Tumore al polmone

Buonasera, mio marito, 50 anni, in buona forma, fumatore (15 sigarette al giorno) ha avuto un episodio di emottisi, sono seguiti consulti medici e la pet ha rilevato area di netto ipermetabolismo nel parenchima polmonare dx suv max. 4.2 e aree di netto ipermetabolismo (SUV da 4 a 6.5)in corrispondenza di pertinenza linfonodale nell'ilo polmonare dx e nel mediastinico pre, infra e sottocarenale.
Un'area di ipermetabolismo modesto in corrispondenza dell'ala iliaca sinistra. L'esame citologico di nago aspirato ha dato diagnosi di quadro citologico di adenocarcinoma di verosimile origine polmonare. C5. Abbiamo fissato un appuntamento presso l'istituto Humanitas di Milano. Vorrei sapere se secondo Voi esistono possibilità di intervento e di sopravvivenza. Ringraziando porgo cordiali saluti. In questo momento mi sento una moglie disperata alla ricerca di comprensione. Grazie a tutti coloro che vorranno rispondermi.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Gentile utente,
ovviamente la migliore risposta potrà averla con il consulto, fatto di visita clinica del paziente e di visione di tutti gli esami comprese le immagini radiologicha.
Da quello che riporta sembrerebbe che il tumore sia in stadio cosiddetto localmente avanzato. Quindi non essendo metastatico si tuò tentare ancora di ridurre il tumore con chemioterapia per poi forse operare (ma è molto difficile dirlo senza tutti gli elementi sopra citati) oppure agire con altri approcci terapeutici ad azione "locale" come la radioterapia.
Cordiali Saluti

Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro

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Utente
Utente
Prima di tutto vorrei ringraziare per la risposta. Vorrei aggiungere che abbiamo fatto il consulto e che lo specialista ha richiesto una risonanza magnetica con mdc. Attualmente la diagnosi conferma un'area di circa 3 cm di alterato segnale nel contesto dello spessore del versante iliaco dell'articolazione sacro iliaca sinistra.
L'area dimostra intenso enchancement senza alterazioni della corticale ossea e dei tessuti molli perischeletrici.
Nel contesto si rileva un'immagine speriginosa di circa 2 cm con caratteristiche di fratture da stress/insufficienza senza ulteriori segni riconoscibili della struttura della spongiosa adiacente che inducono a sospettare un'alterazione strutturale di natura ripetitiva. Normali tutte le altre componenti osteocondrali e muscolo tendinee del bacino. Il dottore che ha eseguito la rmc esclude che si possa trattare di metastasi e che la frattura sia originata dal tumore al polmone, anche se per la sicurezza al 100% dovrebbe eseguire una biopsia. Vorrei sapere la Vostra opinione e quale è a questo punto la stadiazione del tumore. Ringraziando per l'attenzione porgo cordiali saluti.

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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Il suo quesito è molto delicato perhè l'eventuale presenza di una sia pur unica metastasi ossea definirebbe lo stadio IV. Effettivamente potrebbe essere necessaria la biopsia se tecnicamente fattibile (bisogna vedere le immagini).
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Utente
Utente
Buonasera dr. lo specialista che ha in cura mio marito ritine che sembrano escluse lesioni ossee dovute al tumore. Quindi pensa di avere un approccio locale con chemioterapia neoadiuvante per iniziare. Secondo Lei è corretto? Mi può spiegare perchè in base all'esame citologico mi viene detto che è un tumore M1? Ringraziando porgo cordiali saluti.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Gentile Signora,
se lo specialista ha motivo di ritenere la malattia localizzata sta attivando il trattamento più opportuno.

Non capisco bene su quale localizzazione del tumore è stato eseguito l'agoaspirato e quindi sulla base di cosa le è stato detto "M1". Mi dia altri elementi.
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Utente
Utente
Buonasera, dietro consiglio dei medici di Milano ci siamo rivolti a Siena, onde evitare a mio marito i problemi legati al viaggio. A Siena il prof. ritiene però di cambiare terapia aggiungendo Vepesid (etoposide) e Bevacizumab. Nel frattempo è aumentata la creatinina, ed è stata fatta una radiografia che ha mostrato una situazione immutata. Vorrei sapere se anche secondo Voi questo cambiamento di cura è corretto. Ringraziando porgo cordiali saluti.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Le ribadisco che in tutto ciò che ha scritto finora manca qualcosa. Non è chiara la stadiazione del tumore, in particolere per quale sede viene definito M1.

Comunque se il trattamento viene condotto per uno stadio IV, la chemioterapia è necessaria.
L'impostazione del professore di Siena è molto innovativa perchè mira ad aggredire il tumore con l'aggiunta di meccanismi e farmaci non impiegati, in particolare con la stessa modalità, da altri centri.
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Utente
Utente
Buoansera, non ho risposto perchè non lo so perchè viene definita M1. Credo perchè in base alla pet vi è una lieve sub positività nella zona iliaca sinistra. A Siena è stato definito Mx. E verrà stabilito la stadiazione solo dopo il terzo ciclo, se tutto andrà bene. La ringrazio per la risposta e la gentilezza sempre dimostrata e resto in attesa di un suo consiglio e parere.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Confermo che questo approccio è molto innovativo e quindi conviene seguire questa strada.
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Utente
Utente
Buonasera dottore, le scrivo ancora perché vorrei sapere il Suo pensiero in merito alla possibilità di potenziare le cure con i preparati di aloe arborescens. Uno studio fatto a Monza sembrerebbe incrementare gli effetti della chemioterapia proprio sul tumore al polmone. Ritiene possibile tutto ciò? Pensa che mio marito potrebbe essere aiutato da questo tipo di preparati considerando che sta facendo cisplatino? Attendo come sempre una risposta e nell'attesa La ringrazio infinitamente.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Gentile Utente,
i dati che girano riguardo l'aloe sono molto controversi. Vi sono studi che riportano anche effetti controproducenti sulle neoplasie.
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Utente
Utente
Buonasera dr. Le scrivo perché dopo molti cicli di chemio il prof. che ha in cura mio marito ha deciso di farlo parlare con il chirurgo, perché ha riscontrato una riduzione del tumore e delle metastasi ai linfonodi. In seguito al colloquio con lo staff di chirurgia è stato deciso che se tutti gli esami lo permettono verrà operato. Io ho paura. L'oncologo mi ha spiegato che i miei timori riguardo al fatto che il chirurgo possa non riuscire a vedere tutte le cellule malate sono fondati ma che comunque l'operazione era e rimane un traguardo importante. Lei che ne pensa? Cosa succederebbe se appunto per il chirurgo è impossibile togliere tutto il male? Il tumore si riformerà comunque? Che cure dovrà affrontare successivamente? Ancora cisplatino o si dovrebbe passare ad altro? La ringrazio per l'attenzione che mi ha sempre dimostrato e Le porgo i miei più cordiali saluti.
P.S.: La sua opinione per me è estremamente importante
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Se la riduzione del tumore è stata molto marcata, con scomparsa del sospetto interessamento osseo e riduzione o scomparsa dell'interessamento linfonodale, il chirurgo poterebbe intendere operare sperando di essere radicale. Credo che onestamente intenda valutare la situazione a cielo aperto, quindi capire al momento se andare avanti con l'intervento, potendo togliere tutto il visibile o desistere. Un eventuale intervento radicale, pur essendo la situazione partita in modo più esteso, potrebbe essere un buon successo.
Cordiali saluti
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Utente
Utente
buonasera dottore, purtroppo il chirurgo ha desistito perché la massa tumorale era troppo estesa. La tac era del 26 ottobre ma non hanno potuto operare fino ad oggi e non capisco il perchè. quando hanno aperto si sono resi conto che la situazione era molto peggio rispetto alla tac e hanno deciso di non intervenire. I linfonodi al mediastino si sono nuovamente estesi e dicono che il tumore è molto aggressivo. Adesso parlano d tac ed io mi chiedo se ha senso farla o se invece è solo un modo per rinviare l'inevitabile e se queste cure aggressive hanno senso. Dovrei rivolgermi ad altri medici oppure è inutile? Aspetto con tanta fisucia una Sua cortese risposta e nell'attesa ringrazio. cordiali saluti.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Gentile Signora,
purtroppo quando il tumore interessa ampiamente il mediastino non è possibile operare radicalmente. Si deve desistere perchè lasciare un residuo esporrebbe ad una ricrescita del tumore tanto rapida da rendere inutile l'intervento precedente.
In genere in casi del genere si valuta se è possibile effettuare un trattamento radioterapico. Spero che, nonostande l'estensione, la malattia sia rimasta confinata al mediastino ed a un'area di polmone adiacente e non oltre. Per valutare la situazione ed il da farsi, penso sia stata richiesta la nuova TC. Una eventuale estensione altrove precluderebbe anche la radioterapia.
Mi tenga pure informato.
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Utente
Utente
Grazie dottore, le sue risposte sono sempre per me estremamente importanti e non dimenticherò mai la sua cortesia oltre che preparazione e competenza. Grazie dal profondo del nostro cuore. Mi permetterò di tenerla aggiornata sempre.
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Utente
Utente
Buonasera dottore, volevo informarla circa la risposta scritta dal chirurgo al termine dell'operazione. In base alla tac veniva evidenziata stabilità alla neoformazione del LID, regressione delle linfoadenopatie in stazione 7 e stabilità di quelle in stazione 4R e confermata la neoformazione dell'ala iliaca sinistra. La scintigrafia escludeva secondarietà a livello osseo. Il paziente è stato sottoposto a toracotomia esplorativa per l'impossibilità di isolare le strutture ilari che risultano inscindibilmente inglobate in tessuto patologico. Si è proceduto a linfadenectomia stazione 7, l'esame istologico ha mostrato infiltrazione carcinomatosa dello stesso. Che cosa vuol dire tutto questo? Sono per me tanti termini tecnici che non riesco a rimettere insieme, mi aiuta per favore a capire meglio? E soprattutto che cosa dobbiamo fare ora? Grazie di cuore.
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Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Gentile Signora, ovviamente non è possibile avere un'idea completa della situazione così da lontano. Posso risponderle sul significato dell'intervento che, come ha scritto il chirugo è stata una "toracotomia esplorativa", durante la quale è stata notata "l'impossibilità di isolare le strutture ilari che risultano inscindibilmente inglobate in tessuto patologico". Ciò vuol dire che il tumore principale aderisce a strutture in modo tale da non esere asportabile.
Sul cosa fare, è indispensabile che il parere venga da un oncologo che segue il caso e può disporre di tutti gli elementi, per esempio, chiarire se la "neoformazione dell'ala iliaca sinistra" sia una metastasi con altri esami, visto che la scintigrafia ossea è negativa.
Se non ci fossero metastasi ossee la ulteriore scelta terapeutica dell'oncologo potrebbe cadere su una radioterapia su polmone e mediastino, se non è stata mai fatta.