Terapia biologica per tumore polmone
Buonasera,
chiedo consulto a proposito del caso clinico che riguarda mio papà
65 anni, fumatore
dopo tre ricoveri e lungo iter diagnostico (tac ripetute, broncoscopia fatta due volte, radiografie) è stata trovata una neoplasia polmonare
identificata come adenocarcinoma, che purtroppo ha già diffuso piccole metastasi nella testa
Al momento papà presenta un unico sintomo molto invalidante ed è il blocco del nervo laringeo ricorrente e una corda vocale paralizzata,
quindi ha molta difficoltà di comunicazione.
Il medico con cui ho parlato è orientato sull'inizio di una terapia BIOLOGICA con compresse
Vorrei innanzitutto qualche informazione su questo tipo di cure che non conosco
In secondo luogo, gradirei un parere anche su un discorso di comunicazione medici-paziente: nei ricoveri avvenuti (in due strutture differenti) abbiamo
riscontrato una grossa mancanza di dialogo tra i medici e papà. Mi chiedo se è un metodo giusto e usato anche altrove quello di parlare poco e non chiarire i dubbi che la persona affetta da patologia può avere. E' un atteggiamento che sta procurando in papà reazioni di sofferenza e rabbia, che si concludono spesso nel non voler più fare niente. Pertanto faccio veramente fatica a capire come dovrebbe essere un corretto approccio.
Ringrazio per l'attenzione
cordialità
Maria
chiedo consulto a proposito del caso clinico che riguarda mio papà
65 anni, fumatore
dopo tre ricoveri e lungo iter diagnostico (tac ripetute, broncoscopia fatta due volte, radiografie) è stata trovata una neoplasia polmonare
identificata come adenocarcinoma, che purtroppo ha già diffuso piccole metastasi nella testa
Al momento papà presenta un unico sintomo molto invalidante ed è il blocco del nervo laringeo ricorrente e una corda vocale paralizzata,
quindi ha molta difficoltà di comunicazione.
Il medico con cui ho parlato è orientato sull'inizio di una terapia BIOLOGICA con compresse
Vorrei innanzitutto qualche informazione su questo tipo di cure che non conosco
In secondo luogo, gradirei un parere anche su un discorso di comunicazione medici-paziente: nei ricoveri avvenuti (in due strutture differenti) abbiamo
riscontrato una grossa mancanza di dialogo tra i medici e papà. Mi chiedo se è un metodo giusto e usato anche altrove quello di parlare poco e non chiarire i dubbi che la persona affetta da patologia può avere. E' un atteggiamento che sta procurando in papà reazioni di sofferenza e rabbia, che si concludono spesso nel non voler più fare niente. Pertanto faccio veramente fatica a capire come dovrebbe essere un corretto approccio.
Ringrazio per l'attenzione
cordialità
Maria
[#1]
Gentile Utente,
non so di preciso come si sia svolta ogni fase comunicativa nell'approcccio alla malattia di suo padre, ma concordo con lei che è fondamentale spiegare più cose possibile. Ancora di più quando si propone una terapia biologica.
Da quanto espone, devo ritenere che dopo la diagnosi istologica di adenocarcinoma polmonare sia stato eseguito un test molecolare per EGFR e che sia risultato positivo.
Questo in realtà accade di rado nei fumatori ma se in suo padre è stata ritrovata la mutazione attivante su EGFR è almeno una cosa utile.
Questo vorrebbe dire che nel tunore di suo padre c'è un bersaglio molto sensibile da colpire con una terapia biologica che interrompe lo stimolo alla crescita del tumore.
Questo stimolo passa infatti proprio per questo tipo di mutazioni che vengono definite "driver mutation" cioè mutazioni che guidano la crescita dl tumore in modo dominante.
Usando un farmaco contro questo bersaglio è possibile in molti casi ottenere una rapido stop alla crescita tumorale che si mantiene per molto tempo.
La comodità di questo tipo di cura, oltre che nei limitati effetti collaterali sta anche nella comoda via di somministrazione orale.
Nonostante nell'immaginario collettivo le terapie orali siano considerate meno "potenti" di quelle per via venosa, in questo caso è il contrario.
Intanto le auguro che suo padre posa portare avanti per più tempo possibile e con beneficio questa cura.
Cordiali Saluti
non so di preciso come si sia svolta ogni fase comunicativa nell'approcccio alla malattia di suo padre, ma concordo con lei che è fondamentale spiegare più cose possibile. Ancora di più quando si propone una terapia biologica.
Da quanto espone, devo ritenere che dopo la diagnosi istologica di adenocarcinoma polmonare sia stato eseguito un test molecolare per EGFR e che sia risultato positivo.
Questo in realtà accade di rado nei fumatori ma se in suo padre è stata ritrovata la mutazione attivante su EGFR è almeno una cosa utile.
Questo vorrebbe dire che nel tunore di suo padre c'è un bersaglio molto sensibile da colpire con una terapia biologica che interrompe lo stimolo alla crescita del tumore.
Questo stimolo passa infatti proprio per questo tipo di mutazioni che vengono definite "driver mutation" cioè mutazioni che guidano la crescita dl tumore in modo dominante.
Usando un farmaco contro questo bersaglio è possibile in molti casi ottenere una rapido stop alla crescita tumorale che si mantiene per molto tempo.
La comodità di questo tipo di cura, oltre che nei limitati effetti collaterali sta anche nella comoda via di somministrazione orale.
Nonostante nell'immaginario collettivo le terapie orali siano considerate meno "potenti" di quelle per via venosa, in questo caso è il contrario.
Intanto le auguro che suo padre posa portare avanti per più tempo possibile e con beneficio questa cura.
Cordiali Saluti
Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.9k visite dal 30/12/2016.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.