Iperdensita parenchimale in evoluzione
Gentili dottori,
In data 20/03/2018, per un controllo legato ad un problema all’arteria aorta per cui è già in cura, mio nonno, 76 anni, fumatore, si è sottoposto a una TAC toracica, attraverso la quale è stata riscontrata, in corrispondenza del segmento postero-basale del lobo inferiore sinistro, un’area di iperdensità parenchimale di dimensione massima di 20 mm, con aspetto in parte addensato e in parte a vetro smerigliato.
Dopo essersi sottoposto a visita pneumologica, gli è stata prescritta una terapia antibiotica (levofloxacina per 10 gg) e, in data 20/04/2018, ha ripetuto la TAC toracica.
L’esito di questa è stato il riscontro di un lieve incremento (da 20 a 23 mm) nell’area di iperdensità parenchimale, la quale presenterebbe inoltre margini irregolari. Nel referto stesso si suggerisce che possa trattarsi di un focolaio BPN a scarsa/lenta risoluzione o, piú probabilmente, di una forma bronchiolo alveolare.
Gli esami PET e biopsia sono già stati prenotati e verranno eseguiti nell’arco delle prossime tre settimane.
Al momento mio nonno non presenta alcun sintomo riconducibile ad un tumore al polmone (nessuna difficoltà di respirazione, dolore al torace, tosse, perdita di appetito, dimagrimento, ...) al di fuori di un dolore alla spalla sinistra che si presenta solo in alcuni giorni, sparisce con l’antidolorifico e che definisce di natura articolare.
Infine, da qualche mese, piu o meno da quando è venuto a conoscenza dei problemi di salute, soffre di capogiri, che non sono peró mai seguiti da sbandamenti o cadute e si risolvono nell’arco di pochi secondi. Il medico non ritiene che si tratti di problemi di natura neurologica, ma ha comunque fatto prenotare una TAC al cervello, seppur non con urgenza (19/07).
So perfettamente che l’unica cosa da fare al momento è attendere l’esito della biopsia, ma la preoccupazione mi porta a farmi alcune domande. Qualora si trattasse di una forma tumorale, il fatto che non presenti sintomi puó essere considerato positivo per la determinazione dello stadio della malattia, e quindi la buona riuscita di eventuali terapie? Ritenete inoltre possibile che i capogiri siano attribuibili a eventuali metastasi, considerati nuovamente la mancanza di sintomi, la ridotta dimensione della lesione e la probabile natura della forma tumorale (bronchiolo alveolare)?
Ringrazio anticipatamente chiunque risponderà.
Cordiali Saluti
In data 20/03/2018, per un controllo legato ad un problema all’arteria aorta per cui è già in cura, mio nonno, 76 anni, fumatore, si è sottoposto a una TAC toracica, attraverso la quale è stata riscontrata, in corrispondenza del segmento postero-basale del lobo inferiore sinistro, un’area di iperdensità parenchimale di dimensione massima di 20 mm, con aspetto in parte addensato e in parte a vetro smerigliato.
Dopo essersi sottoposto a visita pneumologica, gli è stata prescritta una terapia antibiotica (levofloxacina per 10 gg) e, in data 20/04/2018, ha ripetuto la TAC toracica.
L’esito di questa è stato il riscontro di un lieve incremento (da 20 a 23 mm) nell’area di iperdensità parenchimale, la quale presenterebbe inoltre margini irregolari. Nel referto stesso si suggerisce che possa trattarsi di un focolaio BPN a scarsa/lenta risoluzione o, piú probabilmente, di una forma bronchiolo alveolare.
Gli esami PET e biopsia sono già stati prenotati e verranno eseguiti nell’arco delle prossime tre settimane.
Al momento mio nonno non presenta alcun sintomo riconducibile ad un tumore al polmone (nessuna difficoltà di respirazione, dolore al torace, tosse, perdita di appetito, dimagrimento, ...) al di fuori di un dolore alla spalla sinistra che si presenta solo in alcuni giorni, sparisce con l’antidolorifico e che definisce di natura articolare.
Infine, da qualche mese, piu o meno da quando è venuto a conoscenza dei problemi di salute, soffre di capogiri, che non sono peró mai seguiti da sbandamenti o cadute e si risolvono nell’arco di pochi secondi. Il medico non ritiene che si tratti di problemi di natura neurologica, ma ha comunque fatto prenotare una TAC al cervello, seppur non con urgenza (19/07).
So perfettamente che l’unica cosa da fare al momento è attendere l’esito della biopsia, ma la preoccupazione mi porta a farmi alcune domande. Qualora si trattasse di una forma tumorale, il fatto che non presenti sintomi puó essere considerato positivo per la determinazione dello stadio della malattia, e quindi la buona riuscita di eventuali terapie? Ritenete inoltre possibile che i capogiri siano attribuibili a eventuali metastasi, considerati nuovamente la mancanza di sintomi, la ridotta dimensione della lesione e la probabile natura della forma tumorale (bronchiolo alveolare)?
Ringrazio anticipatamente chiunque risponderà.
Cordiali Saluti
[#1]
Carissimo, una lesione di questo tipo che non risolve dopo terapia antibiotica (e steroidea, a mio parere) è sospetta e va sicuramente studiata in maniera approfondita.
Sfortunatamente le lesioni così piccole solitamente non danno segni clinici e per questo la loro scoperta è spesso occasionale, come nel caso di suo nonno.
L'ipotesi del "bronchioloalveolare" (denominazione tra l'altro abbandonata già da tempo) deve essere tenuta in considerazione nelle ipotesi terapeutiche.
Sebbene queste lesioni nelle fasi iniziali, anche se maligne, non danno localizzazioni a distanza è corretto studiare anche l'encefalo (farla a luglio non ha senso) e l'addome. A completamento della stadiazione è necessaria una PET, come già programmato.
Alla luce dei risultati degli esami di imaging, in associazione con una valutazione cardiorespiratoria completa, verrà decisa la strategia diagnostico-terapeutica più opportuna.
Sfortunatamente le lesioni così piccole solitamente non danno segni clinici e per questo la loro scoperta è spesso occasionale, come nel caso di suo nonno.
L'ipotesi del "bronchioloalveolare" (denominazione tra l'altro abbandonata già da tempo) deve essere tenuta in considerazione nelle ipotesi terapeutiche.
Sebbene queste lesioni nelle fasi iniziali, anche se maligne, non danno localizzazioni a distanza è corretto studiare anche l'encefalo (farla a luglio non ha senso) e l'addome. A completamento della stadiazione è necessaria una PET, come già programmato.
Alla luce dei risultati degli esami di imaging, in associazione con una valutazione cardiorespiratoria completa, verrà decisa la strategia diagnostico-terapeutica più opportuna.
Dr. Giorgio Lo Iacono
Specialista in Chirurgia Toracica
IEO - Istituto Europeo di Oncologia, Milano
[#2]
Utente
Gentile dottore,
La ringrazio moltissimo
per la sua risposta. La prima TAC toracica non evidenziava problematiche a carico di altri organi, al di fuori dell’addensamento parenchimale, per cui veniva consigliato il consulto pneumologico. La TAC cerebrale invece è stata anticipata al 9 maggio, per via di un posto libero. Speriamo in un buon esito per scongiurare eventuali metastasi, seppur la natura dell’addensamento non sia ancora stata accertata.
Per la tendenza di mio nonno ad essere molto ansioso e alcune vicende personali che l’hanno molto provato nell’ultimo anno, il medico ritiene che le vertigini potrebbero essere attribuibili anche ad un semplice stato d’ansia.
La ringrazio nuovamente per l’attenzione e la saluto.
La ringrazio moltissimo
per la sua risposta. La prima TAC toracica non evidenziava problematiche a carico di altri organi, al di fuori dell’addensamento parenchimale, per cui veniva consigliato il consulto pneumologico. La TAC cerebrale invece è stata anticipata al 9 maggio, per via di un posto libero. Speriamo in un buon esito per scongiurare eventuali metastasi, seppur la natura dell’addensamento non sia ancora stata accertata.
Per la tendenza di mio nonno ad essere molto ansioso e alcune vicende personali che l’hanno molto provato nell’ultimo anno, il medico ritiene che le vertigini potrebbero essere attribuibili anche ad un semplice stato d’ansia.
La ringrazio nuovamente per l’attenzione e la saluto.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 02/05/2018.
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