La situazione è un po' migliorata ma appare lontana dal risolversi
Ho 56 anni e nel giugno 2009, in seguito alla rottura della radice di un dente (il sesto inferiore destro) mi è stata inserita la vite di titanio contestualmente all'estrazione.
Nei giorni successivi la gengiva si è più volte lacerata liberandosi dai punti di sutura; sono stato ricucito mi pare quattro volte e quando la gengiva si è nuovamente lacerata il dentista ha deciso di lasciarla guarire con i lembi aperti. Il che è avvenuto in qualche settimana.
Pochi mesi dopo, con la vite ancora scoperta, la gengiva ha iniziato a darmi fastidio e a gonfiare attorno alla vite. Il dentista ha riscontrato la formazione di tessuto necrotico ed ha proceduto all'ablazione dello stesso con il laser. Qualche settimana dopo la guarigione si ripresenta la stessa situazione, quindi nuova ablazione. Ipotesi del dentista: una reazione allergica del tessuto gengivale al materiale, che pure è titanio.
La gengiva è infine guarita bene e intanto l'inclusione ossea era avvenuta ottimamente, tanto che nel gennaio 2010 mi è stata applicata, cementandola, la corona.
Per vari mesi tutto bene, ma qualche mese fa la gengiva ha cominciato a darmi un po' fastidio, ad apparire infiammata e a sanguinare da sotto la capsula. In un primo tempo si è pensato che il bordo della capsula fosse troppo a contatto con la gengiva, tanto da causare un decubito. Il dentista ha quindi limato, in sede, detto bordo per alzarlo, ma i problemi sono continuati.
Permanendo i problemi, il dentista ha infine deciso di rimuovere la capsula, frantumandola perché era cementata alla vite, per poter verificare a vista cosa stesse accadendo lì sotto. Situazione riscontrata: il sanguinamento veniva non da un decubito ma proprio da attorno alla vite; vite per altro ottimamente inclusa nell'osso, come riscontrato sia radiologicamente che per percussione. Questo circa un mese e mezzo fa.
Dalla rimozione della corona ad oggi la situazione è un po' migliorata ma appare lontana dal risolversi: sanguinamento lentamente quasi cessato ma ad esempio oggi si è di nuovo verificato, e ciò dopo un paio di giorni di dolore sordo seppure non intenso (faccio presente che ho sempre avuto una soglia del dolore piuttosto alta). La gengiva è ancora arrossata; premendola sul lato esterno il fastidio cresce sensibilmente.
Il dentista (di grande esperienza) mi ha già detto che se la cosa non si risolverà da sola, semplicemente con le dovute accortezze igieniche a vite scoperta quindi ben spazzolabile, non saprà cosa farci e non saprà nemmeno trovare una ragione dell'accaduto. A quel punto mi proporrà di togliere la vite, per quanto molto ben inclusa e solida, per poi sostituire l'impianto con un ponte. A me questa soluzione dispiace moltissimo: ci tenevo e ci tengo all'impianto.
Preciso che: non fumo, non ho malattie particolari e la mia igiene dentale è maniacale a prescindere dall'impianto. Mi scuso per la lunghezza ma la storia era lunga. Spero possiate darmi una vostra opinione su cosa potrebbe essere in atto. Grazie.
Nei giorni successivi la gengiva si è più volte lacerata liberandosi dai punti di sutura; sono stato ricucito mi pare quattro volte e quando la gengiva si è nuovamente lacerata il dentista ha deciso di lasciarla guarire con i lembi aperti. Il che è avvenuto in qualche settimana.
Pochi mesi dopo, con la vite ancora scoperta, la gengiva ha iniziato a darmi fastidio e a gonfiare attorno alla vite. Il dentista ha riscontrato la formazione di tessuto necrotico ed ha proceduto all'ablazione dello stesso con il laser. Qualche settimana dopo la guarigione si ripresenta la stessa situazione, quindi nuova ablazione. Ipotesi del dentista: una reazione allergica del tessuto gengivale al materiale, che pure è titanio.
La gengiva è infine guarita bene e intanto l'inclusione ossea era avvenuta ottimamente, tanto che nel gennaio 2010 mi è stata applicata, cementandola, la corona.
Per vari mesi tutto bene, ma qualche mese fa la gengiva ha cominciato a darmi un po' fastidio, ad apparire infiammata e a sanguinare da sotto la capsula. In un primo tempo si è pensato che il bordo della capsula fosse troppo a contatto con la gengiva, tanto da causare un decubito. Il dentista ha quindi limato, in sede, detto bordo per alzarlo, ma i problemi sono continuati.
Permanendo i problemi, il dentista ha infine deciso di rimuovere la capsula, frantumandola perché era cementata alla vite, per poter verificare a vista cosa stesse accadendo lì sotto. Situazione riscontrata: il sanguinamento veniva non da un decubito ma proprio da attorno alla vite; vite per altro ottimamente inclusa nell'osso, come riscontrato sia radiologicamente che per percussione. Questo circa un mese e mezzo fa.
Dalla rimozione della corona ad oggi la situazione è un po' migliorata ma appare lontana dal risolversi: sanguinamento lentamente quasi cessato ma ad esempio oggi si è di nuovo verificato, e ciò dopo un paio di giorni di dolore sordo seppure non intenso (faccio presente che ho sempre avuto una soglia del dolore piuttosto alta). La gengiva è ancora arrossata; premendola sul lato esterno il fastidio cresce sensibilmente.
Il dentista (di grande esperienza) mi ha già detto che se la cosa non si risolverà da sola, semplicemente con le dovute accortezze igieniche a vite scoperta quindi ben spazzolabile, non saprà cosa farci e non saprà nemmeno trovare una ragione dell'accaduto. A quel punto mi proporrà di togliere la vite, per quanto molto ben inclusa e solida, per poi sostituire l'impianto con un ponte. A me questa soluzione dispiace moltissimo: ci tenevo e ci tengo all'impianto.
Preciso che: non fumo, non ho malattie particolari e la mia igiene dentale è maniacale a prescindere dall'impianto. Mi scuso per la lunghezza ma la storia era lunga. Spero possiate darmi una vostra opinione su cosa potrebbe essere in atto. Grazie.
[#1]
Gentile paziente,
La sua storia clinica e' compatibile con una mancata osteintegrazione dell' impianto con riscontro di eventi a carattere infiammatorio.La rimozione dell'impianto puo' rendersi necessario e dopo fare una rivalutazione di tipo radiologico per l'eventuale re-Implantazione, una volta avvenuta la guarigione della zona.
Cordiali saluti
La sua storia clinica e' compatibile con una mancata osteintegrazione dell' impianto con riscontro di eventi a carattere infiammatorio.La rimozione dell'impianto puo' rendersi necessario e dopo fare una rivalutazione di tipo radiologico per l'eventuale re-Implantazione, una volta avvenuta la guarigione della zona.
Cordiali saluti
Dr. Armando Ponzi
www.sgfmedical.it
[#2]
"il dentista ha deciso di lasciarla guarire con i lembi aperti. Il che è avvenuto in qualche settimana."
La cosa è corretta.
La guarigione avviene, in genere, regolarmente.
La chiamiamo, in termini tecnici, "guarigione per seconda intenzione".
"Ipotesi del dentista: una reazione allergica del tessuto gengivale al materiale, che pure è titanio."
Sarebbe una scoperta da premio Nobel, in quanto non è mai ancora stata verificata.
Si tratta invece di una PERIIMPLANTITE.
Per ora, per cause sconosciute.
"il sanguinamento veniva non da un decubito ma proprio da attorno alla vite; vite per altro ottimamente inclusa nell'osso, come riscontrato sia radiologicamente che per percussione. Questo circa un mese e mezzo fa."
Si tratta di una recidiva della periimplantite.
"La gengiva è ancora arrossata; premendola sul lato esterno il fastidio cresce sensibilmente."
C'è evidentemente qualcosa che non va.
"Il dentista (di grande esperienza) (...) non saprà cosa farci e non saprà nemmeno trovare una ragione dell'accaduto.
A quel punto mi proporrà di togliere la vite, per quanto molto ben inclusa e solida, per poi sostituire l'impianto con un ponte.
A me questa soluzione dispiace moltissimo: ci tenevo e ci tengo all'impianto.
Togliere la vite è l'ultima delle soluzioni, a meno che non ci sia una compromissione irreversibile dell'osso e/o dei tessuti molli intorno all'impianto, o una inadeguatezza strutturale dell'impianto stesso.
E, sopratutto, se l'impianto dovesse in effetti necessario toglierlo, va sostituito con un altro impianto di tipo diverso.
La periimplantite deve sparire.
Ripeto: DEVE.
Prima di togliere l'impianto, senta altri pareri.
La cosa è corretta.
La guarigione avviene, in genere, regolarmente.
La chiamiamo, in termini tecnici, "guarigione per seconda intenzione".
"Ipotesi del dentista: una reazione allergica del tessuto gengivale al materiale, che pure è titanio."
Sarebbe una scoperta da premio Nobel, in quanto non è mai ancora stata verificata.
Si tratta invece di una PERIIMPLANTITE.
Per ora, per cause sconosciute.
"il sanguinamento veniva non da un decubito ma proprio da attorno alla vite; vite per altro ottimamente inclusa nell'osso, come riscontrato sia radiologicamente che per percussione. Questo circa un mese e mezzo fa."
Si tratta di una recidiva della periimplantite.
"La gengiva è ancora arrossata; premendola sul lato esterno il fastidio cresce sensibilmente."
C'è evidentemente qualcosa che non va.
"Il dentista (di grande esperienza) (...) non saprà cosa farci e non saprà nemmeno trovare una ragione dell'accaduto.
A quel punto mi proporrà di togliere la vite, per quanto molto ben inclusa e solida, per poi sostituire l'impianto con un ponte.
A me questa soluzione dispiace moltissimo: ci tenevo e ci tengo all'impianto.
Togliere la vite è l'ultima delle soluzioni, a meno che non ci sia una compromissione irreversibile dell'osso e/o dei tessuti molli intorno all'impianto, o una inadeguatezza strutturale dell'impianto stesso.
E, sopratutto, se l'impianto dovesse in effetti necessario toglierlo, va sostituito con un altro impianto di tipo diverso.
La periimplantite deve sparire.
Ripeto: DEVE.
Prima di togliere l'impianto, senta altri pareri.
www.studioformentelli.it
Attività prevalente: Gnatologia e
Implantologia (scuola italiana)
[#3]
Utente
Grazie davvero per le risposte, giunte oltretutto in tempo da record.
Approfitto della pazienza dei dottori per chiedere ancora due cose:
- una periimplantite è compatibile con una vite che percossa "suona bene" come è il caso della mia e che da esame radiologico digitale non risulta in evidenza?
- una periimplantite può risolversi in un certo lasso di tempo semplicemente con l'accurata igiene della vite, oltre che del resto della bocca, o richiede comunque una qualche azione del dentista? Di certo, come dicevo, ad un mese e mezzo dalla rimozione della capsula la situazione è migliorata (ad un'analisi soggettiva); altrettanto certamente non si è ancora risolta.
Ringrazio ancora.
Approfitto della pazienza dei dottori per chiedere ancora due cose:
- una periimplantite è compatibile con una vite che percossa "suona bene" come è il caso della mia e che da esame radiologico digitale non risulta in evidenza?
- una periimplantite può risolversi in un certo lasso di tempo semplicemente con l'accurata igiene della vite, oltre che del resto della bocca, o richiede comunque una qualche azione del dentista? Di certo, come dicevo, ad un mese e mezzo dalla rimozione della capsula la situazione è migliorata (ad un'analisi soggettiva); altrettanto certamente non si è ancora risolta.
Ringrazio ancora.
[#4]
La periimplantite localizzata alla cresta è compatibilissima con l'osteointegrazione del resto dell'impianto.
Essendo la radiografia bidimensionale e la mandibola tridimensionale, è possibilissimo (anzi, probabile) che la lesione possa essere mascherata dal metallo dell'impianto.
Occorre una azione del dentista per modificare la situazione locale che porta alla periimplantite.
Potrebbe (in linea teorica) portare alla sostituzione dell'impianto, se inadeguato in rapporto all'anatomia.
Ma più verosimilmente una azione locale, una modifica delle condizioni mucogengivali e/o una modifica dell'eventuale esposizione di alcune spire dell'impianto sono necessarie.
Un implantologo esperto, dopo aver visto di persona, sa cosa fare per risolverre definitivamente la situazione.
Impossibile dirle di più on-line senza aver visionato direttamente.
Essendo la radiografia bidimensionale e la mandibola tridimensionale, è possibilissimo (anzi, probabile) che la lesione possa essere mascherata dal metallo dell'impianto.
Occorre una azione del dentista per modificare la situazione locale che porta alla periimplantite.
Potrebbe (in linea teorica) portare alla sostituzione dell'impianto, se inadeguato in rapporto all'anatomia.
Ma più verosimilmente una azione locale, una modifica delle condizioni mucogengivali e/o una modifica dell'eventuale esposizione di alcune spire dell'impianto sono necessarie.
Un implantologo esperto, dopo aver visto di persona, sa cosa fare per risolverre definitivamente la situazione.
Impossibile dirle di più on-line senza aver visionato direttamente.
[#6]
Utente
Oggi il dentista mi ha tolto la vite, assodato che non c'erano possibilità di recuperare l'impianto. Spero almeno che l'osso guarisca bene, e che tra un po' di mesi la si potrà rimettere evitando la situazione che ha prodotto i problemi di questo impianto (vite non interamente dentro all'osso, con conseguente esposizione alla gengiva della parte filettata).
Ringrazio davvero i dottori che mi hanno risposto, ed in modo particolare ringrazio il dottor Formentelli, che ho potuto conoscere di persona in studio apprezzandone dal vivo la competenza e la cordialità. Grazie a lui ho finalmente capito cosa ci fosse all'origine dei miei problemi e ho così potuto presentarmi al mio dentista con le idee chiare.
Grazie.
Ringrazio davvero i dottori che mi hanno risposto, ed in modo particolare ringrazio il dottor Formentelli, che ho potuto conoscere di persona in studio apprezzandone dal vivo la competenza e la cordialità. Grazie a lui ho finalmente capito cosa ci fosse all'origine dei miei problemi e ho così potuto presentarmi al mio dentista con le idee chiare.
Grazie.
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 3.9k visite dal 27/10/2011.
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