Ascesso dopo terapia canalare
Buonasera gentili dottori.
Scrivo per conto di mio fratello, di 28 anni.
Voglio precisare che non mi aspetto che risolviate il problema online, visto che sarebbe opportuno un incontro dal vivo, ma vorrei solo un consiglio su come comportarci siccome abbiamo già contattato due specialisti.
Durante il mese di dicembre mio fratello ha cominciato ad avvertire dolore alla gengiva dell'arcata inferiore.
La gengiva si è poi annerita e uno dei denti era dolente.
Mentre mangiava, mio fratello si è ritrovato un pezzo di dente in bocca.
Ci siamo fiondati da un dentista (non ne avevamo uno di fiducia, purtroppo) che ci ha detto che la causa del dolore e del dente spezzato era una carie in stato avanzato.
Mio fratello ha fatto anche un paio di radiografie che hanno confermato la situazione.
Questo dentista ci ha quindi consigliato due strade: devitalizzazione oppure estrazione.
Mio fratello ha optato per la prima.
Così lo specialista ha provato a fare la devitalizzazione, dividendola in più fase con taglio microscopico della gengiva ma ha affermato che, a causa della situazione tragica del dente, piuttosto che portare a termine la terapia canalare era consigliabile l'estrazione e un impianto dentale.
Ha quindi applicato un bendaggio e rimandato il tutto.
Nel frattempo però ci è arrivata addosso la pandemia.
Mio fratello si lamentava del dolore e del fatto che la medicazione fosse caduta.
Pochi giorni dopo, ha sviluppato un ascesso.
Nell'impossibilità di mettersi in comunicazione col primo specialista per sapere cosa fare, siamo ricorsi ad un altro dentista che invece sostiene di poter concludere la terapia canalare, evitare l'estrazione e che ha curato l'ascesso.
Ripeto: mi rendo conto che senza una visita e senza vedere gli esami sia difficile, se non impossibile, giudicare, ma sapreste indicarmi cosa fare?
Almeno delle linee guida su quale sarebbe la soluzione migliore per un ragazzo giovane.
Siamo tutti molto confusi e preoccupati.
Grazie
Scrivo per conto di mio fratello, di 28 anni.
Voglio precisare che non mi aspetto che risolviate il problema online, visto che sarebbe opportuno un incontro dal vivo, ma vorrei solo un consiglio su come comportarci siccome abbiamo già contattato due specialisti.
Durante il mese di dicembre mio fratello ha cominciato ad avvertire dolore alla gengiva dell'arcata inferiore.
La gengiva si è poi annerita e uno dei denti era dolente.
Mentre mangiava, mio fratello si è ritrovato un pezzo di dente in bocca.
Ci siamo fiondati da un dentista (non ne avevamo uno di fiducia, purtroppo) che ci ha detto che la causa del dolore e del dente spezzato era una carie in stato avanzato.
Mio fratello ha fatto anche un paio di radiografie che hanno confermato la situazione.
Questo dentista ci ha quindi consigliato due strade: devitalizzazione oppure estrazione.
Mio fratello ha optato per la prima.
Così lo specialista ha provato a fare la devitalizzazione, dividendola in più fase con taglio microscopico della gengiva ma ha affermato che, a causa della situazione tragica del dente, piuttosto che portare a termine la terapia canalare era consigliabile l'estrazione e un impianto dentale.
Ha quindi applicato un bendaggio e rimandato il tutto.
Nel frattempo però ci è arrivata addosso la pandemia.
Mio fratello si lamentava del dolore e del fatto che la medicazione fosse caduta.
Pochi giorni dopo, ha sviluppato un ascesso.
Nell'impossibilità di mettersi in comunicazione col primo specialista per sapere cosa fare, siamo ricorsi ad un altro dentista che invece sostiene di poter concludere la terapia canalare, evitare l'estrazione e che ha curato l'ascesso.
Ripeto: mi rendo conto che senza una visita e senza vedere gli esami sia difficile, se non impossibile, giudicare, ma sapreste indicarmi cosa fare?
Almeno delle linee guida su quale sarebbe la soluzione migliore per un ragazzo giovane.
Siamo tutti molto confusi e preoccupati.
Grazie
[#1]
Purtroppo non esistono linee guida sulle procedure da intraprendere,il tutto è demandato alla clinica (=corretta diagnosi=corretta terapia) ed anche all'esperienza del professionista.Forse un terzo consulto reso da un Collega esperto potrebbe darle una giusta chiave di lettura.
Cordialmente
Cordialmente
Dr. Luigi De Socio
Specialista in Odontoiatria
Perfezionato in Ortodonzia
Perfezionato in Gnatologia
[#2]
Gentile utente,
in medicina può succedere che un problema (patologia) possa essere risolto in più modi (terapie) ed ogni modo può avere più o meno successo nell'immediato e nel lungo termine (prognosi). Quindi la scelta terapeutica spesso si basa sulla prognosi ossia si cerca di attuare la terapia a prognosi migliore. Ciò non esclude (salvo i casi in cui si mette a repentaglio la vita del paziente e non è il nostro caso) di adottare soluzioni a prognosi più incerta con il consenso del paziente per svariati motivi. Per cui linee guida univoche solitamente non ci sono. L'unica linea guida valida è quella di non nuocere alla salute del paziente e di cercare di passare da una situazione iniziale ad una finale che sia migliore di quella iniziale.
Questo in generale, nella fattispecie se c'è davvero la possibilità di salvare un dente in un ragazzo giovane questa sarebbe la strada da seguire, almeno in prima battuta, se poi la prognosi dovesse rivelarsi infausta allora si potrà sempre ricorrere all'altra soluzione meno conservativa dell'estrazione e dell'impianto. Ma la regola è cercare di essere sempre il più conservativo possibile senza ricadere però in terapie impossibili o in accanimenti terapeutici inutili e ingiustificati.
Quindi in una situazione in cui c'è una possibilità di essere conservativi ma senza grosse garanzie nel lungo termine, la scelta ricade anche sul paziente che, ben informato delle varie possibilità, può esprimere il suo consenso per una o per l'altra anche in base alle sue valutazioni personali che possono essere di vario genere.
Cordiali saluti
in medicina può succedere che un problema (patologia) possa essere risolto in più modi (terapie) ed ogni modo può avere più o meno successo nell'immediato e nel lungo termine (prognosi). Quindi la scelta terapeutica spesso si basa sulla prognosi ossia si cerca di attuare la terapia a prognosi migliore. Ciò non esclude (salvo i casi in cui si mette a repentaglio la vita del paziente e non è il nostro caso) di adottare soluzioni a prognosi più incerta con il consenso del paziente per svariati motivi. Per cui linee guida univoche solitamente non ci sono. L'unica linea guida valida è quella di non nuocere alla salute del paziente e di cercare di passare da una situazione iniziale ad una finale che sia migliore di quella iniziale.
Questo in generale, nella fattispecie se c'è davvero la possibilità di salvare un dente in un ragazzo giovane questa sarebbe la strada da seguire, almeno in prima battuta, se poi la prognosi dovesse rivelarsi infausta allora si potrà sempre ricorrere all'altra soluzione meno conservativa dell'estrazione e dell'impianto. Ma la regola è cercare di essere sempre il più conservativo possibile senza ricadere però in terapie impossibili o in accanimenti terapeutici inutili e ingiustificati.
Quindi in una situazione in cui c'è una possibilità di essere conservativi ma senza grosse garanzie nel lungo termine, la scelta ricade anche sul paziente che, ben informato delle varie possibilità, può esprimere il suo consenso per una o per l'altra anche in base alle sue valutazioni personali che possono essere di vario genere.
Cordiali saluti
Dr. Pierluigi De Giovanni
ODONTOIATRA
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 3.7k visite dal 06/05/2020.
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