Il tumore era salito al fegato

Gent.le Dott.re, le scrivo in merito alla malattia di mio padre,un'uomo di 71 anni, iniziata nel 2004, con conseguente operazione per tumore maligno al colon. Nell'anno successivo mio padre si era sottoposto a tac ed esami, che hanno riscontrato che il tumore era salito al fegato. Solo quest'anno mio padre si è sottoposto ad intervento chirurgico al fegato. Il primario dell'ospedale a cui ci siamo rivolti, e che lo ha anche operato, non era una persona a cui piaceva rispondere alle nostre domande. Non ci ha mai detto se si trattava di una neoplasia unica che si poteva asportare, o se le metastassi erano diverse e diffuse. L'intervento sembrava comunque riuscito e mio padre ha iniziato quattro mesi fa il ciclo chemioterapico. Durante la chemio, a mio padre erano stati prescritti antibiotici x risolvere un problema di cistite. A quel punto gli si sono occluse le vie biliari, ed è stato necessario un ricovero. A mio padre sono stati messi due stent x far defluire le bile, e dopo un mese, vista la riuscita, è stato dimesso. Da due settimane mio padre è a casa, con assistenza domiciliare, e le medicazioni vegono cambiate due volte al dì. Però le sue condizioni sono precipitate, avendo sempre febbre alta con tremori,perdita di peso e nessun appettito. in ospedale ci dissero che la febbre era imputata ad una infezione, guaribile anche a casa con antibiotici. Invece l'assistenza domiciliare mi sta dicendo che tra poco mio poadre entrerà in coma epatico ed ha i giorni contati. Questo con la bile a liv. 3 e non ad 8 come al momento del ricovero.In più in questo periodo,ci stanno confondendo le idee dicendoci che: l'intervento non era da fare, perchè al fegato non vi era una neoplasia unica; che è l'infezione della ferita che lo sta uccidendo, in quanto è una complicanza grave per un paziente anziano; altri sostengono che sta andando in coma epatico e che l'infezione non c'entra niente. Ciò che chiedo, anche se ho dovuto riassumere sbrigativamente l'accaduto, è se sono stati gli antibiotici associati alla chemio ad occludere le vie biliari. Chiedo anche se è l'infezione o il tumore che sta uccidendo mio padre, che al momento non ha più febbre, ma non mangia più e non trattiene più, e cammina a fatica. Io e mia madre non vorremmo avere rimorsi, che nascono dal fatto di averci detto che non lo dovevamo operare. Ora stiamo aspettando il ricovero in una casa di cura, ma mia madre spera sempre in un miglioramento, anche se il medico curante sostiene finirà i suoi giorni lì.
Attendo risposta, anche se forse sono stata poco chiara.
Un grazie sentito anticipatamente.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133
Cara Amica,

il coinvolgimento del fegato in un tumore del colon è un evento purtroppo non infrequente. Non ho ben compreso quanto tempo è passato dalla scoperta delle metastasi all'intervento sul fegato e se dopo la loro comparsa è stata eseguita una chemioterapia di citoriduzione prima dell'intervento. Comunque direi che l'ostruzione delle vie biliari con altissima probabilità è causata da una progressione tumorale a livello epatico (cosa che può essere verificata o con una TC total body con mdc o (se ci limitiamo a valutare la sola malattia epatica) con una RMN del fegato). In questa fase si dovrebbe procedere ad un trattamento chemioterapico (valutando la possibilità di impiegare i nuovi anticorpi monoclonali, farmaci di ultima generazione). In attesa di una decisione terapeutica specifica però eseguirei una terapia di supporto con delle attitudini antineoplastiche basate su una serie di studi sperimentali. In particolare (se il paziente non ha problemi cardiaci o renali) celecoxib 200 mg (4 volte al dì a stomaco pieno), Synchrolevels gtt sublinguali (2 ml x 3 volte al dì sotto la lingua), Decadurabolin fl i.m. 25 mg (3 somministrazioni i.m. a giorni alterni, quindi 3 iniezioni in totale). Il celecoxib in numerosi studi sperimentali ha evidenziato una certa attività antineoplastica inibendo la proliferazione dei vasi sanguigni nella malattia mentre nel Synchrolevels (venduto come un integratore) è contenuto l'estratto embrionario di un pesce tropicale (zebra fish) che sembra avere una proprietà differenziante sulle cellule neoplastiche.
A conclusione delle diverse cose dette, direi che è opportuno comunque contattare un Collega oncologo per valutare la situazione nel complesso e visitare il paziente.

Un caro saluto, sempre a disposizione

Dr. Carlo Pastore

Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/

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Dr. Gian Luca Natali Chirurgo toracico, Anestesista 99 3
Gentile Signora,
la sua lettera trasmette tutto il senso d'impotenza che spesso provano i parenti che vedono soffrire una persona cara senza poterne alleviare il dolore. Anche il vostro senso di colpa è tanto frequente quanto ingiustificato.
E'la malattia e la sua aggressività che hanno fatto precipitare le condizioni di Suo padre.
Le scelte fatte appaiono congrue alle situazioni affrontate, il resto è "scienza del poi".
E' impossibile giudicare l'operato di un chirurgo qualificato che ha certamente agito nell'interesse del Paziente. Chi afferma che non doveva essere operato commette diversi errori: aumenta il dolore dei parenti del Paziente, cerca una responsabilità che è invece da imputare solo al tumore, dimostra di non conoscere la chirurgia, non porta alcun vantaggio al Paziente.
A volte un intervento viene eseguito per scopo palliativo cioè per guadagnare tempo o per evitare complicante più penose come l'occlusione o altro.
Al momento la cosa più importante è dominare lo stato settico di Suo Padre con una terapia antibiotica scelta con l'aiuto di un infettivologo e di un oncologo. L'infezione è dovuta al danno tissutale delle vie biliari da stenosi neoplastica su cui i batteri trovano condizioni favorenti .
E' una condizione frequente nello stato evolutivo della neoplasia che stiamo considerando.
Abbandoni i sensi di colpa.
I miei migliori auguri

D. G.L. Natali

Dr. G.L. Natali

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Dr. Salvo Catania Oncologo, Chirurgo generale, Senologo 33.6k 1.2k
Gentile utente,
concordo con i colleghi che la situazione attuale sia frutto della progressione della malattia.

Difficile dai dati che ci ha trascritto valutare se nel 2004 ci fossero le indicazioni per un intervento chirurgico.

Suppongo di sì e, concordando con il collega Natali, dò per scontato che sia stato eseguito a fin di bene : troppo facile giudicare ora con "il senno del poi".

Al chirurgo si può imputare sicuramente la scarsa capacità di comunicare con voi, così importante in tutti gli aspetti
dell'assistenza sanitaria, in quella oncologica in particolare
("Il primario dell'ospedale a cui ci siamo rivolti, e che lo ha anche operato, non era una persona a cui piaceva rispondere alle nostre domande. Non ci ha mai detto se si trattava di una neoplasia unica che si poteva asportare, o se le metastassi erano diverse e diffuse ).

Cordiali saluti con tanti auguri
Salvo Catania
www.senosalvo.com

Salvo Catania, MD
Chirurgo oncologo-senologia chirurgica
www.senosalvo.com

[#4]
Attivo dal 2007 al 2012
Ex utente
Ringrazio con calore i professionisti che mi hanno risposto. Odiernamente vi comunico che stiamo usufruendo dell'assistenza domiciliare, e che io ho lasciato il lavoro x assistere mio padre. Infatti non si alimenta, non si alza più dal letto, e ha bisogno di assistenza infermieristica 24 ore su 24, che non riusciamo a trovare. Io e mia madre gli stiamo cambiando i pannoloni, 3 volte al gg, lo laviamo e gli stiamo vicino. Purtroppo mio padre è lucido, e quando si sveglia, rendendosi conto delle sue condizioni, fa domande e sviluppa un'atteggiamento aggressivo. Il medico curante mi ha consigliato di dargli delle gocce di EN 3 colte al dì. Hanno dato scarso risultato. Siamo in attesa che si liberi un letto nella clinica vicina alla nostra abitazione. Vorremmo garantirgli una fine dignitosa, e se possibile evitargli sofferenza morali. Tutto ciò è possibile? Possiamo tenerlo in casa con dignità, visto che lui lo desidera? Confido anche in questa risposta. Grazie di cuore x la vostra serietà nel rispondermi.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133
Cara Amica,

senza dubbio tutto ciò è possibile. In aggiunta alle gocce di EN 3 volte al dì, aggiungerei anche una compressa di Zoloft da 50mg la mattina prima di colazione, che ha la funzione di alzare il tono dell'umore e di evitare crisi di panico.

Resto sempre a disposizione per eventuali ulteriori consulti.

Carlo Pastore

ps. comunque intraprenderei anche la terapia da me consigliata nel precedente consulto allo scopo di migliorare le energie del paziente.
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