La risultante è stata che
Salve,
volevo conoscere, come da oggetto, se la definizione di conta dita a meno di 10 cm corrisponde alla definizione di moto manu.
Infatti circa una settimana fa la mia ragazza che ha problemi oculistici molteplici(microftalmia, perforazione cornea destra con relativo trapianto fatto all'età di anni 11, afachia nello stesso occhio per via del trauma, cataratta nell'occhio sinistro con impianto pseudofaco e cataratta secondaria, ptosi palpebrale destra e nistagmo) ha fatto una visita oculistica.
La risultante è stata che in occhio destro c'è stata la definizione di moto manu, mentre nell'occhio sinistro di conta dita a meno di 10 cm.
La visita ambulatoriale è stata effettuata presso il San Raffaele di Milano.
Ora molti medici mi hanno detto che questi requisiti potrebbero essere importanti per fare domanda all'INPS per ciecità civile. L'unico dubbio è la categoria a cui apparterrebbe la mia fidanzata. Infatti alcuni hanno paventato quella di Cieca assoluta, altri di ventesimista. Ciò in dipendenza della definizione di cui sopra. Infatti, mi hanno riferito, che se i medici dovessero ritenere la conta delle dita a meno di dieci centimetri nell'occhio sinistro equivalente a moto manu, ci sarebbero tutti i presupposti per essere riconosciuti ciechi civili assoluti(infatti l'occhio destro già è stato valutato come moto manu).
Ma come stanno davvero le cose? Molti dicono che nelle cause di servizio la conta a meno di dieci centimetri è etichettata come moto manu, è così pure nella invalidità civile? Mi scuso per la molteciplità delle domande, a cui spero mi potrete dare una risposta, ma io non so come muovermi e prima di farlo vorrei comprendere cosa fare precisamente.
Distinti saluti.
volevo conoscere, come da oggetto, se la definizione di conta dita a meno di 10 cm corrisponde alla definizione di moto manu.
Infatti circa una settimana fa la mia ragazza che ha problemi oculistici molteplici(microftalmia, perforazione cornea destra con relativo trapianto fatto all'età di anni 11, afachia nello stesso occhio per via del trauma, cataratta nell'occhio sinistro con impianto pseudofaco e cataratta secondaria, ptosi palpebrale destra e nistagmo) ha fatto una visita oculistica.
La risultante è stata che in occhio destro c'è stata la definizione di moto manu, mentre nell'occhio sinistro di conta dita a meno di 10 cm.
La visita ambulatoriale è stata effettuata presso il San Raffaele di Milano.
Ora molti medici mi hanno detto che questi requisiti potrebbero essere importanti per fare domanda all'INPS per ciecità civile. L'unico dubbio è la categoria a cui apparterrebbe la mia fidanzata. Infatti alcuni hanno paventato quella di Cieca assoluta, altri di ventesimista. Ciò in dipendenza della definizione di cui sopra. Infatti, mi hanno riferito, che se i medici dovessero ritenere la conta delle dita a meno di dieci centimetri nell'occhio sinistro equivalente a moto manu, ci sarebbero tutti i presupposti per essere riconosciuti ciechi civili assoluti(infatti l'occhio destro già è stato valutato come moto manu).
Ma come stanno davvero le cose? Molti dicono che nelle cause di servizio la conta a meno di dieci centimetri è etichettata come moto manu, è così pure nella invalidità civile? Mi scuso per la molteciplità delle domande, a cui spero mi potrete dare una risposta, ma io non so come muovermi e prima di farlo vorrei comprendere cosa fare precisamente.
Distinti saluti.
[#2]
Utente
Vi ringrazio della risposta,
ma mi permetto di dissentire dalla definizione data.
Su questo link
http://www.fpscfsmipaf.cisl.it/cfs/Cause%20Serv/criteri_AB.htm
c'è scritto:"Al di sotto di 1/100, frazione che esprime un visus col quale è possibile soltanto distinguere a 50 cm le lettere o i segni che un occhio normale vede a 50 metri, l'acutezza visiva non si può determinare se non con il conteggio delle dita a piccola distanza dall'occhio (V = dita a 50, 40, 30, 20, 10 cm); ad un grado inferiore il visus è ridotto alla pura e semplice percezione dei movimenti della mano."
Ora se così stanno le cose per le cause di servizio, non vedo perchè non si ha lo stesso per le invalidità civili.
Infatti a parità di condizioni di bisogno gli interventi assistenziali garantiti(costituzionalmente) dovrebbero essere gli stessi.
Anche perchè la definizione"conta dita a meno di dieci centimetri" sembra voler attribuire, ad un cascame di funzionalità, un valore troppo importante. Valore che non trova riscontro nel disagio, nella realtà quotidiana, incontrato dalla persona in questione e che si ripercuote negativamente nei suoi aspetti dinamico-relazionali allo stesso modo di un occhio moto manu.
In definitiva, spulciando tra vari testi e internet, reputo che non sempre i disposti legislativi possano essere interpretati alla lettera, specie in un campo come quello della cecità dove ogni diagnosi va individualizzata, per sopperire ai bisogni specifici della persona.
Ovviamente se questa favorevole interpretazione non avviene in sede amministrativa, ciò non è in sede giudiziaria, dove il giudice si può avvalere fortunatamente del suo potere di decidere in via equitativa.
Ma è questa la via che ci rimane? Non sarebbe meglio per le istituzioni preposte richiedere un certo grado di flessibilità di fronte a certe situazioni? A chi giova la condanna dell'istituto erogatore in tribunale(che riconosce l'invalidità e condannando l'istituto al pagamento delle spese processuali)? Sulle tasche di chi gravano queste spese, che rischiano di essere un circolo vizioso tra le paventate revisioni e i ricorsi giudiziari?
Mi scuso della lungaggine, ma credo che talvolta non sia solo la legge in sè ad essere imperfetta, ma anche l'interpretazione umana che si fa di essa.
Cordiali saluti
ma mi permetto di dissentire dalla definizione data.
Su questo link
http://www.fpscfsmipaf.cisl.it/cfs/Cause%20Serv/criteri_AB.htm
c'è scritto:"Al di sotto di 1/100, frazione che esprime un visus col quale è possibile soltanto distinguere a 50 cm le lettere o i segni che un occhio normale vede a 50 metri, l'acutezza visiva non si può determinare se non con il conteggio delle dita a piccola distanza dall'occhio (V = dita a 50, 40, 30, 20, 10 cm); ad un grado inferiore il visus è ridotto alla pura e semplice percezione dei movimenti della mano."
Ora se così stanno le cose per le cause di servizio, non vedo perchè non si ha lo stesso per le invalidità civili.
Infatti a parità di condizioni di bisogno gli interventi assistenziali garantiti(costituzionalmente) dovrebbero essere gli stessi.
Anche perchè la definizione"conta dita a meno di dieci centimetri" sembra voler attribuire, ad un cascame di funzionalità, un valore troppo importante. Valore che non trova riscontro nel disagio, nella realtà quotidiana, incontrato dalla persona in questione e che si ripercuote negativamente nei suoi aspetti dinamico-relazionali allo stesso modo di un occhio moto manu.
In definitiva, spulciando tra vari testi e internet, reputo che non sempre i disposti legislativi possano essere interpretati alla lettera, specie in un campo come quello della cecità dove ogni diagnosi va individualizzata, per sopperire ai bisogni specifici della persona.
Ovviamente se questa favorevole interpretazione non avviene in sede amministrativa, ciò non è in sede giudiziaria, dove il giudice si può avvalere fortunatamente del suo potere di decidere in via equitativa.
Ma è questa la via che ci rimane? Non sarebbe meglio per le istituzioni preposte richiedere un certo grado di flessibilità di fronte a certe situazioni? A chi giova la condanna dell'istituto erogatore in tribunale(che riconosce l'invalidità e condannando l'istituto al pagamento delle spese processuali)? Sulle tasche di chi gravano queste spese, che rischiano di essere un circolo vizioso tra le paventate revisioni e i ricorsi giudiziari?
Mi scuso della lungaggine, ma credo che talvolta non sia solo la legge in sè ad essere imperfetta, ma anche l'interpretazione umana che si fa di essa.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 4.1k visite dal 27/07/2009.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.