Metastasi da melanoma uveale
Buongiorno,
vorrei avere risposta ai molti dubbi che mi affliggono circa la situazione di mio papà (72 anni) affetto da metastasi al fegato da melanoma uveale.
In breve:
marzo 2007 è stato diagnosticato un melanoma uveale, trattato con protoni e regredito, in seguito sono sempre stati fatti controlli sia al cranio che ecografia al fegato x evidenziare eventuali metastasi, a gennaio 2009 abbiamo avuto la diagnosi di metastasi al fegato
Ci hanno detto che non era possibile intervenire chirugicamente e che la chemioterapia con Dacarbazina non aveva dato risultato soddisfacenti.
Abbiamo di deciso di partecipare ad un protocollo c/o IEO con Fotemustine via endovenosa.
Ad oggi (dopo 4 cicli), per effetto dei peggioramenti evidenziati, il papà fuoriesce da tale protocollo e ci consigliano la chemio tradizionale con Dacarbazina.
Forte è il senso di abbandono e la perplessità se valga la pena di intraprendere la chemio con Dacarbazina.
Allo stato attuale la qualità della vita di mio papà è buona ma per quanto tempo lo sarà se si sceglie di non fare la chemio? quali probabilità di sono di allungare la sua vita se, invece, la si intraprende?
Questi sono i dati dell'ultimo referto in nostro possesso (17-06-2009):
Diagnosi: metastasi da melanoma uveale OD
Anamnesi oncologica:
marzo 2007 - diagnosi melanoma OD (spessore 10.8 mm)
aprile 2007 - trattamento con protoni (Prof.Zografos Losanna)
dicembre 2008 - evidenza di metastasi epatiche da melanoma, biopsia con conferma della diagnosi
da febbraio 2009 - protocollo Fotemustine (c/o IEO)
SD dopo induzione
PD epatica dopo il 3°ciclo di mantenimento (4 cicli totali)
TAC del 08.06.2009
Addome: al fegato sono presenti alterazioni focali:
V segmento 28 mm
II segmento 32 mm
VII-VIII segmento 22 mm
III-IV segmento 22 mm
Si rileva inoltre modificazione delle caratteristiche tomodensitometriche per comparsa di componente più ipodensa a carico delle alterazioni focali di maggiori dimensioni con morfologia 'a bersaglio'. Molte delle alterazioni focali parametrate risultano comunque a margini sfumati. Anche tutte le alterazioni focali non prese a parametro risultano uniformemente incrementate. Apparente stabilità numerica. Invariati e negativi i restanti reperti in sede sottodiaframmatica senza comparsa di linfonodi patologici retroperitoneali o a livello pelvico. Conclusioni: incremento dimensionale delle lesioni focali epatiche.
Situazione attuale:
Buone condizioni generali
Peso 77 kg Altezza 172 cm PS 0 SC 1,90 mq
Non lesioni superficiali nè adenopatie sospette. Non epatosplenomegalia. Non rumori aptologici a livello toracico. Non ulteriori reperti di rilevo.
Programma proposto:
In considerazione della PD epatica evidenziata alla TC del 8-6-2009 il paziente fuoriesce dal protocollo con Fotemustine, si consiglia trattamento sistemico con Dacarbazina, secondo schema classico.
Cordiali saluti
vorrei avere risposta ai molti dubbi che mi affliggono circa la situazione di mio papà (72 anni) affetto da metastasi al fegato da melanoma uveale.
In breve:
marzo 2007 è stato diagnosticato un melanoma uveale, trattato con protoni e regredito, in seguito sono sempre stati fatti controlli sia al cranio che ecografia al fegato x evidenziare eventuali metastasi, a gennaio 2009 abbiamo avuto la diagnosi di metastasi al fegato
Ci hanno detto che non era possibile intervenire chirugicamente e che la chemioterapia con Dacarbazina non aveva dato risultato soddisfacenti.
Abbiamo di deciso di partecipare ad un protocollo c/o IEO con Fotemustine via endovenosa.
Ad oggi (dopo 4 cicli), per effetto dei peggioramenti evidenziati, il papà fuoriesce da tale protocollo e ci consigliano la chemio tradizionale con Dacarbazina.
Forte è il senso di abbandono e la perplessità se valga la pena di intraprendere la chemio con Dacarbazina.
Allo stato attuale la qualità della vita di mio papà è buona ma per quanto tempo lo sarà se si sceglie di non fare la chemio? quali probabilità di sono di allungare la sua vita se, invece, la si intraprende?
Questi sono i dati dell'ultimo referto in nostro possesso (17-06-2009):
Diagnosi: metastasi da melanoma uveale OD
Anamnesi oncologica:
marzo 2007 - diagnosi melanoma OD (spessore 10.8 mm)
aprile 2007 - trattamento con protoni (Prof.Zografos Losanna)
dicembre 2008 - evidenza di metastasi epatiche da melanoma, biopsia con conferma della diagnosi
da febbraio 2009 - protocollo Fotemustine (c/o IEO)
SD dopo induzione
PD epatica dopo il 3°ciclo di mantenimento (4 cicli totali)
TAC del 08.06.2009
Addome: al fegato sono presenti alterazioni focali:
V segmento 28 mm
II segmento 32 mm
VII-VIII segmento 22 mm
III-IV segmento 22 mm
Si rileva inoltre modificazione delle caratteristiche tomodensitometriche per comparsa di componente più ipodensa a carico delle alterazioni focali di maggiori dimensioni con morfologia 'a bersaglio'. Molte delle alterazioni focali parametrate risultano comunque a margini sfumati. Anche tutte le alterazioni focali non prese a parametro risultano uniformemente incrementate. Apparente stabilità numerica. Invariati e negativi i restanti reperti in sede sottodiaframmatica senza comparsa di linfonodi patologici retroperitoneali o a livello pelvico. Conclusioni: incremento dimensionale delle lesioni focali epatiche.
Situazione attuale:
Buone condizioni generali
Peso 77 kg Altezza 172 cm PS 0 SC 1,90 mq
Non lesioni superficiali nè adenopatie sospette. Non epatosplenomegalia. Non rumori aptologici a livello toracico. Non ulteriori reperti di rilevo.
Programma proposto:
In considerazione della PD epatica evidenziata alla TC del 8-6-2009 il paziente fuoriesce dal protocollo con Fotemustine, si consiglia trattamento sistemico con Dacarbazina, secondo schema classico.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
la fotemustina si presenta come un farmaco più efficace della dacarbazina nel trattamento del melanoma. Vero è che non possiamo conoscere a priori la sensibilità della popolazione cellulare a questo farmaco ragion per cui può valere la pensa tentare. Esiste un altra alternativa che è la temozolomide da valutare. Si potrebbe pensare anche di aggiungere al trattamento chemioterapico che verrà scelto delle applicazioni di ipertermia. Il melanoma è una neoplasia molto suscettibile all'attacco da parte del sistema immunitario (e difatti alla dacarbazina per inciso si potrebbe anche aggiungere l'interferone che è un immunostimolatore) e pertanto vi sono tutti i presupposti teorici per il buon funzionamento dell'ipertermia data la sua attitudine a stimolare localmente la risposta immunitaria. Per ulteriori informazioni puoi visitare il sito www.ipertermiaroma.it .
Resto a disposizione, cari saluti
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
la fotemustina si presenta come un farmaco più efficace della dacarbazina nel trattamento del melanoma. Vero è che non possiamo conoscere a priori la sensibilità della popolazione cellulare a questo farmaco ragion per cui può valere la pensa tentare. Esiste un altra alternativa che è la temozolomide da valutare. Si potrebbe pensare anche di aggiungere al trattamento chemioterapico che verrà scelto delle applicazioni di ipertermia. Il melanoma è una neoplasia molto suscettibile all'attacco da parte del sistema immunitario (e difatti alla dacarbazina per inciso si potrebbe anche aggiungere l'interferone che è un immunostimolatore) e pertanto vi sono tutti i presupposti teorici per il buon funzionamento dell'ipertermia data la sua attitudine a stimolare localmente la risposta immunitaria. Per ulteriori informazioni puoi visitare il sito www.ipertermiaroma.it .
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Carlo Pastore
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Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
[#4]
Penso che si può tentare. Questo però con tutti gli accorgimenti del caso poichè è una terapia energica ed il paziente va coperto in abbondanza contro la nausea.
Tenetemi aggiornato se lo ritenete utile.
Resto a disposizione, un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
Tenetemi aggiornato se lo ritenete utile.
Resto a disposizione, un caro saluto
Carlo Pastore
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Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 8.5k visite dal 22/06/2009.
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Approfondimento su Melanoma
Il melanoma (tumore maligno della pelle) è una forma di cancro molto aggressiva, che si sviluppa dalle cellule della pelle che producono melanina (melanociti).