Adenocarcinoma del pancreas con metastasi epatiche
Vorrei un vostro parere in merito alla situazione di mio padre 65enne. Il 30/5/2006 è stato operato per carcinoma duttale G2 (stadio pT3 N0) del corpo del pancreas con interessamento focale dei tessuti molli peripancreatici.Ha eseguito cicli con Gemcitabina dal 3/7/2006 al 4/12/2006. Il 27/12/2006 è stata eseguita la resezione di 2 metastasi epatiche (VII e IV segmento) seguita il 5/1/2007 da una resezione ileale per perforazione ... Il 21/02/2007 la TC ha evidenziato una nuova lesione nel lobo sx del diametro di 11 mm. Il 7/3/2007 ha ripreso la terapia con gemcitabina + Tarceva (Erlotinib), sospeso il 2/5/2007 per rash cutaneo. La TC del 4/5/2007 ha evidenziato 5 nuove lesioni nel fegato del diametro massimo di 10 mm. In data 11/5/2007 ha eseguito terapia secondo schema Folfox4 e dal 16/5/2007 schema Folfox6 fino al 31/10/2007. Dal 14/11/2007 ha iniziato terapia con schema De Gramont semplificato. Nelle TC eseguite da maggio 2007 ad oggi (l'ultima del 10/3/2008)le lesioni risultano immodificate. Il 26/3/2008 è stato riscontrato un aumento del Ca19.9 (87,3 mentre CEA 0,9) e la PET-TC del 3/4/2008 ha evidenziato un'area ovalare di netto ipermetabiolismo glucidico nel lobo epatico dx subglissoniana. L'oncologo, che ha in cura mio padre, ha prospettato tre possibili soluzioni: chirurgica, termoablazione o chemioterapia con gemcitabina in associazione ad altri farmaci (mi pare di aver capito anche cisplatino). Le condizioni di mio padre sono abbastanza buone: lamenta tensione addominale nel pomeriggio/sera e formicolio alle dita delle mani. Gli esami di sangue ed urine sono perfetti. Dal 2006 viene trattato con Coumadine. Voi come consigliate di procedere?
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Diciamo che senza avere il paziente innanzi è molto difficile decidere.
Personalmente, se vi fosse spazio per una terapia locoregionale la adotterei, tenendo conto che comunque la chemioterapia sistemica dovrà eseere nuovamente riutilizzata, stante la natura secondaria della lesione epatica; probabilemnte l'associazione potrebbe dare buoni frutti, sotto l'aspetto del controllo della patologia.
Personalmente, se vi fosse spazio per una terapia locoregionale la adotterei, tenendo conto che comunque la chemioterapia sistemica dovrà eseere nuovamente riutilizzata, stante la natura secondaria della lesione epatica; probabilemnte l'associazione potrebbe dare buoni frutti, sotto l'aspetto del controllo della patologia.
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
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Le ultime evidenze scientifiche indirizzano fortemente verso le terapie locoregionali specie per i pazienti in progressione. Le segnalo a Ferrara il Dr. Camillo Aliberti presso il dipartimento di radiologia interventistica dell' ospedale del Delta, forte di ampia esperienza nel merito specifico.
Ci tenga aggiornati,
Ci tenga aggiornati,
Dr. Rodolfo Lanocita, Fondazione Istituto Nazionale Tumori - Milano
[#3]
Utente
Anzitutto vi ringrazio per le vostre indicazioni e mi scuso per il ritardo con cui rispondo.
Dopo aver fatto colloqui con due differenti chirurghi, entrambi concordi nel procedere per via chirurgica viste le condizioni generali e la posizione della nuova formazione, mio padre ha deciso di sottoporsi all'intervento, che verrà eseguito martedì. Verrà asportata la nuova formazione, eseguita un'ecofgrafia per escludere la presenza di altre, che, se verranno invece rilevate, verranno anch'esse asportate, eventualmente con termoablazione, ove fosse necessario.
Se non subentreranno complicazioni, quale tipo di chemioterapia consigliate di eseguire in seguito? Può essere ripreso lo schema Folfox o c'è un limite massimo di cicli? Il nostro oncologo lo sconsiglia per via del formicolio alle dita delle mani che lamenta mio padre, ma mi sembra un effetto collaterale di scarsa importanza se confrontato con la probabilità di rallentare il decorso della malattia. Questo formicolio nasconde altri effetti di cui non siamo stati informati? In alternativa quali farmaci hanno dato risultati positivi per questo tipo di tumore?
Vi ringrazio nuovamente per la disponibilità.
Dopo aver fatto colloqui con due differenti chirurghi, entrambi concordi nel procedere per via chirurgica viste le condizioni generali e la posizione della nuova formazione, mio padre ha deciso di sottoporsi all'intervento, che verrà eseguito martedì. Verrà asportata la nuova formazione, eseguita un'ecofgrafia per escludere la presenza di altre, che, se verranno invece rilevate, verranno anch'esse asportate, eventualmente con termoablazione, ove fosse necessario.
Se non subentreranno complicazioni, quale tipo di chemioterapia consigliate di eseguire in seguito? Può essere ripreso lo schema Folfox o c'è un limite massimo di cicli? Il nostro oncologo lo sconsiglia per via del formicolio alle dita delle mani che lamenta mio padre, ma mi sembra un effetto collaterale di scarsa importanza se confrontato con la probabilità di rallentare il decorso della malattia. Questo formicolio nasconde altri effetti di cui non siamo stati informati? In alternativa quali farmaci hanno dato risultati positivi per questo tipo di tumore?
Vi ringrazio nuovamente per la disponibilità.
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Potrebbe utilizzare trattamenti con capecitabina o valutare di riprendere la gemcitabina, stante il tempo intercorso dal precedente trattamento e il limite di somministrazioni con erlotinib).
sconsiglierei, stante i sintomi evidenziati, il ri-trattamento con oxaliplatino
sconsiglierei, stante i sintomi evidenziati, il ri-trattamento con oxaliplatino
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 9.4k visite dal 10/04/2008.
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