Il medico di base mi ha detto che non si puo fare nulla per migliorare la situazione e di trattare

Buongiorno,
ho 59 anni e da circa 1 anno soffro a periodi di un mal di schiena che si focalizza principalmente nella parte alta del gluteo della gamba dx e si irradia poi alla parte lombare della schiena. Inoltre, quando cammino mi sembra di avere la gamba dx “diversa” dalla gamba sx e dopo c.a 15 minuti di camminata incominciano i dolori alla zona lombare. Il medico di base che mi ha diagnosticato una lombosciatalgia e mi ha consigliato una RMN di cui riporto l’esito:
“Segni di iniziale degenerazione involutiva discale agli ultimi due livelli intersomatici con tendenza alla disidratazione e alla protrusione posteriore dei dischi. La protrusione posteriore è modesta ad entrambi i livelli, non condiziona conflitti con le strutture nervose, mostra una leggera lateralizzazione sin a livello L5S1.”
Il medico di base mi ha detto che non si puo fare nulla per migliorare la situazione e di trattare gli episodi acuti con iniezioni di Feldene e Muscoril.
La mia domanda è : Possibile che non si possa fare nulla per migliorare la situazione ? Potrei avere il vostro parere ed eventuale consigli ?

Grazie per la vostra cortese attenzione.
[#1]
Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66
Gentile signore
la malattia discale rappresenta un fenomeno degenerativo della sua struttura che ne modifica che le caratteristiche morfologiche e strutturali e che si esprime lentamente nel tempo con notevoli variabili individuali legati al gene.

Le modalità di espressione della malattia discale segue due strade fondamentali: l'ernia del disco (la fuoriuscita posteriore o posterolaterale del nucleo polposo, parte centrale molto idratata del disco: il nucleo centrale del disco "ernia" fuori dalla sua sede naturale), oppure la discopatia artrosica.
A volte questi due possibili sbocchi della malattia discale possono essere sovrapposti nello stesso individuo su dischi diversi. Più raramente coesistono nello stesso disco: in genere uno dei due prevale.

Queste due possibili strade evolutive sono condizionate da fattori genetici e possono essere influenzate nella precocità dell'esordio, nella rapidità della manifestazione e nella gravità di espressione da fattori ambientali, lavorativi, nonchè da abitudini e stili di vita (obesità e fumo su tutti).

Da questa malattia non si va indietro. In poche parole non si può modificare allo stato attuale delle ricerche la parte geneticamente orientata della malattia. Si può solo cercare di variare i fattori di rischio che dipendono da noi come appunto il peso e le condizioni tonico-trofiche dei muscoli che sorreggono la colonna vertebrale oltre che una buona elasticità di tutto il sistema articolare.

Tanto come informazione generale. Se vuole indicazioni più specifiche sul suo caso contatti un collega ortopedico a Bergamo o a Milano.

Cordialità
Dr. A. Valassina

Nota:informazione web richiesta dall'Utente senza visita clinica; non ha valore di diagnosi, trattamento o prognosi che si affidano al medico curante

[#2]
Utente
Utente
Dott. Valassina,
la ringrazio per la cortese risposta e ne approfitto per porle un'altra domanda:

Per poter impostare una corretta ed efficace terapia fisica riabilitativa adatta al mio problema, e meglio che mi rivolga ad un ortopedico o ad un fisiatra ?
[#3]
Dr. Antonio Valassina Ortopedico, Chirurgo vascolare 2k 66
L'ortopedico è un chirurgo (anche se in Italia molti non lo sanno o lo dimenticano sia tra i media che tra il grande pubblico...), il chirurgo dell'aparato muscoloscheletrico. Il fisiatra è invece un medico esperto in Riabilitazione, non solo dell'apparato muscoloscheletrico, ma anche neurologico, oculovisivo, respiratorio, cardiologico, vascolare ecc., ecc.
All'estero la distinzione è netta ed inequivocabile, in Italia purtroppo un certo numero di ortopedici non opera e di fatto svolge impropriamente il ruolo di reumatologo o di fisiatra. Il che genera confusione notevole.
Le dirò, non per riprenderal (ci mancherebbe) che all'estero questotipo di domanda neppure si pone essendo per loro chiarissimo che la Riabilitazione significa Fisatra. Punto.

E' altresì vero che nell'immediato postoperatorio, sopratutto dopo interventi complessi, le indicazioni al trattamento riabilitativo vengono suggerite dal chirurgo ortopedico al momento della dimissione. In ogni caso quelle indicazioni dovranno essere confermate da un fisiatra prima di iniziare la terapia in qualsiasi centro FKT italiano per due ottime ragioni:
a) verificare l'appropriatezza della diagnosi;
b) valutare se le indicazioni di tipo riabilitativo siano adeguate per tipologia e corrette per modalità di esecuzione in relazione a quel tipo di diagnosi.

Sul piano clinico invece si può semplicemente schematizzare che se un paziente è in fase acuta (dolore/defcit neurologici/ instabilità/ deformità evolutive) è opportuno che si rivolga all'ortopedico, mentre, a fase acuta superata, qualora non sia già stata prescritta una terapia fisica e ribilitativa dall'ortopedico, possa consultare il medico fisiatra.

Queste mie sono naturalmente due schematizzazioni molto genercihe dato che in realtà le eccezioni possono essere innumerevoli in un senso e nell'altro.

Voglio sottolinearLe per amore della trasparenza che Lei non deve considerare questa mia risposta come furba in quanto "politcally correct". Davvero.
In realtà la differenza du ruolo tra le due specialità è prorpio così netta come si vede fuori dall'Italia o almeno dovrebbe. Esistono infatti due campi di competenza estremamente precisi e di evidente identità professionale con peculiari ambiti culturali di pari dignità.

Personalmente ritengo che la terapia fisica e la ribilitazione siano cruciali nel garantire un buon risultato chirurgico. Buona parte del segreto dei buoni risultatidei migliori centri ortopedici al mondo è l'ottima o eccellente integrazione tra ortopedici e fisiatri dove non esistono conflitti di competenza, ma solo opportunità di confronto nell'interesse del malato.

Mi rendo conto che in alcune parti in Italia non è così, ma posso assicurarle che personalmente sono esigente allo stesso modo con gli ortopedici come con i fisiatri. Per me non esistono differenza o preferenze da coltivare sulla base di una malintesa "affinità specialistica", ma solo professionisti che mi devono aiutare a risolvere i problemi del malato.
Chi partecipa attivamente e chi apporta professionalità e competenza verrà da me sempre considerato come un collaboratore prezioso; indipendentemente dalla "casacca" specialistica che indossa.

Non so se ho dato una risposta alla sua domanda, ma mi auguro almeno di averLe fornito gli elementi per poter formulare la sua scelta nel miglior modo possibile.

Cordialità
Dr. A. VAlassina
[#4]
Utente
Utente
La sua risposta è molto chiara e la ringrazio ancora una volta per le preziose informazioni che mi ha fornito.

Grazie