Ponte dentale
Buonasera,sono un uomo di 52 anni affetto da paradontosi.
L'arcata dentale inferiore presenta tutti i denti mentre all'arcata superiore mancano il 6 il 7 e l'ottavo sia a destra che a sinistra.in tali zone non vi è abbastanza osso per poter fare un impianto e non vorrei mettere una protesi mobile.Il mio dentista quindi mi ha consigliato di fare sia a destra che a sinistra due ponti fissi incapsulando il 5 ed il 6 applicando quindi il 7.in tal modo recupererei 2 molari.Volevo sapere se,secondo il Vs. Parere e' possibile tale intervento oppure si rischia che i ponti non reggano e quindi perdo pure i denti incapsulati che sino ad oggi sono perfetti?
Grazie anticipatamente.
L'arcata dentale inferiore presenta tutti i denti mentre all'arcata superiore mancano il 6 il 7 e l'ottavo sia a destra che a sinistra.in tali zone non vi è abbastanza osso per poter fare un impianto e non vorrei mettere una protesi mobile.Il mio dentista quindi mi ha consigliato di fare sia a destra che a sinistra due ponti fissi incapsulando il 5 ed il 6 applicando quindi il 7.in tal modo recupererei 2 molari.Volevo sapere se,secondo il Vs. Parere e' possibile tale intervento oppure si rischia che i ponti non reggano e quindi perdo pure i denti incapsulati che sino ad oggi sono perfetti?
Grazie anticipatamente.
[#1]
Gentile Utente,
diciamo che ogni paziente fa storia a sè, nelsenso che soprattutto in questi casi è sempre necessaria una valutazione clinica, cioè diretta, facendo anche uso dei modelli in gesso delle arcate: da quello che ho capito si tratterebbe di ponti in estensione.
La presenza della malattia parodontale invita peraltro ad una valutazione più accurata del caso: il grado di avanzamento della malattia e lo stato di salute degli elementi portanti sono gli aspetti che personalmente ritengo dirimenti nel decidere la terapia più opportuna.
La monconizzazione di almeno due elementi dentari, presumibilmente sani, ma forse con compromissione parodontale che potrebbe anche aumentare nel tempo, per recuperarne uno solo, personalmente mi lascierebbe dubitare sulla bontà della terapia: se proprio non è possibile una terapia implantologica, anche con rigenerazione dei tessuti ossei, non trascurerei la protesimobile, che se pure 'scomoda' per ilpaziente, ècomunque conservativa.
Si tratta però di valutazioni senza un riferimento reale.
Cordiali Saluti
diciamo che ogni paziente fa storia a sè, nelsenso che soprattutto in questi casi è sempre necessaria una valutazione clinica, cioè diretta, facendo anche uso dei modelli in gesso delle arcate: da quello che ho capito si tratterebbe di ponti in estensione.
La presenza della malattia parodontale invita peraltro ad una valutazione più accurata del caso: il grado di avanzamento della malattia e lo stato di salute degli elementi portanti sono gli aspetti che personalmente ritengo dirimenti nel decidere la terapia più opportuna.
La monconizzazione di almeno due elementi dentari, presumibilmente sani, ma forse con compromissione parodontale che potrebbe anche aumentare nel tempo, per recuperarne uno solo, personalmente mi lascierebbe dubitare sulla bontà della terapia: se proprio non è possibile una terapia implantologica, anche con rigenerazione dei tessuti ossei, non trascurerei la protesimobile, che se pure 'scomoda' per ilpaziente, ècomunque conservativa.
Si tratta però di valutazioni senza un riferimento reale.
Cordiali Saluti
[#2]
La risposta del Dott. Palomba ha centrato perfettamente il cuore del problema, non è tanto importante la soluzione protesica che sceglierà per sostituire i denti mancanti ma fare in modo che i denti restanti non vengano anch'essi colpiti dalla malattia parodontale, in caso contrario avrebbe costruito la casa sulle sabbie mobili!
Infatti la malattia parodontale (piorrea) è un'infezione dei tessuti di sostegno (gengiva, osso, legamento) dei denti che, se non diagnosticata tempestivamente e correttamente trattata, può portare alla loro perdita.
La diagnosi si effettua con una visita clinica accurata, un sondaggio parodontale su sei punti su ciascun dente ed eventualmente con l'ausilio di Rx endorali.
La terapia deve inizialmente prevedere sedute professionali in studio di ablazione del tartaro e di rimozione della placca batterica sottogengivale (curettage).
Queste sedute vanno ripetute, inizialmente, con una frequenza variabile (lo decide lo specialista), anche ogni due-tre mesi.
Con una successiva rivalutazione della situazione clinica, si dovrà decidere se mantenere sotto controllo la situazione con ulteriori sedute di igiene in studio oppure eseguire interventi di chirurgia ossea resettiva o rigenerativa parodontale o muco-gengivale (a seconda del quadro clinico).
Imprescindibile è la collaborazione del paziente nel mantenere un'igiene orale ottimale (per tutta la vita!) e l'abolizione di eventuali abitudini come il fumo, pena il possibile aggravamento della malattia.
Tenga inoltre presente che anche l'eventuale scelta di eseguire l'implantologia (cosa che al momento lei sembra escludere) renderebbe questa soluzione più rischiosa senza avere prima perfettamente messo sotto controllo la parodontite: infatti numerosi studi scientifici dimostrano come il rischio di perimplantite ("cugina" della malattia parodontale) sia maggiore nei pazienti con malattia parodontale in atto, quindi aumenterebbe anche il rischio di perdere gli impianti.
Infatti la malattia parodontale (piorrea) è un'infezione dei tessuti di sostegno (gengiva, osso, legamento) dei denti che, se non diagnosticata tempestivamente e correttamente trattata, può portare alla loro perdita.
La diagnosi si effettua con una visita clinica accurata, un sondaggio parodontale su sei punti su ciascun dente ed eventualmente con l'ausilio di Rx endorali.
La terapia deve inizialmente prevedere sedute professionali in studio di ablazione del tartaro e di rimozione della placca batterica sottogengivale (curettage).
Queste sedute vanno ripetute, inizialmente, con una frequenza variabile (lo decide lo specialista), anche ogni due-tre mesi.
Con una successiva rivalutazione della situazione clinica, si dovrà decidere se mantenere sotto controllo la situazione con ulteriori sedute di igiene in studio oppure eseguire interventi di chirurgia ossea resettiva o rigenerativa parodontale o muco-gengivale (a seconda del quadro clinico).
Imprescindibile è la collaborazione del paziente nel mantenere un'igiene orale ottimale (per tutta la vita!) e l'abolizione di eventuali abitudini come il fumo, pena il possibile aggravamento della malattia.
Tenga inoltre presente che anche l'eventuale scelta di eseguire l'implantologia (cosa che al momento lei sembra escludere) renderebbe questa soluzione più rischiosa senza avere prima perfettamente messo sotto controllo la parodontite: infatti numerosi studi scientifici dimostrano come il rischio di perimplantite ("cugina" della malattia parodontale) sia maggiore nei pazienti con malattia parodontale in atto, quindi aumenterebbe anche il rischio di perdere gli impianti.
Dr. Paolo De Carli
Specialista in Odontostomatologia
www.studiodecarli.com
[#3]
Ex utente
Nel ringraziarLa per la celere risposta La informo che il problema della paradontosi e' sotto controllo infatti effettuo regolarmente sedute di igiene orale ogni tre mesi, curettage ogni 6 mesi e perfetta igiene orale a casa con scovolino, collutori ed altro.La consulemza che chiedevo era solo inerente al' applicazione dei ponti fissi.
Grazie è saluti.
Grazie è saluti.
[#4]
Mi fa piacere che sia seguito con attenzione dal suo dentista, evidentemente è un professionista coscienzioso e di cui deve avere fiducia anche nel seguire i suoi suggerimenti "protesici" perchè lui conosce perfettamente la sua situazione orale, noi online ci basiamo solo su quello che scrive e possiamo fare solo disquisizioni teoriche.
Rimane non chiaro il quesito quando scrive "all'arcata superiore mancano il 6 il 7 e l'ottavo sia a destra che a sinistra" quindi sembrerebbero mancanti 2 denti per lato (i sesti e settimi e tralasciando gli ottavi).
Poi aggiunge "mi ha consigliato di fare sia a destra che a sinistra due ponti fissi incapsulando il 5 ed il 6 applicando quindi il 7.in tal modo recupererei 2 molari" quindi i denti mancanti sembrerebbero essere uno per lato (i settimi e tralasciando gli ottavi).
Nel primo caso, se fosse questa la situazione, l'unico dente a supporto del ponte verrebbe "scardinato" in poco tempo dalle forze occlusali che si svilupperebbero e anche dal suo possibile interessamento della malattia parodontale.
Nel secondo caso, se invece fosse questa la situazione, rimane dubbia la scelta terapeutica (come detto anche dal Dott. Palomba) di rivestire due denti sani (?) a supporto di un unico dente, forse interessati dalla parodontite e comunque anch'essi, se pure in misura minore rispetto all'eventualità precedente, sottoposti a stress dalle forze di masticazione.
In bocca al lupo.
Rimane non chiaro il quesito quando scrive "all'arcata superiore mancano il 6 il 7 e l'ottavo sia a destra che a sinistra" quindi sembrerebbero mancanti 2 denti per lato (i sesti e settimi e tralasciando gli ottavi).
Poi aggiunge "mi ha consigliato di fare sia a destra che a sinistra due ponti fissi incapsulando il 5 ed il 6 applicando quindi il 7.in tal modo recupererei 2 molari" quindi i denti mancanti sembrerebbero essere uno per lato (i settimi e tralasciando gli ottavi).
Nel primo caso, se fosse questa la situazione, l'unico dente a supporto del ponte verrebbe "scardinato" in poco tempo dalle forze occlusali che si svilupperebbero e anche dal suo possibile interessamento della malattia parodontale.
Nel secondo caso, se invece fosse questa la situazione, rimane dubbia la scelta terapeutica (come detto anche dal Dott. Palomba) di rivestire due denti sani (?) a supporto di un unico dente, forse interessati dalla parodontite e comunque anch'essi, se pure in misura minore rispetto all'eventualità precedente, sottoposti a stress dalle forze di masticazione.
In bocca al lupo.
[#5]
Dentista, Ortodontista
Buongiorno, si parla di due ponti in estensione, se ho capito bene: le mancano 16-17.18 e 26-27-28. Il collega propone di incapsulare 14 e 15 per reggere il 16 ed a sinistra il 24 e 25 per reggere il 26. Allora parliamo un attimo di meccanica elementare: le leve. Consideri il fulcro della leva, la sua articolasione temporo mandibolare, la resistenza, il cibo che lei mastica, la forza, i muscoli masticatori, i più forti del nostro organismo ( sringendo forte su un sesto si sviluppa una forza dell'ordine dei 100/130 Kg per centimetro quadrato ). Con un ponte in estensione posteriore la resistenza maggiore si applica sui 16-26 che non sono supportati dalle tre radici fisiologiche. Si instaura allora un altro meccanismo di "leva": La pressione sul 6° tende a spingerlo verso l'alto con la sola opposizione della radice del 4° dato che il 5° fa da fulcro. Risultato facilmente prevedibile: Rotazione verso il dietro del 5°, estrusione del 4° ed incassamento del 6° nella gengiva: perdita del 4° e del 5°. Le restano comunque 13 e 23 per supportare una protesi rimovibile. Spero di avele espresso chiaramente il mio parere sui ponri in estensione.
Cordialmente.
Cordialmente.
[#6]
Lei dice: "...in tali zone non vi è abbastanza osso per poter fare un impianto "
Io le dico che probabilmente non vi è abbastanza osso per fare una implantologia facile ma con la stessa probabilità un implantologo esperto può prendere in considerazione metodiche chirurgiche atte ad incrementare i volumi ossei nella zona da implantare. Si chiama rigenerazione ossea; nei settori posteriori del mascellare ad esempio si possono eseguire i rialzi del seno mascellare, ma esistono altri tipi di intervento ed impianti conformati per poter essere alloggiati in sedi in cui è presente poco osso. Prima di farsi rovinare dei denti sani senta il parere di un chirurgo esperto. Ciascuno propone ciò che sa far meglio ma è bene prendere in considerazione il fatto che ciò che non sa far bene qualcun magari può comunque esser fatto. L'importante è essere informati sull'esistenza di alternative terapeutiche sarà poi lei a decidere cosa fare.
Cordialità
Io le dico che probabilmente non vi è abbastanza osso per fare una implantologia facile ma con la stessa probabilità un implantologo esperto può prendere in considerazione metodiche chirurgiche atte ad incrementare i volumi ossei nella zona da implantare. Si chiama rigenerazione ossea; nei settori posteriori del mascellare ad esempio si possono eseguire i rialzi del seno mascellare, ma esistono altri tipi di intervento ed impianti conformati per poter essere alloggiati in sedi in cui è presente poco osso. Prima di farsi rovinare dei denti sani senta il parere di un chirurgo esperto. Ciascuno propone ciò che sa far meglio ma è bene prendere in considerazione il fatto che ciò che non sa far bene qualcun magari può comunque esser fatto. L'importante è essere informati sull'esistenza di alternative terapeutiche sarà poi lei a decidere cosa fare.
Cordialità
Dr. Enzo Di Iorio
Chirurgo Odontoiatra specialista
enzodiiorio@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4.7k visite dal 11/03/2014.
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