Carcinoma mammario con linfonodi intaccati

Vi chiedo un parere sulla situazione di mia madre:
Anni 63 - Alt 1,60 mt - peso 85 kg.
Problemi pregressi:
2007: leucopenia con neutropenia (verosimilmente da farmaci)
2006: soggetto a rischio cardiologico
2001: colicistectomia laparoscopica per calcolosi
2001: ipercolesterolemia
1999: diabete mellito tipo II
1998: ipertensione.

Il 09/04/2009 da una Mammografia bilaterale abbiamo questo risultato:
Si apprezza asimmetria strutturale ad aspetto stellato; l’esame ecografico mirato, conferma area disomogeneamente ipoecogena del diametro di circa 1 cm.
Il reperto, in relazione alle caratteristiche iconografiche è riferib a lesione discariocinetica e necessit VAB. Nulla di significativo da segnalare a dx.A carico dei tessuti molli di entrambi i cavi ascellari non si aprezzano tumefazioni linfonodali di significato patologico.
Segue Procedura VAB il 23/4/2009 da cui emerge “parenchima mammario sede di infiltrazione neoplastica che limitatamente al materiale in esame, presenta gli aspetti del carcinoma duttale infiltrante scarsamente differenziato”.
Quindi il 22/6/2009 viene effettuata una resezione ghiandolare QIE sn margine mediale laccio lungo, margine superiore laccio corto + linfonodo sentinella.
Esito:Parenchima mammario sede di 2 focolai di infiltrazione neoplastica entrambi con i caratteri del carcinoma duttale infiltrante. Il primo misura cm2 di diametro massimo, moderatamente differenziato, G2 (tubuli 3, pleomorfismo 2, mitosi 2), secondo il sistema di Bloom-Richardson modificato Nottingham ed è presente componente in situ di tipo solido cribiforme(?) e comedonico pari al 20% della neoplasia. Il secondo misura cm 0,3 e presenta componente in situ di tipo comedonico pari al 50% della neoplasia ed è tangente il margine profondo. l’esame delle sezioni seriate e l’indagine immunoistochimica per le citocheratine AE1-AE3 hanno mostrato un linfonodo sede di infiltrazione neoplastica metastatica (mm 2,1). pTNM XXXXX? pT2, N1sn, Mx. I campioni inviati come “allargamento esterno” ed “allargamento inferiore” sono costituiti da tessuto fibro-adiposo esente da infiltrazione neoplastica metastatica.
Profilo recettoriale e markers tumorali esguiti su inclusione n°I-2009-4378-5 (neoformazione di cm2)
ER: positivo in più del 90% delle cellule neoplastiche
PR: positivo nel 65% delle cellule neoplastiche
Ki-67: positivo nel 20% delle cellule neoplastiche
Cerb-B2: positività di membrana intensa e continua nell’80% delle cellule neoplastiche (score 3).
Il 10/7/2009 toglie un Linfonodo ascellare+linfonodi sottoscapolari.
Esito:Si repertano 12 linfonodi di cui 7 sono sede di ripetizione neoplastica metastatica. Il parenchima circostante è sede di flogosi cronica granulomatosa.
A breve farà TAC total mdc e scintigr ossea.Con la leucopenia che ha (ORA HA GL BIANCHI A 2,8), QUANTO E' RISCHIOSA LA CHEMIO? QUANTO E' VELOCE LA CRESCITA DELLA SUA NEOPLASIA IN BASE AI RISULTATI? CHE PROBAB DI SOPRAVVIVENZA SI POSSONO STIMARE? grazie mille


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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133
Gentile Utente,

mamma necessita senz'altro di una terapia medica. La chemioterapia andrà ovviamente studiata su misura in relazione alle altre problematiche. Fondamentale la stadiazione completa con la TC e la scintigrafia ossea. Solo dopo l'esito di tali esami si potrà decidere come agire.

Cari saluti

Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it

Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/

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Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120
Se ci sono più di 4 linfonodi positivi in sede ascellare/infraclavicolare è indicato un trattamento radiante(oltre che sulla mammella residua, visto l'intervento di quadrantectomia) sulle sedi linfatiche di drenaggio allo scopo di sterillizzarle da possibili recidive locali.

In presenza di chemioterapia l'inizio della radio può essere posticipato a 6 mesi dalla chirugia e almeno ad un mese dalla fine della chemio.

La aggressività della malattia è stimabile dalla compromossione linfonodale, che in questo caso c'è e dai parametri prognostici e predittivi indicati nell'esame istologico, di cui le parlerà sicuramente l'oncologo medico per indirizzarla verso il trattamento farmacologico chemioterapico più adatto alla classe di rischio della paziente.

Non faccia domande sulla sopravvivenza, perchè a mio avviso nessuno è in grado di rispondere a questa domanda con obiettività(le percentuali di sopravvivenza sono frequentmente smentite, ed è riduttivo tradurre tutto con statistiche che mal si addicono alle caratteristiche individuali della malattia in ogni paziente). Si può prevedere al massimo il rischio in base ai fattori suddetti per prescrivere la cura più personalizzata possibile.

Molto cordialmente

Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

[#3]
Utente
Utente
Sono consapevole della necessità di avere anche i risultati di TAC e scintigrafia per poter valutare meglio il quadro, ma allo stato attuale, con i suddetti risultati della biopsia della resezione ghiandolare, è possibile sapere di fronte a quale tipo di tumore ci troviamo davanti? di rapida estensione? di "quanto" maligna?
Esistono tipologie di chemioterapia che non abbassano leucociti e neutrofili? ed inoltre, esistono delle chemioterapie che vengono effettuate in ricovero ospedaliero, in modo tale da monitorare al meglio l'andamento?
In ultimo: sono sufficienti 5 giorni di distanza tra l'effettuazione della scintigrafia e quella della TAC? o questa vicinanza di date può generare alterazione nei risultati o peggio essere "tossica"?

La ringrazio infinitamente per la velocità nel rispondermi ed in anticipo per l'attenzione che vorrà concedermi. Grazie davvero.
[#4]
Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120
In relazione alla distanza temporale tra scintigrafia e TC non c'è nessun limite, se non quello della reale utilità della prescrizione di questi esami(che comunque per una stadiazione sono importanti).
Le ho detto già come la malignità è legata a quei fattori suddetti che indicherebbero, nel caso di sua madre, la possibile utilità di alcuni farmaci verso i quali la paziente potrebbe essere più responsiva di altri. Ma sono argomenti che devono essere trattati direttamente con il vostro oncologo medico, che sceglierà lo schema terapeutico anche in funzione dei rischi correlati di cui chiedeva.
Spero di avere esaurito, nel limite del possibile, i suoi dubbi. Risposte più specifiche arriveranno da chi vi segue di presenza e deciderà il da farsi.

Cordialmente
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Utente
Utente
Vi volevo ringraziare per il momento. Vi aggiornerò sui risultati delle prossime analisi.
So che avremo da lottare ma ce la metterò tutta.

Per ora ho imparato l'importanza della prevenzione ed ho fatto l'ecografia anch'io.

Grazie ancora.
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Utente
Utente
Buongiorno,
allo stato attuale abbiamo fatto la prima visita dall'oncologa, la quale richiede un nulla-osta a poter fare la chemio da parta dell'ematologa che segue la neutropenia di mia madre.

La domanda è questa: l'ematologa ha detto che si potrebbe provare ad intervenire con l'ormone della crescita per poter alzare le difese immunitarie, e che addirittura esistono casi in cui la chemio terapia innalza tali difese. Ora mi chiedo: è possibile tutto questo o ce lo ha detto sperando di avere un esito sullo STATO PSICOLOGICO della paziente e di noi familiari?

grazie in anticipo.
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