Un carcinoma mammario
Gentilissimo Dottore, mia madre 56 anni è affetta da metastasi ossee ed epatiche partite da un carcinoma mammario di circa 2cm che è stato rimosso tre anni fa con un intervento di mastectomia.
Queste le caratteristiche del tumore primario: duttale infiltrante G3 Stadiazione pT2 N1 (3 linfonodi su 34) M0. Ki67: 5%; ER:5% ; PR: 0%. Her2/neu: negativo.
Le premetto che dall’ intervento a gennaio di quest’anno il follow-up prevedeva solo controlli semestrali dei markers tumorali ed ecografie mammarie. Gli esami strumentali sono stati effettuati solo a gennaio del 2009, appunto, dopo una parziale perdita della mobilità di mia mamma.
Dopo esserci resi conto delle metastasi le è stata prescritta una terapia di Taxolo, Avastin e Zometa accompagnata da una radioterapia nella zona vertebrale D3-D8. La mobilità inizialmente persa è stata gradualmente riacquistata nel tempo. Il marcatore CA 15.3 è calato da 112 U/ml a 71 mentre il CEA è sempre stato nella norma. Oggi, a distanza di 6 mesi dalla terapia il dottore che la ha in cura ha affermato, basandosi solo su esami ematochimici (in quanto non è stato effettuato alcun esame strumentale per poter valutare una possibile progressione/regressione della malattia) che la situazione del fegato è compromessa e che quindi bisogna abbandonare ogni tipo di trattamento e proseguire esclusivamente con le cure palliative.
Gli esami ematochimici in questione mostrano si, un innalzamento delle transaminasi ma molto lieve (AST 107 e ALT 68) e lui invece ha parlato di quasi coma epatico. Io, che ho l‘epatite b ho avuto le transaminasi molto più alte di questi livelli per molti anni e quindi so quando le transaminasi arrivano ad un livello di “come epatico”e mosso dal dubbio sono andato a chiedere consulto ad un altro medico che mi ha detto quello che io stesso da “ignorante” avevo pensato e cioè che non è possibili predire che una persona si trova ad uno stadio terminale solo basandosi su quegli esami ematochimici.
Non è mia intenzione contraddire il parere dell’oncologo in questione però conosco molti casi più avanzati di quello di mia mamma che comunque riescono a proseguire le cure. Chiaramente nessuno si aspetta una guarigione dalla malattia ma almeno che questa venga bloccata.
Quello che le chiedo, è possibile determinare il fallimento della combinazione Taxolo, Avastin, Zometa senza gli esami strumentali? E poi se questi farmaci avessero fallito non ne esistono altri che possono essere impiegati nel tempo al fallimento dei precedenti?
Io non voglio assolutamente porre mia mamma in una situazione di accanimento terapeutico ma tramite le conoscenze che ho a riguardo contattando sia altri specialisti sia persone che si trovano nella stessa situazione (che sono riuscite e riescono a controllare metastasi a più organi) penso sia leggittimo pormi in una condizione di dubbio circa la decisione presa.
Chiaramente quello che voglio da lei è solo un parere ed un consiglio. Sono una persona equilibrata e mai vorrei aprire controversie tra lei ed altri medici. Desidero solo un parere. Mi consiglia di rivolgermi a qualche altro oncologo?
Queste le caratteristiche del tumore primario: duttale infiltrante G3 Stadiazione pT2 N1 (3 linfonodi su 34) M0. Ki67: 5%; ER:5% ; PR: 0%. Her2/neu: negativo.
Le premetto che dall’ intervento a gennaio di quest’anno il follow-up prevedeva solo controlli semestrali dei markers tumorali ed ecografie mammarie. Gli esami strumentali sono stati effettuati solo a gennaio del 2009, appunto, dopo una parziale perdita della mobilità di mia mamma.
Dopo esserci resi conto delle metastasi le è stata prescritta una terapia di Taxolo, Avastin e Zometa accompagnata da una radioterapia nella zona vertebrale D3-D8. La mobilità inizialmente persa è stata gradualmente riacquistata nel tempo. Il marcatore CA 15.3 è calato da 112 U/ml a 71 mentre il CEA è sempre stato nella norma. Oggi, a distanza di 6 mesi dalla terapia il dottore che la ha in cura ha affermato, basandosi solo su esami ematochimici (in quanto non è stato effettuato alcun esame strumentale per poter valutare una possibile progressione/regressione della malattia) che la situazione del fegato è compromessa e che quindi bisogna abbandonare ogni tipo di trattamento e proseguire esclusivamente con le cure palliative.
Gli esami ematochimici in questione mostrano si, un innalzamento delle transaminasi ma molto lieve (AST 107 e ALT 68) e lui invece ha parlato di quasi coma epatico. Io, che ho l‘epatite b ho avuto le transaminasi molto più alte di questi livelli per molti anni e quindi so quando le transaminasi arrivano ad un livello di “come epatico”e mosso dal dubbio sono andato a chiedere consulto ad un altro medico che mi ha detto quello che io stesso da “ignorante” avevo pensato e cioè che non è possibili predire che una persona si trova ad uno stadio terminale solo basandosi su quegli esami ematochimici.
Non è mia intenzione contraddire il parere dell’oncologo in questione però conosco molti casi più avanzati di quello di mia mamma che comunque riescono a proseguire le cure. Chiaramente nessuno si aspetta una guarigione dalla malattia ma almeno che questa venga bloccata.
Quello che le chiedo, è possibile determinare il fallimento della combinazione Taxolo, Avastin, Zometa senza gli esami strumentali? E poi se questi farmaci avessero fallito non ne esistono altri che possono essere impiegati nel tempo al fallimento dei precedenti?
Io non voglio assolutamente porre mia mamma in una situazione di accanimento terapeutico ma tramite le conoscenze che ho a riguardo contattando sia altri specialisti sia persone che si trovano nella stessa situazione (che sono riuscite e riescono a controllare metastasi a più organi) penso sia leggittimo pormi in una condizione di dubbio circa la decisione presa.
Chiaramente quello che voglio da lei è solo un parere ed un consiglio. Sono una persona equilibrata e mai vorrei aprire controversie tra lei ed altri medici. Desidero solo un parere. Mi consiglia di rivolgermi a qualche altro oncologo?
[#1]
Gentile Utente,
innanzitutto mi chiedo come mai dopo l'intervento chirurgico, con quel tipo di esame istologico, non sia stata eseguita una chemioterapia adiuvante. Ma questo è un altro discorso. Allo stato attuale non si può assolutamente dire che non vi sia più nulla da fare. Peraltro le transaminasi non sono giunte a valori stratosferici e potrebbero anche essere influenzate dall'impiego dei chemioterapici. Direi che è opportuno eseguire nuovamente una TC total body + cranio con mdc ed una scintigrafia ossea. Peraltro le neoplasie mammarie hanno un armamentario terapeutico assai ampio e non mi sembra il caso di gettare la spugna ora. Se ti va di fare una passeggiata verso Roma....
un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
innanzitutto mi chiedo come mai dopo l'intervento chirurgico, con quel tipo di esame istologico, non sia stata eseguita una chemioterapia adiuvante. Ma questo è un altro discorso. Allo stato attuale non si può assolutamente dire che non vi sia più nulla da fare. Peraltro le transaminasi non sono giunte a valori stratosferici e potrebbero anche essere influenzate dall'impiego dei chemioterapici. Direi che è opportuno eseguire nuovamente una TC total body + cranio con mdc ed una scintigrafia ossea. Peraltro le neoplasie mammarie hanno un armamentario terapeutico assai ampio e non mi sembra il caso di gettare la spugna ora. Se ti va di fare una passeggiata verso Roma....
un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/
[#2]
Ex utente
Gentilissimo Dottore, anzitutto La ringrazio per il parere e per la Sua Umanità. Nel messaggio precedente ho omesso di dirLe che la terapia adiuvante dopo l'intervento è stata effettuata (4 cicli di CMF) e prima dell'intervento è stata anche effettuata chemioterapia neoadiuvante (3 cicli di Epi-TxT). Non l'ho detto nel precedente messaggio perchè avrei consumato i caratteri e non avrei potuto poi porgerLe le altre domande. Ma credo che l'omettere questo particolare non cambia lo stato attuale delle cose. Quello che mi interessava conoscere è se potevano essere utilizzati altri farmaci a fallimento dei precedenti e Lei ha colmato in pieno il mio dubbio. Ho stilato un documento in cui c'è tutta la storia clinica di mia mamma ed ho deciso di contattare altri centri per confrontare i pareri. Sarei disposto anche ad andare in capo al mondo pur non avendone le possibilità. La malattia è qualcosa che nel tempo si accetta ma se c'è qualche altra alternativa di cura io la voglio conoscere e desiderei seguirla. Anche a me è sembrato prematuro gettare la spugna adesso. Ma chiaramente le mie conoscenze a riguardo di tale patologia sono profane ed avevo bisogno di un parere esterno. Conosco casi in cui sono state cambiate più e più terapie e combinazioni di farmaci e volevo sapere se anche nel caso di mia mamma si potesse tentare un'altra strada. Se ha qualche centro oncologico da consigliarmi e il modo con il quale contattarlo La pregherei di indirizzarmi. Voglio tentare il tutto per tutto. Le rinnovo i miei ringraziamenti con tanta ammirazione per quello che fa. Cordialmente La saluto.
[#3]
Gentile Utente,
io lavoro qui a Roma presso il Policlinico Umberto I. Questa è la realtà che vivo quotidianamente e che conosco bene. Se vuoi non esitare a contattarmi. La mail che frequentemente leggo è info@ipertermiaroma.it.
Resto a disposizione, un caro saluto
Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it
io lavoro qui a Roma presso il Policlinico Umberto I. Questa è la realtà che vivo quotidianamente e che conosco bene. Se vuoi non esitare a contattarmi. La mail che frequentemente leggo è info@ipertermiaroma.it.
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