Il chirurgo che ha operato mia madre, ha dunque consigliato una radioterapia come trattamento
Gentili Dottori,
Vi scrivo per ricevere un consulto a proposito di mia madre (58 anni, una sola figlia, menopausa da circa 10 anni). In data 05/03/2008 ha subito un’isterectomia totale addominale con salpingo-ovariectomia bilaterale e washing peritoneale in seguito ad una diagnosi di adenocarcinoma dell’endometrio.
L’intervento è riuscito, la ripresa è stata ottima, ma in seguito all’esame istologico è stato rilevato un elemento, a mio modesto avviso, un po’ preoccupante. Vi trascrivo il giudizio diagnostico:
“Adenocarcinoma endometriale scarsamente differenziato dell’endometrio con aspetti di differenziazione squamosa, infiltrante il miometrio per più di metà dello spessore (spessore di infiltrazione mm 17 su mm 21; 80% di infiltrazione miometriale).
Evidenza di linfangiosi neoplastica.
G3 pt1c.
Endocervicite cronica micropapillare.
Focolaio di displasia lieve su metaplasia squamosa.
Parametri indenni da neoplasia.
Ovaie scleroatrofiche.
Tube nei limiti.”
Il chirurgo che ha operato mia madre, ha dunque consigliato una radioterapia come trattamento adiuvante.
Nonostante la fiducia riposta nel medico che ci ha fin qui seguito, ho preferito chiedere un consulto ad un altro ginecologo che ci ha prospettato una soluzione completamente diversa:
1) Sottoporre mia madre ad una pet-tac
2) Effettuare un linfoadenectomia laparoscopica;
La Pet-tac ha dato ottimi risultati: “non vi sono immagini caratterizzate da aumentata attività metabolica da riferire a patologia neoplastica”.
A questo punto Vi chiedo:
E’ proprio necessario sottoporre nuovamente mia madre ad un intervento?
Oppure la radioterapia è sufficiente nel caso specifico?
Ci sono speranze di chiudere questa terribile fase della nostra vita oppure, a parte le eventuali recidive di cui siamo consapevoli, potrebbero insorgere altri pericoli?
Vi ringrazio della Vostra cortese attenzione e Vi saluto cordialmente.
Vi scrivo per ricevere un consulto a proposito di mia madre (58 anni, una sola figlia, menopausa da circa 10 anni). In data 05/03/2008 ha subito un’isterectomia totale addominale con salpingo-ovariectomia bilaterale e washing peritoneale in seguito ad una diagnosi di adenocarcinoma dell’endometrio.
L’intervento è riuscito, la ripresa è stata ottima, ma in seguito all’esame istologico è stato rilevato un elemento, a mio modesto avviso, un po’ preoccupante. Vi trascrivo il giudizio diagnostico:
“Adenocarcinoma endometriale scarsamente differenziato dell’endometrio con aspetti di differenziazione squamosa, infiltrante il miometrio per più di metà dello spessore (spessore di infiltrazione mm 17 su mm 21; 80% di infiltrazione miometriale).
Evidenza di linfangiosi neoplastica.
G3 pt1c.
Endocervicite cronica micropapillare.
Focolaio di displasia lieve su metaplasia squamosa.
Parametri indenni da neoplasia.
Ovaie scleroatrofiche.
Tube nei limiti.”
Il chirurgo che ha operato mia madre, ha dunque consigliato una radioterapia come trattamento adiuvante.
Nonostante la fiducia riposta nel medico che ci ha fin qui seguito, ho preferito chiedere un consulto ad un altro ginecologo che ci ha prospettato una soluzione completamente diversa:
1) Sottoporre mia madre ad una pet-tac
2) Effettuare un linfoadenectomia laparoscopica;
La Pet-tac ha dato ottimi risultati: “non vi sono immagini caratterizzate da aumentata attività metabolica da riferire a patologia neoplastica”.
A questo punto Vi chiedo:
E’ proprio necessario sottoporre nuovamente mia madre ad un intervento?
Oppure la radioterapia è sufficiente nel caso specifico?
Ci sono speranze di chiudere questa terribile fase della nostra vita oppure, a parte le eventuali recidive di cui siamo consapevoli, potrebbero insorgere altri pericoli?
Vi ringrazio della Vostra cortese attenzione e Vi saluto cordialmente.
[#1]
Cara signora:
1)La TC/PET è utile in fase preoperatoria per una stadiazione o se ci fossero residui di neoplasia o sospetti di ripresa attiva di malattia. In questa fase mi pare un esame non indispensabile.
2)studi retrospettivi hanno evidenziato un valore di rischio linfonodale <10%, in questi casi. Pertanto forse una linfectomia precauzionale è un trattamento, oltre che invasivo, forse poco impattante sull'andamento della storia clinica.
A mio avviso rimane indicato SOLO un trattamento di radioterapia pelvica precauzionale a fasci esterni + eventuale brachiterapia sul fondo vaginale.
Vorrei comunque sottolineare che le riporto solo il mio punto di vista, in relazione a quanto ci riporta per iscritto. E possiblie che il collega abbia altri elementi per indicare leggittimamente altri esami o interventi.
1)La TC/PET è utile in fase preoperatoria per una stadiazione o se ci fossero residui di neoplasia o sospetti di ripresa attiva di malattia. In questa fase mi pare un esame non indispensabile.
2)studi retrospettivi hanno evidenziato un valore di rischio linfonodale <10%, in questi casi. Pertanto forse una linfectomia precauzionale è un trattamento, oltre che invasivo, forse poco impattante sull'andamento della storia clinica.
A mio avviso rimane indicato SOLO un trattamento di radioterapia pelvica precauzionale a fasci esterni + eventuale brachiterapia sul fondo vaginale.
Vorrei comunque sottolineare che le riporto solo il mio punto di vista, in relazione a quanto ci riporta per iscritto. E possiblie che il collega abbia altri elementi per indicare leggittimamente altri esami o interventi.
Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)
[#2]
Utente
Egr. Dottor Alongi,
La ringrazio per la Sua sollecita risposta e approfitto della Sua gentilezza per chiederLe:
1) a quanti cicli di radioterapia dovrebbe sottoporsi mia madre? e poi, siamo ancora in tempo per questa terapia visto che l'isterectomia è stata effettuata in data 5 marzo?
2) cos'è esattamente la brachiterapia?
3) quali altri elementi potrebbero esserLe utili per poter esaminare in modo più completo la situazione di mia madre?
Grazie ancora e La saluto cordialmente.
La ringrazio per la Sua sollecita risposta e approfitto della Sua gentilezza per chiederLe:
1) a quanti cicli di radioterapia dovrebbe sottoporsi mia madre? e poi, siamo ancora in tempo per questa terapia visto che l'isterectomia è stata effettuata in data 5 marzo?
2) cos'è esattamente la brachiterapia?
3) quali altri elementi potrebbero esserLe utili per poter esaminare in modo più completo la situazione di mia madre?
Grazie ancora e La saluto cordialmente.
[#3]
Gentile utente,
1) non si parla di cicli di radioterapia ma di sedute, che in questo caso sarebbero circa 25-30(per una dose di 50-50.4Gy)
2)La brachiterapia è una radioterapia che utilizza sorgenti sigillate di sostanze radioattive che vengono inserite, nel suo caso, tramite un applicatore direttamente per via endovaginale, sul fondo della vagina. E' una procedura in questo caso minimamente invasiva ed indolore.
Comunque ne parli con chi vi segue, qualora fosse necessario. Per aggiungere dati dirimenti sull'iter teraputico più corretto è necessario vedere la paziente in visita ed analizzare tutta la documentazione con calma.
Cordialità
1) non si parla di cicli di radioterapia ma di sedute, che in questo caso sarebbero circa 25-30(per una dose di 50-50.4Gy)
2)La brachiterapia è una radioterapia che utilizza sorgenti sigillate di sostanze radioattive che vengono inserite, nel suo caso, tramite un applicatore direttamente per via endovaginale, sul fondo della vagina. E' una procedura in questo caso minimamente invasiva ed indolore.
Comunque ne parli con chi vi segue, qualora fosse necessario. Per aggiungere dati dirimenti sull'iter teraputico più corretto è necessario vedere la paziente in visita ed analizzare tutta la documentazione con calma.
Cordialità
[#4]
Utente
Gentile Dott. Alongi,
La ringrazio per i chiarimenti che prontamente mi sta inviando. Mi creda, la situazione che stiamo vivendo è particolarmente difficile perchè da una parte abbiamo Lei e il chirurgo che ci ha seguiti fin qui che prospettate la strada della radioterapia e della brachiterapia, e dall'altro lato abbiamo un altro medico che ci esorta a eliminare i linfonodi chirurgicamente. Non Le nascondo che la mia confusione è tanta e forse la colpa è mia perchè ho voluto la "certezza" e il "meglio" per mia madre (consideri che a soli 17 anni ho perso mio padre di leucemia...) e mi sono rivolta a più specialisti che mi hanno dato pareri molto diversi tra di loro. Il rischio che i linfonodi siano compromessi si aggira, come Lei stesso dice, attorno al 10% dei casi, a questo punto Le chiedo:
- sono passati più di due mesi dall'intervento: la radioterapia e la brachiterapia sono ancora efficaci, nonostante il periodo trascorso?
- come possiamo stabilire l'attuale situazione dei linfonodi per evitare che la malattia riprenda?
- mi può rassicurare sulla possibilità che mia madre ed io torniamo a vivere una vita tranquilla?
- sarebbe possibile inviarLe la documentazione per un'analisi più approfondita?
Probabilmente la sto "inondando" di richieste ma il tempo fugge e io ho molta paura per la sorte di mia madre.
La ringrazio ancora, cordiali saluti
La ringrazio per i chiarimenti che prontamente mi sta inviando. Mi creda, la situazione che stiamo vivendo è particolarmente difficile perchè da una parte abbiamo Lei e il chirurgo che ci ha seguiti fin qui che prospettate la strada della radioterapia e della brachiterapia, e dall'altro lato abbiamo un altro medico che ci esorta a eliminare i linfonodi chirurgicamente. Non Le nascondo che la mia confusione è tanta e forse la colpa è mia perchè ho voluto la "certezza" e il "meglio" per mia madre (consideri che a soli 17 anni ho perso mio padre di leucemia...) e mi sono rivolta a più specialisti che mi hanno dato pareri molto diversi tra di loro. Il rischio che i linfonodi siano compromessi si aggira, come Lei stesso dice, attorno al 10% dei casi, a questo punto Le chiedo:
- sono passati più di due mesi dall'intervento: la radioterapia e la brachiterapia sono ancora efficaci, nonostante il periodo trascorso?
- come possiamo stabilire l'attuale situazione dei linfonodi per evitare che la malattia riprenda?
- mi può rassicurare sulla possibilità che mia madre ed io torniamo a vivere una vita tranquilla?
- sarebbe possibile inviarLe la documentazione per un'analisi più approfondita?
Probabilmente la sto "inondando" di richieste ma il tempo fugge e io ho molta paura per la sorte di mia madre.
La ringrazio ancora, cordiali saluti
[#5]
La radioterapia, per essere adiuvante cioè di completamento, deve essere effettuata più o meno entro i 90 giorni dall'intervento. Quindi i tempi sono giusti per programmare il tutto entro i limiti di validità dell'approccio radiante.
A livello linfonodale basterà effettuare una TC con mdc o RMN dell'addome sup e inferiore durante i controlli successivi, con cadenze precise.
Cara signora questo non è un consulto. Lei richiede dei consigli che noi specialisti le diamo per chiarirle gli aspetti meno comprensibili o inidrizzarla verso le richieste più corrette da fare ai medici che vi seguono. Per dire di più è necessario visitare la paziente e raccogliere di persona la storia clinica, non basta vedere gli esami.
Cordiali Saluti
A livello linfonodale basterà effettuare una TC con mdc o RMN dell'addome sup e inferiore durante i controlli successivi, con cadenze precise.
Cara signora questo non è un consulto. Lei richiede dei consigli che noi specialisti le diamo per chiarirle gli aspetti meno comprensibili o inidrizzarla verso le richieste più corrette da fare ai medici che vi seguono. Per dire di più è necessario visitare la paziente e raccogliere di persona la storia clinica, non basta vedere gli esami.
Cordiali Saluti
[#6]
Utente
Ringrazio il Dott. Alongi per i preziosi consigli, ma chiedo agli oncologi di questo sito un consiglio su quel G3 presente nel giudizio diagnostico e su quanto dicono i protocolli per il trattamento della patologia di mia madre; l'oncologo che ci segue ha dato molto rilievo a questo dato proprio in relazione alla eventuale linfoadenectomia a cui mia madre dovrebbe sottoporsi, cioè a quanto ho capito, quel grado di infiltrazione della patologia è un fattore di rischio proprio per i linfonodi.
Per favore Vi chiedo un conforto su questo tipo di approccio per evitare un altro intervento piuttosto pesante per mia madre e per cercare di scegliere la strada più corretta...
Se sono necessari altri elementi (referti, dati, esami) per una maggiore compiutezza del quadro clinico, non esitate a chiederli.
Vi ringrazio e porgo cordiali saluti.
Per favore Vi chiedo un conforto su questo tipo di approccio per evitare un altro intervento piuttosto pesante per mia madre e per cercare di scegliere la strada più corretta...
Se sono necessari altri elementi (referti, dati, esami) per una maggiore compiutezza del quadro clinico, non esitate a chiederli.
Vi ringrazio e porgo cordiali saluti.
[#7]
Caro utente,
mi intrometto nella discussione che fin'ora mi trova pienamente d'accordo con quanto detto dal Collega Alongi. Cerco di interpretare il pensiero del collega ginecologo che le ha prospettato la possibilità di un secondo intervento. Dall'esame istologico che lei ci ha fornito (T1c G3), non è espressa la stadiazone riguardante i linfonodi (N) perchè non è stata fatta la linfoadenectomia pelvica cioè l'asportazione dei linfonodi pelvici. Quindi il secondo ginecologo da lei interpellato, facendo riferimento al grading cioè al grado di differenziazione della malattia (G3), ha ritenuto opportuno porre indicazione ad una linfoadenectomia prevista da alcuni protoclli chirurgici. Ora non voglio entrare nello specifico perchè sono dei semplici consigli non consulti, non avendo il paziente di fronte, ma esiste anche la possibilità di includere nel campo di irradiazione (pelvi) anche le stazioni linfonodali lomboaortiche. Tutto cio deve essere valutato dai colleghi che hanno in cura la signora.
Salve
mi intrometto nella discussione che fin'ora mi trova pienamente d'accordo con quanto detto dal Collega Alongi. Cerco di interpretare il pensiero del collega ginecologo che le ha prospettato la possibilità di un secondo intervento. Dall'esame istologico che lei ci ha fornito (T1c G3), non è espressa la stadiazone riguardante i linfonodi (N) perchè non è stata fatta la linfoadenectomia pelvica cioè l'asportazione dei linfonodi pelvici. Quindi il secondo ginecologo da lei interpellato, facendo riferimento al grading cioè al grado di differenziazione della malattia (G3), ha ritenuto opportuno porre indicazione ad una linfoadenectomia prevista da alcuni protoclli chirurgici. Ora non voglio entrare nello specifico perchè sono dei semplici consigli non consulti, non avendo il paziente di fronte, ma esiste anche la possibilità di includere nel campo di irradiazione (pelvi) anche le stazioni linfonodali lomboaortiche. Tutto cio deve essere valutato dai colleghi che hanno in cura la signora.
Salve
Dr. Gianluca Mortellaro
Dirigente Medico I livello
U.O. Radioterapia
ARNAS CIVICO Palermo
Questo consulto ha ricevuto 8 risposte e 8.7k visite dal 21/05/2008.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Menopausa
Cos'è la menopausa? A quale età arriva e come capire se è arrivata: i sintomi e i consigli per affrontare questa fase della vita della donna.