Parodontite.
Buona sera, mia moglie, 50 anni (peso 70, altezza 151) è affetta da parodontite e, pur essendo seguita da uno studio dentistico, si sta aggravando. Alcuni denti, oltre a fargli male, stanno iniziando a muoversi, ma non siamo riusciti ad avere consigli su come comportarci, su quale sarà il decorso della malattia e, eventualmente, quali possibilità di cura esistano. Sulla carta si trovano miracolose e costose cure, ma io vorrei avere una visione realistica di ciò che si può fare. Dalle informazioni che ho trovato nella vostra pagina non ne è un uscito un quadro confortante. Potreste dirmi se esistono dei centri specializzati, in Italia, in grado di risolvere questo tipo di malattia e con quali tipi di intervento?
Vi ringrazio anticipatamente.
Vi ringrazio anticipatamente.
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Occore una valutazione dello stato parodontale di sua moglie
l'esame clinico parodontale consiste in questi step :
-primo passo : anamnesi accurata:
assunzione di farmaci(eventuali bifosfonati),malattie sistemiche(diabete ,malattie sistema emopoietico,malattie sistema immunitario),abitudini voluttuarie(alcool,tabagismo)
- secondo : VALUTAZIONE PARAFUNZIONI ( digrignamento,serramento)Spesso si associa BRUXISXMO! + Valutare eventuali malocclusioni.
- Il terzo consiste nell’ispezione delle gengive alla ricerca di eventuali segnali di sofferenza come arrossamento, tumefazione, RETRAZIONE !.
-Successivamente si passa al sondaggio che costituisce il momento chiave della visita parodontale perché permette di individuare la presenza di tasche gengivali, di valutare l’entità della distruzione dei tessuti duri del parodonto (osso alveolare, legamento parodontale, cemento radicolare) e la perdita di attacco connettivale.
-Osservando il sanguinamento dopo il sondaggio si deduce il grado di infiammazione della gengiva e l’entità della risposta infiammatoria in atto.
-Contestualmente si rileva la quantità di placca che ricopre la superficie del dente, essendo questa direttamente coinvolta nel meccanismo patologico in atto e nell’induzione della risposta infiammatoria da parte dell’organismo.
-Si valuta, poi, la mobilità dentale che, indirettamente, fornisce un’idea della perdita di supporto parodontale.
-Il passo successivo consiste nella valutazione di condizioni anatomiche, occlusali e ricostruttive che possano stimolare l’insorgenza o l’aggravamento di problemi parodontali.
L’ultimo atto della visita prevede l’analisi della radiografia che, nel caso di diagnosi parodontale, deve essere un esame endorale completo (in inglese “full endorale”).
Si tratta di un insieme di radiografie endorali che forniscono l’immagine chiara e dettagliata dell’architettura ossea che circonda i denti.
Da queste radiografie si deduce esattamente l’entità della distruzione parodontale e il tipo di terapia più adatta al caso.
In seguito alla visita, per una raccolta dei dati più funzionale, le misurazioni vengono inquadrate in alcuni indici che esprimono sinteticamente il quadro clinico con particolare riferimento allo stato infettivo e infiammatorio dei tessuti.
Esiste un primo approccio non chirurgico che consiste nello
scaling e root planing e ulteriori sedute di igiene orale;
utile eventuale splintaggio dei denti mobili.
La chirurgia parodontale deve essere considerata un valore aggiunto alle terapie profilattiche sulle lesioni al parodonto.
Essa viene valutata per ridurre tasche parodontali profonde, modificare l'architettura gengivale e ossea che concorre all'accumulo di placca, con l'obiettivo primario di conservazione degli elementi dentali, dopo attenta valutazione dei fattori di rischio del paziente.
Svolto un attento esame parodontale, la chirurgia mira a:
ridurre il sanguinamento gengivale;
ridurre la profondità delle tasche parodontali;
trattare le recessioni gengivali
Quando:
siti profondi più di 4mm;
lesioni alla biforcazione alla radice dei molari;
nei casi con evidente modifica della dimensione biologica dei tessuti parodontali.
Esiste poi il grosso capitolo, attualissimo, delle tecniche rigenerative.
La chirurgia rigenerativa ha aperto orizzonti inimmaginabili nel recupero dei tessuti di supporto attorno agli elementi dentali compromessi dalla malattia parodontale. Si utilizzano membrane riassorbibili e non riassorbibili che costituiscono una barriera fisica per l'esclusione delle cellule dell'epitelio e del connettivo gengivale durante la fase di guarigione di una ferita chirurgica.
Possiamo utilizzare anche, innesti di osso autologo o di banca.
La chirugia mucogengivale permette di correggere i difetti di morfologia, di posizione e di quantità dei tessuti molli parodontali. Interventi al lembo o innesti tessutali permettono la copertura di zone radicolari esposte e l'aumento di quantità di tessuto gengivale per fini estetici , protesici o ortodontici.
In casi più gravi quando la patologia non è curabile,esiste sempre la possibilità della chirurgia implantare.
Consulti uno specialista parodontologo per il caso specifico.
Buona Serata
l'esame clinico parodontale consiste in questi step :
-primo passo : anamnesi accurata:
assunzione di farmaci(eventuali bifosfonati),malattie sistemiche(diabete ,malattie sistema emopoietico,malattie sistema immunitario),abitudini voluttuarie(alcool,tabagismo)
- secondo : VALUTAZIONE PARAFUNZIONI ( digrignamento,serramento)Spesso si associa BRUXISXMO! + Valutare eventuali malocclusioni.
- Il terzo consiste nell’ispezione delle gengive alla ricerca di eventuali segnali di sofferenza come arrossamento, tumefazione, RETRAZIONE !.
-Successivamente si passa al sondaggio che costituisce il momento chiave della visita parodontale perché permette di individuare la presenza di tasche gengivali, di valutare l’entità della distruzione dei tessuti duri del parodonto (osso alveolare, legamento parodontale, cemento radicolare) e la perdita di attacco connettivale.
-Osservando il sanguinamento dopo il sondaggio si deduce il grado di infiammazione della gengiva e l’entità della risposta infiammatoria in atto.
-Contestualmente si rileva la quantità di placca che ricopre la superficie del dente, essendo questa direttamente coinvolta nel meccanismo patologico in atto e nell’induzione della risposta infiammatoria da parte dell’organismo.
-Si valuta, poi, la mobilità dentale che, indirettamente, fornisce un’idea della perdita di supporto parodontale.
-Il passo successivo consiste nella valutazione di condizioni anatomiche, occlusali e ricostruttive che possano stimolare l’insorgenza o l’aggravamento di problemi parodontali.
L’ultimo atto della visita prevede l’analisi della radiografia che, nel caso di diagnosi parodontale, deve essere un esame endorale completo (in inglese “full endorale”).
Si tratta di un insieme di radiografie endorali che forniscono l’immagine chiara e dettagliata dell’architettura ossea che circonda i denti.
Da queste radiografie si deduce esattamente l’entità della distruzione parodontale e il tipo di terapia più adatta al caso.
In seguito alla visita, per una raccolta dei dati più funzionale, le misurazioni vengono inquadrate in alcuni indici che esprimono sinteticamente il quadro clinico con particolare riferimento allo stato infettivo e infiammatorio dei tessuti.
Esiste un primo approccio non chirurgico che consiste nello
scaling e root planing e ulteriori sedute di igiene orale;
utile eventuale splintaggio dei denti mobili.
La chirurgia parodontale deve essere considerata un valore aggiunto alle terapie profilattiche sulle lesioni al parodonto.
Essa viene valutata per ridurre tasche parodontali profonde, modificare l'architettura gengivale e ossea che concorre all'accumulo di placca, con l'obiettivo primario di conservazione degli elementi dentali, dopo attenta valutazione dei fattori di rischio del paziente.
Svolto un attento esame parodontale, la chirurgia mira a:
ridurre il sanguinamento gengivale;
ridurre la profondità delle tasche parodontali;
trattare le recessioni gengivali
Quando:
siti profondi più di 4mm;
lesioni alla biforcazione alla radice dei molari;
nei casi con evidente modifica della dimensione biologica dei tessuti parodontali.
Esiste poi il grosso capitolo, attualissimo, delle tecniche rigenerative.
La chirurgia rigenerativa ha aperto orizzonti inimmaginabili nel recupero dei tessuti di supporto attorno agli elementi dentali compromessi dalla malattia parodontale. Si utilizzano membrane riassorbibili e non riassorbibili che costituiscono una barriera fisica per l'esclusione delle cellule dell'epitelio e del connettivo gengivale durante la fase di guarigione di una ferita chirurgica.
Possiamo utilizzare anche, innesti di osso autologo o di banca.
La chirugia mucogengivale permette di correggere i difetti di morfologia, di posizione e di quantità dei tessuti molli parodontali. Interventi al lembo o innesti tessutali permettono la copertura di zone radicolari esposte e l'aumento di quantità di tessuto gengivale per fini estetici , protesici o ortodontici.
In casi più gravi quando la patologia non è curabile,esiste sempre la possibilità della chirurgia implantare.
Consulti uno specialista parodontologo per il caso specifico.
Buona Serata
Dr. Luigi De Socio
Specialista in Odontoiatria
Perfezionato in Ortodonzia
Perfezionato in Gnatologia
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 1.5k visite dal 24/11/2016.
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