Metastasi epatiche
cari Dottori
mio padre nel novembre 2011 è stato operato nuovamente (I° intervento dicembre 2006) per carcinoma all'intestino.a seguito di tac è stato riscontrato in s8 area ipodensa con dimensioni di circa 17mm..in seguito a questo risultati abbiamo consultato l'oncologo che ha in curamio padre , proponendoci di eseguire prima un ciclo di chemio e poi valutare per un eventuale intervento.
vorrei sapere se tale procedura è quella esatta o se fosse più opportuno operare direttamente.
sicura di una vostra risposta le porgo cordiali saluti
Rossella
mio padre nel novembre 2011 è stato operato nuovamente (I° intervento dicembre 2006) per carcinoma all'intestino.a seguito di tac è stato riscontrato in s8 area ipodensa con dimensioni di circa 17mm..in seguito a questo risultati abbiamo consultato l'oncologo che ha in curamio padre , proponendoci di eseguire prima un ciclo di chemio e poi valutare per un eventuale intervento.
vorrei sapere se tale procedura è quella esatta o se fosse più opportuno operare direttamente.
sicura di una vostra risposta le porgo cordiali saluti
Rossella
[#1]
Gentile utente,
come lei ben saprà, la terapia delle metastasi epatiche varia in base a diversi fattori (tipo istologico di tumore primitivo, numero di metastasi, localizzazione all'interno del fegato delle metastasi, condizioni generali del paziente, interessamento linfonodale, etc.).
Premesso che la terapia più efficace, in assoluto, è la chirurgia (benchè non scevra da rischi)
va detto che, a ragion veduta,
l'oncologo, magari di comune accordo con il chirurgo, può consigliare di sottoporre in un primo tempo il paziente alla chemioterapia (detta in questo caso chemioterapia neoadiuvante) o a trattamenti locali mirati per ridurre il volume delle metastasi, in modo da poterle, eventualmente, asportare più facilmente e con meno rischi.
Cordialmente.
come lei ben saprà, la terapia delle metastasi epatiche varia in base a diversi fattori (tipo istologico di tumore primitivo, numero di metastasi, localizzazione all'interno del fegato delle metastasi, condizioni generali del paziente, interessamento linfonodale, etc.).
Premesso che la terapia più efficace, in assoluto, è la chirurgia (benchè non scevra da rischi)
va detto che, a ragion veduta,
l'oncologo, magari di comune accordo con il chirurgo, può consigliare di sottoporre in un primo tempo il paziente alla chemioterapia (detta in questo caso chemioterapia neoadiuvante) o a trattamenti locali mirati per ridurre il volume delle metastasi, in modo da poterle, eventualmente, asportare più facilmente e con meno rischi.
Cordialmente.
Primario di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva - Ospedale "Mater Dei" - Bari
www.enterologia.it
www.transnasale.it
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