K colon metastasi epatiche
Egr. Dottore, Le espongo il caso di mia madre, anni 57, affetta da carcinoma al colon con metastasi epatiche, riscontrato nel febbraio del 2009.
Inizialmente non era operabile ed è stata dunque trattata con "Xeloda" e "Irinotecan". Tale farmaco ha dato inizialmente una risposta positiva ma poi non ha più funzionato; indi, è stata sottoposta ad altri cicli di chemioterapia, più precisamente "Cetuximab" combinato nuovamente con "Irinotecan". La risposta, in questo caso, è stata più che positiva. Abbiamo assistito ad una riduzione del 70% con conseguente discesa a picco del CEA. Proprio per tale motivo, i medici hanno iniziato a parlare di intervento chirurgico: resecare la parte di colon interessata e, congiuntamente, eseguire un'epatectomia sinistra. Una volta che mia madre si sarebbe ripresa, avrebbero resecato la restante parte del fegato. Dopo l'intervento ha proseguito con la terapia anzidetta ma, purtroppo, nonostante in passato avesse dato ottimi risultati, non ha poi più funzionato e ciò ha consentito al tumore di fare il suo corso con conseguente infiltrazione nel tratto dell'ilo epatico. La terapia è stata nuovamente modificata: "bevacizumab" in associazione con " 5-FU" e acido folinico. Purtroppo, anche in questo caso, non ci sono stati dei miglioramenti. L'oncologo, vista l'ultima TAC, ha giusto oggi consigliato una cura con ancora 5-FU ma combinato con "mitomicina c". Finora ho sempre riposto moltissima fiducia in tale medico e nelle conseguenti cure da lui suggerite, ma adesso mi sembra che voglia "curarla" con un farmaco palliativo. Non raccolgo su internet notizie positive in merito a tale farmaco e, per quanto io sappia che ogni caso è differente dagli altri, preferirei non perder tempo (visto che di tempo non ne abbiamo) e provare qualcosa che abbia una maggiore possibilità di riuscita. Resto in attesa di un Suo parere, distinti saluti.
Inizialmente non era operabile ed è stata dunque trattata con "Xeloda" e "Irinotecan". Tale farmaco ha dato inizialmente una risposta positiva ma poi non ha più funzionato; indi, è stata sottoposta ad altri cicli di chemioterapia, più precisamente "Cetuximab" combinato nuovamente con "Irinotecan". La risposta, in questo caso, è stata più che positiva. Abbiamo assistito ad una riduzione del 70% con conseguente discesa a picco del CEA. Proprio per tale motivo, i medici hanno iniziato a parlare di intervento chirurgico: resecare la parte di colon interessata e, congiuntamente, eseguire un'epatectomia sinistra. Una volta che mia madre si sarebbe ripresa, avrebbero resecato la restante parte del fegato. Dopo l'intervento ha proseguito con la terapia anzidetta ma, purtroppo, nonostante in passato avesse dato ottimi risultati, non ha poi più funzionato e ciò ha consentito al tumore di fare il suo corso con conseguente infiltrazione nel tratto dell'ilo epatico. La terapia è stata nuovamente modificata: "bevacizumab" in associazione con " 5-FU" e acido folinico. Purtroppo, anche in questo caso, non ci sono stati dei miglioramenti. L'oncologo, vista l'ultima TAC, ha giusto oggi consigliato una cura con ancora 5-FU ma combinato con "mitomicina c". Finora ho sempre riposto moltissima fiducia in tale medico e nelle conseguenti cure da lui suggerite, ma adesso mi sembra che voglia "curarla" con un farmaco palliativo. Non raccolgo su internet notizie positive in merito a tale farmaco e, per quanto io sappia che ogni caso è differente dagli altri, preferirei non perder tempo (visto che di tempo non ne abbiamo) e provare qualcosa che abbia una maggiore possibilità di riuscita. Resto in attesa di un Suo parere, distinti saluti.
[#1]
mai usato l'oxaliplatino (schema folfox)?
tenga conto che se comunque la malattia si è imbizzarrita, sarà difficile domarla, anche s e avolte le risposte si ottengono dai farmaci meno aspettati (carenza di fattori prognostici)
tenga conto che se comunque la malattia si è imbizzarrita, sarà difficile domarla, anche s e avolte le risposte si ottengono dai farmaci meno aspettati (carenza di fattori prognostici)
Cordiali Saluti
Dr. Alessandro D'Angelo
(email: alessandro.dangelo@grupposamed,com)
[#2]
Utente
La ringrazio innanzitutto per la Sua risposta,
credo che sia stato il primo trattamento che le hanno somministrato ma, dato che è passato già un pò di tempo, è bene che io controlli nella cartella clinica. Domani Le rispondo con certezza.
Si, ovviamente tutto in medicina può accadere e, come già sottolineavo, ogni caso è soggettivo e conseguentemente lo è ogni risposta ad un trattamento. Ma ciò che mi premeva più sapere era se ad oggi esistesse qualche farmaco certamente più efficace della mitomicina C nella cura del tumore di cui è affetta mia madre.
Ad ogni modo, domani controllerò se ha seguito lo schema folfox.
Distinti saluti.
credo che sia stato il primo trattamento che le hanno somministrato ma, dato che è passato già un pò di tempo, è bene che io controlli nella cartella clinica. Domani Le rispondo con certezza.
Si, ovviamente tutto in medicina può accadere e, come già sottolineavo, ogni caso è soggettivo e conseguentemente lo è ogni risposta ad un trattamento. Ma ciò che mi premeva più sapere era se ad oggi esistesse qualche farmaco certamente più efficace della mitomicina C nella cura del tumore di cui è affetta mia madre.
Ad ogni modo, domani controllerò se ha seguito lo schema folfox.
Distinti saluti.
[#3]
Cara Signora,
difficile ripondere senza aver visto le varie indagini strumentali (TAC, PET, RMN). Comunque stante l'inefficacia di tutti i regimi di chemioterapia sistemica, il caso della mamma potrebbe essere valutato per chemioterpia intra-epatica o per altri trattamenti loco-regionali.
Non le nascondo però che il fatto che sia resistente a tutti gli schemi di terapia d lei citati è indice di malattia biologicamente aggressiva.
cordiali saluti
difficile ripondere senza aver visto le varie indagini strumentali (TAC, PET, RMN). Comunque stante l'inefficacia di tutti i regimi di chemioterapia sistemica, il caso della mamma potrebbe essere valutato per chemioterpia intra-epatica o per altri trattamenti loco-regionali.
Non le nascondo però che il fatto che sia resistente a tutti gli schemi di terapia d lei citati è indice di malattia biologicamente aggressiva.
cordiali saluti
Dr. Enzo Mammano
UOC chirurgia generale
Azienda ospedale università Padova
Ospedale Sant’Antonio
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3k visite dal 28/10/2010.
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