Frattura scomposta femore già con protesi donna 89 anni

Salve, scrivo per avere un confronto con la vostra esperienza, in merito a situazione in cui si sta trovando mia mamma, di 89 anni.

Cercherò di essere molto schematico, ma auspico chiaro, per semplificare un quadro "generale".

Donna, età 89 anni, esile/normopeso.
Già operata 20 anni fa ad entrambi femori con protesi, cardiopatica, osteoporosi importante.
Mobilità prima dell'ultimo evento traumatico era eccellente, inteso con quotidiane lunghe passeggiate ed integrale autonomia in ogni attività domestica e non.
A seguito di caduta, avviene frattura scomposta dell'osso femore DX su cui era innestata protesi.
Mobilità gamba rimane regolare (si piega).
Ad una settimana dell'evento, mamma riferisce poco/sopportabile dolore della frattura.
La struttura ospedaliera riferisce (dopo numerosi consulti con anestesisti e numerosi RX) che un intervento (inteso con placche/fascette piuttosto che intervento ancora più invasivo di sostituzione protesi) risulterebbe ad altissimo rischio decesso a motivo di altre condizioni cliniche generali.
Viene caldamente suggerito di considerare la possibilità di NON intervenire, quindi facendo calcificare l'attuale osso, con dovuto riposo circa 30 gg.
Dopodiché segue importante fisioterapia, e considerato che prima dell'evento traumatico la mamma era in gran forma a livello muscolare/mobilità, potrà avere un discreto recupero motorio.
Avrà gamba leggermente più corta, a cui potrà sopperire con idonee calzature.

E' realistico pensare che una frattura scomposta possa calcificare e permettere - con idonea riabilitazione - il recupero di una discreta mobilità?
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Dr. Efisio Musu Ortopedico 1.3k 84 1
Gentile signore innanzi tutto mi dolgo per la disavventura occorsa alla sua mamma, in secondo luogo devo dirle che un intervento chirurgico siffatto rappresenta un grosso rischio per la paziente rischio che viene praticamente calcolato dal cardiologo e dall’anestesista.
Temo che soli 30 gg. non siano sufficienti per un totale consolidamento dell’osso che senz’altro può avvenire anche se non in posizione corretta, producendo quindi come già detto un accorciamento dell’arto auspicando che i monconi di frattura non siano in contatto corticale con corticale ( in tal caso il processo è più lungo e complesso ).
Nel periodo di degenza a letto un fisioterapista potrebbe seguirla per evitare che la signora perda del tutto o in parte il tono muscolare.
Buona giornata.

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Utente
Utente
Gentilissimo Dott. Musu per il chiaro riscontro.
Secondo la Sua esperienza, in questo periodo di degenza (evidentemente più lungo di 30 gg.) la mamma potrebbe alternare le posizioni di coricata/seduta sul letto? Eventualmente sarebbe sufficiente solo "non appoggiare assolutamente la gamba a terra" oppure c'è necessità di mantenere la gamba in posizione orizzontale? Semplificando... che tipo di movimenti potrebbe prudenzialmente permettersi di fare in questo lungo periodo di degenza allettata? Infine, potrebbe essere pensabile ad una degenza domiciliare (con ausilio di personale d'assistenza 24/24h oltre + affiancamento giornaliero con fisioterapista) oppure richiederebbe preferibilmente una degenza ospedaliera?
Grazie ancora per la Sua disponibilità, pazienza e MOLTO APPREZZATA chiarezza/schiettezza!
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Dr. Efisio Musu Ortopedico 1.3k 84 1
La signora potrebbe stare seduta anche in poltrona a patto che per il passaggio dal letto alla poltrona non caricasse sull’arto fratturato.
Non so se le sia stato consigliato ma io eseguirei per 30 gg,un’iniezione sottocutanea di eparina a a basso peso molecolare per una tromboprofilassi.
A mio giudizio non occorre un’assistenza continua per 24 ore ma insisto per l’assistenza fisioterapica.
Ancora cordiali saluti.