Un amico completamente
Gentili Dottori,
Forse la mia richiesta e' un po' diversa dalle altre vivendo piu'
"all'esterno" il grave problema.
Credo sia importante il sostegno psicologico non solo ai malati, ma anche ai
loro familiari. Nel mio piccolo, cerco di dare comprensione ad un amico
fortemente colpito da un fulmine a ciel sereno per una serie di diagnosi
relative a sua moglie e che ogni giorno assumono fattori sempre piu'
difficili, cosi' come per me e' sempre piu difficile improvvisare una sorta di
manifesta tranquillita'. Vado al punto.
Si tratta di una donna di 50 anni. Nei fogli che mi ha portato (Personalmente
non ho parlato con i medici) leggo quanto segue:
Nodulo di cm 1,5 di diametro (A1-3) - diagnosi: carcinoma duttale infiltrante
di cm 1, moderatamente differenziato (grado 2) associato ad infiltrato
infiammatorio cronico.
Su un altro foglio leggo:
linfonodi del cavo ascellare: quattordici linfonodi di cui uno con metastasi e
infiltrazione neoplastica dei tessuti lassi perilinfonodali.
Un ulteriore diagnosi (e mi scuso della scarsa informazione piu' precisa in
mio possesso,ma sto semplicemente ricopiando i fogli):
Recettore estrogenico immunoreattivita' clone SP1 cellule positive 0 per cento
Recettore progestinico immunoreattivita' clone 1E2 cellule positive 0 per
cento
C-ERB-B2neu immunoreattivita' PATHWAY HER" (CLONE 4B5) pattern di espressione
0
INdice di proliferazione immunoreattivita' clone MOB-1 (DAKO) cellule positive
55 per cento.
Altre notizie riguardano la scintigrafia ossea che pare presenti molte macchie
diffuse al quale il medico si e' espresso mostrando segni molto preoccupanti,
ma tutt'ora da analizzare piu' a fondo.
Per adesso non ho altri dati. Quello che chiedo, piu' che una diagnosi e' un
aiuto su qualche parola di speranza da offrire ad un amico completamente
distrutto forse piu' della paziente stessa.
Vi ringrazio infinitamente
Forse la mia richiesta e' un po' diversa dalle altre vivendo piu'
"all'esterno" il grave problema.
Credo sia importante il sostegno psicologico non solo ai malati, ma anche ai
loro familiari. Nel mio piccolo, cerco di dare comprensione ad un amico
fortemente colpito da un fulmine a ciel sereno per una serie di diagnosi
relative a sua moglie e che ogni giorno assumono fattori sempre piu'
difficili, cosi' come per me e' sempre piu difficile improvvisare una sorta di
manifesta tranquillita'. Vado al punto.
Si tratta di una donna di 50 anni. Nei fogli che mi ha portato (Personalmente
non ho parlato con i medici) leggo quanto segue:
Nodulo di cm 1,5 di diametro (A1-3) - diagnosi: carcinoma duttale infiltrante
di cm 1, moderatamente differenziato (grado 2) associato ad infiltrato
infiammatorio cronico.
Su un altro foglio leggo:
linfonodi del cavo ascellare: quattordici linfonodi di cui uno con metastasi e
infiltrazione neoplastica dei tessuti lassi perilinfonodali.
Un ulteriore diagnosi (e mi scuso della scarsa informazione piu' precisa in
mio possesso,ma sto semplicemente ricopiando i fogli):
Recettore estrogenico immunoreattivita' clone SP1 cellule positive 0 per cento
Recettore progestinico immunoreattivita' clone 1E2 cellule positive 0 per
cento
C-ERB-B2neu immunoreattivita' PATHWAY HER" (CLONE 4B5) pattern di espressione
0
INdice di proliferazione immunoreattivita' clone MOB-1 (DAKO) cellule positive
55 per cento.
Altre notizie riguardano la scintigrafia ossea che pare presenti molte macchie
diffuse al quale il medico si e' espresso mostrando segni molto preoccupanti,
ma tutt'ora da analizzare piu' a fondo.
Per adesso non ho altri dati. Quello che chiedo, piu' che una diagnosi e' un
aiuto su qualche parola di speranza da offrire ad un amico completamente
distrutto forse piu' della paziente stessa.
Vi ringrazio infinitamente
[#1]
Rassicuri il suo amico che c'è più di una speranza, anche se alcuni parametri sono sfavorevoli, anzi si deve parlare di terapia adiuvante per una guarigione.
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#2]
Ex utente
Gent.mo Dr Catania
Prima di tutto La ringrazio della sua nota positiva che senz’altro contribuisce a rincuorare il mio amico. Avevo aspettato a postare una replica perche’ attendevo la risposta delle Tac che appunto ieri sono arrivate. Contrariamente a quanto ipotizzato all'inizio sembrerebbe che nelle ossa non ci sia traccia di metastasi (o analogie).
Non ho notizie ulteriori per adesso che mi indichino quale sara’ la prassi da seguire, ma la Sua gradita nota rassicurante mista alle evoluzioni un po’ meno drastiche delle prime impressioni, sono senz’altro di aiuto ad una momentanea (ma spero duratura) ripresa di fiducia da parte di una famiglia che come tante, purtroppo, sta affrontando un mostro tanto duro da combattere.
Grazie ancora
Prima di tutto La ringrazio della sua nota positiva che senz’altro contribuisce a rincuorare il mio amico. Avevo aspettato a postare una replica perche’ attendevo la risposta delle Tac che appunto ieri sono arrivate. Contrariamente a quanto ipotizzato all'inizio sembrerebbe che nelle ossa non ci sia traccia di metastasi (o analogie).
Non ho notizie ulteriori per adesso che mi indichino quale sara’ la prassi da seguire, ma la Sua gradita nota rassicurante mista alle evoluzioni un po’ meno drastiche delle prime impressioni, sono senz’altro di aiuto ad una momentanea (ma spero duratura) ripresa di fiducia da parte di una famiglia che come tante, purtroppo, sta affrontando un mostro tanto duro da combattere.
Grazie ancora
[#3]
Ex utente
Faccio seguito alle precedenti sperando anche che i quesiti posti siano di pubblica utilita’, per capire quali terapie siano piu’ o meno opportune per questi casi.
La paziente in questione ha iniziato il ciclo di chemioterapia. Purtroppo a volte contro un’eccessiva forma di schiettezza, in questo caso dell’oncologo che parla continuamente di recidive, indicandone una maggiore probabilita’ in organi piu’ vitali ed eventualmente piu’ difficili da curare, ci vuole anche un qualcosa a cui aggrapparsi per evitare che molte parole positive vengano completamente annullate, per quella forma psicologica che induce spesso a pensare al peggio.
Leggendo qua’ e la’, sempre alla ricerca di un aiuto morale, ho trovato alcuni riferimenti appunto a terapie aggiuntive che mirerebbero ad attenuare appunto la possibilita’ di recidive. In particolare il Tamoxifene, l’Anastrozolo, o il Trastuzumab.
Li ho menzionati al mio amico, ma sostiene che probabilmente si tratta di cure delle quali gli avevano parlato, ma che sua moglie non potrebbe fare a causa dei valori dei recettori (che ho indicato nel primo messaggio). Provera’ ulteriormente ad informarsi di questo, intanto lo faccio anch’io chiedendo appunto se c’e’ relazione fra i citati valori e la possibilita’ di effettuare tali terapie, oppure se ci sono ulteriori o eventuali altre cure aggiuntive che potrebbero in qualche modo rivelarsi utili.
Grazie
La paziente in questione ha iniziato il ciclo di chemioterapia. Purtroppo a volte contro un’eccessiva forma di schiettezza, in questo caso dell’oncologo che parla continuamente di recidive, indicandone una maggiore probabilita’ in organi piu’ vitali ed eventualmente piu’ difficili da curare, ci vuole anche un qualcosa a cui aggrapparsi per evitare che molte parole positive vengano completamente annullate, per quella forma psicologica che induce spesso a pensare al peggio.
Leggendo qua’ e la’, sempre alla ricerca di un aiuto morale, ho trovato alcuni riferimenti appunto a terapie aggiuntive che mirerebbero ad attenuare appunto la possibilita’ di recidive. In particolare il Tamoxifene, l’Anastrozolo, o il Trastuzumab.
Li ho menzionati al mio amico, ma sostiene che probabilmente si tratta di cure delle quali gli avevano parlato, ma che sua moglie non potrebbe fare a causa dei valori dei recettori (che ho indicato nel primo messaggio). Provera’ ulteriormente ad informarsi di questo, intanto lo faccio anch’io chiedendo appunto se c’e’ relazione fra i citati valori e la possibilita’ di effettuare tali terapie, oppure se ci sono ulteriori o eventuali altre cure aggiuntive che potrebbero in qualche modo rivelarsi utili.
Grazie
[#5]
Ex utente
Nella mia ignoranza in materia, parlavo di cure aggiuntive oltre alla chemioterapia, credendo che questa fosse distinta dal resto indipendentemente dai tipi di farmaci.
Grazie a Lei comunque comincio ad avere chiarezza sulla varia importanza dei valori che avevo citato e che per me apparivano completamente indecifrabili. Ho appunto letto alcuni interventi (anche Suoi) sulla definizione triplo negativo e capisco che la procedura da seguire per tranquillizzare almeno in parte il mio amico sia quella di cercare di indurlo ad andare per gradi senza ipotecare casistiche future. Come si dice: un passo alla volta.
Per la precisione aggiungo anche l’attuale terapia della paziente, cosi’ come mi e’ stata riferita: 3 cicli EC (Epirubicina – Ciclofosfamide) + 3 cicli TXT
Grazie ancora
Grazie a Lei comunque comincio ad avere chiarezza sulla varia importanza dei valori che avevo citato e che per me apparivano completamente indecifrabili. Ho appunto letto alcuni interventi (anche Suoi) sulla definizione triplo negativo e capisco che la procedura da seguire per tranquillizzare almeno in parte il mio amico sia quella di cercare di indurlo ad andare per gradi senza ipotecare casistiche future. Come si dice: un passo alla volta.
Per la precisione aggiungo anche l’attuale terapia della paziente, cosi’ come mi e’ stata riferita: 3 cicli EC (Epirubicina – Ciclofosfamide) + 3 cicli TXT
Grazie ancora
[#7]
Ex utente
Dopo alcuni mesi torno sul caso per alcune nuove riflessioni. La terapia adiuvante sta andando avanti, la paziente ha quasi concluso il ciclo di chemio e presto passera’ alla radioterapia. Lei si sente abbastanza stanca e ritiene sufficiente seguire solo questo iter, vivendo la cosa pure con animo positivo. Suo marito invece, comprensibilmente e’ in costante ricerca di novita’ in materia.
Ci sentiamo spesso al telefono e mi indica il “sentito dire” o effettivi colloqui sostenuti con specialisti chiedendomi spesso di cercare sulla rete verifiche o ulteriori “mosse da fare”, anche perche’ lui non se la sente piu’ di affacciarsi ad internet per paura di trovare qualcosa che contribuisca a apaventarlo ulteriormente.
Nella telefonata odierna mi ha parlato di una specialista che gli illustrava alcune novita’ relative a farmaci che entro un breve futuro saranno usati come cura vitalizia per queste casistiche (per intenderci, un po’ come l’insulina per i diabetici), o utilizzo di “farmaci mirati, che individuano con precisione un bersaglio all’interno della cellula tumorale e lo colpiscono in maniera selettiva”.
In realta’ attualmente la paziente non presenta piu’ tracce tumorali, ma chiaramente ad ogni analisi periodica c’e’ sempre il terrore della risposta.
Le domande che si pone girano intorno al quanto la semplice attesa sia giusta o meno. Cioe’, indipendentemente dal lavoro dell’oncologo al quale si rivolge, e’ utile ascoltare piu’ voci? Ci sono diagnosi ulteriori o metodi alternativi da anticipare un eventuale riaffacciarsi di qualcosa di negativo, prima che questo sia inattaccabile dai farmaci?
Lo so che sono domande difficili, ma capisco che il timore di avere un domani trascurato qualcosa con il rammarico del “se lo avessimo localizzato in tempo!” e’ costante.
Semplificando la domanda, quanto e’ utile prestare immediata attenzione alle continue evoluzioni in campo medico contattando le cliniche che praticano nuovi metodi, e quanto invece sia giusto semplicemente seguire la prassi terapeutica del proprio oncologo?
Tutto questo non per parlare in termini di fiducia nel medico curante, ma solo di eventuali differenze di opinioni che possano assumere solidita’ e offrire maggiore sicurezza solo attraverso piu’ voci.
Grazie per l’attenzione
Ci sentiamo spesso al telefono e mi indica il “sentito dire” o effettivi colloqui sostenuti con specialisti chiedendomi spesso di cercare sulla rete verifiche o ulteriori “mosse da fare”, anche perche’ lui non se la sente piu’ di affacciarsi ad internet per paura di trovare qualcosa che contribuisca a apaventarlo ulteriormente.
Nella telefonata odierna mi ha parlato di una specialista che gli illustrava alcune novita’ relative a farmaci che entro un breve futuro saranno usati come cura vitalizia per queste casistiche (per intenderci, un po’ come l’insulina per i diabetici), o utilizzo di “farmaci mirati, che individuano con precisione un bersaglio all’interno della cellula tumorale e lo colpiscono in maniera selettiva”.
In realta’ attualmente la paziente non presenta piu’ tracce tumorali, ma chiaramente ad ogni analisi periodica c’e’ sempre il terrore della risposta.
Le domande che si pone girano intorno al quanto la semplice attesa sia giusta o meno. Cioe’, indipendentemente dal lavoro dell’oncologo al quale si rivolge, e’ utile ascoltare piu’ voci? Ci sono diagnosi ulteriori o metodi alternativi da anticipare un eventuale riaffacciarsi di qualcosa di negativo, prima che questo sia inattaccabile dai farmaci?
Lo so che sono domande difficili, ma capisco che il timore di avere un domani trascurato qualcosa con il rammarico del “se lo avessimo localizzato in tempo!” e’ costante.
Semplificando la domanda, quanto e’ utile prestare immediata attenzione alle continue evoluzioni in campo medico contattando le cliniche che praticano nuovi metodi, e quanto invece sia giusto semplicemente seguire la prassi terapeutica del proprio oncologo?
Tutto questo non per parlare in termini di fiducia nel medico curante, ma solo di eventuali differenze di opinioni che possano assumere solidita’ e offrire maggiore sicurezza solo attraverso piu’ voci.
Grazie per l’attenzione
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 3.4k visite dal 21/06/2009.
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