Cistoadenocarcinoma sieroso papillare ovarico

La paziente è mia madre di anni 73, alla quale è stato diagnosticato un cistoadenocarcinoma papillare ovarico bilaterale,infiltrante il miometrio del collo uterino con multiple invasioni vascolari linfatiche sia nel legamento tubo-ovarico che nello spessore del miometrio; metastasi linfonodali 2/2 (vasi ovarici dx); linfonodo ipogastrico sx 1/1 linfonodi ipogastrici dx 1/1; peritoneo pelvico pre-vescicale libero da localizzazioni metastatiche. pTNM:T2N1 FIGO: III stadio IIIC.
Il 5 luglio 2007 è stata sottoposta ad intervento chirurgico di isteroannessiectomia bilaterale, omentectomia, linfoadenectomia ipogastrica sx,peritonectomia pelvica.Il valore del ca 125 pre intervento = 1929; il valore del Ca 125 post-intervento = 834.
La paziente, presentando un residuo di malattia inferiore al cm esegue trattamento terapeutico secondo schema carboplatino-taxolo Q21 per 6 mesi.
Al termine del trattamento la paziente è stata rivalutata con TAC (27/9/2007) e con PET/TAC (16/11/2007)che hanno documentato una remissione clinica della malattia.Il Ca 125 alla fine del trattamento = 23,9.
Da gennaio 2008,mia madre per mio desiderio, è stata arruolata presso un altra USL nello studio Mimosa con vaccinoterapia.
Il 10/3/2008 ,laTAC rileva la persistenza di micronodulia linfonodale retroperitoneale con incremento dimensionale di alcuni linfonodi in sede preaortica, interoaortocavale e presacrale, del diametro di mm 13, mm 15,e mm 10, npn versamento libero addomino-pelvico.Il Ca 125 ancora negativo.Sempre per mio desiderio consulto chiedo il parere all'oncologo per poter consultare il chirurgo che aveva eseguito l'intervento che mi aveva all'epoca prospettato un eventuale intervento chirurgico dopo chemio.L'oncologo con parere negativo all'intervento mi manda comunque dal chirurgo che mi disse : Ci vediamo tra 6 mesi.Le considerazioni finali dell'oncologo furono: non segni evidenti di patologia in atto; torna a giugno 2008.
La TAC del 4/6/2008 rileva ulteriore significativo aumento volumetrico delle linfoadenopatie descritte in sede preaortica, all'altezza degli ili renali, interaorto cavale al carrefour, del diametro attuale compreso entro cm 2,7, alcune delle quali a densità disomogenea per la presenza di ipodensità colliquativa intranodale.
Mia madre viene estromessa dallo studio sperimentale col vaccino Abagovomab (permettetemi di dire, vista l'insorgenza in breve delle metastasi linfonodali che ha goduto solamente del placebo).
Viene eseguita una TAC/PET i primi di luglio che da esito positivo nel retro peritoneo. L'oncologo, avendo ancora un CA 125 negativo, richiede una conferma della diagnosi di ripresa della malattia con citologia eco -guidata.
Viene eseguita e prelevano un piccolo frustolo ch e all'esame istologicoappare sostituito in gran parte da carcinoma ad alto grado, poco differenziato e costituito da cellule neoplastiche con nucleo ipercromato ed ampio citoplasma denso e eosinofilo; la crescita appare solida/discoesiva.presenti mitosi.
Le indagini immunoistochimiche hanno dimostrato positività diffuse per pancheratina ed estrogeno,negativo invece il progesterone.
L'indice di proliferazione è del 50% circa.
Alla data odierna l'oncologo decreta un ritorno di malattia e prospetta un nuovo ciclo di terapia ma con carboplatino senza taxolo.
Per mia madre è già stata sufficente questa notizia, per cui mi sono recata da sola in oncologia ma non ho avuto chiarimenti ulteriori.
I miei dubbi riguardano in primis la non scelta di prendere in considerazione una chirurgia per asportare le catene linfonodali, visto che il chirurgo non l'aveva escluso.
Perchè cambiare una chemio che aveva avuto un notevole successo sulla paziente? Elevata tossicità del taxolo?
Cosa mi devo aspettare tra tre mesi,tempo in cui farà il primo esame radiologico di controllo? Remissione, esplosione o situazione invariata della malattia? Avrò il tempo per pensare ad un eventuale intervento di chirurgia? Potrebbe essere una soluzione per allungare i tempi di soppravvivenza?
Nell'ospedale dove è in cura mia mamma, è stata oparata da pochi giorni una paziente di 62 anni con recidiva e l'hanno sottoposta a chemio intraperitoneale.Troppo rischiosa per mia mamma?
Non sono stata sicuramente breve, ringrazio anticipatamente per l'attenzione, ma anche un giorno in più di vita di mia mamma che ieri su una scala imbiancava i muri di casa sua e quindi è chiaro che nonostante tutto fisicamente sta bene, per me sono molto importanti.
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Dr. Alessandro D'Angelo Oncologo 2.8k 64
Cercherò di essere sinetico io (scusi se scherzo, ma si deve sdrammatizzare).
1- lei dice "...Mia madre viene estromessa dallo studio sperimentale col vaccino Abagovomab (permettetemi di dire, vista l'insorgenza in breve delle metastasi linfonodali che ha goduto solamente del placebo)..." il fatto che si stia eseguendo uno studio non significa che il farmaco è attivo al 100%, sennò che senso c'è a portare avanti una sperimentazione? Quindi non sarei così deciso in questo.
2- se vogliamo guardare i tempi tra la fine della prima chemio e la ripresa di malattia, sono giusti alle soglie dei sei mesi (o anche meno se teniamo conto dei primi movimenti dei linfonodi a marzo/08...; sui marcatori BASTA RIPETERE LE STESSE COSE, ci aiutano ma non danno certezze); quindi non credo che la ripresa del primo trattamento possa essere utile. Magari cambierei farmaco se le condizioni lo consentono.
3- la chirurgia eventuale era meglio farla (second look, su cui vi sono tante scuole di pensiero) a remissione della malattia, ora non credo sia indicata
Tutte le scelte poi vanno prese con la paziene davanti e finalizzate a mantenere la migliore qualità di vita della stessa.

Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)