Mesotelioma colon-retto
Buongiorno,
ringraziandoVi anticipatamente per la Vostra attenzione, vado subito al dunque:
Paziente: Uomo, 58 anni ; Peso: 59 Kg ; Altezza: 170 cm
Diagnosi: Adenocarcinoma Peritoneale mediamente differenziato (Ampie infiltrazioni metastatiche a livello peritoneale da mesotelioma del colon-retto)
Il carcinoma in oggetto è stato indiviaduato durante una laparotomia effettuata d'urgenza a fronte di una sindrome occlusiva - Applicata ileostomia (intervento del 23/09/2008)
Terapia: dal 15/10 mio padre, il paziente in questione, assume 5 compresse/die di Xeloda. Somministrazione per 14gg; riposo per 7 gg (prescrizione del centro tumori locale)
Valori markers:
Prima della chemio: S-CEA: 9,7 ; S-CA 19.9: 66,1
Oggi (3° referto): S-CEA: 16,3; S-CA 19.9: 199,5
L'analisi intermedia presentava valori in aumento costante, fino al raggiungimento di quelli relativi al 3° referto.
la S-CA 125, rilevata solo nella prima e nella terza analisi, oggi è nella norma (Nella prima analisi si apprezzava un valore di 80, oggi è 32).
- Condizioni generali: Mio padre è quasi completamente autonomo, deambula senza fatica, non accusa dolori da più di un mese. La terapista del dolore ha attribuito algie passate a problemi di transito intestinale. Il paziente mangia regolarmente, ha buon appetito e la stenia è in netto calo (assume cortisone dietro consiglio dell'oncologa). Nelle ultime settimane ha assunto peso (2 kg circa)
Vengo alle domande che mi preme porVi:
1. In base ai pochi dati che posso presentarVi, qual'è l'aspettativa di vita pronosticabile(a grandi linee, sia in termini minimi che massimi)?
Presso il centro oncologico della mia città, siamo stati accolti di volta in volta da un professionista diverso, mio padre non è del tutto a completa conoscenza della prognosi e l'unica ipotesi in materia mi è stata offerta dal chirurgo che però poi ha rimesso il tutto in discussione alla luce dell'esame istologico.
2. Non intendo aggrapparmi a false speranze, sono solo un ragazzo di 27 anni e so di non potermi misurare con un mostro polimorfo quale è il cancro, ma vorrei capire se una peritonectomia con chemioipertermia, nel caso di mio padre, è una strada percorribile o è da escludere a priori.
Esistono altre opportunità valutabili?
3. Ho massima fiducia nel centro tumori che segue mio padre, ma mi chiedo se la chemioterapia alla quale lo stanno sottoponendo non sia troppo leggera (il suo medico curante la ritiente tale): non manifesta nessun effetto collaterale (almeno non visibile), ed ogni pianificazione terapica fatta dall'oncologo di turno mi è parsa fondata su margini di tempo che, per quanto ho capito, mio padre non ha. I markers non sembrano rincuoranti (siamo al 4° ciclo attualmente), mi piacerebbe avere un vostro parere, se possibile.
4. Domanda complementare alla prima: questo tipo di patologia è generalmente soggetta ad un decorso graduale o devo prepararmi ad un tracollo repentino?
In fine, mi scuso per la lunghezza di questa richiesta e Vi faccio i più sentiti complimenti per quello che fate attraverso questo sito. Vi prego di perdonare l'uso improprio che sicuramente avrò fatto di qualche termine medico.
Grazie-
ringraziandoVi anticipatamente per la Vostra attenzione, vado subito al dunque:
Paziente: Uomo, 58 anni ; Peso: 59 Kg ; Altezza: 170 cm
Diagnosi: Adenocarcinoma Peritoneale mediamente differenziato (Ampie infiltrazioni metastatiche a livello peritoneale da mesotelioma del colon-retto)
Il carcinoma in oggetto è stato indiviaduato durante una laparotomia effettuata d'urgenza a fronte di una sindrome occlusiva - Applicata ileostomia (intervento del 23/09/2008)
Terapia: dal 15/10 mio padre, il paziente in questione, assume 5 compresse/die di Xeloda. Somministrazione per 14gg; riposo per 7 gg (prescrizione del centro tumori locale)
Valori markers:
Prima della chemio: S-CEA: 9,7 ; S-CA 19.9: 66,1
Oggi (3° referto): S-CEA: 16,3; S-CA 19.9: 199,5
L'analisi intermedia presentava valori in aumento costante, fino al raggiungimento di quelli relativi al 3° referto.
la S-CA 125, rilevata solo nella prima e nella terza analisi, oggi è nella norma (Nella prima analisi si apprezzava un valore di 80, oggi è 32).
- Condizioni generali: Mio padre è quasi completamente autonomo, deambula senza fatica, non accusa dolori da più di un mese. La terapista del dolore ha attribuito algie passate a problemi di transito intestinale. Il paziente mangia regolarmente, ha buon appetito e la stenia è in netto calo (assume cortisone dietro consiglio dell'oncologa). Nelle ultime settimane ha assunto peso (2 kg circa)
Vengo alle domande che mi preme porVi:
1. In base ai pochi dati che posso presentarVi, qual'è l'aspettativa di vita pronosticabile(a grandi linee, sia in termini minimi che massimi)?
Presso il centro oncologico della mia città, siamo stati accolti di volta in volta da un professionista diverso, mio padre non è del tutto a completa conoscenza della prognosi e l'unica ipotesi in materia mi è stata offerta dal chirurgo che però poi ha rimesso il tutto in discussione alla luce dell'esame istologico.
2. Non intendo aggrapparmi a false speranze, sono solo un ragazzo di 27 anni e so di non potermi misurare con un mostro polimorfo quale è il cancro, ma vorrei capire se una peritonectomia con chemioipertermia, nel caso di mio padre, è una strada percorribile o è da escludere a priori.
Esistono altre opportunità valutabili?
3. Ho massima fiducia nel centro tumori che segue mio padre, ma mi chiedo se la chemioterapia alla quale lo stanno sottoponendo non sia troppo leggera (il suo medico curante la ritiente tale): non manifesta nessun effetto collaterale (almeno non visibile), ed ogni pianificazione terapica fatta dall'oncologo di turno mi è parsa fondata su margini di tempo che, per quanto ho capito, mio padre non ha. I markers non sembrano rincuoranti (siamo al 4° ciclo attualmente), mi piacerebbe avere un vostro parere, se possibile.
4. Domanda complementare alla prima: questo tipo di patologia è generalmente soggetta ad un decorso graduale o devo prepararmi ad un tracollo repentino?
In fine, mi scuso per la lunghezza di questa richiesta e Vi faccio i più sentiti complimenti per quello che fate attraverso questo sito. Vi prego di perdonare l'uso improprio che sicuramente avrò fatto di qualche termine medico.
Grazie-
[#1]
Gentile Utente,
si tratta di una patologia seria. La durata di malattia però non è pronosticabile in quanto molto dipende dalla cinetica cellulare, dalle terapie e da molti fattori individuali che possono contrastare od agevolare la patologia. Io direi che la monochemioterapia con Xeloda, se il paziente è in buone condizioni generali, è un pò pochino. I marcatori poi mi sembrano in movimento quindi credo sia opportuno restadiare la patologia e programmare nuovamente la terapia. Per quanto riguarda la chemioipertermia con peritonectomia a mio avviso sarebbe opportuno chiedere un consulto al Prof. Marcello Deraco, esperto in materia. A seguire l'ipertermia capacitiva (quindi con sonde esterne) può costituire un ulteriore ausilio. In genere queste patologie non hanno una crescita tumultuosa ma come dicevo al principio molto dipende da fattori legati all'eterogeneità della popolazione cellulare tumorale in crescita.
Sempre a disposizione,
un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
si tratta di una patologia seria. La durata di malattia però non è pronosticabile in quanto molto dipende dalla cinetica cellulare, dalle terapie e da molti fattori individuali che possono contrastare od agevolare la patologia. Io direi che la monochemioterapia con Xeloda, se il paziente è in buone condizioni generali, è un pò pochino. I marcatori poi mi sembrano in movimento quindi credo sia opportuno restadiare la patologia e programmare nuovamente la terapia. Per quanto riguarda la chemioipertermia con peritonectomia a mio avviso sarebbe opportuno chiedere un consulto al Prof. Marcello Deraco, esperto in materia. A seguire l'ipertermia capacitiva (quindi con sonde esterne) può costituire un ulteriore ausilio. In genere queste patologie non hanno una crescita tumultuosa ma come dicevo al principio molto dipende da fattori legati all'eterogeneità della popolazione cellulare tumorale in crescita.
Sempre a disposizione,
un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
[#2]
Ex utente
Gentilissimi Medici,
mi rivolgo nuovamente a Voi nella speranza di poter dissipare alcuni dubbi reativi alla condizione attuale di mio padre. Nella richiesta precedente Vi avevo presentato un caso di Adenocarcinoma colon-rettale con ampia diffusione metastatica a livello peritoneale. Come compare nel testo, Vi chiedevo un consulto in riferminto alla terapia che veniva somministrata a mio padre - Xeloda, 2500 mg/die. Le perplessità da me manifestate, sono state confermate dal Dott. Pastore, il quale, alla luce dell'aumento progressivo dei Markers, aveva segnalato che a suo avviso sarebbe stata opportuna una rivalutazione generale del caso. Ciò è avvenuto, l'oncologa che ci segue ha adottato il protocollo XELIRI, integrando la cura con una flebo di Irinotecan da somministrare ogni 21 giorni (il giorno precedente l'inizio di un nuovo ciclo di Xeloda).
Siamo ora al terzo ciclo compiuto. E' forse utile aggiungere che mio padre non ha accusato nessuno dei disturbi preventivabili, ha piuttoso ritrovato - almeno in parte - l'energia che inzialmente aveva perduto, e lo stato di salute (apparente)sembra nettamente migliorato.
A dispetto della perplessità e delle cautele - più che comprensibili - adottate inzialmente dal centro oncologico, la nuova terapia pare aver avuto successo. Di seguito i valori "pre" e "post" terapia.
Pre "Xeliri": S-CEA: 17.9 / S-CA 19-9: 281,3
al 3° ciclo "Xeliri": S-CEA: 8,7 / S-CA 19-9: 41,3
Arrivo ai quesiti che desidero porVi:
1. Pur sapendo che sovente Vi è stata posta una domanda simile, vorrei riuscire a capire quale sia l'interpretazione corretta di un calo così significativo dei livelli dei Markers; é corretto parlare di riduzione delle masse tumorali? Diversamente, qual'è il risultato apprezzabile in termini concreti? (Per ragioni che non sto a riportare, mio padre non è stato mai sottoposto ad un esame strutturale. Siamo in attesa di una TAC a breve).
2. Premettendo che mio padre è ileostomizzato, a cosa è riconducibile la lentezza con cui riacquista peso?
3. Giunti al terzo ciclo, L'oncologa che segue il caso prevede un interruzione della terapia per 30-45 giorni. A Vostro parere, considerando i risultati e l'inaspettata tolleranza al farmaco, non sarebbe opportuno continuare? In caso contrario, Perchè?
(Perdonate la pedanteria)
Come ho già scritto in precedenza, abbiamo la massima fiducia nel centro oncologico della nostra città e ci affidiamo a loro senza alcuna riserva. Tuttavia, anche per ragioni di tempo, non sono riuscito ad ottenere le risposte che desideravo. E in qualche modo ho paura di passare il segno, tormentando di continuo la nostra Dottoressa con una raffica di domande. Spero che capirete.
Vi ringrazio di cuore.
mi rivolgo nuovamente a Voi nella speranza di poter dissipare alcuni dubbi reativi alla condizione attuale di mio padre. Nella richiesta precedente Vi avevo presentato un caso di Adenocarcinoma colon-rettale con ampia diffusione metastatica a livello peritoneale. Come compare nel testo, Vi chiedevo un consulto in riferminto alla terapia che veniva somministrata a mio padre - Xeloda, 2500 mg/die. Le perplessità da me manifestate, sono state confermate dal Dott. Pastore, il quale, alla luce dell'aumento progressivo dei Markers, aveva segnalato che a suo avviso sarebbe stata opportuna una rivalutazione generale del caso. Ciò è avvenuto, l'oncologa che ci segue ha adottato il protocollo XELIRI, integrando la cura con una flebo di Irinotecan da somministrare ogni 21 giorni (il giorno precedente l'inizio di un nuovo ciclo di Xeloda).
Siamo ora al terzo ciclo compiuto. E' forse utile aggiungere che mio padre non ha accusato nessuno dei disturbi preventivabili, ha piuttoso ritrovato - almeno in parte - l'energia che inzialmente aveva perduto, e lo stato di salute (apparente)sembra nettamente migliorato.
A dispetto della perplessità e delle cautele - più che comprensibili - adottate inzialmente dal centro oncologico, la nuova terapia pare aver avuto successo. Di seguito i valori "pre" e "post" terapia.
Pre "Xeliri": S-CEA: 17.9 / S-CA 19-9: 281,3
al 3° ciclo "Xeliri": S-CEA: 8,7 / S-CA 19-9: 41,3
Arrivo ai quesiti che desidero porVi:
1. Pur sapendo che sovente Vi è stata posta una domanda simile, vorrei riuscire a capire quale sia l'interpretazione corretta di un calo così significativo dei livelli dei Markers; é corretto parlare di riduzione delle masse tumorali? Diversamente, qual'è il risultato apprezzabile in termini concreti? (Per ragioni che non sto a riportare, mio padre non è stato mai sottoposto ad un esame strutturale. Siamo in attesa di una TAC a breve).
2. Premettendo che mio padre è ileostomizzato, a cosa è riconducibile la lentezza con cui riacquista peso?
3. Giunti al terzo ciclo, L'oncologa che segue il caso prevede un interruzione della terapia per 30-45 giorni. A Vostro parere, considerando i risultati e l'inaspettata tolleranza al farmaco, non sarebbe opportuno continuare? In caso contrario, Perchè?
(Perdonate la pedanteria)
Come ho già scritto in precedenza, abbiamo la massima fiducia nel centro oncologico della nostra città e ci affidiamo a loro senza alcuna riserva. Tuttavia, anche per ragioni di tempo, non sono riuscito ad ottenere le risposte che desideravo. E in qualche modo ho paura di passare il segno, tormentando di continuo la nostra Dottoressa con una raffica di domande. Spero che capirete.
Vi ringrazio di cuore.
[#3]
Gentile Utente,
l'aggiunta dell'irinotecan certamente ha aumentato la pressione citocida e pertanto si è avuto un miglioramento delle condizioni cliniche. Il beneficio clinico (migliori condizioni generali) abbinato all'abbattimento del valore del marcatore (che era elevato con malattia già ampiamente accertata) lasciano ben sperare circa una diminuzione della malattia. A mio avviso sarebbe opportuna una restadiazione ed in assenza di tossicità rilevante nonchè in presenza di risposta della malattia sarebbe opportuno proseguire per almeno sei mesi prima di un periodo di riposo. Il peso aumenta lentamente probabilmente a causa della malattia residua (le cellule malate infatti lavorano in perdita rubando risorse all'organismo), a causa della terapia medica (comunque le chemioterapie citotossiche lasciano l'organismo un pò debilitato) ed a causa di un (probabile) scarso appetito. Non scarterei l'idea di abbinare in questo momento l'ipertermia capacitiva per colpire ulteriormente la malattia.
Cari saluti, sempre a disposizione
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
l'aggiunta dell'irinotecan certamente ha aumentato la pressione citocida e pertanto si è avuto un miglioramento delle condizioni cliniche. Il beneficio clinico (migliori condizioni generali) abbinato all'abbattimento del valore del marcatore (che era elevato con malattia già ampiamente accertata) lasciano ben sperare circa una diminuzione della malattia. A mio avviso sarebbe opportuna una restadiazione ed in assenza di tossicità rilevante nonchè in presenza di risposta della malattia sarebbe opportuno proseguire per almeno sei mesi prima di un periodo di riposo. Il peso aumenta lentamente probabilmente a causa della malattia residua (le cellule malate infatti lavorano in perdita rubando risorse all'organismo), a causa della terapia medica (comunque le chemioterapie citotossiche lasciano l'organismo un pò debilitato) ed a causa di un (probabile) scarso appetito. Non scarterei l'idea di abbinare in questo momento l'ipertermia capacitiva per colpire ulteriormente la malattia.
Cari saluti, sempre a disposizione
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
[#4]
Ex utente
Egregi Dottori,
ancora una volta approfito della Vostra disponibilità per ottenere alcuni chiarimenti in merito ad un referto che mi è difficile interpretare. In data 06/02/2009, mio padre è stato sottoposto ad una TAC la quale ha prodotto i seguenti dati:
TC dell'addome senza e con contrasto.
Studio TC con ricostruzioni multiplanari.
Indicazione Clinica: Laparatomia esplorativa per occlusione. Ileostomia per mesentere infiltrato da adenocarcinoma trattato con chemioterapia. Diminuzione dei Markers.
Indagine volumetrica effettuata dopo somministrazione per via endovenosa di mdc (Lobitridolo) e completata con ricostruzioni multiplanari.
Fegato lievemente aumentato di dimensioni (diametro longitudinale del lobo di destra di circa 16 cm) modicamente diffusamente ipodenso come da steatosi, senza evidenti lesioni focali. Non evidenti alterazioni a milza, pancreas, surreni e rene di sinistra. Colecisti poco distesa con calcolo all'interno. A carico del rene di destra, puntiforme immagine iperdensa da verosimile placca di Randall in un calice del gruppo inferiore e piccola formazione calcifica al terzo inferiore associata a retrazione parenchimale.
Esiti di Ileostomia. Sottile falda liquida periepatica inferiore a destra e raccolta liquida dello spesso massimo di circa 17 mm in retrogastrica. Vescica quasi vuota.
Alcune formazioni linfonodali in sede periaortocavale con dimensioni massime di circa 2 cm. Fra vena cava inferiore e vena porta formazione a densità parechimatosa, allungata, delle dimensioni massime di 4 centimetri, verosimilmente linfonodale. Alcuni linfonodi in sede iliaca (diametro massimo 15 mm) e microgranulia linfonodale in sede mesenterica.
Come ho già segnalato nell richieste precedenti, spesso ci capita di venire accolti da un oncologo diverso da quello di riferimento. Questo è accaduto anche oggi, di conseguenza dovranno passare dai venti ai quaranta giorni prima di poter riprendere il discorso lasciato con la Dottoressa che sege mio padre. Vorrei chiederVi quindi di aiutarmi a capire il significato dell'ultimo passaggio del referto, quello in cui si segnala la presenza di diverse formazioni linfonodali. Insomma, qual'è la situazione attuale alla luce di questo esame, secondo Voi?
E' possibile sottoporsi ad un trattamento di ipertermia in una città diversa da Roma?
Desidero ringraziare il Dott. Pastore per la celerità e l'esaustività con cui ha risposto alle mie precedenti richieste.
Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra disponibilità.
ancora una volta approfito della Vostra disponibilità per ottenere alcuni chiarimenti in merito ad un referto che mi è difficile interpretare. In data 06/02/2009, mio padre è stato sottoposto ad una TAC la quale ha prodotto i seguenti dati:
TC dell'addome senza e con contrasto.
Studio TC con ricostruzioni multiplanari.
Indicazione Clinica: Laparatomia esplorativa per occlusione. Ileostomia per mesentere infiltrato da adenocarcinoma trattato con chemioterapia. Diminuzione dei Markers.
Indagine volumetrica effettuata dopo somministrazione per via endovenosa di mdc (Lobitridolo) e completata con ricostruzioni multiplanari.
Fegato lievemente aumentato di dimensioni (diametro longitudinale del lobo di destra di circa 16 cm) modicamente diffusamente ipodenso come da steatosi, senza evidenti lesioni focali. Non evidenti alterazioni a milza, pancreas, surreni e rene di sinistra. Colecisti poco distesa con calcolo all'interno. A carico del rene di destra, puntiforme immagine iperdensa da verosimile placca di Randall in un calice del gruppo inferiore e piccola formazione calcifica al terzo inferiore associata a retrazione parenchimale.
Esiti di Ileostomia. Sottile falda liquida periepatica inferiore a destra e raccolta liquida dello spesso massimo di circa 17 mm in retrogastrica. Vescica quasi vuota.
Alcune formazioni linfonodali in sede periaortocavale con dimensioni massime di circa 2 cm. Fra vena cava inferiore e vena porta formazione a densità parechimatosa, allungata, delle dimensioni massime di 4 centimetri, verosimilmente linfonodale. Alcuni linfonodi in sede iliaca (diametro massimo 15 mm) e microgranulia linfonodale in sede mesenterica.
Come ho già segnalato nell richieste precedenti, spesso ci capita di venire accolti da un oncologo diverso da quello di riferimento. Questo è accaduto anche oggi, di conseguenza dovranno passare dai venti ai quaranta giorni prima di poter riprendere il discorso lasciato con la Dottoressa che sege mio padre. Vorrei chiederVi quindi di aiutarmi a capire il significato dell'ultimo passaggio del referto, quello in cui si segnala la presenza di diverse formazioni linfonodali. Insomma, qual'è la situazione attuale alla luce di questo esame, secondo Voi?
E' possibile sottoporsi ad un trattamento di ipertermia in una città diversa da Roma?
Desidero ringraziare il Dott. Pastore per la celerità e l'esaustività con cui ha risposto alle mie precedenti richieste.
Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra disponibilità.
[#5]
Gentile Utente,
innanzitutto non mi devi ringraziare, è un piacere poterti essere utile. Il referto su indicato evidenzia tra le altre cose la presenza di linfonodi di dimensioni aumentate (verosimilmente sede di malattia) nella regione addominale. Per quanto riguarda l'ipertermia si può far riferimento per la lista completa dei Centri in Italia all'Assie (sito internet www.assie.it).
Io resto comunque a disposizione, cari saluti
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
innanzitutto non mi devi ringraziare, è un piacere poterti essere utile. Il referto su indicato evidenzia tra le altre cose la presenza di linfonodi di dimensioni aumentate (verosimilmente sede di malattia) nella regione addominale. Per quanto riguarda l'ipertermia si può far riferimento per la lista completa dei Centri in Italia all'Assie (sito internet www.assie.it).
Io resto comunque a disposizione, cari saluti
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
[#6]
Ex utente
Egregi Medici,
vi scrivo ancora una volta in merito alla situazione di cui sopra.
Mio padre, 59 anni, affetto da carcinosi peritoneale, ha di recente terminato il sesto ciclo del protocollo Xeliri. I Valori dei markers hanno subito un netto aumento nel corso delle ultime due sedute (CA 19.9 "125,6" - CEA 125 "17,5"). Come segnalavo nelle richieste precedenti, presso il centro tumori della mia città la situazione è molto poco edificante: ad ogni visita di controllo incontriamo un medico diverso, e spesso i pareri che ci troviamo a raccogliere risultano discordanti in termini di approccio. Nel corso delle ultime visite, alla luce dell'aumento dei markers, l'oncologo di turno ci aveva segnalato che non sarebbe stato il caso di sospendere le terapie; tuttavia, la dottoressa che ha (virtualmente) in cura mio padre (non la incontriamo ormai da tre mesi) ha deciso di sospendere le terapie in favore di una rivalutazione (è stata ordinata una TAC-PET Total Body per cui dovremo aspettare 20 giorni e recarci a 100 km da casa). Quindi, per bocca di un'altro medico che ci accolto la settimana scora, abbiamo appreso la decisione di cui sopra. La mia preoccupazione è questa: mi è parso di capire che non ci sarà una ripresa al termine di questa pausa, ovvero che, nonostante le condizioni generali di mio padre siano ottime, il centro tumori in oggetto intende abbandonare ogni intento curativo. Ecco quindi le mie domande:
1.E' possibile che dopo soli sei cicli di flebo (per quattro dei quali i risultati sono stati, a parero loro, ottimi) si decida di congedare definitivamente il paziente? (Il parere del Dr. Pastore mi è parso di tutt'altra natura - vedi sopra)
2. Uno dei medici del centro tumori ci ha consigliato di raccogliere informazioni sulla chemioipertermia intraperitoneale (egli sostiene che l'ipertermia offra pochi benefici). Dove è possibile avvalersi di questa terapia nel nord Italia? E' una pratica convenzionata? In caso contrario, quali sono i costi? (Purtroppo ci troviamo in ristrettezze economiche; a fronte della malattia di mio padre ho dovuto lasciare il lavoro e viviamo con la sua pensione e i risparmi).
3. Da alcuni giorni mio padre è costretto a letto da forti dolori crampiformi al basso addome. Avverte dolore intermittente ed intenso anche ai reni. Una situazione analoga era venuta a verificarsi anche alcuni mesi fà (anche se la natura del dolore era leggermente diversa). La terapista del dolore sosteneva si trattasse di transito intestinale. Può esserci una relazione con la malattia? (So che la domanda sembra incredibilmente stupida, ma la TAC di due mesi fa non evidenziava lesioni a carico di nessun organo e gli esami del sangue, di una settimana fa, hanno restituito valori assolutamente nella norma).
4. Tornando all'ipertermia capacitiva: potreste indicarmi un centro convenzionato nel nord Italia? Ho consultato assie.it ma la pagina in questione è in ristrutturazione.
Colgo l'occasione per ringraziarvi dal profondo ancora una volta. La disponibilità da voi manifestatami per via telematica (Dott. Pastore in primis) ha nettamente surclassato quella del centro oncologico della mia città. Purtroppo questa impressione è largamente condivisa.
Buon Lavoro.
vi scrivo ancora una volta in merito alla situazione di cui sopra.
Mio padre, 59 anni, affetto da carcinosi peritoneale, ha di recente terminato il sesto ciclo del protocollo Xeliri. I Valori dei markers hanno subito un netto aumento nel corso delle ultime due sedute (CA 19.9 "125,6" - CEA 125 "17,5"). Come segnalavo nelle richieste precedenti, presso il centro tumori della mia città la situazione è molto poco edificante: ad ogni visita di controllo incontriamo un medico diverso, e spesso i pareri che ci troviamo a raccogliere risultano discordanti in termini di approccio. Nel corso delle ultime visite, alla luce dell'aumento dei markers, l'oncologo di turno ci aveva segnalato che non sarebbe stato il caso di sospendere le terapie; tuttavia, la dottoressa che ha (virtualmente) in cura mio padre (non la incontriamo ormai da tre mesi) ha deciso di sospendere le terapie in favore di una rivalutazione (è stata ordinata una TAC-PET Total Body per cui dovremo aspettare 20 giorni e recarci a 100 km da casa). Quindi, per bocca di un'altro medico che ci accolto la settimana scora, abbiamo appreso la decisione di cui sopra. La mia preoccupazione è questa: mi è parso di capire che non ci sarà una ripresa al termine di questa pausa, ovvero che, nonostante le condizioni generali di mio padre siano ottime, il centro tumori in oggetto intende abbandonare ogni intento curativo. Ecco quindi le mie domande:
1.E' possibile che dopo soli sei cicli di flebo (per quattro dei quali i risultati sono stati, a parero loro, ottimi) si decida di congedare definitivamente il paziente? (Il parere del Dr. Pastore mi è parso di tutt'altra natura - vedi sopra)
2. Uno dei medici del centro tumori ci ha consigliato di raccogliere informazioni sulla chemioipertermia intraperitoneale (egli sostiene che l'ipertermia offra pochi benefici). Dove è possibile avvalersi di questa terapia nel nord Italia? E' una pratica convenzionata? In caso contrario, quali sono i costi? (Purtroppo ci troviamo in ristrettezze economiche; a fronte della malattia di mio padre ho dovuto lasciare il lavoro e viviamo con la sua pensione e i risparmi).
3. Da alcuni giorni mio padre è costretto a letto da forti dolori crampiformi al basso addome. Avverte dolore intermittente ed intenso anche ai reni. Una situazione analoga era venuta a verificarsi anche alcuni mesi fà (anche se la natura del dolore era leggermente diversa). La terapista del dolore sosteneva si trattasse di transito intestinale. Può esserci una relazione con la malattia? (So che la domanda sembra incredibilmente stupida, ma la TAC di due mesi fa non evidenziava lesioni a carico di nessun organo e gli esami del sangue, di una settimana fa, hanno restituito valori assolutamente nella norma).
4. Tornando all'ipertermia capacitiva: potreste indicarmi un centro convenzionato nel nord Italia? Ho consultato assie.it ma la pagina in questione è in ristrutturazione.
Colgo l'occasione per ringraziarvi dal profondo ancora una volta. La disponibilità da voi manifestatami per via telematica (Dott. Pastore in primis) ha nettamente surclassato quella del centro oncologico della mia città. Purtroppo questa impressione è largamente condivisa.
Buon Lavoro.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 5.8k visite dal 19/12/2008.
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Approfondimento su Ipertensione
L'ipertensione è lo stato costante di pressione arteriosa superiore ai valori normali, che riduce l'aspettativa di vita e aumenta il rischio di altre patologie.