Secondo intervento di chirurgia oncologica
Gentile dottore,
a mio marito (53 anni) , dopo 9 cicli di chemioterapia, il 3 luglio 2007 è stata effettuata una gastrectomia totale, splenectomia, resezione del III° e IV° seg.epatico, asportazione di 20 linfonodi (9 positivi). Dopo 7 giorni di buon decorso post operatorio, ha avuto una violenta crisi respiratoria ed è stato ricoverato per 10 giorni in terapia intensiva, subendo varie aspirazioni di liquido polmonare. In totale il suo ricovero è durato 49 giorni, di cui la maggior parte con febbre oltre i 38. Non si è mai saputo cosa gli è successo, ma l’operazione che ha subito è stata molto importante e, mi hanno detto, è normale che abbia delle complicazioni.
4 mesi dopo l’operazione, la Tac ha evidenziato una lesione di 4 cm. al VI° seg. epatico, mentre la Pet ha evidenziato un iperaccumulo del tracciante a livello della regione ilare polmonare destra (SUVbw max 4.5), del fegato (VI-VII-VIII segmento; SUVbw max 10.1) e della regione celiaco-pancreatica (SUVbw max 6.3).
Dopo altro 8 cicli di chemioterapia, la Tac ha rilevato una lesione di 2,5 cm. al VI seg. epatico e la Pet ha evidenziato la stessa lesione, più quella alla regione ilare polmonare.
DOMANDE
- è possibile che una lesione di 4 cm. Si formi in 4 mesi?
- la lesione al polmone è necessariamente tumorale? Perché la Tac non la ha mai rilevata?
La prossima settimana mio marito si opererà di nuovo al fegato, mi dicono che dovrebbe essere una operazione più semplice della precedente, ma nel frattempo i postumi di quel devastante decorso postoperatorio gli hanno lasciato difficoltà respiratorie, oltre ad una particolare forma di alimentazione (può mangiare poco e lentamente, ed ingerisce molta aria). Da più di un mese ha un ascesso perianale che , nonostante gli antibiotici non smette di secernere liquido.
DOMANDE
- perché questa volta gli hanno chiesto di depositare il sangue per una trasfusione postoperatoria, mentre per l’intervento più complesso non gli è stato chiesto?
- Non è possibile intervenite in modo meno invasivo, viste le condizioni di mio marito?
- Dovrà tornare in terapia intensiva?
- È un intervento rischioso?
Grazie a tutti per il servizio che ci fornite e che ci riavvicina alla classe medica.
Giovanna
a mio marito (53 anni) , dopo 9 cicli di chemioterapia, il 3 luglio 2007 è stata effettuata una gastrectomia totale, splenectomia, resezione del III° e IV° seg.epatico, asportazione di 20 linfonodi (9 positivi). Dopo 7 giorni di buon decorso post operatorio, ha avuto una violenta crisi respiratoria ed è stato ricoverato per 10 giorni in terapia intensiva, subendo varie aspirazioni di liquido polmonare. In totale il suo ricovero è durato 49 giorni, di cui la maggior parte con febbre oltre i 38. Non si è mai saputo cosa gli è successo, ma l’operazione che ha subito è stata molto importante e, mi hanno detto, è normale che abbia delle complicazioni.
4 mesi dopo l’operazione, la Tac ha evidenziato una lesione di 4 cm. al VI° seg. epatico, mentre la Pet ha evidenziato un iperaccumulo del tracciante a livello della regione ilare polmonare destra (SUVbw max 4.5), del fegato (VI-VII-VIII segmento; SUVbw max 10.1) e della regione celiaco-pancreatica (SUVbw max 6.3).
Dopo altro 8 cicli di chemioterapia, la Tac ha rilevato una lesione di 2,5 cm. al VI seg. epatico e la Pet ha evidenziato la stessa lesione, più quella alla regione ilare polmonare.
DOMANDE
- è possibile che una lesione di 4 cm. Si formi in 4 mesi?
- la lesione al polmone è necessariamente tumorale? Perché la Tac non la ha mai rilevata?
La prossima settimana mio marito si opererà di nuovo al fegato, mi dicono che dovrebbe essere una operazione più semplice della precedente, ma nel frattempo i postumi di quel devastante decorso postoperatorio gli hanno lasciato difficoltà respiratorie, oltre ad una particolare forma di alimentazione (può mangiare poco e lentamente, ed ingerisce molta aria). Da più di un mese ha un ascesso perianale che , nonostante gli antibiotici non smette di secernere liquido.
DOMANDE
- perché questa volta gli hanno chiesto di depositare il sangue per una trasfusione postoperatoria, mentre per l’intervento più complesso non gli è stato chiesto?
- Non è possibile intervenite in modo meno invasivo, viste le condizioni di mio marito?
- Dovrà tornare in terapia intensiva?
- È un intervento rischioso?
Grazie a tutti per il servizio che ci fornite e che ci riavvicina alla classe medica.
Giovanna
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- perché questa volta gli hanno chiesto di depositare il sangue per una trasfusione postoperatoria, mentre per l’intervento più complesso non gli è stato chiesto? VEROSIMILMENTE SI PREPARANO PER UN'EVENTUALE COMPLICANZA EMORRAGICA DATA LA SEDE EPATICA INTERESSATA; POSSIBILMENTE NEL PRIMO INTERVENTO AVEVANO SANGUE A DISPOSIZIONE. INOLTRE L'AUTOTRASFUSIONE è UNA DELLE SOLUZIONI MIGLIORI.
- Non è possibile intervenite in modo meno invasivo, viste le condizioni di mio marito?
- Dovrà tornare in terapia intensiva?
- È un intervento rischioso?
SULLE ALTRE 3 DOMANDE CREDO SIA MEGLIO CHE LE PONGA AI COLLEGHI CHE HANNO IN CURA SUO MARITO, SOPRATTUTTO CERCANDO DI SAPERE SE LA LESIONE POLMONARE è O MENO NEOPLASTICA; SE LO FOSSE CADREBBE L'INTENTO CURATIVO DELLA RESEZIONE EPATICA.
- Non è possibile intervenite in modo meno invasivo, viste le condizioni di mio marito?
- Dovrà tornare in terapia intensiva?
- È un intervento rischioso?
SULLE ALTRE 3 DOMANDE CREDO SIA MEGLIO CHE LE PONGA AI COLLEGHI CHE HANNO IN CURA SUO MARITO, SOPRATTUTTO CERCANDO DI SAPERE SE LA LESIONE POLMONARE è O MENO NEOPLASTICA; SE LO FOSSE CADREBBE L'INTENTO CURATIVO DELLA RESEZIONE EPATICA.
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 1.9k visite dal 04/09/2008.
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