Neurite ottica retrobulbare
ciao a tutti,
arrivo subito al punto.
2 anni fa mi hanno diagnosticato una neurite ottica retrobulbare,guarita in giro di 2 mesi con somministrazione di cortisone nell'occhio.
Gli accertamenti hanno scongiurato degenerazioni (sm)ho fatto:
Fluoroangiografia.
Risonanza magnetica.
PE.
Esame liquor.
tutto bene nessuna malattia degenerativa.
ma ora sono passati 2 anni è mi ritrovo ad avere la neurite ottica retrobulbare.
quasta volta il mio medico ha deciso di non procedere con le iniezioni di cortisone,poiché mi ha spiegato ,in poche parole , ke nn è grave come l'altra volta.
la mia domanda è questa.
noto che con le iniezioni,l'occhio recuperò più velocemente,invece con oggi è passata 1 settimana che vedo sempre uguale, non sarebbe meglio le iniezioni che una semplice cura cortisonica?
ce rischio per l'occhio a rimanere più a lungo in queste condizioni?
grazie per l'attenzione aspetto risposte.
arrivo subito al punto.
2 anni fa mi hanno diagnosticato una neurite ottica retrobulbare,guarita in giro di 2 mesi con somministrazione di cortisone nell'occhio.
Gli accertamenti hanno scongiurato degenerazioni (sm)ho fatto:
Fluoroangiografia.
Risonanza magnetica.
PE.
Esame liquor.
tutto bene nessuna malattia degenerativa.
ma ora sono passati 2 anni è mi ritrovo ad avere la neurite ottica retrobulbare.
quasta volta il mio medico ha deciso di non procedere con le iniezioni di cortisone,poiché mi ha spiegato ,in poche parole , ke nn è grave come l'altra volta.
la mia domanda è questa.
noto che con le iniezioni,l'occhio recuperò più velocemente,invece con oggi è passata 1 settimana che vedo sempre uguale, non sarebbe meglio le iniezioni che una semplice cura cortisonica?
ce rischio per l'occhio a rimanere più a lungo in queste condizioni?
grazie per l'attenzione aspetto risposte.
[#1]
Salve,
lei scrive:
"non sarebbe meglio le iniezioni che una semplice cura cortisonica?"
vuol dire che l suo oculista le sta somministrando una cura cortisonica in pastiglie?
La terapia cortisonica nelle forme di neurite ottica retrobulbare e' consigliata per accelerare il recupero visivo. In ogni caso non modifica gli esiti della malattia. Cioe' velocizza ma non guarisce. Se deve passare passa anche senza il cortisone per intenderci, solo piu' lentamente.
Tuttavia la via di somministrazione del cortisonico puo' cambiare la prognosi finale nel senso che il cortisnone NON va data per via ORALE, ma per via ENDOVENOSA. Nello specifico Metilprednisolone 1 grammo al giorno per 3 giorni (negli adulti).
Il cortisonico per bocca puo' aumentare il rischio di recidive della neurite stessa.
Cordiali SAluti
lei scrive:
"non sarebbe meglio le iniezioni che una semplice cura cortisonica?"
vuol dire che l suo oculista le sta somministrando una cura cortisonica in pastiglie?
La terapia cortisonica nelle forme di neurite ottica retrobulbare e' consigliata per accelerare il recupero visivo. In ogni caso non modifica gli esiti della malattia. Cioe' velocizza ma non guarisce. Se deve passare passa anche senza il cortisone per intenderci, solo piu' lentamente.
Tuttavia la via di somministrazione del cortisonico puo' cambiare la prognosi finale nel senso che il cortisnone NON va data per via ORALE, ma per via ENDOVENOSA. Nello specifico Metilprednisolone 1 grammo al giorno per 3 giorni (negli adulti).
Il cortisonico per bocca puo' aumentare il rischio di recidive della neurite stessa.
Cordiali SAluti
Dr. Giulio Bamonte.
Chirurgia della retina e della cataratta
www.giuliobamonte.it
[#2]
Oculista
Carissimo,
nella neurite ottica retrobulbare spesso la rapida perdita della vista (simile a quella che si verifica nella papillite) e il dolore, avvertito con il movimento dell'occhio, sono i sintomi principali. A differenza della papillite, il fondo generalmente appare normale, anche se è possibile osservare occasionalmente una lieve iperemia del disco ottico. La remissione spontanea, con il ripristino del visus normale si può verificare in 2-8 sett. In alcuni casi rimane uno scotoma centrale e un certo pallore della porzione temporale del disco. Nella maggior parte dei casi, c'è un miglioramento ma non un ritorno alla normalità. Sono frequenti le ricadute, specialmente nella sclerosi multipla. Ogni ricaduta aumenta il danno alla vista residua e il pallore della porzione temporale del disco; le conseguenze possono essere atrofia ottica e cecità totale e permanente.
L'esame obiettivo oculare è sostanzialmente normale, anche se i riflessi pupillari possono apparire torpidi nell'occhio interessato.
Il dato più significativo è la riduzione più o meno marcata del visus come sopra scritto.
L'esame del campo visivo evidenzia spesso un'area scotomatosa generalmente centrale e i test per il senso cromatico risultano alterati.
Un esame molto utile è la registrazione dei potenziali evocati visivi (PEV) che appaiono di ampiezza ridotta e con latenza aumentata a causa del ritardo della conduzione nervosa dovuto alle alterazioni delle guaine mieliniche.
La RMN dell'encefalo può scoprire o confermare la presenza di aree di demielinizzazione a carico della sostanza bianca.
Talvolta quando il paziente si rivolge all'oculista riferisce, se richiesto, la presenza di altri sintomi concomitanti o pregressi, a cui magari non aveva prestato attenzione (ad esempio parestesie e/o senso di pesantezza agli arti, disturbi uditivi...), che possono fornire utili indicazioni circa il sospetto di malattia demielinizzante.
Il ogni caso è necessaria, a completamento delle indagini, la consulenza del neurologo che potrà rilevare eventuali segni neurologici associati e prendere in carico il paziente per terapie specifiche.
La terapia con corticosteroidi deve essere condotta da un neurologo o da un oftalmologo a causa del complesso rapporto tra la dose di corticosteroidi e il miglioramento della visione, le recidive di neurite ottica e il grado di sviluppo della sclerosi multipla. Da sola, la risposta ai corticosteroidi PO può provocare un aumento del grado di recidiva della neurite ottica.
Quindi mi raccomando gli esami di diagnostica strumentale neuroradiologica per scongiurare patologie del tipo descritto,anche in fase latente o di slatentizzazione.
Un caro saluto.
nella neurite ottica retrobulbare spesso la rapida perdita della vista (simile a quella che si verifica nella papillite) e il dolore, avvertito con il movimento dell'occhio, sono i sintomi principali. A differenza della papillite, il fondo generalmente appare normale, anche se è possibile osservare occasionalmente una lieve iperemia del disco ottico. La remissione spontanea, con il ripristino del visus normale si può verificare in 2-8 sett. In alcuni casi rimane uno scotoma centrale e un certo pallore della porzione temporale del disco. Nella maggior parte dei casi, c'è un miglioramento ma non un ritorno alla normalità. Sono frequenti le ricadute, specialmente nella sclerosi multipla. Ogni ricaduta aumenta il danno alla vista residua e il pallore della porzione temporale del disco; le conseguenze possono essere atrofia ottica e cecità totale e permanente.
L'esame obiettivo oculare è sostanzialmente normale, anche se i riflessi pupillari possono apparire torpidi nell'occhio interessato.
Il dato più significativo è la riduzione più o meno marcata del visus come sopra scritto.
L'esame del campo visivo evidenzia spesso un'area scotomatosa generalmente centrale e i test per il senso cromatico risultano alterati.
Un esame molto utile è la registrazione dei potenziali evocati visivi (PEV) che appaiono di ampiezza ridotta e con latenza aumentata a causa del ritardo della conduzione nervosa dovuto alle alterazioni delle guaine mieliniche.
La RMN dell'encefalo può scoprire o confermare la presenza di aree di demielinizzazione a carico della sostanza bianca.
Talvolta quando il paziente si rivolge all'oculista riferisce, se richiesto, la presenza di altri sintomi concomitanti o pregressi, a cui magari non aveva prestato attenzione (ad esempio parestesie e/o senso di pesantezza agli arti, disturbi uditivi...), che possono fornire utili indicazioni circa il sospetto di malattia demielinizzante.
Il ogni caso è necessaria, a completamento delle indagini, la consulenza del neurologo che potrà rilevare eventuali segni neurologici associati e prendere in carico il paziente per terapie specifiche.
La terapia con corticosteroidi deve essere condotta da un neurologo o da un oftalmologo a causa del complesso rapporto tra la dose di corticosteroidi e il miglioramento della visione, le recidive di neurite ottica e il grado di sviluppo della sclerosi multipla. Da sola, la risposta ai corticosteroidi PO può provocare un aumento del grado di recidiva della neurite ottica.
Quindi mi raccomando gli esami di diagnostica strumentale neuroradiologica per scongiurare patologie del tipo descritto,anche in fase latente o di slatentizzazione.
Un caro saluto.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 27k visite dal 30/03/2010.
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