Recidiva k colon - carcinosi peritoneale

Gentilissimi Dott.,
mi rivolgo a Voi per chiedervi un parere per me estremamente importante.



mia madre, 73 anni, il 7/6/2006 è stata sottoposta a un intervento chirurgico per un adenocarcinoma del sigma metastatico.
E' stata effettuata una resezione del colon sinistro e una resezione della lesione secondaria epatica, di 12 cm. (II III IV segmento epatico). Riporto il referto istologico:

Campione esaminato:
1. COLON - RSEZIONE SEGMENTARIA DEL COLON
2. FEGATO-EPATECTOMIA

Informazioni cliniche:
1.1) segmento colon
1.2) anelli di sutura
1.3) formazione diaframmatica
2) II III IV segmento epatico.

Descrizione macroscopica:
1.1) Segmento di colon lungo 26 cm. A 6 cm da uno dei margini di resezione chirurgica è presente una neoplasia ulcerata del diametro massimo di 5 cm stenosante il lume per i due terzi.
1.2) Anelli di resezione chirurgica del diametro massimo di 2 cm. e 1, 8 cm ( materiale incluso in toto).
2) Parenchima epatico di 20 x 15 x 8 cm Al taglio è presente una formazione neoplastica del diametro massimo di 12 cm

Diagnosi istopatologica:
1.1) Adenocarcinoma del colon moderatamente differenziato, ampiamente necrotico, infiltrante la parete a tutto spessore fino all'adipe pericolico. Presente permeazione neoplastica vascolare ed invasione neoplastica perineurale. Margini di resezione chirurgica indenni.
Metastasi in 4 dei 10 linfonodi repertati.
1.2) Anelli di resezione chirurgica esenti da neoplasia.
1.3) Tessuti molli sede di infiltrazione da adenocarcinoma.
2) Parenchima epatico sede di metastasi da adenocarcinoma. Margini di resezione chirurgica indenni.

La stadiazione è pT3N2M1 Stadio IV.

I valori dei marcatori CEA e CA19.9 erano incrementati in fase preoperatoria: CEA= 105
CEA19.9 = 271.

Dopo l'intervento chirurgico, apparentemente radicale, le condizioni cliniche erano buone e i valori ematologici, molto alterati prima dell'operazione, erano tornati quasi tutti nella norma.

Dal 12 Luglio 06 al 24 Gennaio 07, ha iniziato un trattamento chemioterapico adiuvante, secondo lo schema XELOX .
Ad agosto 06 anche i marcatori erano tornati nella norma.

Nelle due tac effettuate nei mesi di ottobre e dicembre non si rilevava nulla di rilevante e mia madre sembrava “libera da malattia”

Dal mese di febbraio la situazione è precipitata .
La chemio è stata interrotta (effettuati 8 cicli invece dei 12 previsti).
C'è stato un peggioramento delle condizioni generali, all’ultimo controllo i marcatori CEA e CEA 19.9 sono risultati notevolmente incrementati: CEA = 180 CEA19.9 = 420 (più alti di quanto fossero prima dell'operazione). I valori ematologici erano quasi tutti alterati ed in particolare il valore dell'emoglobina pari a 8 ha richiesto una trasfusione di sangue,.inoltre mia madre avvertiva dolori.


Il 15 marzo 07 è stata effettuata una nuova TAC, di cui riporto il referto:

Rispetto al precedente esame eseguito in questa sede il 14/12/06, si apprezza la presenza di multiple lesioni secondarie epatiche, la maggiore localizzata all’ VIII segmento epatico misura circa 40 mm di diametro, una minuta ipodensità di verosimile analogo significato si apprezza in sede polare inferiore splenica.
Si rileva discreta quota di versamento addominale con aspetto conglutinato di alcune anse intestinali in corrispondenza dello scavo pelvico. In corrispondenza della parete addominale a livello paraombelicale destro si apprezza immagine di circa 35 mm di diametro massimo verosimilmente di significato secondario.
Lo studio del torace rileva la presenza di almeno 4 lesioni nodulari di circa 10 mm di diametro massimo di significato ripetitivo.
Assenza di versamento pleurico.
Non impegni adenopatici ilo-mediastinici
Nella norma la visualizzazione delle diramazioni bronchiali.

In questi ultimi giorni le condizioni di mia madre sono molto scadute.

I medici dell’ospedale in cui è in cura dicono che non c’è più nulla da fare e attualmente praticano solo cure per il dolore.


Mi rendo conto che la situazione è molto grave ma io non vorrei lasciare nulla di intentato, e quindi sono qui a chiedervi se esistono delle possibili cure da intraprendere o centri di eccellenza da poter contattare.


Vi ringrazio sentitamente fin da ora per il Vostro prezioso aiuto.

Cordiali saluti
Andrea
[#1]
Prof. Filippo Alongi Radioterapista 2.1k 120
Carissima signora,
premetto che, senza visitare la paziente e senza visionare la documentazione completa è impossibile dare inicazioni terapeutiche o fare prognosi. Vorrei però dirle quanto segue in relazione, al mio punto di vista, all'approccio a questa fase del paziente oncologico.
Per ogni trattamento da intraprendere bisogna ponderare, su una bilancia virtuale, rischi e benefici della scelta. Se ci si aspetta una certa tossicità, bisogna anche avere una aspettativa positiva dal trattamento. E' chiaro che, una situazione così avanzata come quella che ci riferisce, possa essere comprensibilmente considerata non guaribile. Non guaribile però non vuol dire non curabile. Talora è infatti possibile effettuare anche dei trattamenti chemioterapici tali da tentare di cronicizzare la malattia rallentandone o minimizzando gli effetti del tumultuoso evolversi. Ma tutto dipende dalle condizioni generali (performance status) e dalla reale estensione di malattia su organi vitali. In ogni caso, quando la guarigione non è più il primo obiettivo, diventa imperativo perseguire almeno una ottimizzazione della qualità della vita. Di sicuro, questa può essere mantenuta "umanamente" dignitosa con cure costituite da farmaci antidolorifici e terapia di supporto.
Capisco pertanto i colleghi che hanno in cura sua madre. Contemporaneamente capisco che lei abbia il diritto di non arrendersi e di cercare altri "punti di vista" anche se difficilmente con ricoveri in estremis in altri centri si otterrebbe qualcosa di più se non un viaggio penoso e doloroso, soprattutto per sua madre.
Dr.Filippo Alongi



Prof. Filippo Alongi
Professore ordinario di Radioterapia
Direttore Dipartimento di Radioterapia Oncologica Avanzata, IRCCS Negrar(Verona)

[#2]
Dr. Vito Barbieri Oncologo 1.6k 57
Intervengo solo perchè mi rendo conto di quanto possa essere difficile accettare l'interruzione di una terapia potenzialmente attiva contro la neoplasia per la sola terapia di supporto, sentendo il bisogno di più di un punto di vista.
Convengo pienamente con ogni parola scritta dal Dr Alongi.
Questo purtroppo non per darle quella che può apparire come una "sentenza", ma per confermare quello che, davanti ad un caso di questo tipo, è parere di qualunque medico che lavora nel campo dell'oncologia.
Purtroppo il caso di sua madre dimostra una evidente chemioresistenza per cui, anzicchè aggredirla con altre terapie in una fase in cui peraltro le condizioni generali non lo consentono più, è importante attuare ogni genere di cura che sostenga la sua qualità di vita.

Dr Vito Barbieri

Dr Vito Barbieri
direttore Struttura Complessa di Oncologia
Azienda Ospedaliera Pugliese-Ciaccio - Catanzaro