Il computer o una persona che parla anche
Buongiorno dottore, approfitto anch'io per porle il mio quesito. inizio con l'elencare i sintomi che ho attualmente: capillari evidenti all'interno dell'occhio (che però non si presenta troppo "infuocato"), fotofobia, sensazione di secchezza (da qualche anno ho la lacrimazione basale un po' meno efficiente del dovuto pur non usando pillola o farmaci), sento l'occhio un po' meno sensibile quando inserisco colliri rispetto alla sensazione che ho nell'altro, dolore nella parte esterna in alto e nella parte interna in corrispondenza dei capillari evidenti), se fisso il computer o una persona che parla anche per 30 secondi sento l'occhio affaticato, no so se è una impressione ma l'occhio mi pare un pochino più rallentato dell'altro per esempio nell'apertura al risveglio. Detto questo il tutto è partito in agosto al mare in una giornata molto calda e ventosa durante la quale portavo lac morbide (le porto solo nel fine settimana). ho avvertito una sensazione di secchezza ma purtroppo non avevo dietro le lacrime che ho prontamente inserito dopo qualche ora. inizialmente ho tentato di curare il lieve fastidio che era solo nella parte alta esterna con hyabak alternato a euphralia ma non ho ottenuto risultati. sono poi passata ad imidazil anche lì senza risultato. il mio medico di base mi ha poi diagnosticato una congiuntivite curata con tobradex che non ha dato effetti. infine l'oculista che in un primo momento riscontrava solo un po' di stanchezza e nessuna lesione ha diagnosticato una congiuntivite allergica (allergica a cosa???) che ho curato senza risultato con fluaton. l'occhio mi fa ancora male come all'inizio e lo sento sempre più stanco specialmente davanti al pc. da 10 giorni non porto nemmeno lac. tutte le cure coadiuvate da hyabak. Onestamente non so più che pesci pigliare e data la delicatezza dell'organo sono piuttosto preoccupata tanto che penso di non fermarmi al parere del mio oculista.. la ringrazio anticipatamente , cordiali saluti. Erika
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cara Erika ,
proprio a Milano lo scorso venerdi si è tenuto il Congresso Nazionale della SISDO la Società italiana della Superficie e dacrologia oculare.
L’occhio secco è una malattia dovuta a differenti cause ed è caratterizzata da modificazioni della superficie oculare, tanto è vero che la composizione del film lacrimale risulta essere alterata a livelli variabili in tutte le malattie che interessano la superficie oculare.
Per molti anni si è pensato che l’occhio secco fosse il risultato di una diminuzione della secrezione della parte acquosa delle lacrime, attualmente si è visto che la diminuzione della lacrimazione in senso assoluto è responsabile solo di una parte delle sindromi dell’occhio secco.
In realtà, la causa più frequente dell’occhio secco è la diminuzione relativa della secrezione lacrimale rispetto alle necessità: la ghiandola lacrimale non riesce a far fronte al consumo di lacrime da parte della superficie oculare.
La definizione attuale di occhio secco è quella di una malattia caratterizzata da un danno alla superficie dell’occhio causato da una diminuzione di produzione dei componenti lacrimali e/o di un’aumentata evaporazione delle lacrime stesse. Pertanto bisogna distinguere due forme di malattia: una provocata dalla ridotta produzione di fluido lacrimale, l’altra da una eccessiva perdita della componente acquosa delle lacrime, legata ad un’aumentata evaporazione dell’acqua dalla superficie dell’occhio. Purtroppo spesso le due forme coesistono tra di loro in proporzioni variabili rendendo più difficile la diagnosi.
Abbastanza frequente e conosciuta è l’associazione tra occhio secco e le malattie autoimmuni (in cui il nostro sistema immunitario riconosce le nostre cellule) specialmente nei soggetti giovani e di sesso femminile, anche se questa associazione non è la presentazione più comune. Queste sindromi possono provocare uno stato infiammatorio cronico a livello della superficie oculare che può evolvere in un quadro patologico da occhio secco. Tra queste ricordiamo la sindrome di Sjögren caratterizzata da artrite (dolore e infiammazione delle articolazioni), secchezza della bocca, del naso e dell’occhio.
Un’altra importante causa di occhio secco è la fisiologica riduzione della secrezione lacrimale conseguente all’invecchiamento. Si è osservato che nell’adulto sopra i 60 anni è molto comune lo sviluppo di un deficit dello strato lacrimale acquoso. Infatti la secrezione di lacrime diminuisce fisiologicamente con l’avanzare dell’età, ma nonostante ciò non si verificano problemi particolari. Tuttavia in alcuni soggetti, in particolare di sesso femminile, la produzione di lacrime diminuisce a tal punto che più spesso di quanto si creda si sviluppano sintomi irritativi della superficie oculare che se trascurati sfociano in una vera e propria patologia, determinando una condizione debilitante per il paziente. È stata osservata una più alta incidenza di quadri di secchezza oculare nelle donne che raggiungono l’età in cui entrano nel periodo menopausale, probabilmente a causa di una modificazione delle condizioni ormonali caratteristiche di questo periodo della vita di una donna. È interessante il fatto che una terapia ormonale sostitutiva, condotta per vari motivi, può essere di giovamento per la situazione oculare.
Spesso sono le condizioni ambientali che ci circondano quotidianamente che determinano un progressivo deficit della parte acquosa del film lacrimale, con conseguenti stati di sofferenza della superficie oculare spesso sottovalutata. Basti pensare all’uso dell’aria condizionata in macchina, in ufficio, in casa. In queste condizioni aumenta in modo considerevole l’evaporazione della fase acquosa del film lacrimale, così per un certo periodo si ha un aumento della secrezione lacrimale per compensare la perdita. Se lo stimolo perdura è possibile che questa compensazione diventi insufficiente con la conseguente presentazione dei vari sintomi di sofferenza. L’inquinamento atmosferico e ambientale in alcuni posti di lavoro può determinare il contatto di sostanze irritanti con la superficie oculare instaurando un processo infiammatorio che con il tempo può diventare cronico, così da vanificare tutti quei processi di compensazione che l’occhio mette in moto per salvaguardare la propria salute.
Anche chi sta davanti al terminale per diverse ore quotidianamente può andare incontro agli stessi problemi sempre per deficit della fase acquosa del film lacrimale dovuta a eccessiva evaporazione, perché l’utilizzatore di computer tende ad ammiccare meno frequentemente del normale. Tale evaporazione porta alla riduzione della parte acquosa con aumento dei sali nella parte rimanente, provocando anche bruciori.
Le forme iatrogene legate all’assunzione di farmaci per via sistemica, sono molto diffuse: beta bloccanti, diuretici, miorilassanti e ansiolitici sono in grado di determinare, nel tempo, sintomi e quadri obiettivi di occhio secco molto simili a quelli clinicamente osservabili nelle forme da iposecrezione lacrimale primaria. Anche la terapia locale cronica (per anni) con colliri contenenti conservanti può provocare sofferenza delle cellule della superficie oculare con segni clinici simili.
Come già accennato precedentemente, è errato pensare al film lacrimale come entità unica, ma si preferisce inserirlo in un’unità funzionale più ampia caratterizzata da più strutture come le palpebre, la cornea e la congiuntiva. In caso di patologie della superficie oculare si possono avere delle modificazioni della quantità e della composizione del fluido lacrimale. Quindi non solo la sindrome dell’occhio secco può provocare disturbi del film lacrimale, ma qualsiasi patologia della superficie oculare. Una patologia lacrimale può essere, pertanto, provocata e mantenuta dal deficit di un’altra struttura della superficie oculare.
Oltre ai normali test di routine per una visita oculistica ci sono attualmente parecchi metodi per valutare l’adeguata produzione di lacrime, questi sono:
la misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo ed il margine della palpebra inferiore
il test di Schirmer (per la valutazione della produzione lacrimale)
la colorazione con fluoresceina, rosa bengale e verde di Lisammina (che mettono in evidenza le cellule sofferenti)
il tempo di rottura del film lacrimale (per valutare la qualità delle lacrime)
la sensibilità al contrasto
la citologia ad impressione per la valutazione delle cellule della congiuntiva
l’analisi dei film lacrimale per valutare l’osmolarità, la presenza di lisozima
il test di felcizzazione delle lacrime
il test della clearance della fluoresceina.
Spero di esserle stato d'aiuto
proprio a Milano lo scorso venerdi si è tenuto il Congresso Nazionale della SISDO la Società italiana della Superficie e dacrologia oculare.
L’occhio secco è una malattia dovuta a differenti cause ed è caratterizzata da modificazioni della superficie oculare, tanto è vero che la composizione del film lacrimale risulta essere alterata a livelli variabili in tutte le malattie che interessano la superficie oculare.
Per molti anni si è pensato che l’occhio secco fosse il risultato di una diminuzione della secrezione della parte acquosa delle lacrime, attualmente si è visto che la diminuzione della lacrimazione in senso assoluto è responsabile solo di una parte delle sindromi dell’occhio secco.
In realtà, la causa più frequente dell’occhio secco è la diminuzione relativa della secrezione lacrimale rispetto alle necessità: la ghiandola lacrimale non riesce a far fronte al consumo di lacrime da parte della superficie oculare.
La definizione attuale di occhio secco è quella di una malattia caratterizzata da un danno alla superficie dell’occhio causato da una diminuzione di produzione dei componenti lacrimali e/o di un’aumentata evaporazione delle lacrime stesse. Pertanto bisogna distinguere due forme di malattia: una provocata dalla ridotta produzione di fluido lacrimale, l’altra da una eccessiva perdita della componente acquosa delle lacrime, legata ad un’aumentata evaporazione dell’acqua dalla superficie dell’occhio. Purtroppo spesso le due forme coesistono tra di loro in proporzioni variabili rendendo più difficile la diagnosi.
Abbastanza frequente e conosciuta è l’associazione tra occhio secco e le malattie autoimmuni (in cui il nostro sistema immunitario riconosce le nostre cellule) specialmente nei soggetti giovani e di sesso femminile, anche se questa associazione non è la presentazione più comune. Queste sindromi possono provocare uno stato infiammatorio cronico a livello della superficie oculare che può evolvere in un quadro patologico da occhio secco. Tra queste ricordiamo la sindrome di Sjögren caratterizzata da artrite (dolore e infiammazione delle articolazioni), secchezza della bocca, del naso e dell’occhio.
Un’altra importante causa di occhio secco è la fisiologica riduzione della secrezione lacrimale conseguente all’invecchiamento. Si è osservato che nell’adulto sopra i 60 anni è molto comune lo sviluppo di un deficit dello strato lacrimale acquoso. Infatti la secrezione di lacrime diminuisce fisiologicamente con l’avanzare dell’età, ma nonostante ciò non si verificano problemi particolari. Tuttavia in alcuni soggetti, in particolare di sesso femminile, la produzione di lacrime diminuisce a tal punto che più spesso di quanto si creda si sviluppano sintomi irritativi della superficie oculare che se trascurati sfociano in una vera e propria patologia, determinando una condizione debilitante per il paziente. È stata osservata una più alta incidenza di quadri di secchezza oculare nelle donne che raggiungono l’età in cui entrano nel periodo menopausale, probabilmente a causa di una modificazione delle condizioni ormonali caratteristiche di questo periodo della vita di una donna. È interessante il fatto che una terapia ormonale sostitutiva, condotta per vari motivi, può essere di giovamento per la situazione oculare.
Spesso sono le condizioni ambientali che ci circondano quotidianamente che determinano un progressivo deficit della parte acquosa del film lacrimale, con conseguenti stati di sofferenza della superficie oculare spesso sottovalutata. Basti pensare all’uso dell’aria condizionata in macchina, in ufficio, in casa. In queste condizioni aumenta in modo considerevole l’evaporazione della fase acquosa del film lacrimale, così per un certo periodo si ha un aumento della secrezione lacrimale per compensare la perdita. Se lo stimolo perdura è possibile che questa compensazione diventi insufficiente con la conseguente presentazione dei vari sintomi di sofferenza. L’inquinamento atmosferico e ambientale in alcuni posti di lavoro può determinare il contatto di sostanze irritanti con la superficie oculare instaurando un processo infiammatorio che con il tempo può diventare cronico, così da vanificare tutti quei processi di compensazione che l’occhio mette in moto per salvaguardare la propria salute.
Anche chi sta davanti al terminale per diverse ore quotidianamente può andare incontro agli stessi problemi sempre per deficit della fase acquosa del film lacrimale dovuta a eccessiva evaporazione, perché l’utilizzatore di computer tende ad ammiccare meno frequentemente del normale. Tale evaporazione porta alla riduzione della parte acquosa con aumento dei sali nella parte rimanente, provocando anche bruciori.
Le forme iatrogene legate all’assunzione di farmaci per via sistemica, sono molto diffuse: beta bloccanti, diuretici, miorilassanti e ansiolitici sono in grado di determinare, nel tempo, sintomi e quadri obiettivi di occhio secco molto simili a quelli clinicamente osservabili nelle forme da iposecrezione lacrimale primaria. Anche la terapia locale cronica (per anni) con colliri contenenti conservanti può provocare sofferenza delle cellule della superficie oculare con segni clinici simili.
Come già accennato precedentemente, è errato pensare al film lacrimale come entità unica, ma si preferisce inserirlo in un’unità funzionale più ampia caratterizzata da più strutture come le palpebre, la cornea e la congiuntiva. In caso di patologie della superficie oculare si possono avere delle modificazioni della quantità e della composizione del fluido lacrimale. Quindi non solo la sindrome dell’occhio secco può provocare disturbi del film lacrimale, ma qualsiasi patologia della superficie oculare. Una patologia lacrimale può essere, pertanto, provocata e mantenuta dal deficit di un’altra struttura della superficie oculare.
Oltre ai normali test di routine per una visita oculistica ci sono attualmente parecchi metodi per valutare l’adeguata produzione di lacrime, questi sono:
la misurazione del menisco lacrimale tra il bulbo ed il margine della palpebra inferiore
il test di Schirmer (per la valutazione della produzione lacrimale)
la colorazione con fluoresceina, rosa bengale e verde di Lisammina (che mettono in evidenza le cellule sofferenti)
il tempo di rottura del film lacrimale (per valutare la qualità delle lacrime)
la sensibilità al contrasto
la citologia ad impressione per la valutazione delle cellule della congiuntiva
l’analisi dei film lacrimale per valutare l’osmolarità, la presenza di lisozima
il test di felcizzazione delle lacrime
il test della clearance della fluoresceina.
Spero di esserle stato d'aiuto
LUIGI MARINO CHIRURGO OCULISTA
CASA di CURA “ LA MADONNINA “ via Quadronno n. 29 MILANO prenota 02 50030013 urgenze 3356028808
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Utente
in effetti mi hanno detto che i dolori all'occhio possono essere anche un'estensione del dolore dato dalla cervicale che ahimè mi ritrovo lavorando in banca.. relativamente alla sua esperienza e comprendendo che ogni caso è a se essendo generato da differenti cause, pensa che ci sia una reale possibilità di far tornare l'occhio efficiente? grazie ancora, Erika
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4k visite dal 13/10/2008.
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