Impianto e bifosfonati
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L’osteonecrosi della mascella/mandibola (di seguito ONM) è una patologia infettiva
e necrotizzante a carattere progressivo con scarsa tendenza alla guarigione, descritta solo recentemente in associazione alla terapia con bifosfonati.
Attualmente, l’esatto meccanismo che porta all’induzione della ONM non è noto e non è ancora definito il quadro completo dei fattori di rischio che possono determinare tale lesione.
Riguardo l’uso dei bifosfonati, la letteratura internazionale riporta, come fattori patogenetici primari per l’insorgenza dell’ONM, l’alterata capacità di rimodellamento
osseo e riparazione indotta da questi farmaci nonché l’ipovascolarizzazione ad essi associata.
La concomitante chirurgia dento - alveolare e le patologie del cavo orale, inoltre,
rappresentano importanti fattori di rischio.
Il problema è stato ampiamente
discusso dagli addetti ai lavori e sono state emanate linne guida anche dall'ANDI.
Questa osservazione ha spinto gli organismi preposti, come l’ADA Council, a sconsigliare
l’esecuzione di interventi di chirurgia orale, quando non sia strettamente necessario, in pazienti
sottoposti a trattamento prolungato con bifosfonati a somministrazione parenterale .
Le raccomandazioni riguardanti l’uso dei bifosfonati ad uso orale sono meno restrittive: sono
sostanzialmente sconsigliati interventi di chirurgia orale invasiva nei soli pazienti che assumono
bifosfonati da più di 3 anni in associazione a terapia corticosteroidea.
In assenza di queste condizioni di rischio la terapia chirurgica non è controindicata in modo assoluto.
Studi scientifici recenti in soggetti che necessitano di trattamenti
di chirurgia orale e implantare hanno stabilito di misurare la attività
metabolica dell’osso mediante la titolazione serica di un enzima, il CTx o Beta crosslaps: valori al di sopra di 150 pg/ml indicherebindicherebbero una inalterata capacità riparativa degli osteoblasti e quindi un ridotto rischio di osteonecrosi.
CONCLUSIONI:
Personalmente se il paziente(parliamo di terapia x OS) è stato sempre asintomatico prima ed anche dopo la sospensione per diversi mesi (non c'è univocità di vedute),
l'impianto lo eseguo, pur con le dovute cautele ,ma non essendo
io il suo dentista,la reinvio a lui per la valutazione del caso.
Buona Serata
e necrotizzante a carattere progressivo con scarsa tendenza alla guarigione, descritta solo recentemente in associazione alla terapia con bifosfonati.
Attualmente, l’esatto meccanismo che porta all’induzione della ONM non è noto e non è ancora definito il quadro completo dei fattori di rischio che possono determinare tale lesione.
Riguardo l’uso dei bifosfonati, la letteratura internazionale riporta, come fattori patogenetici primari per l’insorgenza dell’ONM, l’alterata capacità di rimodellamento
osseo e riparazione indotta da questi farmaci nonché l’ipovascolarizzazione ad essi associata.
La concomitante chirurgia dento - alveolare e le patologie del cavo orale, inoltre,
rappresentano importanti fattori di rischio.
Il problema è stato ampiamente
discusso dagli addetti ai lavori e sono state emanate linne guida anche dall'ANDI.
Questa osservazione ha spinto gli organismi preposti, come l’ADA Council, a sconsigliare
l’esecuzione di interventi di chirurgia orale, quando non sia strettamente necessario, in pazienti
sottoposti a trattamento prolungato con bifosfonati a somministrazione parenterale .
Le raccomandazioni riguardanti l’uso dei bifosfonati ad uso orale sono meno restrittive: sono
sostanzialmente sconsigliati interventi di chirurgia orale invasiva nei soli pazienti che assumono
bifosfonati da più di 3 anni in associazione a terapia corticosteroidea.
In assenza di queste condizioni di rischio la terapia chirurgica non è controindicata in modo assoluto.
Studi scientifici recenti in soggetti che necessitano di trattamenti
di chirurgia orale e implantare hanno stabilito di misurare la attività
metabolica dell’osso mediante la titolazione serica di un enzima, il CTx o Beta crosslaps: valori al di sopra di 150 pg/ml indicherebindicherebbero una inalterata capacità riparativa degli osteoblasti e quindi un ridotto rischio di osteonecrosi.
CONCLUSIONI:
Personalmente se il paziente(parliamo di terapia x OS) è stato sempre asintomatico prima ed anche dopo la sospensione per diversi mesi (non c'è univocità di vedute),
l'impianto lo eseguo, pur con le dovute cautele ,ma non essendo
io il suo dentista,la reinvio a lui per la valutazione del caso.
Buona Serata
Dr. Luigi De Socio
Specialista in Odontoiatria
Perfezionato in Ortodonzia
Perfezionato in Gnatologia
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 6.7k visite dal 23/12/2016.
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