Mastite carcinomatosa
Gentili dottori ho letto più volte questo sito ed ho sempre apprezzato la professionalità, la competenza e l’umanità con cui rispondete alle domande, spesso accorate, che vi vengono poste. Anch’io mi ritrovo ad affrontare l’angoscia che assale quando una persona cara soffre e vorresti aiutarla ma sai che più di quello che si sta facendo non si può e ci si sente impotenti.Ho deciso quindi di scrivervi per avere un vostro parere!
Mia madre il 03.12.2003, all’età di 70 anni, è stata operata alla mammella destra per “carcinoma duttale infiltrante pT1bN3” subendo un primo intervento di quadrantectomia con lo svuotamento del cavo ascellare (mts massiva 20/20 linfonodi) seguito da cicli di chemioterapia e radioterapia. Per tre anni ha assunto il farmaco Arimidex sottoponendosi a controlli periodici con esito positivo. Eravamo sereni perché tutto sembrava procedere per il meglio ma esattamente dopo tre anni il carcinoma si presenta alla stessa mammella ed il 17.01.2007 viene quindi sottoposta ad un 2° intervento questa volta “mastectomia radicale” seguita da radioterapia. Purtroppo questo secondo intervento non ha avuto il decorso del precedente. A parte la tremenda e inguardabile cicatrice che inconcepibilmente ha ereditato dall’intervento (non è una critica ma un dato di fatto confermato anche da medici) il problema più serio si è rivelato la produzione continua di siero (normale per il primo periodo post operatorio) che per diverso tempo è stato aspirato sino a quando il chirurgo che l’ha operata, durante l’ultima visita di giugno ‘07 (non ci siamo più tornati), alle domande preoccupate di mia madre (che peraltro avvertiva non solo fastidi ma forti dolori nell’area della cicatrice ) ha detto (testuali parole) “il liquido c’è e se lo può tenere”… per cui se l’è tenuto!.
Intanto a Luglio 2007 mia madre nota alla mammella sinistra una piccola zona indurita e si sottopone a biopsia ecoguidata da cui risulta avere una “mastite carcinomatosa”: si ripiomba nello smarrimento. Questa volta ci rivolgiamo ad una struttura ospedaliera di un paese vicino alla nostra città che ha un buon centro oncologico. Prima dell’intervento viene sottoposta a tutti gli esami clinici di routine tra cui una Tac al torace da cui risultano “millimetriche lesioni polmonari sospette per secondarismi”. Non si procede all’intervento ma viene attivata terapia con Vinorelbina a somministrazione orale 80 mg (il dosaggio più forte non l’ha tollerato). Dopo tre cicli di trattamento si ha la regressione pressoché completa della lesione nodulare al seno e la stabilizzazione delle lesioni (probabilmente non erano metastasi!) e si fissa la data dell’intervento ma purtroppo mia madre durante il mese che la separava dall’operazione sta male con febbre a 39° e scompenso glicemico (è diabetica) si scopre che quel liquido che “doveva tenersi” ha creato una infezione e si è reso necessario il drenaggio del siero (misto a pus). Viene praticato un forte trattamento antibiotico e si rinvia l’intervento anche perchè le sue condizioni fisiche nel frattempo si deteriorano. Si riattiva il trattamento chemioterapico con vinorelbina orale (non ha più fatto l’effetto iniziale) poi sostituito con capecitabina quest’ultimo farmaco viene mal tollerato pertanto viene prescritta una terapia con trattamento antiormonale con Faslodex. Ad oggi mia madre non è ancora stata operata e temo che purtroppo un intervento sarà difficile, le punture di Faslodex non hanno agito come si sperava e la malattia continua a progredire, il quadro cutaneo si presenta con lesioni eritematose molto estese sia a destra che a sinistra (ha lesioni eritematose anche dietro la spalla destra). L’oncologo ha consigliato un trattamento chemioterapico più d’impatto pertanto dal 26.09.’08 è stata attivata settimanalmente Ct con Gem ma ci hanno già detto che la situazione non è delle più rassicuranti (due mesi fa ha comunque effettuato una Tac “total body” e fortunatamente non vi sono spiacevoli “novità”)
Scusate se mi sono dilungata ma vi assicuro che ho omesso moltissimi passaggi. A questo punto passo alle domande: si può sperare secondo voi in una regressione della malattia al punto da potere sottoporre mia madre all’intervento di “bonifica della mammella sinistra”? Se non ci sarà una regressione (come purtroppo temo), la malattia si potrà gestire con la chemioterapia? Da quando è stata attivata quest’ultima chemio non vi è stato nessun miglioramento: quanto tempo dovrà passare per verificare se questo farmaco chemioterapico ha efficacia e se non dovesse agire come si spera, si potrà attivare un altro tipo di chemioterapia? In tanti ci dicono di portare a curare la mamma nel Nord Italia ma lei non vuole partire e in questa fase anch’io ritengo inopportuna la partenza in quanto ho capito che i protocolli chemioterapici sono uguali al Nord ed al Sud ed oltretutto mi fido molto degli oncologi che al momento hanno in cura mia madre e malgrado l’esperienza negativa avuta col chirurgo, sono convinta che anche al Sud esistono bravi medici. Mi auguro solo che la malattia regredisca in tal caso per un eventuale intervento valuteremo l’opportunità di partire. Grazie per il vostro “ascolto” e se vi è possibile aspetto un vostro parere.
P.S. I dati che ho inserito per la registrazione sono quelli di mia madre
Mia madre il 03.12.2003, all’età di 70 anni, è stata operata alla mammella destra per “carcinoma duttale infiltrante pT1bN3” subendo un primo intervento di quadrantectomia con lo svuotamento del cavo ascellare (mts massiva 20/20 linfonodi) seguito da cicli di chemioterapia e radioterapia. Per tre anni ha assunto il farmaco Arimidex sottoponendosi a controlli periodici con esito positivo. Eravamo sereni perché tutto sembrava procedere per il meglio ma esattamente dopo tre anni il carcinoma si presenta alla stessa mammella ed il 17.01.2007 viene quindi sottoposta ad un 2° intervento questa volta “mastectomia radicale” seguita da radioterapia. Purtroppo questo secondo intervento non ha avuto il decorso del precedente. A parte la tremenda e inguardabile cicatrice che inconcepibilmente ha ereditato dall’intervento (non è una critica ma un dato di fatto confermato anche da medici) il problema più serio si è rivelato la produzione continua di siero (normale per il primo periodo post operatorio) che per diverso tempo è stato aspirato sino a quando il chirurgo che l’ha operata, durante l’ultima visita di giugno ‘07 (non ci siamo più tornati), alle domande preoccupate di mia madre (che peraltro avvertiva non solo fastidi ma forti dolori nell’area della cicatrice ) ha detto (testuali parole) “il liquido c’è e se lo può tenere”… per cui se l’è tenuto!.
Intanto a Luglio 2007 mia madre nota alla mammella sinistra una piccola zona indurita e si sottopone a biopsia ecoguidata da cui risulta avere una “mastite carcinomatosa”: si ripiomba nello smarrimento. Questa volta ci rivolgiamo ad una struttura ospedaliera di un paese vicino alla nostra città che ha un buon centro oncologico. Prima dell’intervento viene sottoposta a tutti gli esami clinici di routine tra cui una Tac al torace da cui risultano “millimetriche lesioni polmonari sospette per secondarismi”. Non si procede all’intervento ma viene attivata terapia con Vinorelbina a somministrazione orale 80 mg (il dosaggio più forte non l’ha tollerato). Dopo tre cicli di trattamento si ha la regressione pressoché completa della lesione nodulare al seno e la stabilizzazione delle lesioni (probabilmente non erano metastasi!) e si fissa la data dell’intervento ma purtroppo mia madre durante il mese che la separava dall’operazione sta male con febbre a 39° e scompenso glicemico (è diabetica) si scopre che quel liquido che “doveva tenersi” ha creato una infezione e si è reso necessario il drenaggio del siero (misto a pus). Viene praticato un forte trattamento antibiotico e si rinvia l’intervento anche perchè le sue condizioni fisiche nel frattempo si deteriorano. Si riattiva il trattamento chemioterapico con vinorelbina orale (non ha più fatto l’effetto iniziale) poi sostituito con capecitabina quest’ultimo farmaco viene mal tollerato pertanto viene prescritta una terapia con trattamento antiormonale con Faslodex. Ad oggi mia madre non è ancora stata operata e temo che purtroppo un intervento sarà difficile, le punture di Faslodex non hanno agito come si sperava e la malattia continua a progredire, il quadro cutaneo si presenta con lesioni eritematose molto estese sia a destra che a sinistra (ha lesioni eritematose anche dietro la spalla destra). L’oncologo ha consigliato un trattamento chemioterapico più d’impatto pertanto dal 26.09.’08 è stata attivata settimanalmente Ct con Gem ma ci hanno già detto che la situazione non è delle più rassicuranti (due mesi fa ha comunque effettuato una Tac “total body” e fortunatamente non vi sono spiacevoli “novità”)
Scusate se mi sono dilungata ma vi assicuro che ho omesso moltissimi passaggi. A questo punto passo alle domande: si può sperare secondo voi in una regressione della malattia al punto da potere sottoporre mia madre all’intervento di “bonifica della mammella sinistra”? Se non ci sarà una regressione (come purtroppo temo), la malattia si potrà gestire con la chemioterapia? Da quando è stata attivata quest’ultima chemio non vi è stato nessun miglioramento: quanto tempo dovrà passare per verificare se questo farmaco chemioterapico ha efficacia e se non dovesse agire come si spera, si potrà attivare un altro tipo di chemioterapia? In tanti ci dicono di portare a curare la mamma nel Nord Italia ma lei non vuole partire e in questa fase anch’io ritengo inopportuna la partenza in quanto ho capito che i protocolli chemioterapici sono uguali al Nord ed al Sud ed oltretutto mi fido molto degli oncologi che al momento hanno in cura mia madre e malgrado l’esperienza negativa avuta col chirurgo, sono convinta che anche al Sud esistono bravi medici. Mi auguro solo che la malattia regredisca in tal caso per un eventuale intervento valuteremo l’opportunità di partire. Grazie per il vostro “ascolto” e se vi è possibile aspetto un vostro parere.
P.S. I dati che ho inserito per la registrazione sono quelli di mia madre
[#1]
Gentile utente,
1)sul sieroma (versamento di liquido nel cavo ascellare) si tratta di una complicanza così frequente che non si dovrebbe neanche chiamare così.
Durante un intervento chirurgico di quadrantectomia o di mastectomia con linfoadenectomia viene in genere lasciato un drenaggio in sede ascellare, al fine di raccogliere le secrezioni (inizialmente ematiche o sieroematiche, successivamente sierose), che tendono a raccogliersi in tale sede.
Dopo la rimozione del drenaggio (che viene lasciato per pohissimi giorni per evitare infezioni), può rendersi necessario procedere nei giorni successivi alla evacuazione, attraverso agoaspirazione, del siero che si può accumulare nella cavità ascellare (sieroma).
La quantità di siero che si raccoglie è variabiale e purtroppo in alcuni casi persiste a lungo.
2)Sulla mastite carcinomatosa lascio libero spazio, poichè sono un chirurgo oncologo (anche se specialista pure di oncologia), ai colleghi oncologi medici per fare il punto della situazione sulla terapia.
Da chirurgo oncologo devo confermarle la non indicazione attualmente all'intervento chirurgico (estensione posteriore delle manifestazioni eritematose)
Purtroppo si tratta di una malattia molto seria con implicazioni complesse e la chirurgia in questo momento potrebbe non solo non dare benefici, ma addirittura aggravare la situazione.
Abbiamo da poco interrotto una lunghissima storia che ha caratterizzato il secondo post più discusso di sempre di questo sito
(142 repliche) e dove troverà molti punti di riflessione e tante risposte alle sue, ovviamente tantissime domande.
https://www.medicitalia.it/consulti/oncologia-medica/31050-seno-gonfio-e-arrossato-55-anni.html
Cordiali saluti con tanti auguri.
1)sul sieroma (versamento di liquido nel cavo ascellare) si tratta di una complicanza così frequente che non si dovrebbe neanche chiamare così.
Durante un intervento chirurgico di quadrantectomia o di mastectomia con linfoadenectomia viene in genere lasciato un drenaggio in sede ascellare, al fine di raccogliere le secrezioni (inizialmente ematiche o sieroematiche, successivamente sierose), che tendono a raccogliersi in tale sede.
Dopo la rimozione del drenaggio (che viene lasciato per pohissimi giorni per evitare infezioni), può rendersi necessario procedere nei giorni successivi alla evacuazione, attraverso agoaspirazione, del siero che si può accumulare nella cavità ascellare (sieroma).
La quantità di siero che si raccoglie è variabiale e purtroppo in alcuni casi persiste a lungo.
2)Sulla mastite carcinomatosa lascio libero spazio, poichè sono un chirurgo oncologo (anche se specialista pure di oncologia), ai colleghi oncologi medici per fare il punto della situazione sulla terapia.
Da chirurgo oncologo devo confermarle la non indicazione attualmente all'intervento chirurgico (estensione posteriore delle manifestazioni eritematose)
Purtroppo si tratta di una malattia molto seria con implicazioni complesse e la chirurgia in questo momento potrebbe non solo non dare benefici, ma addirittura aggravare la situazione.
Abbiamo da poco interrotto una lunghissima storia che ha caratterizzato il secondo post più discusso di sempre di questo sito
(142 repliche) e dove troverà molti punti di riflessione e tante risposte alle sue, ovviamente tantissime domande.
https://www.medicitalia.it/consulti/oncologia-medica/31050-seno-gonfio-e-arrossato-55-anni.html
Cordiali saluti con tanti auguri.
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
[#2]
Utente
Gent.mo dottore la ringrazio per la sua risposta così immediata e anche per la sua disponibilità all'"ascolto": le assicuro (di certo nella sua esperienza lo avrà constatato) che non solo i malati ma anche i parenti di coloro che soffrono hanno molto bisogno di essere ascoltati e per quanto possibile rassicurati. Grazie ancora!Cordiali saluti.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 32.4k visite dal 17/10/2008.
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