Ormonoterapia: quando e quale?
Mia madre ha terminato da circa 3 settimane la chemioterapia adiuvante (protocollo FEC 6 cicli) per un ca lobulare multifocale (focus maggiore di diametro di 4 cm, linfonodi negativi, Ki-67 3%, Herceptest negativo, Recettori per estrogeno e progesterone entrambi espressi al 70%) ed e' in attesa che l'oncologo le prescriva l'ormonoterapia, dopo averle richiesto di eseguire dei dosaggi ematici (FSH 21,76; LH 14,33; estradiolo <10) ed una ecografia pelvica. Nonostante la chemio e nonostante l'eta' di 52 anni, ha avuto le mestuazioni regolarmente fino al 15 di agosto. E' stato giusto non averlo mandato via questo ciclo gia' durante la chemio? Un'altra cosa che mi chiedo e' se a questo punto ci sia entrata in menopausa o ancora no; cosa ci dicono queste analisi? Infine vorrei ricevere qualche informazione in piu' sull'ormonoterapia: la tipologia di farmaci e il protocollo sono unici o esiste un ventaglio di possibilita' come per i chemioterapici? In quest'ultimo caso, quale sarebbe secondo Voi l'opzione giusta in una situazione come quella di mia madre e quando dovrebbe iniziare la terapia?
Grazie mille
Grazie mille
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Gentile utente,
la terapia ormonale rappresenta un’importante opzione terapeutica a disposizione dell’oncologo medico.
. In popolazioni selezionate la terapia ormonale è efficace come la chemioterapia ma con una tollerabilità nettamente superiore: gli effetti collaterali sono rari e di modesta entità. Questa non rappresenta una scelta meno efficace ma un trattamento di rilevante efficacia: può essere somministrata continuativamente per lunghi periodi di tempo ottenendo una significativa percentuale di risposte, ed è possibile impiegare alternativamente diverse classi di farmaci ormonali, ottenendo il controllo della malattia. Gli ormoni (estradiolo e progesterone) sono fondamentali nel mantenimento delle condizioni fisiologiche della donna (omeostasi). In premenopausa è l’ovaio la principale fonte di estrogeni, mentre in postmenopausa questa è rappresentata dalla conversione a livello dei tessuti periferici degli androgeni di produzione surrenalica.
. La terapia ormonale ha l’obiettivo di interferire con gli estrogeni, per ridurre il loro stimolo proliferativi sulla cellula neoplastica.
Questa non viene impiegata in tutte le pazienti, ma sono necessarie
alcune condizioni per avere maggiori probabilità di successo.
• Presenza di recettori per gli estrogeni.
• Stato menopausale. È considerazione comune che in postmenopausa il tumore risponda meglio alle manipolazioni ormonali. Anche in premenopausa si può impiegare la terapia ormonale se la malattia è molto limitata, inoltre spesso la paziente giovane è da considerarsi in postmenopausa sotto il profilo ormonale dato che è già stata messa forzatamente in condizione di menopausa tramite intervento chirurgico, radioterapia o chemioterapia.
*La chirurgia rappresenta il primo atto terapeutico, ma non sempre è definitivo: sebbene asportata la malattia può essersi diffusa in altri sedi dando origine a micrometastasi che possono essere così piccole e asintomatiche da sfuggire alla stadiazione radiologica postchirurgica. Per impedire il successivo sviluppo di queste micrometastasi, in determinati casi, è necessario un trattamento farmacologico adiuvante. La scelta di quale trattamento eseguire (chemioterapia, ormonoterapia o entrambe) si basa su alcuni importanti dati clinici e di laboratorio, tra cui le dimensioni del tumore, l’interessamento linfonodale, lo stato recettoriale, il grado di differenziazione, la frazione di crescita e sono attualmente in studio alcune carattestiche biologiche come la positività per p53 e erbB2.
* Il trattamento adiuvante ormonale prevede l’impiego del tamoxifene da solo o successivamente alla chemioterapia per 5 anni. Recenti studi hanno evidenziato una possibile superiorità di farmaci più recenti (gli inibitori delle aromatasi) usati singolarmente o in successione al tamoxifene rispetto al tamoxifene da solo.
* In premenopausa la secrezione ovarica degli estrogeni è controllata dalle gonadotropine ipofisarie, : per questo motivo in premenopausa è indispensabile associare al tamoxifene un analogo del GnRH.
http://www.senosalvo.com/ormonect.htm
Cordiali saluti
cORDIALI SALUTI
la terapia ormonale rappresenta un’importante opzione terapeutica a disposizione dell’oncologo medico.
. In popolazioni selezionate la terapia ormonale è efficace come la chemioterapia ma con una tollerabilità nettamente superiore: gli effetti collaterali sono rari e di modesta entità. Questa non rappresenta una scelta meno efficace ma un trattamento di rilevante efficacia: può essere somministrata continuativamente per lunghi periodi di tempo ottenendo una significativa percentuale di risposte, ed è possibile impiegare alternativamente diverse classi di farmaci ormonali, ottenendo il controllo della malattia. Gli ormoni (estradiolo e progesterone) sono fondamentali nel mantenimento delle condizioni fisiologiche della donna (omeostasi). In premenopausa è l’ovaio la principale fonte di estrogeni, mentre in postmenopausa questa è rappresentata dalla conversione a livello dei tessuti periferici degli androgeni di produzione surrenalica.
. La terapia ormonale ha l’obiettivo di interferire con gli estrogeni, per ridurre il loro stimolo proliferativi sulla cellula neoplastica.
Questa non viene impiegata in tutte le pazienti, ma sono necessarie
alcune condizioni per avere maggiori probabilità di successo.
• Presenza di recettori per gli estrogeni.
• Stato menopausale. È considerazione comune che in postmenopausa il tumore risponda meglio alle manipolazioni ormonali. Anche in premenopausa si può impiegare la terapia ormonale se la malattia è molto limitata, inoltre spesso la paziente giovane è da considerarsi in postmenopausa sotto il profilo ormonale dato che è già stata messa forzatamente in condizione di menopausa tramite intervento chirurgico, radioterapia o chemioterapia.
*La chirurgia rappresenta il primo atto terapeutico, ma non sempre è definitivo: sebbene asportata la malattia può essersi diffusa in altri sedi dando origine a micrometastasi che possono essere così piccole e asintomatiche da sfuggire alla stadiazione radiologica postchirurgica. Per impedire il successivo sviluppo di queste micrometastasi, in determinati casi, è necessario un trattamento farmacologico adiuvante. La scelta di quale trattamento eseguire (chemioterapia, ormonoterapia o entrambe) si basa su alcuni importanti dati clinici e di laboratorio, tra cui le dimensioni del tumore, l’interessamento linfonodale, lo stato recettoriale, il grado di differenziazione, la frazione di crescita e sono attualmente in studio alcune carattestiche biologiche come la positività per p53 e erbB2.
* Il trattamento adiuvante ormonale prevede l’impiego del tamoxifene da solo o successivamente alla chemioterapia per 5 anni. Recenti studi hanno evidenziato una possibile superiorità di farmaci più recenti (gli inibitori delle aromatasi) usati singolarmente o in successione al tamoxifene rispetto al tamoxifene da solo.
* In premenopausa la secrezione ovarica degli estrogeni è controllata dalle gonadotropine ipofisarie, : per questo motivo in premenopausa è indispensabile associare al tamoxifene un analogo del GnRH.
http://www.senosalvo.com/ormonect.htm
Cordiali saluti
cORDIALI SALUTI
Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 3.9k visite dal 01/10/2008.
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