Trapianto autologo di midollo osseo

Mia madre, 59 anni, dopo 5 anni di remmissione completa da LNH è nuovamente malata. Le si prospetta una chemioterapia ad alte dosi con supporto di celllule staminali autologhe.
Attualmente la recidiva (di un tipo diverso, ma molto simile) è in fase molto iniziale: i valori ematici sono nella norma, il midollo osseo è negativo e la PET ha evidenziato pochi linfonodi positivi e molto piccoli. L'oncologo ha detto che non c'è urgenza (possiamo attendere la fine di agosto)
La mia domanda è molto semplice: esistono rischi per la vita di mia madre, non legati alla malattia ma alla terapia? La preoccupazione nasce dal fatto che non è giovanissima e come dettomi dall'oncologo se avesse qualche anno in piu non gliel'avrebbero proposta.. Perchè?
So che malattie cardiache, renali, polmonari, epatiche rappresentano delle controindicazioni, perchè la tossicità dei farmaci potrebbe compromettere questi organi vitali. Ovviamene mia madre non ha questo genere di patologie o almeno noi non ne siamo a conoscenza.
Durante le chimioterapie a dosi standard gli effetti della tossicità sono monitorati e le dosi vengono per cosi dire *aggiustate* se le analisi sul paziente fanno ritenere che sia necessario, infatti mia madre non ha completato la terapia, 5 anni fa, a causa dei valori epatici. Questo mi spaventa..
E' possibile fare altrettanto con la terapia ad alte dosi? Il fatto che essa duri soltanto pochi giorni mi preoccupa... Riguardo al periodo di immunodepressione profonda, con degenza in camera sterile.. bhè... non saprei che dire... se non che la mia speranza è quella che le profilassi antibiotiche/antifungine/antivirali (?) e le misure preventive siano arrivate al punto da fare un ottimo lavoro..
Non sappiamo che fare.. se rivorgerci altrove, vorremmo avere ben chiari i rischi ma per ora l'oncologo è stato evasivo... nonostante una mia richiasta esplicita, in assenza di mia madre...

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Dr. Giovanni Piazza Chirurgo generale, Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo apparato digerente 464 13
Gentile Utente,
comprendo il suo stato d'animo e cercherò di essere breve ed esaustivo. La chemioterapia ad alte dosi, ha un altissimo impatto sul fisico di pazienti anche di giovanissima età.
Cardio-nefro-epato-tossicità sono seganalati!
Il vero problema è con termini volgari, l'attecchimento delle culture isolate (Cellule staminali), dopo totale e completo azzeramento di linee cellulari importanti del midollo! Le cellule staminali, che sono prelevate dalla sua mamma prima della chemioterapia, verranno reitrodotte per permettere, la ricostruzione del midollo!!
Ovviamente, il trattamento chemioterapico ad alte dosi, ha effetti collaterali che devono essere riconosciuti e gestiti!
Il mio consiglio è di riparlare con il collega e affrontare in modo chiaro tutti i dubbi.
Cordialmente
Dr.Giovanni Piazza
www.drgiovannipiazza.blogspot.com

Dr. Giovanni Piazza
Chirurgo Oncologo
www.Gruppopalermomedica.blogspot.com
www.drgiovannipiazza.blogspot.com

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Attivo dal 2007 al 2007
Ex utente
Gentile dott. Piazza,
la ringrazio per la celere risposta. Essendo Biologo ed avendo praticato presso una unità di Oncologia conosco (ma solo in linea generale) i principi alla base di questo programma terapeutico... non avevo menzionato l'*attecchimento* dei precirsori emopoietici dandolo per scontato! si figuri...
Quindi lei mi sta dicendo che nonostante si tratti di cellule prelevate dallo stesso paziente, esiste la possibilità di un fallimento del trapianto?......
Se è cosi mi ritrovo ancor piu allarmato di prima..
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Dr. Giovanni Piazza Chirurgo generale, Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo apparato digerente 464 13
Gentile Utente,
visto che parliamo la stessa lingua, sa bene che dopo CHT ad alte dosi sono 3 i tentativi di attecchimento!pertanto non posso che dire di si, purtroppo!
Cordialmente
Dr.Giovanni Piazza
www.drgiovannipiazza.blogspot.com

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Attivo dal 2007 al 2007
Ex utente
Dottor Piazza... non ho parole...
no, non parliamo la stessa lingua.. io mi trovavo in laboratorio a quantificare i precursori ematopoietici presenti nelle aferesi, sapendo semplicemente che erano destinati ad essere reinfusi al paziente dopo una non specificata terapia mieloablativa. Sapevo solo che dovevano essere un un certo numero minimo, per avere la *certezza* del successo del trapianto... certezza che lei ora mi dice non essere tale.
Dato che ha deciso di essere molto franco, con me, devo chiederle la cortesia di essere completo nell'informazione, quali sono le percentuali di fallimento? Lei dispone di dati in proposito?
Devo valutare ogni rischio in base alla sua entità.
grazie
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Dr. Giovanni Piazza Chirurgo generale, Chirurgo oncologo, Colonproctologo, Chirurgo apparato digerente 464 13
Gentile Utente,
le riporto alcune indicazioni e controindicazioni da trapianto AUTOLOGO!
Il trapianto autologo (prelievo del midollo del paziente dopo aver indotto una remissione completa della malattia, seguito dal trattamento ablativo del paziente con la speranza di distruggere ogni residuo tumorale e guarigione con reimpianto del midollo osseo del paziente stesso). Dal momento che si esegue un autotrapianto non è necessaria alcuna immunosoppressione, se si eccettua la chemioterapia ad alte dosi impiegata a breve termine per eradicare il tumore e per l'ablazione del midollo osseo; i problemi post-trapianto con la GVHD sono minimi. Le indicazioni al BMT autologo sono il linfoma chemiosensibile recidivato, nel quale è stato raggiunto un tasso di successo compreso fra il 30 e il 40% e la leucemia acuta in remissione, nella quale sono stati osservati tassi di successo variabili dal 20 al 50%. I tassi di successo sono inferiori nel caso di una malattia più avanzata e dei tumori solidi responsivi (p. es. tumori della mammella o delle cellule germinali). Perché il BMT autologo possa essere applicato con ampie possibilità di successo, rimangono due ostacoli principali: la possibilità di contaminazione dell'inoculo midollare con cellule tumorali e l'assenza di attività antitumorale del trapianto (contrariamente a quanto osservato nel BMT allogenico); entrambi questi fattori contribuiscono alle alte percentuali di recidive tumorali osservate. Pertanto, lo sviluppo di protocolli per la bonifica ex vivo del midollo e per la modulazione della risposta immunitaria del ricevente dopo il trapianto costituisce un'area di ricerca molto attiva.

Preparazione dei riceventi: lo sviluppo di regimi di preparazione aggressivi ha migliorato la prognosi riducendo l'incidenza del rigetto e delle recidive. Questi regimi hanno aumentato le potenzialità antitumorali o antileucemiche, così come hanno consentito una migliore mieloablazione, necessaria per distruggere il midollo dell'ospite e creare spazio per il midollo del donatore senza compromettere gli elementi stromali midollari essenziali per l'attecchimento del trapianto. I regimi di preparazione inoltre sopprimono il sistema immunitario del paziente per permettere l'accettazione del trapianto.

Nei regimi standard di preparazione i pazienti vengono sottoposti ad alte dosi di ciclofosfamide e/o a irradiazione corporea totale. Il tasso di rigetto è < 5% nei trapianti da donatori HLA-identici eseguiti nei pazienti leucemici. Per i pazienti con anemia aplastica sottoposti a trasfusioni multiple, il tasso di rigetto è risultato inoltre significativamente diminuito in seguito all'aumento dell'immunosoppressione durante la fase di induzione del trapianto. I due regimi di preparazione più comuni sono la ciclofosfamide ad alte dosi (p. es. 60 mg/kg/die per 2 giorni) e l'irradiazione corporea totale, oppure un regime a base di busulfan (p. es. 4 mg/kg/die per 4 giorni) e ciclofosfamide senza irradiazione corporea totale. Altri farmaci (p. es. etoposide e citarabina) vengono talvolta aggiunti a questi regimi pre-trapianto per aumentare al massimo le proprietà antitumorali, la mieloablazione e l'immunosoppressione.

Procedura del trapianto: la procedura del trapianto è relativamente semplice. I pazienti vengono sottoposti a chemioterapia ad alte dosi e/o irradiazione corporea totale. Il midollo viene quindi aspirato dalla cresta iliaca di un donatore HLA-compatibile e iniettato EV nel paziente. I pazienti rimangono gravemente pancitopenici fino all'attecchimento del trapianto, che solitamente avviene entro 2 o 3 settimane dalla reinfusione del midollo.

Complicanze: le complicanze precoci comprendono il rigetto del midollo trapiantato da parte dell'ospite, la GVHD acuta e le infezioni. Le complicanze tardive comprendono la GVHD cronica, l'immunodeficienza prolungata e le recidive della malattia di base.

Infezione: dopo la somministrazione del regime di preparazione per il BMT, la conta dei GB può impiegare da 2 a 3 settimane per tornare ai valori normali. Durante questo periodo, i pazienti sono molto suscettibili alle infezioni. La profilassi con aciclovir ha diminuito drasticamente il rischio di infezioni da herpes simplex durante questo periodo. Anche dopo l'attecchimento del trapianto, i pazienti continuano a essere immunocompromessi e a rischio di infezioni, a causa dei farmaci impiegati per trattare la GVHD. Un'infezione tardiva preoccupante è la polmonite interstiziale da cytomegalovirus, che generalmente si verifica da 40 a 60 giorni dopo il trapianto. I pazienti presentano tachipnea, dispnea, ipossiemia e, alla rx del torace, infiltrati polmonari bilaterali. Il tasso di mortalità della polmonite interstiziale da cytomegalovirus era in passato dell'80-90%, ma la terapia con ganciclovir e l'immunizzazione passiva con immunoglobuline hanno ridotto il tasso a valori oscillanti fra il 25 e il 40% circa. I pazienti presentano inoltre il rischio di sviluppare una polmonite da pneumocystis, ma l'uso profilattico del trimetoprim-sulfametossazolo ha ridotto drammaticamente l'incidenza di questa infezione.

La invito a vedere questo link dove delle diapositive le spiegano passo passo le procedure!
http://www.mieloma.it/seminario/petrucci.ppt
Cordialmente
Dr.Giovanni Piazza
www.drgiovannipiazza.blogspot.com



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Attivo dal 2007 al 2007
Ex utente
Grazie..