Papilla interdentale
Gent.li dottori,
vi scrivo in quanto in seguito ad una carie profonda di un premolare, con conseguente devitalizzazione, la mia gengiva ha subito una forte aggressione. Inizialmente il solco era lieve, dopo il trattamento è aumentato sempre più, ed ora, anche se la gengiva è "sana", non sanguina nè è particolarmente arrossata, mi provoca un forte dolore e fastidio. Oltre a darmi bruciore, visto che il problema si concentra sulla papilla interdentale, sento che il dente sano e ancora vitale accanto a quello devitalizzato subisce una maggiore infiltrazione di aria, acqua e cibo, con conseguente forte sensibilità.
Il mio dentista, che vorrebbe intanto incapsulare il premolare curato, dice che per questa gengiva non ci sono soluzioni, se non al massimo spingere la capsula più sù e più vicino possibile all'altro dente, al massimo riempiendo con un po' di composito. La cosa però mi lascia dubbi e perplessità, e prima di mettere la corona vorrei risolvere questo problema. Vorrei un vostro parere a riguardo, per capire se davvero non c'è una soluzione... al di là del fattore "estetico", mi preme saperlo perchè mi fa male.
Allego link ad una foto, anche se non di ottima qualità per capire il problema:
http://tinypic.com/view.php?pic=344ruog&s=5
Ringraziandovi anticipatamente, Vi porgo i miei più cordiali saluti,
Sonia
vi scrivo in quanto in seguito ad una carie profonda di un premolare, con conseguente devitalizzazione, la mia gengiva ha subito una forte aggressione. Inizialmente il solco era lieve, dopo il trattamento è aumentato sempre più, ed ora, anche se la gengiva è "sana", non sanguina nè è particolarmente arrossata, mi provoca un forte dolore e fastidio. Oltre a darmi bruciore, visto che il problema si concentra sulla papilla interdentale, sento che il dente sano e ancora vitale accanto a quello devitalizzato subisce una maggiore infiltrazione di aria, acqua e cibo, con conseguente forte sensibilità.
Il mio dentista, che vorrebbe intanto incapsulare il premolare curato, dice che per questa gengiva non ci sono soluzioni, se non al massimo spingere la capsula più sù e più vicino possibile all'altro dente, al massimo riempiendo con un po' di composito. La cosa però mi lascia dubbi e perplessità, e prima di mettere la corona vorrei risolvere questo problema. Vorrei un vostro parere a riguardo, per capire se davvero non c'è una soluzione... al di là del fattore "estetico", mi preme saperlo perchè mi fa male.
Allego link ad una foto, anche se non di ottima qualità per capire il problema:
http://tinypic.com/view.php?pic=344ruog&s=5
Ringraziandovi anticipatamente, Vi porgo i miei più cordiali saluti,
Sonia
[#1]
Per regolamento non possiamo esprimere pareri su foto e radiografie
Verosimilmente il trauma o della carie o della cura ha determinato una Retrazione ossea e la papilla risulta non riempire più lo spazio interpapillare e se non ritorna al suo posto si può lavorare solo con la protesi riempiendolo parzialmente
Il dente vicino più sensibile è caratteristico in assenza di carie, di una retrazione ossea
Cordiali saluti
Verosimilmente il trauma o della carie o della cura ha determinato una Retrazione ossea e la papilla risulta non riempire più lo spazio interpapillare e se non ritorna al suo posto si può lavorare solo con la protesi riempiendolo parzialmente
Il dente vicino più sensibile è caratteristico in assenza di carie, di una retrazione ossea
Cordiali saluti
Finotti Marco
www.centromedicovesalio.it
[#2]
Gentile paziente,
il rispetto dei tessuti dentari e gengivali e della loro anatomia, evitando "incursioni " negli stessi, è presupposto fondamentale per il successo delle terapie da un punto di vista funzionale ed estetico e di predicibilità a lungo termine della stabilità dei risultati ottenuti.
Se lei è un soggetto sano da un punto di vista parodontale (tessuti di sostegno del dente: legamento parodontale, osso e gengiva) la terapia che , a mio avviso, va effettuata è quella di rispettare l'anatomia evitando di compensare gli spazi papillari invadendoli con composito o peggio chiudendo la papilla con la corona protesica.
1. La corona protesica deve avere dimensioni adeguate da un punto di vista anatomico e non maggiorate e la modellazione occlusale deve consentire al cibo di non "scivolare" verso lo spazio interdentale.
2. La corona protesica deve avere un sigillo marginale preciso sul moncone come da letteratura scientifica.
3. La corona protesica deve avere un adeguato "punto di contatto" con il dente precedente e con il successivo per evitare un food-impaction nello spazio interdentale.
4. La corona protesica non deve invadere la papilla.
Cementata così la corona, la papilla può essere stimolata con tecniche parodontali tese alla sua rigenerazione spontanea nei mesi in quanto il rispetto dei tessuti biologici è il presupposto fondamentale per la sua guarigione. In tale periodo la zone va mantenuta molto pulita utilizzando oltre allo spazzolino alcuni dei vari presidi deputati all'igiene orale: filo interdentale, scovolino interdentale, idropusolre.
Se nell'arco di al massimo dieci mesi la papilla non dovesse ricrescere , esistono tecniche di microchirurgia parodontale finalizzate al ripristino della papilla.
Cordiali saluti
il rispetto dei tessuti dentari e gengivali e della loro anatomia, evitando "incursioni " negli stessi, è presupposto fondamentale per il successo delle terapie da un punto di vista funzionale ed estetico e di predicibilità a lungo termine della stabilità dei risultati ottenuti.
Se lei è un soggetto sano da un punto di vista parodontale (tessuti di sostegno del dente: legamento parodontale, osso e gengiva) la terapia che , a mio avviso, va effettuata è quella di rispettare l'anatomia evitando di compensare gli spazi papillari invadendoli con composito o peggio chiudendo la papilla con la corona protesica.
1. La corona protesica deve avere dimensioni adeguate da un punto di vista anatomico e non maggiorate e la modellazione occlusale deve consentire al cibo di non "scivolare" verso lo spazio interdentale.
2. La corona protesica deve avere un sigillo marginale preciso sul moncone come da letteratura scientifica.
3. La corona protesica deve avere un adeguato "punto di contatto" con il dente precedente e con il successivo per evitare un food-impaction nello spazio interdentale.
4. La corona protesica non deve invadere la papilla.
Cementata così la corona, la papilla può essere stimolata con tecniche parodontali tese alla sua rigenerazione spontanea nei mesi in quanto il rispetto dei tessuti biologici è il presupposto fondamentale per la sua guarigione. In tale periodo la zone va mantenuta molto pulita utilizzando oltre allo spazzolino alcuni dei vari presidi deputati all'igiene orale: filo interdentale, scovolino interdentale, idropusolre.
Se nell'arco di al massimo dieci mesi la papilla non dovesse ricrescere , esistono tecniche di microchirurgia parodontale finalizzate al ripristino della papilla.
Cordiali saluti
Dr. Maurizio Macrì
Odontoiatra
[#3]
A causa della carie interdentale la papilla si è retratta creando uno spazio tra i denti. A questo punto bisognerebbe capire se c'è anche un problema osseo settale. Se ha anche una tasca ossea, andrebbe risolta tramite terapia parodontale in modo da eliminare la causa principale del suo problema (il dolore). Per quanto riguarda la recessione della papilla invece le cose sono un pò più complicate. Deve affidarsi alle cure di un bravo parodontologo.
Saluti
Saluti
Dr.Oscar G.ppe Muraca
La risposta ha carattere puramente informativo.
[#4]
Ex utente
Gent.li dottori, vi ringrazio per le risposte.
Quelle illustrate dal dott. Macrì erano in effetti proprio le mie perplessità e, sì, dovrei sottopormi a controllo di un bravo parodontologo. In tal proposito, vi chiederei se avreste qualche nominativo da indicarmi su Roma, in quanto vivo da poco in questa città e non ho riferimenti.
Inoltre vorrei porvi un altra domanda... nel caso si dovesse intervenire con una tarapia parodontale, essa può essere affrontata anche successivamente all'inserimento della corona o sarebbe opportuno risolvere prima questo problema e poi incapsulare? Non so davvero quale sia il miglior iter da seguire, e il mio dentista insiste solo per l'incapsulamento, ignorando del tutto il dolore che riferisco (motivo per il quale sono qui a chiedere pareri).
Grazie.
Quelle illustrate dal dott. Macrì erano in effetti proprio le mie perplessità e, sì, dovrei sottopormi a controllo di un bravo parodontologo. In tal proposito, vi chiederei se avreste qualche nominativo da indicarmi su Roma, in quanto vivo da poco in questa città e non ho riferimenti.
Inoltre vorrei porvi un altra domanda... nel caso si dovesse intervenire con una tarapia parodontale, essa può essere affrontata anche successivamente all'inserimento della corona o sarebbe opportuno risolvere prima questo problema e poi incapsulare? Non so davvero quale sia il miglior iter da seguire, e il mio dentista insiste solo per l'incapsulamento, ignorando del tutto il dolore che riferisco (motivo per il quale sono qui a chiedere pareri).
Grazie.
[#5]
La perdita della papilla interdentale rappresenta una probelmatica che è stata da sempre oggetto di discussione e studi anche (e forse soprattutto) per le implicazioni estetiche che un problema del genere si porta dietro e che lei ci testimonia con il suo racconto.
La premessa, è doveroso fargliela, è che la papilla è tessuto gengivale e il tessuto gengivale è come una moquette che riveste il sottostante tessuto osseo.
Detto questo le dico che in parodontologia è acclarato quanto segue:
quando la distanza dal picco osseo (presente nell'area della papilla) al punto di contatto interdentale è fino a 5 mm la probabilità di avere lì una papilla è del 100%,quando la distanza è di 6 mm la percentuale scende al 55% (un solo mm di perdita ossea in quel punto, dunque, precipita drammaticamente la situazione), se tale distanza è di di 7mm la possibilità di avere lì una papilla è di solo il 25%.
La fonte bibliografica di riferimento è la seguente:
Tarnow DP, Magner AW, Fletcher P. The effect of the distance from the
contact point to the crest of bone on the presence or the absence of the
interproximal dental papilla. J Periodontol 1992; 63:995-996
Le conclusioni di quanto detto allora quali sono?
Se nel suo caso la distanza tra margine osseo e punto di contatto è superiore a 5 mm le possibilità che avrà anche il più bravo parodontologo (e Tarnow non era certo uno sprovveduto) di farle riformare la papilla sono molto (forse molto molto) basse.
Il problema, come le è stato detto, potrà in una certa qual maniera essere superato spostando in basso con procedure conservativo o più probabilmente protesiche il punto di contatto.
Circa il nominativo di un parodontologo nella sua zona un'idea potrebbe esser quella di consultare un iscritto alla società italiana di parodontologia:
http://www.sidp.it/
Ovviamente esistono tanti bravissimi parodontologi non iscritti a tale società.
Sperando di esserle stato in qualche modo d'aiuto e di non averle confuso le idee la saluto cordialmente.
La premessa, è doveroso fargliela, è che la papilla è tessuto gengivale e il tessuto gengivale è come una moquette che riveste il sottostante tessuto osseo.
Detto questo le dico che in parodontologia è acclarato quanto segue:
quando la distanza dal picco osseo (presente nell'area della papilla) al punto di contatto interdentale è fino a 5 mm la probabilità di avere lì una papilla è del 100%,quando la distanza è di 6 mm la percentuale scende al 55% (un solo mm di perdita ossea in quel punto, dunque, precipita drammaticamente la situazione), se tale distanza è di di 7mm la possibilità di avere lì una papilla è di solo il 25%.
La fonte bibliografica di riferimento è la seguente:
Tarnow DP, Magner AW, Fletcher P. The effect of the distance from the
contact point to the crest of bone on the presence or the absence of the
interproximal dental papilla. J Periodontol 1992; 63:995-996
Le conclusioni di quanto detto allora quali sono?
Se nel suo caso la distanza tra margine osseo e punto di contatto è superiore a 5 mm le possibilità che avrà anche il più bravo parodontologo (e Tarnow non era certo uno sprovveduto) di farle riformare la papilla sono molto (forse molto molto) basse.
Il problema, come le è stato detto, potrà in una certa qual maniera essere superato spostando in basso con procedure conservativo o più probabilmente protesiche il punto di contatto.
Circa il nominativo di un parodontologo nella sua zona un'idea potrebbe esser quella di consultare un iscritto alla società italiana di parodontologia:
http://www.sidp.it/
Ovviamente esistono tanti bravissimi parodontologi non iscritti a tale società.
Sperando di esserle stato in qualche modo d'aiuto e di non averle confuso le idee la saluto cordialmente.
Dr. Enzo Di Iorio
Chirurgo Odontoiatra specialista
enzodiiorio@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 16k visite dal 02/10/2013.
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