Adenocarcinoma all'esofago
Ho un padre di 80 anni a cui è stato diagnosticato un adenocarcinoma all'esofago. E' stato operato con asportazione di 24 cm. di esofago, milza e coda pancreatica. L'esame istologico del cardias ha diagnosticato un tumore infiltrante il pancreas, metastasi in linfonodi con superamento capsulare ed estesa embolizzazione nei vasi perilinfonodali. Considerata l'età del paziente, già molto provato dall'intervento, tendenzialmente depresso e poco incline ad accettare ulteriori disagi, chiedo il Vs. parere sull'opportunità di procedere con la chemioterapia. Significherà infliggergli ulteriori ed inutili sofferenze? Quali benefici concreti ne potrà trarre? Vorrei evitare di prolungargli la vita in condizioni qualitativamente inaccettabili. Al tempo stesso non vorrei avere il rimorso di non aver fatto per lui tutto il possibile. Grazie per il prezioso aiuto che potrete darmi in un momento per me tanto difficile.
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Se i margini di resezione non sono infiltrati da tumore e non vi è residuo, una chemioterapia postoperatoria (o meglio una chemio-radioterapia, ammesso che il campo da irradiare non sia troppo ampio) sarebbe considerabile in caso di paziente in buone condizioni generali con ottimo recupero postoperatorio e, in genere, con età decisamente inferiore a quella di suo padre (non per l'età in se, quanto per la capacità di metabolizzare i farmaci che risulta sicuramente ridotta e meno prevedibile a questa età).
Mi pare che le possibilità di arrecare danno con la chemioterapia in questo caso siano più alte della media.
Mi pare che le possibilità di arrecare danno con la chemioterapia in questo caso siano più alte della media.
Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.1k visite dal 08/06/2009.
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