Post operazione dente del giudizio con linfonodo
Buonasera dottori.
In data 28 Settembre mi sono sottoposto ad un intervento per la rimozione del dente del giudizio nel settore inferiore, sul lato sx.
L'intervento si é rivelato lungo e parecchio complesso.
Successivamente, dopo l'applicazione dei punti di sutura, mi sono sottoposto a un decorso con antibiotici e antinfiammatori, oltre che colluttorio specifico.
Ad oggi, il buco lasciato dall'operazione ancora non si é richiuso. Lo pulisco e sciacquo con sodio cloruro. La parte interessata, nei primi giorni di convalescenza, si é gonfiata parecchio e ad oggi, persiste una pallina formatasi sulla mandibola,che il mio dentista ha identificato come linfonodo. Mi ha dato da prendere altri antibiotici e antinfiammatori per 6 giorni e il gonfiore linfonodale si é alleviato ma non é passato. Mi domando se questo lungo decorso curativo sia normale. O se devo preoccuparmi per qualcosa di piu serio tipo un tumore mandibolare.
In attesa di risposta
Cordiali saluti
In data 28 Settembre mi sono sottoposto ad un intervento per la rimozione del dente del giudizio nel settore inferiore, sul lato sx.
L'intervento si é rivelato lungo e parecchio complesso.
Successivamente, dopo l'applicazione dei punti di sutura, mi sono sottoposto a un decorso con antibiotici e antinfiammatori, oltre che colluttorio specifico.
Ad oggi, il buco lasciato dall'operazione ancora non si é richiuso. Lo pulisco e sciacquo con sodio cloruro. La parte interessata, nei primi giorni di convalescenza, si é gonfiata parecchio e ad oggi, persiste una pallina formatasi sulla mandibola,che il mio dentista ha identificato come linfonodo. Mi ha dato da prendere altri antibiotici e antinfiammatori per 6 giorni e il gonfiore linfonodale si é alleviato ma non é passato. Mi domando se questo lungo decorso curativo sia normale. O se devo preoccuparmi per qualcosa di piu serio tipo un tumore mandibolare.
In attesa di risposta
Cordiali saluti
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Probabilmente potrebbe trattarsi di "alveolite secca post-estrattiva" . In tali casi l’alveolo appare circondato da gengiva poco arrossata, leggermente edematosa, liscia e lucente, raramente è presente una secrezione purulenta;
la cavità alveolare può apparire vuota e secca o piena di materiale bianco-grigiastro maleodorante: di solito si tratta di residui alimentari in decomposizione. Dopo aspirazione, la cavità si presenta vuota (da cui il nome ‘alveolite secca’),
Cause: la patogenesi dell’alveolite secca non è ben conosciuta
Nell’eziologia sembrano essere esclusi processi infettivi: l’uso di antibiotici per via sistemica infatti non sortisce effetti apprezzabili.
Sono state individuate però alcune condizioni predisponenti, in particolare:
- Procedure operative particolarmente traumatizzanti;
-riscaldamento osseo con frese durante l'estrazione
- Età superiore ai 40 aa;
- Sesso femminile: l’incidenza è superiore nella donna per l’assunzione di contraccettivi orali (gli estrogeni rallentano la guarigione), e durante il ciclo mestruale;
- La presenza di un’infezione odontogena preesistente all’intervento;
- Il fumo di sigarette, per le sostanze nocive ed irritanti presenti; inoltre la nicotina ha azione vasocostrittrice, cioè ischemizzante, che provoca un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti;
- Scarsa igiene orale;
- Malattia parodontale cronica;
- Precedenti episodi di alveolite secca;
-uso di corticosteroidi
-sindromi da immunodeficienza
L’ipotesi più accreditata è la lisi del coagulo intralveolare: dopo l’estrazione, dal medico comunemente viene applicato un tampone di garza di cotone sterile sull’alveolo residuo, ed il paziente viene invitato a tenere premuto per 20-30 minuti, per favorire l’emostasi e la formazione del coagulo.Normalmente poi vengono applicati punti di sutura per cercare di "chiudere"
il più possibile la ferita.
La terapia più accreditata ultimamente prevede:
- la rimozione di eventuali depositi presenti all’interno della cavità;
- lavaggi quotidiani dell’alveolo con soluzione fisiologica, o clorexidina allo 0,20%, o lincomicina;
- il posizionamento nell’alveolo di una garza sterile imbevuta di Eugenolo (azione analgesica).
-La frequenza delle medicazioni all’inizio è quotidiana e viene ridotta con la remissione della sintomatologia e la stabilizzazione del tessuto di granulazione fino alla guarigione.
-Altri protocolli prevedono il lavaggio ripetuto con soluzioni di povidione iodato e la somministrazione di antibiotici come metronidazolo o clindamicina o lincomicina; oppure il lavaggio con H2O2 e soluzione fisiologica; o l’applicazione di un impacco con iodoformio e vasellina insieme ad un gel di lidocaina.
Se non migliora,necessario curettaggio dell'alveolo per
eliminare detriti e favorire il sanguinamento.
Necessaria però valutazione clinica adeguata.
Distinti Saluti
la cavità alveolare può apparire vuota e secca o piena di materiale bianco-grigiastro maleodorante: di solito si tratta di residui alimentari in decomposizione. Dopo aspirazione, la cavità si presenta vuota (da cui il nome ‘alveolite secca’),
Cause: la patogenesi dell’alveolite secca non è ben conosciuta
Nell’eziologia sembrano essere esclusi processi infettivi: l’uso di antibiotici per via sistemica infatti non sortisce effetti apprezzabili.
Sono state individuate però alcune condizioni predisponenti, in particolare:
- Procedure operative particolarmente traumatizzanti;
-riscaldamento osseo con frese durante l'estrazione
- Età superiore ai 40 aa;
- Sesso femminile: l’incidenza è superiore nella donna per l’assunzione di contraccettivi orali (gli estrogeni rallentano la guarigione), e durante il ciclo mestruale;
- La presenza di un’infezione odontogena preesistente all’intervento;
- Il fumo di sigarette, per le sostanze nocive ed irritanti presenti; inoltre la nicotina ha azione vasocostrittrice, cioè ischemizzante, che provoca un ridotto apporto di ossigeno ai tessuti;
- Scarsa igiene orale;
- Malattia parodontale cronica;
- Precedenti episodi di alveolite secca;
-uso di corticosteroidi
-sindromi da immunodeficienza
L’ipotesi più accreditata è la lisi del coagulo intralveolare: dopo l’estrazione, dal medico comunemente viene applicato un tampone di garza di cotone sterile sull’alveolo residuo, ed il paziente viene invitato a tenere premuto per 20-30 minuti, per favorire l’emostasi e la formazione del coagulo.Normalmente poi vengono applicati punti di sutura per cercare di "chiudere"
il più possibile la ferita.
La terapia più accreditata ultimamente prevede:
- la rimozione di eventuali depositi presenti all’interno della cavità;
- lavaggi quotidiani dell’alveolo con soluzione fisiologica, o clorexidina allo 0,20%, o lincomicina;
- il posizionamento nell’alveolo di una garza sterile imbevuta di Eugenolo (azione analgesica).
-La frequenza delle medicazioni all’inizio è quotidiana e viene ridotta con la remissione della sintomatologia e la stabilizzazione del tessuto di granulazione fino alla guarigione.
-Altri protocolli prevedono il lavaggio ripetuto con soluzioni di povidione iodato e la somministrazione di antibiotici come metronidazolo o clindamicina o lincomicina; oppure il lavaggio con H2O2 e soluzione fisiologica; o l’applicazione di un impacco con iodoformio e vasellina insieme ad un gel di lidocaina.
Se non migliora,necessario curettaggio dell'alveolo per
eliminare detriti e favorire il sanguinamento.
Necessaria però valutazione clinica adeguata.
Distinti Saluti
Dr. Luigi De Socio
Specialista in Odontoiatria
Perfezionato in Ortodonzia
Perfezionato in Gnatologia
[#2]
Gentile paziente,
Il linfonodo, se presente e dolente segnala un meccanismo operante nella fase iniziale post-estrattiva. La sua regressione di volume e di sensibilità al tatto depone per una risoluzione positiva.
La guarigione, come nel suo caso,è spesso di seconda intenzione: il 'buco' si rimarginerà in un intervallo di tempo più lungo.
Non parlerei di alveolite, che è caratterizzata da dolore molto importante che qui, mi sembra di capire non è presente.
Il laser, a diodi o NdYag in modalità defocalizzata, sono estremamente utili in queste condizioni.
Cordiali saluti
Il linfonodo, se presente e dolente segnala un meccanismo operante nella fase iniziale post-estrattiva. La sua regressione di volume e di sensibilità al tatto depone per una risoluzione positiva.
La guarigione, come nel suo caso,è spesso di seconda intenzione: il 'buco' si rimarginerà in un intervallo di tempo più lungo.
Non parlerei di alveolite, che è caratterizzata da dolore molto importante che qui, mi sembra di capire non è presente.
Il laser, a diodi o NdYag in modalità defocalizzata, sono estremamente utili in queste condizioni.
Cordiali saluti
Dr. Armando Ponzi
www.sgfmedical.it
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 21/11/2016.
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