del raggio di questa curva).
Ne deriva che una rettilineizzazione del rachide cervicale e' una condizione totalmente anomala e per di piu' disarmonica con il resto del rachide sottostante che, non irritato, mantiene le sue curve (in cifosi il tratto dorsale, in lordosi quello lombare). Tanto e' vero che situazioni prolungate di questo tipo a carico del rachide cervicale possono creare problemi di varia natura alle spalle e ai settori vertebrali contigui.
In questo senso parlare, come un solo un Autore fa in tutta la letteratura, di "rachiadattamento" rappresenta un modo improprio di rappresentare una situazione in cui il rachide in realta' davvero non si "adattera'" mai, in quanto perde abilita' sul piano funzionale (range di movimento articolare = rigidita'/ autonomia = capacita' di mantenere a lungo la testa in determinate posizioni fisse/ dolore = episodi ricorrenti condizionati da minime richieste di aumentato lavoro o variabili di tipo reumatico = incremento dell'umidita' dell'ambiente) e perde dignita'sul piano anatomico (progressiva degenerazione dei legamenti intervertebrali, delle cartilagini delle articolari posteriori e dei dischi).
Basterebbe un ultima riflessione a chiarire i termini della questione.
Perche' la natura ha previsto in alcuni animali e nell'Uomo una sequenza armoniosa di curve sul piano sagittale e, ad esempio, nei Pesci invece no (la lisca del pesce e' diritta...)?.
Anche nei mammiferi acquatici come il delfino e le balene e' presente, come tutti i vertebrati, la colonna vertebrale (con le vertebre cervicali fuse, quindi collo assente) e lo scheletro con le coste (ma non fissate ad uno sterno anteriore), il cranio (schiacciato per alloggiare il melone), le scapole e le ossa degli arti anteriori...risultano molto ridotti o assenti invece bacino e ossa delle zampe posteriori. Ma la loro colonna vertebrale e' solo lievemente curva (concavita' inferiore).
Ne risulta che, nel corso dell'evoluzione della specie, le funzioni complesse richieste ai vertebrati per sopravvivere a terra hanno determinato un adattamento del rachide nel corso di milioni di anni a seconda dell'ambiente. In questo caso il termine adattamento e' corretto perche' correla una nuova anatomia ad una nuova funzione che non solo e' normale, ma sempre ha incrementato le potenzialita' funzionali in relazione alle mutate esigenze dell'ambiente in cui quell'animale doveva sopravvivere. Funzione che, dunque, assolutamente NON e' diminuita, ma AUMENTATA.
Ne discende anche il postulato che ogni adattamento degli Uomini prevede tempi lunghissimi, dunque ben oltre la comparsa dell'Uomo sulla Terra.
Per queste ragioni e'evidente, mi consenta il gioco delle parole, che una situazione di irritazione del rachide cervicale, nel brevissimo periodo di pochi mesi o pochi anni, che provochi la perdita della lordosi non e' affatto un "rachiadattamento", bensi' una "rachicostrizione".
Mi perdoni la lunga dissertazione, ma tanto le dovevo per chiarire un poco le ragioni della mia perplessita'.
Per tornare a lei sono lieto che stia meglio. La fisioterapia evidentemente ha ridotto di molto la sintomatologia di cui lei soffriva.
Ha curato qualcosa che c'era, di cui non e' stato descritta la causa, ma solo il sintomo.
Si potrebbe dire "tutto bene"...
Diciamo che in Medicina e' sempre meglio conoscere esattamente la diagnosi e ricercarla con pazienza e determinazione anche se le cure al momento possono aver fatto migliorare lo stato del paziente.
Infatti senza diagnosi non si puo' cercare di rimuovere le cause, dunque non ci sara' mai vera guarigione e, tra l'altro, non sara' altrettanto mai possibile formulare una qualche prognosi.
Cordialita'.
Dr.A.Valassina
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 15.1k visite dal 03/06/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Cefalea
Cefalea è il termine che descrive tutte le diverse forme di mal di testa: sintomi, cause, diagnosi e terapie possibili per le cefalee primarie e secondarie.