Impingement bilaterale anca cam type
Buongiorno, vi scrivo nel mio ruolo di padre: mio figlio di 17 anni pratica sport di contatto da circa 3 anni, da circa 1 anno accusa dolori alle anche
che si manifestano in fitte inguinali soprattutto dopo aver passato qualche tempo in posizione seduta.
Lo ho ovviamente sottoposto a visita specialistica ed indagini radiografiche, risultato: impingement bilaterale CAM type. Le radiografie evidenziano una iniziale ovalizzazione delle teste femorali e una iniziale riduzione della rima coxo-femorale sinistra. L'ortopedico ci ha ovviamente comunicato la non remota possibilità che col tempo la situazione degeneri in artrosi con la necessità di ricorrere alla protesizzazione di ambedue le teste d'anca (a titolo puramente indicativo ipotizzava a circa 40 anni di età).
Dopo questa diagnosi ho consultato altri specialisti, la diagnosi è stata confermata ma mi sono reso conto che esistono diverse scuole di pensiero sulla possibile terapia: un ortopedico ha proposto di intervenire in artroscopia per eliminare le "camme" e quindi rimuovere il problema, un altro ha nettamente sconsigliato questo tipo di intervento dicendo che non ci sono prove sulla sua reale utilità e che potrebbe addirittura peggiorare la situazione...
Io, non essendo medico, sono a questo punto confuso: ho cercato di documentarmi sull'argomento anche su siti in lingua inglese e la mia sensazione è che in Italia questo tipo di intervento non sia per nulla diffuso (contrariamente a quanto avviene negli USA), inoltre ho oggettivamente trovato molte descrizioni su come avviene l'intervento ma nessuna statistica sui risultati a lungo termine, il che aumenta la mia indecisione su cosa fare.
Come padre vorrei avere la certezza di fare tutto il possibile per evitare a mio figlio di dover ricorrere in futuro ad interventi molto più traumatici, ma non vorrei peggiorare la situazione attuale...
Vorrei cortesemente chiedervi la vostra opinione sull'argomento: se vs. figlio/a avesse un problema di questo tipo lo sottoporreste ad un intervento di artroscopia correttiva? In alternativa cosa fareste?
Vorrei inoltre sapere quali sono i centri di riferimento in Italia per interventi di questo tipo, dove sono stati effettuati il maggior numero di interventi?
Un'aultima domanda: quali sono i centri di eccellenza mondiali per l'artroscopia dell'anca ?
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrete dare a questa mia,
che si manifestano in fitte inguinali soprattutto dopo aver passato qualche tempo in posizione seduta.
Lo ho ovviamente sottoposto a visita specialistica ed indagini radiografiche, risultato: impingement bilaterale CAM type. Le radiografie evidenziano una iniziale ovalizzazione delle teste femorali e una iniziale riduzione della rima coxo-femorale sinistra. L'ortopedico ci ha ovviamente comunicato la non remota possibilità che col tempo la situazione degeneri in artrosi con la necessità di ricorrere alla protesizzazione di ambedue le teste d'anca (a titolo puramente indicativo ipotizzava a circa 40 anni di età).
Dopo questa diagnosi ho consultato altri specialisti, la diagnosi è stata confermata ma mi sono reso conto che esistono diverse scuole di pensiero sulla possibile terapia: un ortopedico ha proposto di intervenire in artroscopia per eliminare le "camme" e quindi rimuovere il problema, un altro ha nettamente sconsigliato questo tipo di intervento dicendo che non ci sono prove sulla sua reale utilità e che potrebbe addirittura peggiorare la situazione...
Io, non essendo medico, sono a questo punto confuso: ho cercato di documentarmi sull'argomento anche su siti in lingua inglese e la mia sensazione è che in Italia questo tipo di intervento non sia per nulla diffuso (contrariamente a quanto avviene negli USA), inoltre ho oggettivamente trovato molte descrizioni su come avviene l'intervento ma nessuna statistica sui risultati a lungo termine, il che aumenta la mia indecisione su cosa fare.
Come padre vorrei avere la certezza di fare tutto il possibile per evitare a mio figlio di dover ricorrere in futuro ad interventi molto più traumatici, ma non vorrei peggiorare la situazione attuale...
Vorrei cortesemente chiedervi la vostra opinione sull'argomento: se vs. figlio/a avesse un problema di questo tipo lo sottoporreste ad un intervento di artroscopia correttiva? In alternativa cosa fareste?
Vorrei inoltre sapere quali sono i centri di riferimento in Italia per interventi di questo tipo, dove sono stati effettuati il maggior numero di interventi?
Un'aultima domanda: quali sono i centri di eccellenza mondiali per l'artroscopia dell'anca ?
Vi ringrazio anticipatamente per l'attenzione che vorrete dare a questa mia,
[#1]
Le domande che pone non sono facili; come vede i Suoi quesiti sono rimasti più del solito senza risposta.
Non ci chieda cosa faremmo per nostro figlio perché probabilmente le risposte più lucide vengono se si considera il caso senza coinvolgimenti emotivi: probabilmente faremmo come Lei, interrogheremmo colleghi, consulteremmo le bibliografie mondiali, ecc.
E' però difficile (almeno per me) rispondere a domande di carattere statistico e dirLe quali siano i "centri di eccellenza mondiali per l'artroscopia dell'anca ".
Quello che posso fare è fornirLe alcuni elementi, non in ordine di importanza, che potrebbero essere utili per guidarLa nella ricerca.
Intanto può vedere 2 articoli su questo stesso sito:
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/ e
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/ (in questo è presente anche una ricca bibliografia dove potrebbe trovare utili riferimenti).
Aggiungo che il prof. d'Imporzano (del Pini di Milano) si interessa anche di questa patologia e ha pubblicato nel 2007 un lavoro scientifico sull'argomento. Abitando a Milano potrebbe essere utile comunque un suo secondo parere.
Mi rendo conto di non averLa aiutata molto anche perché, come ha visto anche Lei, ci sono differenti opinioni sull'argomento.
Spero che altri Colleghi più esperti nel campo specifico possano intervenire in modo più concreto per aiutarLa.
Ci tenga aggiornati sui futuri sviluppi
Cordiali saluti
Non ci chieda cosa faremmo per nostro figlio perché probabilmente le risposte più lucide vengono se si considera il caso senza coinvolgimenti emotivi: probabilmente faremmo come Lei, interrogheremmo colleghi, consulteremmo le bibliografie mondiali, ecc.
E' però difficile (almeno per me) rispondere a domande di carattere statistico e dirLe quali siano i "centri di eccellenza mondiali per l'artroscopia dell'anca ".
Quello che posso fare è fornirLe alcuni elementi, non in ordine di importanza, che potrebbero essere utili per guidarLa nella ricerca.
Intanto può vedere 2 articoli su questo stesso sito:
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/ e
https://www.medicitalia.it/minforma/ortopedia/ (in questo è presente anche una ricca bibliografia dove potrebbe trovare utili riferimenti).
Aggiungo che il prof. d'Imporzano (del Pini di Milano) si interessa anche di questa patologia e ha pubblicato nel 2007 un lavoro scientifico sull'argomento. Abitando a Milano potrebbe essere utile comunque un suo secondo parere.
Mi rendo conto di non averLa aiutata molto anche perché, come ha visto anche Lei, ci sono differenti opinioni sull'argomento.
Spero che altri Colleghi più esperti nel campo specifico possano intervenire in modo più concreto per aiutarLa.
Ci tenga aggiornati sui futuri sviluppi
Cordiali saluti
Umberto Donati, MD
www.ortopedicoabologna.it
[#2]
Utente
Gent. Dott. Donati,
innanzitutto la ringrazio per la risposta e per la sua comprensione della mia ansia paterna.
Grazie anche per i due link che mi ha gentilmente postato, li avevo già consultati durante le mie ricerche. Per quanto riguarda il suo suggerimento relativo al Prof. d'Imporzano: il consiglio di ricorrere ad un intervento in artroscopia per rimuovere le "camme" arriva proprio da un medico del suo staff, non credo sia un caso...
Purtroppo la sua risposta non indirizza però il mio dubbio principale, cioè se un intervento di questo tipo è risolutivo per evitare un decorso delle lesioni che porterà alla protesizzazione delle anche oppure è un inutile rischio.
Spero che qualche suo collega possa esprimere una sua opinione personale a riguardo.
Grazie acora,
innanzitutto la ringrazio per la risposta e per la sua comprensione della mia ansia paterna.
Grazie anche per i due link che mi ha gentilmente postato, li avevo già consultati durante le mie ricerche. Per quanto riguarda il suo suggerimento relativo al Prof. d'Imporzano: il consiglio di ricorrere ad un intervento in artroscopia per rimuovere le "camme" arriva proprio da un medico del suo staff, non credo sia un caso...
Purtroppo la sua risposta non indirizza però il mio dubbio principale, cioè se un intervento di questo tipo è risolutivo per evitare un decorso delle lesioni che porterà alla protesizzazione delle anche oppure è un inutile rischio.
Spero che qualche suo collega possa esprimere una sua opinione personale a riguardo.
Grazie acora,
[#3]
Non credo che sia possibile rispondere al Suo dubbio "se un intervento di questo tipo è risolutivo per evitare un decorso delle lesioni che porterà alla protesizzazione delle anche oppure è un inutile rischio". Prima di tutto bisognerebbe conoscere il quadro clinico e radiografico di partenza di Suo figlio, ma comunque non è possibile dare garanzie di questo tipo per le molte variabili che possono intervenire nel processo. E' possibile invece che il tipo di conflitto possa accelerare l'evoluzione artrosica dell'articolazione e che magari con l'intervento possa diminuire la possibilità o almeno rimandarla.
La fine della frase "il consiglio di ricorrere ad un intervento in artroscopia arriva proprio da un medico del suo staff, non credo sia un caso..." sinceramente non so che significato abbia.
Cordiali saluti
La fine della frase "il consiglio di ricorrere ad un intervento in artroscopia arriva proprio da un medico del suo staff, non credo sia un caso..." sinceramente non so che significato abbia.
Cordiali saluti
[#4]
Utente
Grazie per l'ulteriore e veramente velocissima risposta.
Scusi per la poca chiarezza della mia frase, rileggendola effettivamente non si capisce cosa intendessi...
Quello che intendevo è che il suggerimento dell'intervento è venuto da un medico dello staff del Prof. d'Imporzano che ha visitato mio figlio e che quindi, probabilmente, rispecchia l'approccio di una certa scuola di pensiero.
Dalla sua ulteriore risposta mi sembra di capire che non ci può essere garanzia che l'intevento eviti la futura necessità di protesi ma che è invece probabile che ne diminuisca o ritardi la probabilità. Ho interpretato correttamente il suo pensiero?
Cordialmente,
Scusi per la poca chiarezza della mia frase, rileggendola effettivamente non si capisce cosa intendessi...
Quello che intendevo è che il suggerimento dell'intervento è venuto da un medico dello staff del Prof. d'Imporzano che ha visitato mio figlio e che quindi, probabilmente, rispecchia l'approccio di una certa scuola di pensiero.
Dalla sua ulteriore risposta mi sembra di capire che non ci può essere garanzia che l'intevento eviti la futura necessità di protesi ma che è invece probabile che ne diminuisca o ritardi la probabilità. Ho interpretato correttamente il suo pensiero?
Cordialmente,
[#5]
Sostanzialmente è così, ma la mia è solo un'ipotesi e non può riferirsi a un caso specifico che non conosco.
Per quanto riguarda la proposta di intervento in artroscopia sarà pure una scuola di pensiero, tuttavia io personalmente preferisco farmi dire che ci vuole un intervento da chi lo fa (tanto più se fa questo intervento almeno dal 2003), piuttosto che non ci vuole da chi non lo fa (anche se la condizione preferibile è farsi dire che non ci vuole da chi lo fa), . Aggiungo per completezza che il lavoro che ho citato riguardava una via d'accesso chirurgica a cielo aperto e non in artroscopia, che rappresenta comunque un'ulteriore evoluzione tecnica che diminuisce rischi, immobilizzazione, ecc.
Cordiali saluti
Per quanto riguarda la proposta di intervento in artroscopia sarà pure una scuola di pensiero, tuttavia io personalmente preferisco farmi dire che ci vuole un intervento da chi lo fa (tanto più se fa questo intervento almeno dal 2003), piuttosto che non ci vuole da chi non lo fa (anche se la condizione preferibile è farsi dire che non ci vuole da chi lo fa), . Aggiungo per completezza che il lavoro che ho citato riguardava una via d'accesso chirurgica a cielo aperto e non in artroscopia, che rappresenta comunque un'ulteriore evoluzione tecnica che diminuisce rischi, immobilizzazione, ecc.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 4.9k visite dal 04/09/2009.
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