Chemioterapia - importanza del centro vs vicinanza al paziente
Buongiorno,
ho appena ricevuto il protocollo chemioterapico a valle di una stadiazione fatta presso un istituto oncologico di fama europea per mio padre (74 anni) affetto da un tumore al polmone "non a piccole cellule" al IV stadio M1 con metastasi a livello del linfonodo mediastinico e del surrene.
Mi hanno consigliato in modo categorico di eseguire la chemioterapia nelle vicinanze del posto di residenza di mio padre, visto che si tratta di protocolli standard alla portata ormai di quasi tutte le strutture e vista l'importanza della vicinanza e del contesto familiare.
Mi sono addentrato nei mille rivoli della scelta della struttura dove eseguire il suddetto protocollo e sto cercando di indirizzare la mia scelta valutando tra una struttura d'avanguardia a 150 KM da casa e una struttura attrezzata per la chemio (presso un piccolo ospedale locale) ma sicuramente non d'avanguardia.
Naturalmente, confrontandomi con varie persone, le opinioni sono molto discordanti e sono spesso basate sulle esperienze personali. C'è chi dice che è meglio andare in un centro d'avanguardia e c'è chi invece dice che ormai i protocolli sono standardizzati e possono essere tranquillamente seguiti anche in una struttura non d'eccellenza. Inoltre, il centro che si è occupato della stadiazione e che ha definito il protocollo mi dice che anche fare 150KM ad andare e 150KM a tornare per far seguire le sedute di chemio presso una struttura d'avanguardia può essere stressante per mio padre e che è meglio stare vicino casa, invece, altri centri che ho sentito (per esempio proprio la struttura d'avanguardia distante 150KM in cui potrei far seguire la chemio) dice che la distanza non è assolutamente un problema e che mio padre può fare tranquillamente 150KM ad andare e 150KM a tornare (naturalmente da moltiplicare per il numero di sedute/cicli).
Sono confuso, quali sono i parametri che devo prendere in considerazione? Quanto è importante il fatto che la struttura sia più o meno d'avanguardia considerando che si tratta semplicemente di esecuzione/somministrazione di un protocollo già stabilito dal centro di eccellenza che ha fatto la diagnosi? Cosa può offrire in più una struttura di avanguardia rispetto ad una struttura mediamente attrezzata? Infine, volendo dare dei pesi, conta di più il valore aggiunto dato da una struttura d'avanguardia o la comodità di una struttura mediamente attrezzata ma vicina a casa?
Grazie per i consigli che potrete darmi.
Cordiali saluti
ho appena ricevuto il protocollo chemioterapico a valle di una stadiazione fatta presso un istituto oncologico di fama europea per mio padre (74 anni) affetto da un tumore al polmone "non a piccole cellule" al IV stadio M1 con metastasi a livello del linfonodo mediastinico e del surrene.
Mi hanno consigliato in modo categorico di eseguire la chemioterapia nelle vicinanze del posto di residenza di mio padre, visto che si tratta di protocolli standard alla portata ormai di quasi tutte le strutture e vista l'importanza della vicinanza e del contesto familiare.
Mi sono addentrato nei mille rivoli della scelta della struttura dove eseguire il suddetto protocollo e sto cercando di indirizzare la mia scelta valutando tra una struttura d'avanguardia a 150 KM da casa e una struttura attrezzata per la chemio (presso un piccolo ospedale locale) ma sicuramente non d'avanguardia.
Naturalmente, confrontandomi con varie persone, le opinioni sono molto discordanti e sono spesso basate sulle esperienze personali. C'è chi dice che è meglio andare in un centro d'avanguardia e c'è chi invece dice che ormai i protocolli sono standardizzati e possono essere tranquillamente seguiti anche in una struttura non d'eccellenza. Inoltre, il centro che si è occupato della stadiazione e che ha definito il protocollo mi dice che anche fare 150KM ad andare e 150KM a tornare per far seguire le sedute di chemio presso una struttura d'avanguardia può essere stressante per mio padre e che è meglio stare vicino casa, invece, altri centri che ho sentito (per esempio proprio la struttura d'avanguardia distante 150KM in cui potrei far seguire la chemio) dice che la distanza non è assolutamente un problema e che mio padre può fare tranquillamente 150KM ad andare e 150KM a tornare (naturalmente da moltiplicare per il numero di sedute/cicli).
Sono confuso, quali sono i parametri che devo prendere in considerazione? Quanto è importante il fatto che la struttura sia più o meno d'avanguardia considerando che si tratta semplicemente di esecuzione/somministrazione di un protocollo già stabilito dal centro di eccellenza che ha fatto la diagnosi? Cosa può offrire in più una struttura di avanguardia rispetto ad una struttura mediamente attrezzata? Infine, volendo dare dei pesi, conta di più il valore aggiunto dato da una struttura d'avanguardia o la comodità di una struttura mediamente attrezzata ma vicina a casa?
Grazie per i consigli che potrete darmi.
Cordiali saluti
[#1]
Gentile Utente,
a mio avviso è opportuno privilegiare l'impatto ambientale del paziente. In sostanza direi che la struttura migliore è quella in cui il paziente si trova più a proprio agio ed i curanti migliori quelli con i quali si riesce ad avere un dialogo migliore. Soprattutto in considerazione della patologia in oggetto di per se in fase avanzata e meritevole di terapia di supporto adeguata oltre che di terapia specifica.
un caro saluto
a mio avviso è opportuno privilegiare l'impatto ambientale del paziente. In sostanza direi che la struttura migliore è quella in cui il paziente si trova più a proprio agio ed i curanti migliori quelli con i quali si riesce ad avere un dialogo migliore. Soprattutto in considerazione della patologia in oggetto di per se in fase avanzata e meritevole di terapia di supporto adeguata oltre che di terapia specifica.
un caro saluto
Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
[#2]
Utente
Egregio Dr. Pastore,
la ringrazio, lei è sempre preciso e puntuale. Approfitto per chiederle altre due cose:
- Esattamente in cosa consiste la terapia di supporto a cui fa riferimento e come cambia tra un ciclo all'altro (mio padre dovrà fare tre cicli x un totale di 4 mesi)
- L'istituto che ha fatto la stadiazione del tumore mi ha detto che anche in casi avanzati come quelli di mio padre ci sono buone speranze che la chemio riduca la metastasi al surrene e anche la massa primitiva al polmone e che quindi si possano riaprire le possibilità per un intervento chirurgico. Volevo chiederle cosa ne pensa lei al riguardo in base alla sua esperienza.
La ringrazio ancora.
Cordiali saluti
la ringrazio, lei è sempre preciso e puntuale. Approfitto per chiederle altre due cose:
- Esattamente in cosa consiste la terapia di supporto a cui fa riferimento e come cambia tra un ciclo all'altro (mio padre dovrà fare tre cicli x un totale di 4 mesi)
- L'istituto che ha fatto la stadiazione del tumore mi ha detto che anche in casi avanzati come quelli di mio padre ci sono buone speranze che la chemio riduca la metastasi al surrene e anche la massa primitiva al polmone e che quindi si possano riaprire le possibilità per un intervento chirurgico. Volevo chiederle cosa ne pensa lei al riguardo in base alla sua esperienza.
La ringrazio ancora.
Cordiali saluti
[#3]
Utente
Gentile Dr. Pastore,
desidero chiederle quali sono i rischi associati all'uso di ARANESP in caso di tumore al polomone NSCLC.
Mio padre, affetto da questa forma di tumore in stadio avanzato, sta seguendo un trattamento sistemico (cisplatino + gemcitabina) e a causa di un abbassamento dell'emoglobina (9,2 g/dl) sta assumendo ARANESP 150.
Ho letto che numerosi studi hanno accertato una minor sopravvivenza libera da progressione e totale in caso di somministrazione di questo farmaco. Devo preoccuparmi? Se è così, perchè l'oncologo ha prescritto questo farmaco?
La ringrazio in anticipo per le risposte.
Cordiali saluti
desidero chiederle quali sono i rischi associati all'uso di ARANESP in caso di tumore al polomone NSCLC.
Mio padre, affetto da questa forma di tumore in stadio avanzato, sta seguendo un trattamento sistemico (cisplatino + gemcitabina) e a causa di un abbassamento dell'emoglobina (9,2 g/dl) sta assumendo ARANESP 150.
Ho letto che numerosi studi hanno accertato una minor sopravvivenza libera da progressione e totale in caso di somministrazione di questo farmaco. Devo preoccuparmi? Se è così, perchè l'oncologo ha prescritto questo farmaco?
La ringrazio in anticipo per le risposte.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.6k visite dal 14/12/2010.
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