Edema intraretinico a seguito intervento cataratta
Gentile Dottore, Le scrivo per un consiglio su un problema che mi preoccupa e per il quale non so cosa fare.
lo scorso anno mio padre (75 anni)ha subito un intervento (facoemulsificazione) all'occhio destro per rimuovere la cataratta. Purtoppo si è verificata una complicanza intraoperatoria, non ben specificata dai medici, per la quale non è stato possibile completare quanto previsto. Il cristallino è stato frantumato ed asportato, ma alcuni frammenti sono rimasti all'interno. Le difficoltà di dialogo con alcuni medici non mi fanno ben comprendere se sia stata asportata l'intera capsula, ma io credo di si. Hanno parlato dirottura dei filamenti sospensori da ricostruire in un successivo intervento. Abbiamo atteso il riassorbimento dei frammenti e dopo circa tre mesi è stato programmato un intervento in anestesia totale. Purtoppo il medico anestesista ha sconsigliato l'anest. totale ed il chirurgo non si è sentito di fare l'operazione programmata e ne ha fatta un'altra in anest. locale applicando la lente credo davanti l'iride. Oltre i disturbi che mio padre lamenta per la luminosità di questo cristallino rispetto a quello applicato qualche anno prima con successo, si è verificato un problema più importante che non si risolve. Dai controlli effettuati per un abbassamento della vista ed un visibile arrossamento e rigonfiamento dell'occhio (verificatisi poco dopo l'intervento)è emerso: perdita della morfologia e spessore per imponente edema intraretinico diffuso con distacco del neuroepitelio in sede subfloveale fovea= 700 micron. E' stata prescritta la seguente cura: Indoxen, Diamox e Indocollirio. Dopo quindici giorni di cura dall'OTC risultava: scomparsa dell'edema maculare cistoide con ripristino della normale morfologia floveale.
Dopo dieci giorni circa dalla cura, però, l'edema ricompare; fino ad oggi mio padre ha seguito questa cura per diverse volte. Durante un recente controllo, il medico ha suggerito una vitrectomia, intervento che a suo avviso porterebbe ad una risoluzione definitiva. Per evitare che mio padre (anziano e affetto da depressione) subisca ulteriori interventi inutili se non dannosi, vorrei capire se questo intervento è veramente risolutivo e quali complicazioni potrebbe portare: il vitreo viene sostituito? sono necessari altri interventi? ci sono rischi gravi?
Attendo con ansia un Suo consiglio e La ringrazio per la cortese attenzione. Cordiali saluti.
lo scorso anno mio padre (75 anni)ha subito un intervento (facoemulsificazione) all'occhio destro per rimuovere la cataratta. Purtoppo si è verificata una complicanza intraoperatoria, non ben specificata dai medici, per la quale non è stato possibile completare quanto previsto. Il cristallino è stato frantumato ed asportato, ma alcuni frammenti sono rimasti all'interno. Le difficoltà di dialogo con alcuni medici non mi fanno ben comprendere se sia stata asportata l'intera capsula, ma io credo di si. Hanno parlato dirottura dei filamenti sospensori da ricostruire in un successivo intervento. Abbiamo atteso il riassorbimento dei frammenti e dopo circa tre mesi è stato programmato un intervento in anestesia totale. Purtoppo il medico anestesista ha sconsigliato l'anest. totale ed il chirurgo non si è sentito di fare l'operazione programmata e ne ha fatta un'altra in anest. locale applicando la lente credo davanti l'iride. Oltre i disturbi che mio padre lamenta per la luminosità di questo cristallino rispetto a quello applicato qualche anno prima con successo, si è verificato un problema più importante che non si risolve. Dai controlli effettuati per un abbassamento della vista ed un visibile arrossamento e rigonfiamento dell'occhio (verificatisi poco dopo l'intervento)è emerso: perdita della morfologia e spessore per imponente edema intraretinico diffuso con distacco del neuroepitelio in sede subfloveale fovea= 700 micron. E' stata prescritta la seguente cura: Indoxen, Diamox e Indocollirio. Dopo quindici giorni di cura dall'OTC risultava: scomparsa dell'edema maculare cistoide con ripristino della normale morfologia floveale.
Dopo dieci giorni circa dalla cura, però, l'edema ricompare; fino ad oggi mio padre ha seguito questa cura per diverse volte. Durante un recente controllo, il medico ha suggerito una vitrectomia, intervento che a suo avviso porterebbe ad una risoluzione definitiva. Per evitare che mio padre (anziano e affetto da depressione) subisca ulteriori interventi inutili se non dannosi, vorrei capire se questo intervento è veramente risolutivo e quali complicazioni potrebbe portare: il vitreo viene sostituito? sono necessari altri interventi? ci sono rischi gravi?
Attendo con ansia un Suo consiglio e La ringrazio per la cortese attenzione. Cordiali saluti.
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Oculista
Carissima,
verosimilmente siamo inpresenza di un edema maculare cistoide e se tale difficilmente risolvibile!
L' EDEMA MACULARE CISTOIDE (SINDROME DI IRVINE-GASS)è un accumulo di liquido maculare dopo chirurgia della cataratta che determina irreversibile riduzione visiva in circa l’1% dei pazienti.
La patogenesi dell’edema maculare cistoide, anche se non è completamente chiarita, sembra sia in relazione all’alterazione della barriera emato-retinica in conseguenza del rilascio di mediatori flogogeni; si verificherebbe cioè una reazione a cascata dove il trauma chirurgico sul segmento anteriore – soprattutto sull’iride - funge da “trigger”; ciò comporterebbe il rilascio di prostaglandine che, essendo in grado di diffondere nella cavità vitreale e nella retina, causerebbero la rottura della barriera emato-retinica elettivamente a livello dei capilllari perifoveali e del nervo ottico .
In certi casi si deve intervenire chirurgicamente con vitrectomia post.
Un saluto
verosimilmente siamo inpresenza di un edema maculare cistoide e se tale difficilmente risolvibile!
L' EDEMA MACULARE CISTOIDE (SINDROME DI IRVINE-GASS)è un accumulo di liquido maculare dopo chirurgia della cataratta che determina irreversibile riduzione visiva in circa l’1% dei pazienti.
La patogenesi dell’edema maculare cistoide, anche se non è completamente chiarita, sembra sia in relazione all’alterazione della barriera emato-retinica in conseguenza del rilascio di mediatori flogogeni; si verificherebbe cioè una reazione a cascata dove il trauma chirurgico sul segmento anteriore – soprattutto sull’iride - funge da “trigger”; ciò comporterebbe il rilascio di prostaglandine che, essendo in grado di diffondere nella cavità vitreale e nella retina, causerebbero la rottura della barriera emato-retinica elettivamente a livello dei capilllari perifoveali e del nervo ottico .
In certi casi si deve intervenire chirurgicamente con vitrectomia post.
Un saluto
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 19.6k visite dal 01/06/2008.
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