Trapianto di menisco, che fare?

Buongiorno,

Sono un ragazzo di 26, ben allenato e sportivo (basket) semi professionista.

Ormai dall’età di 17 anni devo convivere con problemi ricorrenti al ginocchio.
A partire dal 2015, infatti, ho subito 4 operazioni alle ginocchia (prima due a sx e successivamente due a dx) sempre per la stessa problematica, legata ai menischi esterni.

Entrambe le volte, dopo una prima operazione e la successiva riabilitazione, appena messo il piede in campo un’altra parte del menisco si è rotta.

Successivamente, il ginocchio è rimasto costantemente infiammato, passando da stati di tranquillità a stati di gonfiore, dolore e ridottissima mobilità.

A partire dal 2020, seppur con qualche dolorino, ho goduto di una vita normale, allenandomi 4 volte a settimana, partita nel weekend e accompagnando l’attività sportiva cestistica al lavoro di rinforzo muscolare costante in palestra.


Successivamente, a marzo di quest’anno, durante ho di nuovo sentito un dolore alla parte esterna del ginocchio sx.

Da quel momento il ginocchio è tornato, peggio di prima, a presentare stati di infiammazione, impedendomi di continuare con una vita tranquilla, sia sul piano sportivo che quotidiano.

Per queste motivazioni ho fatto una risonanza:

Esiti di meniscectomia parziale esterna: la restante struttura meniscale è degenerata, frammentata e lievemente sublussata in sede paracondiloidea.

Sullo stesso versante articolare si evidenziano segni di osteocondropatia degenerativa femoro-tibiale associata a deformazione artrosica.

Irregolarità e sclerosi del profilo corticale posteriore della regione metafiso- diafisario prossimale della tibia, sul versante esterno, con multiple, piccole immagini osteolitiche subcorticali delimitate da orletto sclerotico.

Osteocondropatia degenerativa della rotula sul versante mediale.

Entesopatia inserzionale del quadricipite femorale.

Segni di ipertrofia sinoviale associati a un minimo versamento articolare.

Distensione fluida della borsa del muscolo popliteo che presenta un contenuto disomogeneo.

Esiti cicatriziali post-chirurgici dei retinacoli, delle pliche alari e del corpo di Hoffa

Dopo tutto questo, a giugno di quest’anno ho fatto una visita specialistica dove mi hanno consigliato un trapianto di menisco, inizialmente solo a sx.


Il motivo di questo post deriva dalla paura di vivere un nuovo calvario già vissuto: intervento, fisioterapia, nuovo infortunio e di nuovo stop dall’attività cestistica.

Scrivo dunque per chiedere un parere; se esistono altri modi per aiutarmi a vivere tranquillamente senza sentirmi in un corpo che mi limita.


Ho paura sopratutto del tasso di ricaduta o non riuscita dell’intervento che mi è stato comunicato dalla stessa dottoressa intorno al 15/20%.


Sto già pianificando un altro spostamento (vivo in Sardegna) per avere almeno un altro consulto, ma vorrei comunque chiedere un parere vostro.


Mi scuso per l’estrema lunghezza ma volevo cercare di essere il più accurato e preciso possibile.


Grazie molte
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Dr. Efisio Musu Ortopedico 1.5k 91
Il trapianto di menisco (o innesto di menisco da donatore) rappresenta la più valida opzione terapeutica percorribile per tentare di rallentare il processo di degenerazione artrosica senza ricorrere ad una protesi metallica in pazienti che hanno subito una meniscectomia sub-totale o totale.
I menischi utilizzati per questa procedura sono prelevati da donatore deceduto, e sono conservati in vere e proprie banche del tessuto muscoloscheletrico.
Il trapianto di menisco si rivela una procedura cruciale per chi soffre di lesioni meniscali gravi in quanto Il menisco è una componente fondamentale del ginocchio, che contribuisce all’assorbimento degli shock, alla stabilità articolare e alla distribuzione uniforme del carico.
Un trapianto di menisco è indicato in caso di lesioni meniscali subtotali o totali irreparabili che causano dolore significativo e limitazione funzionale, non migliorabili con trattamenti conservativi.
Il trapianto mira a ridurre il dolore, migliorare la mobilità e prevenire l’insorgenza precoce di artrosi post-traumatica, migliorando significativamente la qualità di vita del paziente.