Tiroidectomia totale o parziale?
Buongiorno,
vi scrivo per chiedere un consiglio sulla situazione clinica che riguarda mio nonno,84enne, operato nel 2005 per un carcinoma papillifero della tiroide.Il chirurgo che l'ha operato ha deciso,senza consultarci ne esporre eventuali pro e contro del tipo di operazione, di eliminare solo una porzione della tiroide malata, conscio di lasciare in sede una porzione di tiroide e del relativo carcinoma, dicendo che una pulizia totale avrebbe leso le corde vocali e non avrebbe consentito al nonno di parlare come prima. Disse inoltre il chirurgo che questo genere di tumori sono risolvibili nel 99% dei casi con la radioterapia allo iodio. Dopo l'intervento è iniziata quindi la prima terapia alla quale hanno fatto seguito negli anni altre due.Nel 2006 viene riscontrato un carcinoma squamocellulare al naso a mio nonno che viene asportato chirurgicamente ma che non ci è stato chiarito se dipendesse dal tumore della tiroide principale,se fosse sintomo di ripresa della malattia o se fosse un nuovo tumore del tutto autonomo. Dopo la seconda terapia allo iodio la scintigrafia evidenzia delle "macchie" a livello toracico della cui natura non siamo informati.I medici ci mandano in una struttura specializzata più vicina che prende in cura definitivamente mio nonno. Nel gennaio dello scorso anno(genn.2008)viene svolto l'ultimo ciclo di terapia allo iodio. A fine estate il nonno comincia ad accusare problemi quali intenso calo ponderale(circa 10 kg in pochi mesi),e formicolio a 3 dita della mano destra.Come uomo è estremamente autonomo tanto da guidare ancora e da andare in vacanza da solo(a causa della sua assenza ci siamo accorti solo tardi del calo di peso che subito si imputava a un dosaggio sballato dell'eutirox);nel giro di tre mesi la situazione precipita e arriviamo a fine novembre del 2008 quando mio nonno non riesce più a muovere la mano destra,dice di non sentirla.Gli accertamenti presso la struttura che lo ha in cura erano iniziati prontamente evidenziano ora diverse lesioni al cuore,per le quali il cardio chirurgo non se la sente di operarlo ne sottoporlo a terapie;due lesioni al polmone destro e conseguente versamento pleurico(circa due litri di liquido) che viene tolto e siccome il paziente accusa problemi di equilibrio viene sottoposto a tac cerebrale che evidenzia una piccola lesione in sede fronto parietale dx;i medici ci dicono subito che non c'è nulla da fare e anzi il poco fattibile peggiorerebbe certamente le condizioni e decidono di terapizzarlo solo con cortisone per ridurre l'edema e gardenale per evitare rischi epilettici. Dopo un mesetto in cui il cortisone sembrava renderlo più vispo e forte ora sembra essere in una nuova fase calante ed io ho tanta paura.Non so cosa mi devo aspettare o meglio,so cosa lo aspetta ma non so in che tempi;lui è sempre più affaticato e cammina male e con fatica;ha perso l'uso del braccio e sembra che anche la gamba cominci a non rispondere più bene,inoltre non riprende peso;non posso fare a meno di chiedermi se è vero che non c'era proprio nulla da fare ma soprattutto mi chiedo e chiedo a voi se è possibile che un chirurgo possa in coscienza operare come è stato operato mio nonno,ossia invece di togliere tutta la tiroide malata e garantirgli una buona ripresa,lasciarne una parte con i rischi che conseguono e sperare che la terapia allo iodio faccia effetto?Non vi pare un tentativo un po rischioso specie se c'è di mezzo la pelle di qualcun'altro?Ma soprattutto non è inutile?Può essere che levandogli tutta la tiroide magari non avrebbe più parlato come prima ma forse sarebbe guarito da questa malattia iniqua.Perchè curarlo a metà lasciandoci la speranza di vederlo stare bene(soprattutto mantenendogli la voce)per cinque anni per poi farlo finire cosi?
Credetemi la mia non è una critica alla vostra difficilissima professione,ma solo un tentativo di capire perchè una persona a cui sono legatissima è stata curata in questo modo, che non sembra avere senso,almeno per me.
Spero possiate aiutarmi.
Valentina
P.s.Ovunque leggo che la tiroidectomia si esegue in maniera totale,anche nelle tiroidi che presentano neoplasie solo in una metà della ghiandola.
vi scrivo per chiedere un consiglio sulla situazione clinica che riguarda mio nonno,84enne, operato nel 2005 per un carcinoma papillifero della tiroide.Il chirurgo che l'ha operato ha deciso,senza consultarci ne esporre eventuali pro e contro del tipo di operazione, di eliminare solo una porzione della tiroide malata, conscio di lasciare in sede una porzione di tiroide e del relativo carcinoma, dicendo che una pulizia totale avrebbe leso le corde vocali e non avrebbe consentito al nonno di parlare come prima. Disse inoltre il chirurgo che questo genere di tumori sono risolvibili nel 99% dei casi con la radioterapia allo iodio. Dopo l'intervento è iniziata quindi la prima terapia alla quale hanno fatto seguito negli anni altre due.Nel 2006 viene riscontrato un carcinoma squamocellulare al naso a mio nonno che viene asportato chirurgicamente ma che non ci è stato chiarito se dipendesse dal tumore della tiroide principale,se fosse sintomo di ripresa della malattia o se fosse un nuovo tumore del tutto autonomo. Dopo la seconda terapia allo iodio la scintigrafia evidenzia delle "macchie" a livello toracico della cui natura non siamo informati.I medici ci mandano in una struttura specializzata più vicina che prende in cura definitivamente mio nonno. Nel gennaio dello scorso anno(genn.2008)viene svolto l'ultimo ciclo di terapia allo iodio. A fine estate il nonno comincia ad accusare problemi quali intenso calo ponderale(circa 10 kg in pochi mesi),e formicolio a 3 dita della mano destra.Come uomo è estremamente autonomo tanto da guidare ancora e da andare in vacanza da solo(a causa della sua assenza ci siamo accorti solo tardi del calo di peso che subito si imputava a un dosaggio sballato dell'eutirox);nel giro di tre mesi la situazione precipita e arriviamo a fine novembre del 2008 quando mio nonno non riesce più a muovere la mano destra,dice di non sentirla.Gli accertamenti presso la struttura che lo ha in cura erano iniziati prontamente evidenziano ora diverse lesioni al cuore,per le quali il cardio chirurgo non se la sente di operarlo ne sottoporlo a terapie;due lesioni al polmone destro e conseguente versamento pleurico(circa due litri di liquido) che viene tolto e siccome il paziente accusa problemi di equilibrio viene sottoposto a tac cerebrale che evidenzia una piccola lesione in sede fronto parietale dx;i medici ci dicono subito che non c'è nulla da fare e anzi il poco fattibile peggiorerebbe certamente le condizioni e decidono di terapizzarlo solo con cortisone per ridurre l'edema e gardenale per evitare rischi epilettici. Dopo un mesetto in cui il cortisone sembrava renderlo più vispo e forte ora sembra essere in una nuova fase calante ed io ho tanta paura.Non so cosa mi devo aspettare o meglio,so cosa lo aspetta ma non so in che tempi;lui è sempre più affaticato e cammina male e con fatica;ha perso l'uso del braccio e sembra che anche la gamba cominci a non rispondere più bene,inoltre non riprende peso;non posso fare a meno di chiedermi se è vero che non c'era proprio nulla da fare ma soprattutto mi chiedo e chiedo a voi se è possibile che un chirurgo possa in coscienza operare come è stato operato mio nonno,ossia invece di togliere tutta la tiroide malata e garantirgli una buona ripresa,lasciarne una parte con i rischi che conseguono e sperare che la terapia allo iodio faccia effetto?Non vi pare un tentativo un po rischioso specie se c'è di mezzo la pelle di qualcun'altro?Ma soprattutto non è inutile?Può essere che levandogli tutta la tiroide magari non avrebbe più parlato come prima ma forse sarebbe guarito da questa malattia iniqua.Perchè curarlo a metà lasciandoci la speranza di vederlo stare bene(soprattutto mantenendogli la voce)per cinque anni per poi farlo finire cosi?
Credetemi la mia non è una critica alla vostra difficilissima professione,ma solo un tentativo di capire perchè una persona a cui sono legatissima è stata curata in questo modo, che non sembra avere senso,almeno per me.
Spero possiate aiutarmi.
Valentina
P.s.Ovunque leggo che la tiroidectomia si esegue in maniera totale,anche nelle tiroidi che presentano neoplasie solo in una metà della ghiandola.
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Cara Valentina,
ti rispondo innanzitutto al quesito circa la natura del tumore squamocellulare sulla cute del naso: esso non è correlato alla tiroide ma è una neoplasia a se. Per quanto riguarda l'atteggiamento chirurgico non so che dirti, evidentemente è stato fatto a suo tempo un bilancio sull'aspettativa di vita di una persona oltre gli 80 anni e sul bilancio rischio/beneficio di un intervento maggiormente demolitivo. La situazione attuale è comunque di un tumore plurimetastatico sostanzialmente fuori controllo terapeutico. Io direi che si dovrebbe in primis valutare la fattiblità di una radioterapia sull'encefalo per frenare la crescita del tessuto malato in quella sede e per tentare di far riguadagnare un pò delle funzioni cerebrali lese. Per la malattia nelle altre sedi del corpo in effetti non abbiamo armi valide data anche la pericolosità di una chemioterapia in queste condizioni generali scadute ed a questa età (il rapporto rischio/beneficio rischia di essere troppo svantaggioso). Si potrebbero tentare delle applicazioni di ipertermia capacitiva (puoi vedere per ulteriori informazioni il sito www.ipertermiaroma.it) qualora il versamento pleurico non fosse così massivo (o dopo suo drenaggio). Il tutto allo scopo di rallentare il decorso di malattia. Anche una terapia nutrizionale per dargli un pò di energie e guadagnare un pò di peso e tono è la benvenuta.
Resto a disposizione, un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
ti rispondo innanzitutto al quesito circa la natura del tumore squamocellulare sulla cute del naso: esso non è correlato alla tiroide ma è una neoplasia a se. Per quanto riguarda l'atteggiamento chirurgico non so che dirti, evidentemente è stato fatto a suo tempo un bilancio sull'aspettativa di vita di una persona oltre gli 80 anni e sul bilancio rischio/beneficio di un intervento maggiormente demolitivo. La situazione attuale è comunque di un tumore plurimetastatico sostanzialmente fuori controllo terapeutico. Io direi che si dovrebbe in primis valutare la fattiblità di una radioterapia sull'encefalo per frenare la crescita del tessuto malato in quella sede e per tentare di far riguadagnare un pò delle funzioni cerebrali lese. Per la malattia nelle altre sedi del corpo in effetti non abbiamo armi valide data anche la pericolosità di una chemioterapia in queste condizioni generali scadute ed a questa età (il rapporto rischio/beneficio rischia di essere troppo svantaggioso). Si potrebbero tentare delle applicazioni di ipertermia capacitiva (puoi vedere per ulteriori informazioni il sito www.ipertermiaroma.it) qualora il versamento pleurico non fosse così massivo (o dopo suo drenaggio). Il tutto allo scopo di rallentare il decorso di malattia. Anche una terapia nutrizionale per dargli un pò di energie e guadagnare un pò di peso e tono è la benvenuta.
Resto a disposizione, un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
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