Ritrattamento, rischi e frequenza dei rischi
Buongiorno, ho un figlio disabile di 25 anni che ha effettuato devitalizzazione di un primo molare inferiore in anestesia generale, senza copertura con corona perché il protocollo esige un'anestesia generale ad ogni intervento odontoiatrico. Ora a un'ortopanoramica vengono segnalati "segni di sofferenza apicale alla radice mesiale" dello stesso dente, anche se ci era sempre stato detto che la devitalizzazione era andata benissimo (non erano stati segnalati questi segni ad altre due rx di controllo). Il dentista ha proposto ritrattamento ed eventualmente impianto, con altre due anestesie generali. Non entro in domande fondamentali che pure urgerebbero...vorrei invece chiedere: considerato che il ragazzo non è verbale, non sa esprimere il dolore e il disagio in maniera utile, non localizza, non indica, e ogni stato di agitazione, quotidiano, settimanale, mensile che sia potrebbe avere una qualsiasi origine, compresa o no quella odontoiatrica...: è possibile avere delle complicazioni dopo un ritrattamento? E dopo un impianto? Di che genere, e con che frequenza statistica e nella vostra esperienza, visto che esiste un fondato rischio di enorme difficoltà comunicativa e difficile decodifica in tempi utili e modalità tempestive? Per esempio, ci può essere forte dolore, o un'infiammazione o proprio un'infezione?
Un ritrattamento e un impianto con che frequenza e in che modo possono esporre a complicanze (che lui non saprebbe mai segnalare se non con un'agitazione indifferenziata? ) costituite sia dalla sofferenza che dall'esposizione a nuovi trattamenti in anestesia generale? Quale potrebbe essere un algoritmo che tenga conto sia della salute dentale sia dell'opportunità "umana" di minima esposizione a nuove complicanze e nuove necessità di intervento, e nuove anestesie? So che il quesito è difficile, in quanto bisogna incrociare sia un discorso di salute dentale sia di salute generale e particolarità dell'individuo, ma vi sarei grata se poteste esporre, anche in via "statistica" e di esperienza personale professionale il vostro pensiero. Grazie.
Un ritrattamento e un impianto con che frequenza e in che modo possono esporre a complicanze (che lui non saprebbe mai segnalare se non con un'agitazione indifferenziata? ) costituite sia dalla sofferenza che dall'esposizione a nuovi trattamenti in anestesia generale? Quale potrebbe essere un algoritmo che tenga conto sia della salute dentale sia dell'opportunità "umana" di minima esposizione a nuove complicanze e nuove necessità di intervento, e nuove anestesie? So che il quesito è difficile, in quanto bisogna incrociare sia un discorso di salute dentale sia di salute generale e particolarità dell'individuo, ma vi sarei grata se poteste esporre, anche in via "statistica" e di esperienza personale professionale il vostro pensiero. Grazie.
[#1]
Gentile paziente,
provo a risponderle rispetto ad un quesito che è delicato anche e soprattutto dal punto di vista umano.
Cercherò di darle delle informazione 'fuori le righe' che le prenderà nella corretta misura utile a definire l'equazione del problema che ha posto.
La presenza di una lesione periapicale è un fenomeno relativamente frequente, spesso evidenziato da una indagine radiologica, senza che il paziente ne abbia consapevolezza. La lesione cronica può, in linea di principio dare dei problemi, ma sfido qualunque collega a dargli un valore di rischio quantificabile.
Allora, la personale opinione, è di lasciare le cose esattamente così perché:
-il ragazzo non ha dolore né fistole (andrebbe questa evenienza verificata)
-Il ritrattamento potrebbe non essere risolutivo, nel senso che potrebbe in una certa percentuale dei casi non eradicare il problema.
-L'impianto è una condizione possibile, ma due controindicazioni relative sono la giovane età e la possibile inadeguata igiene.
Il 'wait and see' mi sembra ragionevole, sapendo che la lesione, se in forma cronica, non rimanda dolore apparente.
Spero di esserle stato d'aiuto.
Cordiali saluti e auguri per il figliolo.
provo a risponderle rispetto ad un quesito che è delicato anche e soprattutto dal punto di vista umano.
Cercherò di darle delle informazione 'fuori le righe' che le prenderà nella corretta misura utile a definire l'equazione del problema che ha posto.
La presenza di una lesione periapicale è un fenomeno relativamente frequente, spesso evidenziato da una indagine radiologica, senza che il paziente ne abbia consapevolezza. La lesione cronica può, in linea di principio dare dei problemi, ma sfido qualunque collega a dargli un valore di rischio quantificabile.
Allora, la personale opinione, è di lasciare le cose esattamente così perché:
-il ragazzo non ha dolore né fistole (andrebbe questa evenienza verificata)
-Il ritrattamento potrebbe non essere risolutivo, nel senso che potrebbe in una certa percentuale dei casi non eradicare il problema.
-L'impianto è una condizione possibile, ma due controindicazioni relative sono la giovane età e la possibile inadeguata igiene.
Il 'wait and see' mi sembra ragionevole, sapendo che la lesione, se in forma cronica, non rimanda dolore apparente.
Spero di esserle stato d'aiuto.
Cordiali saluti e auguri per il figliolo.
Dr. Armando Ponzi
www.sgfmedical.it
[#2]
Utente
Gentile Dottore, la ringrazio davvero per avermi risposto e anche per averlo fatto in maniera così tempestiva e attenta. Io credo, da non specialista, che il "primum non nocere" sia effettivamente da valutare, pur nelle inevitabili complessità, facendo uno sforzo di individualizzazione dei trattamenti che certo è uno dei desideri e delle richieste più pressanti dei genitori chiamati a oneri impegnativi. Qui ho sempre notato due correnti di pensiero: una "radicale" che afferma la necessità di fare sempre tutto, di procedere sempre anche a pulizie dei denti annuali e a otturazioni di piccole carie in anestesia generale o appena si profila qualsiasi necessità perché un disabile "ha diritto" alla prevenzione come gli altri e se non è collaborativo si hanno le mani legate rispetto all'obbligatorietà della scelta in anestesia generale nel numero richiesto qualsiasi esso sia; chi si interroga sulla possibilità di minimizzare gli interventi, praticando un follow up meno invasivo possibile che garantisca la salute dentale senza esposizione a rischi che purtroppo esistono e possono superare potenzialmente i benefici. C'è chi poi è fautore della sedazione invece dell'anestesia generale, mentre da altri la sedazione è considerata come un presidio obsoleto e dannoso. Confesso che ho trovato chi mi profilava rispetto ai granulomi lo spettro di ascessi, fistole, malattie focali "e anche morte, sebbene in casi rari", chi mi diceva che molte persone scoprono di avere un granuloma in maniera casuale e organizzato verosimilmente da molti anni. Mi piacerebbe che altri Medici esprimessero la loro esperienza e il loro pensiero; intanto la ringrazio di nuovo per la chiarezza della sua risposta e l'atteggiamento nel proporla.
[#3]
Gentile utente, innanzitutto voglio esprimere la mia massima ammirazione per chi posto dalla vita dinanzi a difficoltà indubbiamente Grandi trova la forza non solo di affrontarle ma di volerlo fare cercando di trovare la soluzione migliore.
In questo consulto entro in punta di piedi cercando di portare nel piccolo quelle che sono le mie personali riflessioni.
Il pensiero che ha espresso il Dr. Ponzi, stimatissimo collega, è un consiglio senza dubbio valido. Io però facevo un'altra considerazione: se il suo ragazzo non è collaborante, sottoporlo ad un reale follow up radiografico (con OPT o endorale) con scadenza programmata cosa vorrà probabilmente dire?
Anestetizzarlo comunque.
Lasciando comunque nel suo cavo orale un dente infetto che volente o nolente quanto meno può determinare un processo settico locale (ascesso) con conseguente sintomatologia dolorosa? In un ragazzo che non è in grado di comunicare il suo disagio?
E' conveniente?
Non saprei dirglielo, forse si forse no, ma tendenzialmente riterrei più no che si.
Il ritrattamento ha una percentuale di successo compresa tra il 47 e il 62% http://www.amicidibrugg.it/rivista/200704/art5_1.asp
e in genere il ritrattamento prevede delle medicazioni intermedie che dunque precludono la possibilità di terminare la prestazione in un'unica seduta.
E' fattibile un ritrattamento cercando di garantire al ragazzo un trattamento con una buona predicibilità in una sola seduta?
Non glielo saprei dirle neanche questo ahimè. Tendenzialmente sarei portato a dirle più no che si...anche in questo caso.
L'estrazione risolve il problema.
Eliminato il dente si elimina il possibile focolaio infettivo.
A questo punto le è stato prospettato un impianto.
Da eseguire contestualmente all'estrazione, dunque post-estrattivo (in un sito tendenzialmente infetto) e per non dover ri-addormentare il ragazzo a carico immediato. In un ragazzo che non può avere una buona igiene orale.
Che predicibilità avrebbe questa alternativa terapeutica?
Anche a questa domanda non so darle una risposta in termini numerici. Tendenzialmente direi comunque più bassa che in caso di impianto in un sito guarito a carico dilazionato e in un paziente che può lavar bene i denti.
E' così importante rimettere subito questo dente?
Cambierà la storia del ragazzo?
La sua assenza configurerà un deficit importante?
La risposta a queste domande la si può dare solo dopo una visita ma il linea di massima se si parla di un edentulismo unico in un'occlusione fondamentalmente accettabile l'assenza di quel dente forse è il male minore.
Adesso una mia piccola personale esperienza.
Ho un parente disabile nella stessa situazione del suo ragazzo e i genitori una volta l'anno (ma compatibilmente con il suo stato di salute orale si potrebbe anche scegliere un intervallo di tempo un pochino più lungo) lo portano in un importante ed attrezzato presidio ospedaliero odontoiatrico della sua città (Roma) dove, in anestesia generale (una volta l'anno dunque viene "addormentato") viene sottoposto a igiene orale approfondita cura di eventuali carie ed estrazione dei denti irrecuperabili.
Nessun dente gli è stato sostituito da impianti, in realtà credo che abbia subito due sole estrazioni per motivi parodontali.
Ma la cosa importante è che non ha dolore, non ha avuto emergenze e comunque fa prevenzione...per quel che è possibile naturalmente nelle sue condizioni.
Le auguro di prendere la scelta giusta, qualunque essa sia. Ad ogni modo già l'aver provato a voler fare il meglio, e la ricerca di informazioni su questo sito ne è una testimonianza, le fa onore.
Un caro saluto
enzo di iorio
In questo consulto entro in punta di piedi cercando di portare nel piccolo quelle che sono le mie personali riflessioni.
Il pensiero che ha espresso il Dr. Ponzi, stimatissimo collega, è un consiglio senza dubbio valido. Io però facevo un'altra considerazione: se il suo ragazzo non è collaborante, sottoporlo ad un reale follow up radiografico (con OPT o endorale) con scadenza programmata cosa vorrà probabilmente dire?
Anestetizzarlo comunque.
Lasciando comunque nel suo cavo orale un dente infetto che volente o nolente quanto meno può determinare un processo settico locale (ascesso) con conseguente sintomatologia dolorosa? In un ragazzo che non è in grado di comunicare il suo disagio?
E' conveniente?
Non saprei dirglielo, forse si forse no, ma tendenzialmente riterrei più no che si.
Il ritrattamento ha una percentuale di successo compresa tra il 47 e il 62% http://www.amicidibrugg.it/rivista/200704/art5_1.asp
e in genere il ritrattamento prevede delle medicazioni intermedie che dunque precludono la possibilità di terminare la prestazione in un'unica seduta.
E' fattibile un ritrattamento cercando di garantire al ragazzo un trattamento con una buona predicibilità in una sola seduta?
Non glielo saprei dirle neanche questo ahimè. Tendenzialmente sarei portato a dirle più no che si...anche in questo caso.
L'estrazione risolve il problema.
Eliminato il dente si elimina il possibile focolaio infettivo.
A questo punto le è stato prospettato un impianto.
Da eseguire contestualmente all'estrazione, dunque post-estrattivo (in un sito tendenzialmente infetto) e per non dover ri-addormentare il ragazzo a carico immediato. In un ragazzo che non può avere una buona igiene orale.
Che predicibilità avrebbe questa alternativa terapeutica?
Anche a questa domanda non so darle una risposta in termini numerici. Tendenzialmente direi comunque più bassa che in caso di impianto in un sito guarito a carico dilazionato e in un paziente che può lavar bene i denti.
E' così importante rimettere subito questo dente?
Cambierà la storia del ragazzo?
La sua assenza configurerà un deficit importante?
La risposta a queste domande la si può dare solo dopo una visita ma il linea di massima se si parla di un edentulismo unico in un'occlusione fondamentalmente accettabile l'assenza di quel dente forse è il male minore.
Adesso una mia piccola personale esperienza.
Ho un parente disabile nella stessa situazione del suo ragazzo e i genitori una volta l'anno (ma compatibilmente con il suo stato di salute orale si potrebbe anche scegliere un intervallo di tempo un pochino più lungo) lo portano in un importante ed attrezzato presidio ospedaliero odontoiatrico della sua città (Roma) dove, in anestesia generale (una volta l'anno dunque viene "addormentato") viene sottoposto a igiene orale approfondita cura di eventuali carie ed estrazione dei denti irrecuperabili.
Nessun dente gli è stato sostituito da impianti, in realtà credo che abbia subito due sole estrazioni per motivi parodontali.
Ma la cosa importante è che non ha dolore, non ha avuto emergenze e comunque fa prevenzione...per quel che è possibile naturalmente nelle sue condizioni.
Le auguro di prendere la scelta giusta, qualunque essa sia. Ad ogni modo già l'aver provato a voler fare il meglio, e la ricerca di informazioni su questo sito ne è una testimonianza, le fa onore.
Un caro saluto
enzo di iorio
Dr. Enzo Di Iorio
Chirurgo Odontoiatra specialista
enzodiiorio@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.1k visite dal 08/07/2015.
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