Corioretinite da toxoplasmosi (forse)

Buongiorno, sono un maschio di 37 anni di Vicenza, mi è stata riscontrata una corioretinite all'occhio sinistro da probabile toxoplasmosi circa 8 mesi fa, da allora sono alla terza ricaduta con effetti disastrosi sull'occhio interessato: due macchie fisse vicine al centro della retina e tre episodi di circa venti/trenta giorni di annebbiamento totale, con recupero per fortuna quasi completo fino ad ora, ma ogni volta la situazione peggiora e dura più a lungo. Ogni episodio acuto è stato trattato con Bactrim (2 compresse al giorno) e Deflazacort (60 mg/giorno).
Nell'occhio interessato coesiste una precedente cicatrice molto periferica da toxoplasmosi e i test sanguigni rilevano l'immunità acquisita ma non la fase acuta, di conseguenza è sempre stato trattato come una riaccensione della malattia.
Aggiungo che non sono un soggetto particolarmente immunodepresso, anzi non mi ammalo quasi mai, giusto un raffreddore all'inizio dell'inverno, e non mi spiego una tale aggressività della malattia, con continue ricadute, imputate fino ad ora allo stress ma di cui comincio ad avere dubbi. Aggiungo che tutti gli esami del sangue sono nella norma, test autoimmunità negativi, no diabete, sono portatore di anemia mediterranea.

Anche su consiglio dell'oculista che mi segue, volevo contattare o avere i riferimenti di specialisti nella patologia per approfondire la questione, stabilire con certezza la causa e affrontare evventualmente nuovi trattamenti.

Ringrazio in anticipo
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Oculista attivo dal 2007 al 2010
Oculista
Carissimo,
le riscrivo una mia risposta effettuata su questo sito:
martedì 18 marzo 2008 - ore: 9.46.47:
la toxoplasmosi ocularesi manifesta normalmente come una corioretinite conseguente ad un’infezione congenita.
I pazienti sono asintomatici per molti anni e i quadri clinici si manifestano normalmente dopo 20 o 30 anni di vita. La diagnosi normalmente viene posta dall’oculista che riconosce le caratteristiche lesioni focali necrotizzanti della retina e può essere confermata con le indagini sierologiche sia su siero che su umor acqueo. La diagnosi è basata sui segni clinici, analisi sierologiche e sulla presenza dell’agente nei tessuti del corpo o nei fluidi, stabilita tramite biopsia.
L’avvenuto contatto con il parassita può essere dimostrato evidenziando la presenza di anticorpi IgG, IgM e IgA. L’aumento dei livelli di anticorpi conferma l’infezione acuta; la presenza di specifiche IgM e/o l’incremento del titolo di IgG di bambini piccoli è una prova definitiva di un’infezione congenita. Alti livelli di IgG possono persistere per molti anni, senza nessuna relazione con un’infezione acuta.
La ricerca del patogeno si basa sostanzialmente su metodi quali saggi immunoistochimici o polymerase chain reaction (PCR).
Il kit BioQuant T. gondii-B1 in Real-Time PCR permette di determinare con elevata accuratezza la presenza/assenza del protozoo T. gondii nel campione biologico ed offre la possibilità di quantificare la carica protozoaria del patogeno.
La localizzazione da lei descritta è abbastanza tipica(polo posteriore,regione infero temporale e/o supero temporale).
I focolai si possono riacutizzare in particolari situazioni,ma l'encefalite ,cui lei fa riferimento,si ha solamente in pazienti particolarmenti immunodepressi,come per tutte le riacutizzazioni di specie e che quindi hanno altre patologie fortemente debilitanti o se sono in cura con immunodepressori.
Un caro saluto.
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