Microcitoma polm. metastasi cerebrali - problemi cognitivi
Salve,
mio padre ha un microcitoma polmonare con metastasi cerebrali diagnosticato a ottobre 2010. Ha terminato da agosto tutte le terapie. La malattia procede, e lo si vede soprattutto a livello cognitivo. Non ha dolori, non ha problemi al momento di rilievo, a parte qualche cosa legata all'immobilità a letto. Quello che vorrei chiedere riguarda il livello cognitivo.
Mio padre parla poco, ma capisce, comunica con semplici sì-no della testa quando gli si fanno domande, o dice delle cose. Quando prende l'iniziativa di parlare, fa frasi sconnesse, ma non sempre senza senso, cioè si capisce che vorrebbe dire una parola, ma ne dice un'altra. Qualche tempo fa era stizzito per questi errori, ora non sembra accorgersene sempre.
E vengo alla domanda: è possibile sapere in che modo si trasforma il suo modo di comunicare, cioè il suo modo di mettere insieme le informazioni o le parole in base alla malattia o alle parti del cervello che sono coinvolte? Ci sono delle trasformazioni comuni ai pazienti di questo tipo?
C'è qualche specialista che potrebbe rispondermi più di altri? Forse è una domanda stupida, perché il cervello è qualcosa di troppo
complesso e la malattia non si sa da che parte va, ma provo lo stesso a chiederlo perché forse potrei migliorare anche di un millesimo la comunicazione col mio papà, forse ci sono studi su questo argomento
grazie
mio padre ha un microcitoma polmonare con metastasi cerebrali diagnosticato a ottobre 2010. Ha terminato da agosto tutte le terapie. La malattia procede, e lo si vede soprattutto a livello cognitivo. Non ha dolori, non ha problemi al momento di rilievo, a parte qualche cosa legata all'immobilità a letto. Quello che vorrei chiedere riguarda il livello cognitivo.
Mio padre parla poco, ma capisce, comunica con semplici sì-no della testa quando gli si fanno domande, o dice delle cose. Quando prende l'iniziativa di parlare, fa frasi sconnesse, ma non sempre senza senso, cioè si capisce che vorrebbe dire una parola, ma ne dice un'altra. Qualche tempo fa era stizzito per questi errori, ora non sembra accorgersene sempre.
E vengo alla domanda: è possibile sapere in che modo si trasforma il suo modo di comunicare, cioè il suo modo di mettere insieme le informazioni o le parole in base alla malattia o alle parti del cervello che sono coinvolte? Ci sono delle trasformazioni comuni ai pazienti di questo tipo?
C'è qualche specialista che potrebbe rispondermi più di altri? Forse è una domanda stupida, perché il cervello è qualcosa di troppo
complesso e la malattia non si sa da che parte va, ma provo lo stesso a chiederlo perché forse potrei migliorare anche di un millesimo la comunicazione col mio papà, forse ci sono studi su questo argomento
grazie
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Sicuramente il deficit cognitivo o a volte sensoriale o motorio dipende dall'area del cervello interessata.
Credo che una delle principali cose da fare è tranquillizzare il paziente spescie nelle forme in cui egli tenta di dire qualcosa e non vi riesce ovvero dice una cosa al psto di un'altra; è un pò come voler sollevare un peso con un braccio slogato, non ci si riesce nonostante la volontà e spesso ci si arrabbia.
Solo affetto, rassicurazioni e serenità (per quanto possibile) possono aiutare il paziente in associazione alle opportune terapie che immagino stia già facendo.
Credo che una delle principali cose da fare è tranquillizzare il paziente spescie nelle forme in cui egli tenta di dire qualcosa e non vi riesce ovvero dice una cosa al psto di un'altra; è un pò come voler sollevare un peso con un braccio slogato, non ci si riesce nonostante la volontà e spesso ci si arrabbia.
Solo affetto, rassicurazioni e serenità (per quanto possibile) possono aiutare il paziente in associazione alle opportune terapie che immagino stia già facendo.
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 2.7k visite dal 13/01/2012.
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